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STUDI EMPIRICI SULLA PARTECIPAZIONE E L'EDUCAZIONE NON FORMALE
NEI CENTRI GIOVANILI
7. Una ricerca valutativa sulla partecipazione nei centri giovanili
7.1 Il percorso complessivo della ricerca
Realizzato tra Dicembre 2010 e Marzo 2012, il percorso di ricerca sulla partecipazione è iniziato con la scelta di
un programma pubblico in cui si volesse riconoscere ai giovani il potere di decidere sull'avvio di un nuovo
intervento di youth work che li riguardava. Lo studio di questo programma permetteva di chiedersi in che modo un
programma pubblico potesse far sì che la partecipazione dei giovani nel disegno di un centro giovanile diventasse
anche un'occasione per maturare motivazioni e capacità rilevanti rispetto alla gestione di attività e servizi.
Si è scelto di realizzare un primo studio sul caso dei Laboratori Urbani creati con il programma Bollenti Spiriti su
iniziativa della Regione Puglia. All'avvio della ricerca, il programma in questione era stato lanciato da circa 3 anni
e i nuovi centri giovanili, pur avendo completato l'iter di progettazione iniziale e finanziamento, erano ancora in
fase di realizzazione.
Con un successivo studio realizzato in Inghilterra si è voluto concentrare l'attenzione sulle dinamiche di
partecipazione interne a centri giovanili già esistenti. Questo secondo studio si è focalizzato su quelle forme di
partecipazione interna che tendono a creare relazioni egualitarie tra i giovani e adulti all'interno de centri. In
questo studio la partecipazione dei giovani è stata concepita sia come possibilità di esercitare un potere decisionale,
sia come opportunità di mettere in pratica le proprie capacità nell'implementazione di servizi e progetti rivolti al
pubblico giovanile, alla comunità locale o in specifici settori di mercato.
Questo secondo studio ha anche provato a verificare l'associazione bidirezionale delle forme di partecipazione con
il grado di empowerment del team dei centri giovanili, ossia degli adulti e dei giovani che ricoprivano un ruolo
nell'organigramma. Come nel primo studio sui Laboratori Urbani, l'empowerment del team di lavoro ha riguardato
sia le abilità di gestione ordinaria dei centri giovanili, sia quelle rilevanti per il loro sviluppo autosostenibile a
mediolungo termine.
Al fine di ampliare le possibilità di indagare sulle domande di ricerca di questo secondo studio, si è deciso di
scegliere un contesto nazionale in cui, come in Inghilterra, le attività di youth work nei centri giovanili erano
riconosciute a livello professionale e avevano maturato da molto tempo un bagaglio di esperienze diversificato,
inclusa la messa a punto di metodi e strumenti per mettere in pratica e valutare la partecipazione. Più di quanto
sia accaduto in Italia, in Inghilterra è maturata una consolidata tradizione di gestione diretta dei centri giovanili
da parte degli enti pubblici locali. Dal 1960, le raccomandazioni emerse dal rapporto Albemarle sulla riforma dei
Servizi Giovani hanno avviato un processo di crescente responsabilizzazione degli enti locali nella creazione di
nuovi centri giovanili e nella messa in campo di youth worker come figure professionali impegnate a tempo pieno.
Parallelamente, alla diffusione dei centri giovanili, lo Stato ha disposto una regolamentazione specifica della
figura professionale dello youth worker a cui fa riferimento l'offerta formativa proveniente sopratutto dal mondo
universitario.
La survey realizzata in Inghilterra è stata successivamente replicata in Italia con l'obiettivo di mettere a confronto
le forme di partecipazione giovanile, le modalità di finanziamento dei centri e il livello di empowerment dei team
di gestione.
L'ultimo ha studio ha messo a confronto il programma Bollenti Spiriti che aveva finanziato la creazione dei
Laboratori Urbani con un programma nazionale lanciato dal governo nazionale in Inghilterra denominato
“Myplace”. Questi 2 programmi si ponevano l'obiettivo di creare nuovi centri giovanili basati sulla partecipazione
dei giovani e orientati a crescere come organizzazioni autosufficienti progressivamente sganciate dal
finanziamento pubblico. Per muoversi verso questo obiettivo i 2 programmi avevano adottato strategie e metodi
diversi che lo studio ha messo a confronto. L'intento principale è stato esplorare il ruolo giocato da diversi attori e
le possibili ricadute sulle pratiche di youth work con attenzione al rispetto del principio di equità sociale.
7.2 Studio 1: il caso dei Laboratori Urbani di Bollenti Spiriti
7.2.1 Ipotesi e metodi di ricerca
Con Bollenti Spiriti si inaugurava in una Regione del Sud Italia una nuova politica giovanile regionale che
riconosceva esplicitamente i giovani come “attori delle scelte che li riguardano” e che impegnava “ le istituzioni
stesse a calarsi nel mondo giovanile, a parlare lo stesso linguaggio, così da essere in grado di leggerne i bisogni,
capirne le difficoltà, valorizzarne ed esaltarne le potenzialità”. Dal 2006, Bollenti Spiriti aveva cominciato a
sostenere la creazione di nuovi centri giovanili concepiti secondo il modello conosciuto a livello europeo come open
youth work (IARD 2001). Denominati Laboratori Urbani Giovanili, questi nuovi centri sono stati pensati come
luoghi attrezzati dove i giovani potessero sviluppare le proprie capacità creative e metterle in pratica sia nel tempo
libero, sia in ambito lavorativo e imprenditoriale. Bollenti Spiriti riconosceva che “sport, artigianato, arte....
costituiscono i primi campi di manifestazione delle aspirazioni, delle ambizioni, dei talenti e delle inclinazioni dei
giovani”.
I Laboratori Urbani del programma Bollenti Spiriti sembravano ricalcare altre esperienze simili già realizzate in
Italia dagli anni Settanta in poi; tuttavia questo programma presenta novità rispetto agli interrogativi della
ricerca. Un primo aspetto innnavativo era l'aver previsto spazi di partecipazione dei giovani nel disegno e nella
gestione dei nuovi centri giovanili. Rispetto alla storia dei centri giovanili in Italia, Bollenti Spiriti, si proponeva
di superare un'impostazione orientata a curare il disagio o a contrastare la devianza giovanile. Infine, intendeva
costruire un modello di governance di una rete di 157 centri giovanili distribuiti in tutta la regione. In tale
modello, un ente regionale provava ad assumere un ruolo terzo nella promozione di forme di cogestione tra Terzo
Settore giovanile e Comuni secondo il principio della sussidiarietà attiva. Con il programma Bollenti Spiriti si
cercava di affrontare i limiti di frammentazione ed isolamento che fino ad allora avevano interessato i centri
giovanili a livello comunale in Puglia e in Italia.
In questo studio si è ipotizzato che la partecipazione dei giovani al disegno dei Laboratori Urani potesse condurre
verso forme di partecipazione condivisa con adulti ed istituzioni. Il concetto di “team empowerment” è stato
definito come intensità con cui lo staff del centro giovanile si percepisce capace di gestirlo in modo autosostenibile,
ovvero capace di mobilitare nuove risorse per mantenerlo operativo una volta esaurito il finanziamento pubblico di
avvio. Lo studio si è articolato in 2 fasi:
la ricostruzione della teoria del programma su come Bollenti Spiriti prevedeva di attivare la
– partecipazione dei giovani nel disegno e nell'implementazione dei Laboratori Urbani
la valutazione della teoria del programma ricostruita nella prima fase, al fine di identificarne criticità e
– dinamiche virtuose nella direzione di un migliore coinvolgimento attivo dei giovani nei Laboratori.
La ricostruzione della teoria del programma sulla partecipazione si è basata sull'analisi dei principali documenti
ufficiali di programmazione, di monitoraggio e di supporto agli attori impegnati nel processo di implementazione.
Sono state realizzate interviste semistrutturate a rappresentanti di organizzazioni giovanili e amministrazioni
comunali coinvolte nel disegno e nella gestione di Laboratori Urbani che si trovavano in una fase avanzata del
percorso di implementazione.
Per la successiva fase di valutazione della teoria del programma, è stato somministrato un questionario online a
tutte e 103 le organizzazioni private impegnate nella gestione di un Laboratorio.
7.2.2. La teoria del programma sulla partecipazione
La sfida era di passare da servizi che tendono ad affrontare o a prevenire i problemi giovanili a servizi che puntano
ad investire sulle capacità dei giovani. L'autorità regionale si era proposta di coinvolgere in questa sfida sia il
proprio staff, sia quello dei servizi giovanili dei Comuni. Anche i Laboratori Urbani dovevano diventare una
politica di “valorizzazione della piena e attiva partecipazione dei giovani alla vita sociale, economica, politico
istituzionale della Regione Puglia”.
La sollecitazione politica verso il principio della partecipazione si è combinata con l'impegno assunto dai Comuni
nei rapporti con la Regione. Quest'ultima ha chiesto ai Comuni di impegnarsi a coinvolgere i giovani nella
pianificazione esecutiva, nella ristrutturazione degli edifici e nella gestione dei Laboratori ammessi al
finanziamento”.
Un altro insieme di fattori di partecipazione è consistito in una pluralità di interventi pubblici di sostegno
all'iniziativa e alla progettualità giovanile.
Inoltre, è stato messo in atto un processo continuo di comunicazione e di animazione articolato nelle seguenti
attività: incontri pubblici di presentazione delle opportunità di sostegno; attivazione di spazi online di
informazione, di assistenza nella fase di candidatura, di confronto sulle idee progettuali; una ricercaintervento
sulle esperienze giovanili di impresa e volontariato; realizzazione di eventi regionali di presentazione dei progetti
giovanili finanziati quali occasioni per promuovere vere reti e nuove progettualità tra i giovani beneficiari.
Questi interventi avrebbero dovuto stimolare indirettamente i giovani e le organizzazioni giovanili a mettere a
disposizione le proprie idee, esperienze e capacità nella progettazione e nella gestione dei Laboratori Urbani. La
Regione metteva a disposizione dei Comuni risorse finanziarie con cui ristrutturare e attrezzare gli edifici che
avrebbero dovuto ospitare i Laboratori Urbani. Per ogni Laboratorio Urbano, il programma ha previsto la
creazione di un organismo consultivo esterno che riunisse le organizzazioni giovanili non direttamente impegnate
nella gestione.
I 157 Laboratori Urbani finanziati dal programma si distribuivano in modo diffuso sul territorio regionale,
interessando tutte e 5 le province e oltre la metà dei Comuni pugliesi. È stata rilevata una più marcata diffusione
di spazi dedicati all'arte nelle sue diverse espressioni (musicale, fotografica...). Tuttavia, le attività ar