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La Dichiarazione di New York del 1989, che è stata un ampliamento della Dichiarazione dei diritti

del fanciullo del 1959, è nodale per i principi che vi sono enunciati, quali:

1.! Godimento dei diritti senza alcuna discriminazione;

2.! Considerazione del superiore interesse del fanciullo;

3.! Diritto al nome e alla nazionalità;

4.! Diritto alla sicurezza sociale;

5.! Protezione speciale per i minorati fisici, psichici, sociali;

6.! Diritto all’unità familiare;

7.! Diritto all’educazione e al gioco;

8.! Precedenza di soccorso in ogni circostanza;

9.! Protezione contro ogni sfruttamento;

10.!Educazione alla tolleranza e alla pace.

È estremamente problematico stabilire quale sia il reale interesse del minore. La scelta tra

accoglienza nelle nazioni europee e rimpatrio assistito costituisce un’altra forte ambivalenza

eurocentrica: il rimpatrio garantisce il diritto all’unità familiare o maschera l’espulsione dello

straniero sebbene minore? Per far fronte alla mancanza della rappresentanza legale, ogni minore ha

diritto ad un tutore che lo rappresenti e lo tuteli proprio in vista del suo “superiore interesse”.

È il Consiglio d’Europa che rende obbligatoria la nomina di un tutore, da parte del giudice tutelare,

che ha il compito di garantire al minore il soddisfacimento delle sue esigenze mediche, di

istruzione, di benessere fisico e psichico, e svolge un ruolo determinante rispetto alla scelta del

Comitato per i minori stranieri, per il suo rimpatrio o, nel caso dell’Italia, la sua permanenza.

Secondo l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, si definiscono minori non

accompagnati:

I minori separati e adolescenti sono minori al di sotto dei 18 anni di età, che sono fuori dal loro paese di origine separati

da entrambi i genitori o da un adulto che, per legge o consuetudine, sia responsabile della loro cura e protezione. Alcuni

minori sono completamente soli, mentre altri potrebbero vivere con membri della famiglia allargata. Tutti questi sono

minori separati ed hanno diritto ad una protezione internazionale.

Soggetti non autonomi da tutelare, dunque, ma che divengono autonomi e visibili al compimento

del diciottesimo anno, spartiacque tra minore da tutelare e straniero clandestino da espellere.

L’adulto è riconosciuto tale al compimento del diciottesimo anno, ma questi minori migranti hanno

subito quella che viene definita “adultizzazione dei minori”, che si manifesta in ruoli sociali non

idonei alla loro età e in un a responsabilità interiorizzata in modo prematuro.

2.4 Minori migranti in Italia

Partendo dai dati negli ultimi due anni c’è stata una forte crescita del numero di minori che da soli e

clandestinamente arrivano in Italia. Sono circa 8.000 i minori stranieri intercettati, il triplo quelli

che si stima siamo arrivati in Italia.

Dal rapporto si evince che circa un quarto dei ragazzi intercettati fugge dai centri di prima

accoglienza entro la prima settimana di permanenza. Il 20% ha meno di 14 anni e i minori arrivano

in Italia pagando cifre importanti, fino a 3.000-4.000 euro, con un “forte mandato” dalle famiglie

perché inizino subito a lavorare. I principali motivi della partenza sono di natura economica, legati

alla ricerca di un lavoro o di un futuro migliore. Contrariamente a quanto si pensa, non sono gli

sbarchi la via principale di accesso nella Penisola (solo 20%), ma vengono privilegiate le frontiere

terrestri del Nord Italia, anche se in questo ultimo periodo il dato è in controtendenza.

Il fenomeno riguarda soprattutto minori maschi, la maggior parte appena sotto la soglia della

maggiore età. Rispetto al 2006 si nota una diminuzione dei comuni metropolitani e un aumento

delle piccole realtà comunali sotto i 5.000 abitanti. La mia indagine apre un fronte nuovo che

riguarda la Campania e, in particolare, i piccoli comuni.

Se tra il 2006 e il 2008 il 54% dei minori risultava concentrato in 4 regioni: Lazio, Emilia

Romagna, Friuli Venezia Giulia e Lombardia, oggi il 54% del fenomeno dei minori non

accompagnati riguarda in ordine decrescente la Sicilia, l’Emilia Romagna, il Lazio e il Friuli

Venezia Giulia. Inoltre alcune aree di frontiera o di ingresso dei minori segnalano una crescita

notevole: in particolare in Sicilia il fenomeno è più che triplicato. In termini percentuali infine c’è

un dato che confermerebbe la mia ipotesi di una migrazione sempre più presente nei piccoli centri:

tra l’anno 2006 al 2008 si registra una diminuzione dei minori presenti nei grandi comuni, laddove

nei piccoli comuni e nei comuni medio piccoli, si registra una presenza in aumento rispettivamente

al 158,6% e al 65%.

L’emergenza Nord Africa ha mutato i dati e i numeri del fenomeno, così come è stato per

l’emergenza Afghanistan e come sta accadendo oggi per Egitto e Siria.

2.5 Le migrazioni nel Sud Italia

La Campania rappresenta insieme ad altre regioni meridionali un ennesimo paradosso nelle

questioni migratorie. Più del resto dell’Italia è terra di forte emigrazione e, contemporaneamente, di

rilevante immigrazione; una regione ad alto tasso di disoccupazione e allo stesso tempo con

capacità di accoglienza e sostegno nei confronti di soggetti marginali e socialmente deboli.

Se da un lato cresce apparentemente il flusso migratorio mondiale, d’altra parte la fortezza Europa

risponde in maniera ambivalente con politiche di respingimento con spostamenti silenziosi e sempre

più impercettibili; in particolare attraverso il passaparola e i contatti con i network migratori si

cercano strade desuete e più praticabili di ingresso.

Nel momento in cui i giovani migranti approdano sulle nostre terre sprovvisti di documenti,

iniziano le prime difficoltà. Quello che possiamo definire il dilemma dell’età non è solo un

problema tecnico giuridico, ma investe tutta la definizione di soggetto/persona e di

tutela/rispetto/riconoscimento dell’alterità.

L’accertamento dell’età assume maggiore rilievo se il minore è coinvolto in vicende di natura

penale.

In Italia non esiste una normativa che stabilisca chiaramente quale procedura dii determinazione

dell’età vada applicata ai minori stranieri non accompagnati. È necessario che le istituzioni a tale

scopo rispettino gli standard internazionali. “Nella pratica si procede all’esame radiografico del

polso, il quale offre con un discreto margine di attendibilità, attraverso appunto l’esame della

struttura ossea, l’età approssimativa del soggetto”.

Una volta avvenuto l’accertamento della minore età, occorre valutare la situazione di fatto in cui il

minore è stato trovato. Bisogna stabilire se vive in una condizione di abbandono morale e materiale.

Nel caso in cui questa situazione non si verifica allora il ragazzo deve essere affidato a chi ne ha

legale rappresentanza. Se vi è una situazione di abbandono, lo si dovrà affidare ai servizi sociali.

Nella stima dei grandi numeri del problema va evidenziato che in questi flussi migratori e nella

definizione che ne deriva, non vengono considerati tutti quei minori stranieri che, pur essendo non

accompagnati, sono in realtà cittadini di un paese dell’Unione- rumeni in particolare- che fino al 31

dicembre 2006 hanno rappresentato di gran lunga il primo gruppo presente in Italia e che

continuano ad arrivare da soli nel nostro paese.

Il sistema di accoglienza presenta delle rilevanti criticità, tra le quali emergono: la distribuzione

carente o irregolare di beni primari; i servizi di mediazione culturale e informazione legale non sono

sufficienti all’utenza. Un sistema di accoglienza efficace si deve basare su una efficiente

pianificazione e su una conseguente richiesta di finanziamenti a livello degli enti locali, insieme ad

un piano nazionale che tenga conto non solo dei minori presenti, ma anche di quelli che

arriveranno, pertanto si ha bisogno di un maggior coordinamento tra i livelli nazionale e locale.

L’organo che in Italia è preposto all’accoglienza e all’assistenza dei minori migranti è il Comitato

per i minori stranieri (CMS), ente interministeriale istituito dall’art. 33 del D. Lgs. 286/98 e attivo

dal 2000. È l’organo competente del censimento dei minori stranieri non accompagnati sul territorio

nazionale e della divulgazione delle informazioni statistiche, ma a cui è anche demandato il compito

di verificare la mancanza della condizione dello stato di abbandono e l’opportunità di rimpatrio del

minore. Vigila sulle modalità di soggiorno dei minori stranieri presenti sul territorio dello Stato e

coordina le attività delle amministrazioni interessate.

È, poi, compito del CMS e del Tribunale per i minorenni competente per territorio, procedere a tutti

gli accertamenti, in Italia e nel paese di origine del minore, relativi alla sua identità, alla sua

condizione ecc.

Le critiche per il Comitato riguardano:

1.! Come può il governo ignorare che la condizione giuridica del minore straniero solo è già

segnata da una normativa complessa.

2.! Organo titolare di un potere di rimpatrio senza limiti e condizioni;

3.! Nelle numerose norme che riguardano il Comitato non si tiene alcun conto delle normative

vigenti.

4.! La Corte Costituzionale ha annoverato il Tribunale per i minorenni tra gli istituti che la

Repubblica ha predisposto per la protezione della gioventù. Ma allo stato attuale è il

Comitato per i minori stranieri non accompagnati che il compito di valutare se sia interesse

del minore del ricongiungimento familiare o restare nel territorio della Repubblica.

2.6 Stime quantitative del fenomeno in Italia

MSNA: minori stranieri non accompagnati

Breve quadro dell’evoluzione del fenomeno

A partire dal 2000, anno di inizio dell’attività del CMS, si evidenzia una sostanziale stabilità delle

presenze, ad eccezione del 2002 e di un percettibile calo nel biennio 2009-2010 e un significativo

aumento nell’anno 2011. Dal 1° gennaio 2007, con l’ingresso della Romania e della Bulgaria nella

Comunità europea, non è stato più effettuato dal CMS il conteggio dell’ingresso di quei minori,

quindi sono scomparsi dalle statistiche ufficiali.

Una delle cause che favorì l’emigrazione di migliaia di albanesi fu il crollo nel 1998 del regime

oppressivo comunista instaurato nel 1946 e l’avvio di una nuova esperienza politica che da circa un

decennio ha trasformato la società e l’economia dell’Albania avviandola ad uno sviluppo di tipo

occidentale. Per quanto riguarda il caso della Romania, invece, il fattore emigrazione era legato alla

povertà, si contavano almeno nel 2006 circa nove milioni di poveri quindi circa il 50% della

Dettagli
A.A. 2016-2017
19 pagine
SSD Scienze politiche e sociali SPS/08 Sociologia dei processi culturali e comunicativi

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher universitaria2312 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Sociologia delle politiche educative e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia o del prof Bertozzi Rita.