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CAP. 5: LA TEORIA CRITICA DELLA SCUOLA DI FRANCOFORTE
Nel 1922 presso l’università di Francoforte, fu fondato da un gruppo di intellettuali marxisti, l’Istituto per la ricerca sociale,
con l’intento di studiare la società e fornire validi strumenti per poterla migliorare, convinti che un nuovo ordine sociale
avrebbe spodestato il capitalismo e si sarebbe potuti giungere al socialismo marxista. L’istituto conobbe il suo successo
sotto la guida di Max Horkheimer; il gruppo scientifico poteva vantare un’equipe di intellettuali di altissimo livello, tra cui
figurano Pollock, Borkenau, Grossmann, Adorno ecc. negli anni 30 Marcuse e Fromm si completa la scuola di
Francoforte.
I primi studi furono di carattere economico, a cavallo degli anni Venti e Trenta la crisi economica aveva portato effetti
devastanti in tutto il mondo e le ricerche della Scuola di Francoforte si inserirono in questo contesto ricercando le cause di
tale crisi e fornendo un’analisi previsionale sui possibili svolgimenti futuri. L’attenzione e l’interesse dell’istituto si spostò
poi sugli aspetti sociali della gestione politica totalitaria, caratterizzante molti paesi europei. Con il clima politico dispotico,
dovettero trasferisci dalla Germania a Parigi, per arrivare negli stati uniti, lontano dall’imposizione intellettuale nazista.
Qui la Scuola di Francoforte allargò l’orizzonte concettuale attingendo anche alla fenomenologia e all’esistenzialismo.
Nella seconda fase di vita dell’istituto si moltiplicarono le influenze teoriche , prima l’influenza dell’ananlisi freudiana,
contro il sistema autoritario.
Successivamente La Scuola iniziò a porre al centro delle proprie indagini, la ricerca di una teoria interdisciplinare della
società basata sul costante confronto tra costruzione filosofica e ricerca empirica, tra “filosofia sociale” e “ricerca sociale”.
Tale teoria passò alla storia come “Teoria Critica della società”. Il termine “Critica” rappresenta l’intento degli studiosi
racchiusi sotto questa corrente: usare il marxismo in senso innovativo, non più solamente contro il capitalismo ma in
opposizione ai regimi fascisti europei e le dittature sovietiche che il contrinsero a emigrare.
La Teoria Critica del neomarxismo si pone come autentica alternativa di analisi della società. La scienza sociale deve
impegnarsi a fornire strumenti di concreta consapevolezza critica nei confronti delle forme di dominio politico ed
economico. In questo periodo le attività di ricerca si concentrarono su 3 grandi filoni di studi:
1. Analisi del rapporto tra marxismo e psicoanalisi;
2. Analisi critica del totalitarismo;
3. Analisi e critica della cultura di massa.
Nel primo filone di studi, i francofortesi cercarono di sotituire alla tradizionale analisi economica delle classi sociali,
elaborata da Marx, l’analisi del profondo, utilizzando gli strumenti mutuati dalla psicoanalisi. Gli individui si trovano
all’interno di determinati rapporti economici e questi rapporti sono decisivi per la loro vita poichè influenzano la vita
psichica degli attori e questo elemento deve essere tenuto presente per spiegare in modo compiuto l’andamento dei fatti
socio-economici. Venne allora elaborato il concetto di carattere sociale, secondo cui l’individuo era molto più che un
semplice homo economicus.
Gli autori sostengono che nell’ambito della società gli individui non siano tutti uguali, e lo studio ha portato ad individuare
2 modelli di personalità prevalenti, che tuttavi anon devono considerarsi in termini assoluti poiché tra l’uno e l’altro
possono distinguersi numerose sottovarietà:
1. MODELLO AUTORITARIO esiste un rapporto gerarchico di sfruttamento tra genitore e figlio. Questo rapporto
sfocia in un atteggiamento dicotomico di dipendenza e di potere, portandolo ad un attaccamento verso tutto ciò
che appare forte (il partito, la razza, la legge ecc) e al rifiuto totale di ciò che viene percepito debole.
2. MODELLO DEMOCRATICO vede il rapporto tra genitori e figli come caratterizzato da relazioni interpersonali
affettuose, egualitarie e permissive, che portano ad un atteggiamento di maggiore flessibilità.
in quegli anni i francofortesi si trovano di fronte alla nascita dei fascismi in Europa, interrogandosi sulle possibili cause si
chiesero se il nazismo fosse una naturale conseguenza del capitalismo o se fosse un fenomeno del tutto nuovo.--> x capirlo
serviva una nuova teoria che tenesse conto dei mutamenti e ne analizzasse le cause. La scuola si allontanò dal marxismo
ortodosso e dal funzionalismo dominante, procedendo verso una teoria critica della società, che elabora un principio
secondo cui si può giungere alla messa in discussione dell’ordine sociale stesso, cosicchè ogni singolo individuo può
emanciparsi dalla società determinando se stesso e la struttura sociale.
Ricerca empirica come metodo primi studi sperimentali sull’autorità e la famiglia, alla base delle ricerche successive sui
totalitarismi. La famiglia risulta inserita in un rapporto di dipendenza da forme autoritarie esterne ad essa si sottomette
alla sfera economica e riproduce al suo interno forme autoritarie, che garantiscono il perpetuarsi dell’ordine borghese. La
famiglia schiacciata dalla logica di potere trova come sostegno il mondo dell’associazionismo, luogo in cui gli individui
ritrovano l’elemento naturalistico-affettivo appartenente alle relazioni biologiche familiari.
HORKHEIMER:
Horkheimer impostò un asse teorico nuovo, in riferimento a due posizioni diverse: la teoria di Marx e quelle di Freud x a
duplice formazione in psicologia gestaltista e filosofia, mosse verso una riflessione sul raporto tra società e individuo,
elaborando la teoria critica.
Per Horkheimer, la società è una totalità che ingloba l’individuo, il quale a sua volta è un soggetto alienato e succube, ma
può liberarsi ed emanciparsi attraverso la consapevolezza critica.--> obiettivo della scuola è fornire i giusti strumenti x
contribuire alla diffusione della consapevolezza critica della società in cui si vive x poter cambiare. La società ideale è
continuamente modificata dagli individui, i quali a loro volta, mutano se stessi e le proprie idee in relazione alle
trasformazioni sociali. Il rapporto che ogni singolo individuo ha con l’autorità sociale è mediato dalle istituzioni e la
famiglia, più di altre, assume e gioca un ruolo importante perché esse influisce direttamente e indirettamente sui nuovi
nati. Inoltre la famiglia educa al comportamento autoritario, garantendo la perpetuazione dell’ordinamento borghese.
Ogni individuo fin da piccolo deve apprendere l’atteggiamento della sottomissione, reprimere le pulsioni istintuali e
sostituirle con il desiderio di adempimento al dovere trasmesso dalla f. borghese. Con gli “Studi sull’autorità e la
famiglia”prodotto nel 1974,ha indagato e isolato alcuni dei tratti distintivi della famiglia borghese che testimoniano la
funzione garantista di questa rispetto alla formazione del carattere per un verso autoritario e per l’altro sottomesso.
Nella famiglia borghese il padre è visto come capofamiglia, responsabile morale dei suoi membri ,sacerdote della casa e
dententore del potere economico e politico, perché padrone della propria forza-lavoro, che vende al datore, per percepire
un salario destinato alla sua famiglia. La donna emancipatasi tardivamente nell’ambito del lavoro, era posta in una
posizione subordinata rispetto all’uomo. Il bambino, sperimenta all’interno della famiglia le disparità delle condizioni di
esistenza e lo interiorizza accettandolo come dato assoluto. Horkheimer evidenzia le caratteristiche della famiglia
borghese e le sue dinamiche interne: l’autocontrollo dell’individuo, propensione alla laboriosità, senso del dovere e della
disciplina, tenacia e soddisfazione ad un’attività costruttiva, rispetto e direzione per il padre.
La famiglia come luogo degli affetti non funziona +, non è indipendente dalla società. Dalle ricerche emerge che i figli non
si subordinano al padre x pure accettazione ma per la percezione di un’effettiva superiorità. La gerarchia e la divisione
sociale sono percepite dal bambino come necessarie, naturali e sono date x scontate. La ricchezza diventa l’unità di misura
della felicià.
Secondo tale approccio viene generata una tendenza masochista ad abdicare la propria volontà nei confronti di quella
paterna. Tale assoggettamento all’autorità condiziona lo sviluppo psichico delle nuove generazioni e genera mancanza di
autostima e un senso di inferiorità e inadeguatezza costanti.--> mancato sviluppo del senso critico, perpetuazione
dell’equilibrio del potere.
Struttura e gerarchia familiare la gerarchia familiare borghese vede nel padre l’unico detentore del potere
economico-sociale al quale sono sottomessi tutti glia ltri componenti della famiglia. La donna è totalmente dipendente dal
marito e dedita alla famiglia. La sua emancipazione è ostacolata dalla società in quanto la vita pubblica è riservata
all’uomo. Il ruolo donna donna assume due caratteristiche: dipendenza e purezza.
La famiglia stessa è un fattore che riproduce l’autorità e quindi l’ordine sociale, a sua volta il perpetuarsi dell’ordine sociale
contribuisce al mantenimento della f. borghese.
Con un’ipotetica perdita del lavoro dovrebbe venir meno il dominio familiare del padre (delegittimazione), ma questo
persiste, come se l’autorità paterna godesse di una certa dose di ideaizzazione (padre-dio) e procedesse x diritto divino.
L’industrializzazione e le grandi guerre portano a mutamenti della famiglia la donna fuori dalle mura domestiche padre
non unico detentore del reddito si arriva ad un processo di emancipazione e uno sviluppo del pensiero critico (auspicato
dai francofortesi).
THEODOR W.ADORNO:
E’ uno tra i pensatori di maggior rilievo della Scuola di Francoforte. Nella”Dialettica dell’Illuminismo” (1947), scritta in
collaborazione con Horkheimer, presenta un’interpretazione olistica della civiltà e del pensiero occidentale, il cui fulcro è
appunto l’Illuminismo, inteso come atteggiamento generale dell’uomo di fronte al mondo: esso si propone di liberare
l’uomo dalla paura di fronte allo strapotere della natura e di renderlo padrone degli eventi. L’uomo fin dall’antichità, ha
dovuto assumere un atteggiamento aggressivo verso la natura; questo atteggiamento di aggressività e di dominio fa parte
della tradizione, della natura, della cultura occidentale che risulta segnata dalla logica del dominio inteso come