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PARTECIPAZIONE E DELLA CITTADINANZA

La centralità della partecipazione all’interno di una nuova concezione di welfare attivo, è

strettamente connessa al concetto di cittadinanza.

2.1!la partecipazione tra diritti e responsabilità

Vi è una pluralità di significati inerenti alla partecipazione, alle diversità di pratiche inerenti ai fini,

agli approcci, alle metodologie e agli attori coinvolti.

Dal punto di vista dei paradigmi ci sono 3 orientamenti di partecipazione:

1.! concezione organicistiche della società: basata sull’integrazione del sistema sociale, alla sua

sostenibilità e alla sua coesione, accettano parzialmente i processi partecipativi e

attribuiscono un forte ruolo di regia alle istituzioni. La partecipazione riguarda i gruppi

sociali ampiamente riconosciuti e serve per prevenire e mitigare il conflitto sociale.

2.! concezioni pluralistiche e inclusive della società: basate sull’eterogeneità dei punti di vista e

sulla necessità di includerli tutti nelle decisioni collettive, favorevoli a processi partecipativi

ampi, che coinvolgono tutti gli attori interessati, danno importanza alla capacità di

autorganizzazione dei gruppi sociali, riconoscono il valore dell’empowerment dei diversi

gruppi,

3.! concezioni conflittualistiche radicali e non radicali: le prime concepiscono la partecipazione

come mezzo per modificare i modelli di sviluppo esistenti; i secondi concepiscono la

partecipazione come fittizia mentre auspicano una auto-organizzazione dei gruppi subalterni

che permetta la rottura del sistema stesso.

Le scale condivise a livello internazionale permette di individuare diversi livelli e qualità di

partecipazione Cucca 2008:

1.! informazione: unidirezionalità e asimmetria nella trasmissione di conoscenze dall’ente

pubblico ai cittadini; (Ciaffi distingue tra comunicazione e informazione nella prima ci sia

maggiore attenzione alla ricezione)

2.! rilevazione di bisogni: ricerche che hanno un valore conoscitivo utile per le decisioni;

3.! Consultazione: maggiore interattività, i cittadini possono esprimere le proprie idee e

confrontarsi con gli altri;

4.! Co-costruzione delle politiche: i cittadini partecipano ai processi decisionali (Mortari in

questa posizione colloca la soluzione dei conflitti tra gruppi maggioritari e minoritari);

5.! Empowerment: potenziamento delle capacità del singolo o del gruppo. Cittadini ed ente

locale collaborano nella programmazione e realizzazione degli interventi con la possibilità

che le iniziative partano proprio dai cittadini ma senza deleghe o deresponsabilizzazioni da

parte delle istituzioni con una cooperazione reciproca.

Se i primi livelli riguardano i singoli cittadini, negli ultimi livelli si coinvolgono gli attori

organizzati della società civile: terzo settore. In entrambe le situazioni il rischio di esclusione è di

non raggiungere tutti i soggetti. I tipi di azione messi in atto dai soggetti dei processi partecipativi

sono diversi.

Prendiamo in considerazione la teoria dell’agire comunicativo Habermas, Mela 2006 nota come

l’agire strategico sia presente nei processi partecipativi, in cui i soggetti utilizzano le proprie risorse

per persuadere gli altri.

Altri strumenti che favoriscono la partecipazione sono: confronto tra pubblico e privato; i tavoli di

concentrazione; i piani strategici; i piani di zona socio-sanitari. Un livello ancora più elevato si ha

con: bilanci partecipativi, le esperienze di progettazione partecipata a livello urbanistico.

Tuttavia le pratiche di inclusione hanno anche evidenziato anche alcuni limiti:

riuscire a coinvolgere i cittadini occorrono sia aspetti motivazionali che di empowermwnet,

•! la partecipazione deve essere una mediazione tra i vari punti di vista

•! gli attori devono essere competenti altrimenti si rischia una non partecipazione di tutti,

•! stabilire tempi e risorse adeguate,

•! tutti devono essere considerati, quindi anche bambini e adolescenti perché hanno un ruolo

•! importante nella costruzione della società.

La partecipazione è connessa al concetto di cittadinanza perché questa non può esistere se non vi è

il riconoscimento dei diritti fondamentali.

Hart 1997 stabilisce una scala di partecipazione dei bambini:

1.! Bambini hanno un ruolo nel progetto datogli dagli adulti;

2.! Consultazione dei bambini che esprimono la loro opinione;

3.! Progetto Condivisione con i bambini;

4.! Processi iniziati dai ragazzi e condivisi con gli adulti.

Anche a livello internazionale si sono definiti gli standard per la partecipazione.

In conclusione la partecipazione è riconosciuta come diritto di tutti i cittadini e pertanto è da

rivendicare ed estendere anche ai bambini, ai giovani, agli immigrati e a tutte quelle categorie che

risultano ancora debolmente coinvolte nei processi decisionali.

2.1.1! protezione/partecipazione nelle politiche socio-educative

Una delle tendenze più evidenti che emerge nelle politiche sociali attuali è il passaggio dall’idea di

cittadino destinatario di beneficienza e o di servizi a passivizzanti del ruolo dei cittadini come

partner attivi, co-produttori e co-gestori di servizi.

Il concetto di attivazione nelle sue diverse visioni, richiama i criteri di intervento finalizzati al

sostegno dell’agency. La visione riflessiva del concetto di attivazione implica un’attenzione

all’intero processo di costruzione delle politiche, dalla definizione dei problemi e dei mezzi per

risolverli, al monitoraggio e la valutazione degli interventi con un riconoscimento del protagonismo

e delle competenze dei destinatari.

Nelle politiche europee emerge chiaramente il legame tra attivazione e empowerment e la

partecipazione è considerata l’elemento costitutivo della cittadinanza attiva. Dalla concezione

tradizionale del bambino incapace, si è passati ad un’idea di bambino come soggetto attivo.

La svolta principale si è avuto a livello internazionale dalla convenzione sui diritti per l’infanzia -

abbreviato CRC- (ONU 1989) nella quale si affermano i diritti civili, sociali, economici e culturali

secondo il principio della non discriminazione.

Comitato ONU riconosce al bambino i diritti di protezione.

Alla base della CRC troviamo diversi significati collegati ai diritti, ricondotti alle 3 P:

Provision: include servizi sanitari di istruzione e di benessere;

•! protection: misure di tutela contro lo sfruttamento, la violenza e la discriminazione;

•! promotion: enfatizza i diritti di essere ascoltati, di partecipare, di esprimere la propria

•! opinione.

Anche se la convenzione nasce con riferimento ai minori si estende anche ai giovani. In linea con la

CRC anche la convenzione europea di Strasburgo sull’esercizio dei diritti del bambino del 1996

contribuisce a rende maggiormente visibili i diritti sostanziali dei minori (es. figura rappresentante).

Nelle due convenzioni citate i bambini sono considerati oggetti tout court che, pur nella loro

debolezza hanno delle capacità che devono essere valorizzate per dar sostanza ai diritti della

persona.

In italia è possibile rintracciare la coesistenza dei diversi orientamenti internazionali, protezione e

promozione dei minori seppur con livelli di importanza differenti; la partecipazione risulta essere

l’area meno sviluppata.

Negli anni 90 cresce l’attenzione del bambino ai processi di partecipazione, oggi la partecipazione è

considerata un indicatore fondamentale dei diritti di cittadinanza dei bambini che devo orientare

maggiormente le politiche verso interventi con i bambini e non solo per i bambini.

2.2 ripensare la cittadinanza

La cittadinanza è strettamente collegata ai processi di cambiamento della società e rappresenta uno

degli aspetti per poter uscire dalla crisi della società moderna.

Nella società moderna la cittadinanza era legata a due riferimenti: l’individuo come soggetto

portatore di diritti e lo stato-nazione costruito intorno ad un’unità territoriale, culturale e politica.

Essa definiva la piena appartenenza ad una comunità, anche se si presenta in forme diverse.

Fondamentale è stato il contributo di Marshall 1950 che definiva la cittadinanza con carattere aperto

ed espansivo, come status che attribuisce diritti e doveri a ciascun cittadino, distinguendo tra

cittadinanza civile (diritto alla libertà), cittadinanza politica (partecipare all’esercizio politico, e al

suffragio universale), cittadinanza sociale (diritto all’istruzione, alla sicurezza, al benessere sociale).

Il godimento di tali diritti spettava solo a coloro che facevano parte di una comunità nazionale, il

problema dell’integrazione veniva affrontato con il riconoscimento dell’autonomia alle diverse

appartenenze religiose, etniche e morali.

Un altro elemento fondamentale era l’uguaglianza che però doveva fare i conti con le caratteristiche

della società capitalista. Ma secondo Besozzi la cittadinanza intesa da Marshall ha alla base il

dilemma dell’inclusione e dell’esclusione, poiché comportava l’esclusione di alcuni a favore di alti.

Con il cambiamento della società contemporanea questa definizione di cittadinanza entra in crisi e

occorre un ripensamento. Tra i fattori che determinano questi nuovi scenari troviamo:

-! la globalizzazione: porta ad una ristrutturazione spazio-temporale, evidenziando la

convivenza nello stesso spazio fisico di situazioni sociali e riferimenti valoriali molto

diversi. Vengono disegnate nuove gerarchie territoriali e viene ricostruito il legame sociale

partendo dal rapporto e dal grado di libertà dell’individuo nei confronti dello spazio e del

territorio. Le tensioni che emergono riguardano la rinascita del localismo, il razzismo, il

fondamentalismo religioso o nuovi tentativi di risposta alla solitudine del cittadino dovuti ad

una ricerca di maggior sicurezza.

-! i fenomeni migratori: ripropongono la contrapposizione tra logica universalistica e logica

particolaristica dell’inclusione basata sugli stati nazione, invitando a ripensare

sull’opportunità e sui modi attraverso i quali rendere possibile l’inclusione di nuovi cittadini.

-! i riferimenti sovrannazionali: nel nuovo modello della carta delle nazioni unite viene

riconosciuto un ruolo agli individui, ai gruppi sociale e vengono obbligati gli stati a

rispettare la dignità e i diritti fondamentali degli individui. Si fa strada una concezione di

cittadinanza cosmopolitica, intesa sia nella versione radicale di Soysal, basata sui diritti della

persona, sia nella versione che la intende come appartenenza alla polis e non solo al cosmos,

con un radicamento del cosmopolitismo nella dimensione nazionale.

-! la rivoluzione tecnologica dei media: ha contribuito a mettere in crisi l’idea di cittadinanza

delegata ad un solo luogo.

Dettagli
A.A. 2016-2017
33 pagine
3 download
SSD Scienze politiche e sociali SPS/08 Sociologia dei processi culturali e comunicativi

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher universitaria2312 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Sociologia delle politiche educative e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia o del prof Bertozzi Rita.