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Comincia ad interessarsi di comunicazione quando, ascoltando i suoi studenti
parlare di tv, fumetto, cinema, si rende conto di non riuscire a integrarsi con
loro. I suoi libri sono sostanzialmente 3: The Mechanical Bride (1952),
Understanding Media (1964) e Gutenberg Galaxy (1962).
La Sposa Meccanica è un libro quasi sconfessato perché in questo periodo
Mcluhan si sente molto condizionato dalle letture che lui stesso fa sui media,
considerati come fonte di disordine sociale. In questo libro, quindi, c’è una parte
di condanna dei media. Risulta rivoluzionario per l’impaginazione e la presenza
di illustrazioni molto grandi. Mcluhan definisce per la prima volta nella storia
l’automobile come un essere umano, una sposa meccanica. Questo mezzo isola
la persona dal contesto. Mcluhan studia le connessioni tra l’automobile e il
cinema, il romanzo, ecc. e scopre che tra tutte queste categorie, per i maschi
l’automobile è particolarmente amata e considerata una sposa meccanica.
Tra il libro La Sposa Meccanica e La Galassia di Gutenberg l’attenzione di
Mcluhan verso le avanguardie storiche cresce. Se ne La Sposa Meccanica è un
interesse che sembra derivare dalle avanguardie storiche del Novecento
(dadaismo, surrealismo, futurismo, ecc.), ne La Galassia Gutenberg, invece, fa
un’altra operazione confrontandosi con la storia delle idee sulla comunicazione
precedente a Mcluhan. Si utilizza il sostantivo galassia per riferirsi a Gutenberg
perché l’invenzione della macchina a caratteri mobili rappresenta uno dei
momenti più importanti.
Mcluhan cerca di tentare un nuovo tipo di scrittura, che non è sintatticamente
impropria o sbagliata, cambia il procedimento logico, va al di là del tradizionale
ragionamento logico. Mcluhan non scrive fornendoci una visione lineare ma a
salti, a mosaico, in cui la parte finale viene anticipata e spiegata con esempi che
molto spesso sono citazioni (Iliade, Odissea, Shake, Marlowe, di tutto). I poeti
per Mcluhan hanno un’importanza visiva straordinaria, scrivendo il senso della
vista e della produzione di immagini si fa decisivo. Inoltre, c’è una connessione
con la velocità a cui i media obbligano il nostro cervello e la velocità di cui
parlano i futuristi nei loro quadri, scritti, poesie, ecc.
Nella Galassia Gutemberg si celebra il ruolo stratosferico svolto dalla macchina
a caratteri mobili, non dal punto di vista tecnico ma dal punto di vista della
civilizzazione occidentale. Le conseguenze dell’invenzione di Gutenberg si
riverberano in tutti i campi del genere umano. Tutti i saperi si organizzano su
base testuale. Secondo Mcluhan la macchina a caratteri mobili, quindi la
galassia Gutenberg, diventa l’anticipazione dell’intero sistema industriale per via
della serialità del prodotto e per via della complessità del procedimento che non
è gestito da un singola persona ma ha bisogno di un lavoro di gruppo
organizzato e in più c’è anche una tendenza a poter pensare alla macchina di
Gutenberg come anticipatrice del nazionalismo. A livello scolastico, la stampa
offre lo stesso testo a tutti gli studenti e con la sua peculiare ripetibilità
contribuisce alla graduale omogeneizzazione di diverse regioni, ampliando
quindi l’orgoglio e la chiusura nazionale e aiutando l’insorgere delle aggressive
energie nazionaliste.
Il suo slogan più importante è “Il medium è il messaggio”. Il contenuto di un
medium è sempre un altro medium. Per spiegare i media con quest’aforisma
bisogna ragionare sulle forme. La luce elettrica è un buon esempio per
comprendere in quanto è un mezzo di comunicazione senza contenuto, il suo
utilizzo poi glielo darà. Ma ci si accorgerà, non della luce in sé, ma del suo
contenuto che è un altro medium. Il contenuto del medium è un tentativo di
distrarre dalla realtà. Per Mcluhan tutti quelli che noi chiamiamo media fanno
parte di una più ampia categoria che si chiama artefatti, cioè tecnologie. Egli cita
Robert Sarnoff nelle prime pagine, in cui dice: “i media non sono buoni o cattivi
di per sé ma dipende dall’uso che se ne fa”. Secondo Mcluhan affermare ciò è
un errore mostruoso perché esiste un uso dominante e questo uso dominante è
iscritto nella tecnologia che noi prendiamo in considerazione.
Mcluhan distingueva tra media caldi e media freddi. Al di là del significato il
calore ha un significato antifrastico, i media caldi sono quelli chiusi che saturano
la nostra mente con un messaggio completo in sé; c’è un emittente che agisce
ed un destinatario che reagisce (vuol dire un medium molto ben definito).
Saturano almeno un senso: vista, udito, tatto, ecc. La radio è un medium caldo
perché la sua definizione è alta per gli standard dell’epoca e per il fatto che
agisce solo su un senso che è l’udito. Il cinema è un medium caldo perché la
definizione di cinema è molto elevata e in più agisce sulla vista e sulle orecchie.
La scrittura è un medium caldo perché si mettono insieme dei segni ricorrenti,
ogni parola viene letta in maniera molto chiara e limpida. Tutto viene
omogeneizzato, idealizzato. La fotografia è un medium caldo perché lì lo sforzo
è limitato; la fotografia in genere è ad alta definizione, la sua perfezione non
lascia spazio per un’ipotetica interpretazione, non siamo noi a completare la
foto. I Media freddi sono quelli che ci mandano messaggi incompleti. Un tipico
medium freddo è il fumetto poiché dev’essere completato dal consumatore. La
tv è un medium freddo (lui faceva riferimento a quella degli anni 60) perché il
segnale luminoso deriva da tanti piccoli segnali luminosi che noi ricomponiamo
senza accorgercene. La parola parlata è tipicamente un medium freddo perché
dev’essere completato dagli altri. Il giornale è un medium freddo perché prende
la scrittura e la manipola dal punto di vista della grandezza e dello stile e della
collocazione che Mcluhan chiama a mosaico.
In ogni medium esiste un “punto di rottura” un limite superato nel quale il
sistema si muta bruscamente in un altro o supera, nel suo processo dinamico, il
punto dal quale non è più possibile tornare indietro. (es. il medium strada ha
reso la città il centro del lavoro e la campagna quello di riposo e svago,
capovolgendo il paradigma del lavoro rurale durato millenni). Per il mondo
greco l’idea era data dal concetto di Hybris superamento delle possibilità umana
che porta ad una irreparabile catastrofe.
Il mito di Narciso assume una particolare centralità nel pensiero di Mcluhan. Il
nome Narciso in greco significa “torpore”, come nel mito, ogni uomo è soggetto
al fascino di ogni estensione di sé riprodotta in un materiale diverso. Gli studiosi
sostengono che l’uomo crea le estensioni per cercare una forma di equilibrio, le
estensioni sono una forma di “auto-amputazioni” che sono utilizzate dal corpo
quando non riesce ad individuare o ad evitare la cause dell’irritazione. Spesso lo
stimolo all’invenzione auto-amputativa è l’accelerazione del ritmo e l’aumento
del carico. Dal fastidio di non poter più adempiere a crescenti necessità nasce la
tecnologia (es. dall’incapacità di portare pesi, ossia dal surriscaldamento
dell’uso del piede, nasce l’invenzione della ruota). Si ha un sollievo immediato
dall’impiego dell’estensione, anche se crea un torpore dovuto ad una risultante
nuova intensità dell’azione. A seconda del senso o della parte che si estende, si
cercherà poi una compensazione ed una chiusura tra gli altri sensi. (es. la radio
ridesta il senso tribale, il cinema diminuisce l’importanza del mimo, del tatto e
della cinestesi.)
L’incrocio o l’ibridazione dei media libera un gran numero di forze ed energie
nuove. L’incontro più devastante ed esplosivo di media è quello dell’incontro tra
culture letterarie e culture orali. L’alfabeto fonetico ha dato all’uomo un occhio
privandolo di un orecchio. Tutti i media arrivano a coppie nella quale un dei due
funge da contenuto, ibridandosi e confondendo l’operare di entrambi.
L’ibridazione dei media istituisce nuovi rapporti, sia quando un media assorbe
un altro, sia quando si scontrano. L’ibrido, ossia l’incontro diretto tra due media,
è un momento di verità e rivelazione dal quale nasce una nuova forma. Ogni
volta che si stabilisce un immediato confronto tra due strumenti della
comunicazione, anche noi siamo costretti ad un urto diretto che ci trascina fuori
dal torpore, libertà, scioglimento dallo stato di trance.
I media traducono l’esperienza attraverso la consueta metodologia della parola.
Attraverso i media noi facciamo avvicinare esperienze diverse e le traduciamo.
Tra l’altro la traduzione può anche essere da medium a medium. Ad un certo
punto Mc, negli ultimi anni prima della sua operazione al cervello, prima che
smettesse di insegnare, dopo il successo di Understanding Media e durante i
suoi giri di conferenze in mezzo mondo, scrisse delle altre cose con collaboratori
di vario genere. Uno degli ultimi lavori pubblicato postumo la morte di Mcluhan
si chiama La Legge dei Media, che significa saper rispondere a 4 domande
riguardanti un qualsiasi artefatto. Queste domande devono però essere poste
possibilmente in simultanea, nessuna domanda è autosufficiente.
1. Che cosa intensifica?
2. Che cosa rende obsoleto?
3. Che cosa recupera?
4. In che cosa si capovolge?
Esempio: lo zaino è un artefatto. Lo scopo dello zaino è portare qualcosa,
intensifica la capacità di carico, rende obsoleta la busta o la valigia, recupera le
ceste che utilizzavano i contadini, si capovolge o riconverte in scoliosi per i
bambini della scuola elementare.
Mcluhan trova per i media una metafora molto efficace: estensione. Es.: La
ruota (tutti i mezzi di trasporto per Mcluhan sono mezzi di comunicazione) è un
mezzo di comunicazione, estende il piede dell’uomo. Attraverso la ruota noi
facciamo fare al piede o agli arti inferiori il lavoro più facilmente. La radio
estende il senso dell’udito, noi attraverso la radio sentiamo e quindi
aumentiamo il potere dell’udito sugli altri sensi. Egli sostiene ci siano stati dei
fattori tipici di un ritorno alla “tribalità”, che è agita da vari tipi di media tra cui
le percussioni, tamburo tribale. La radio, come il tamburo tribale restituisce ai
cittadini della modernità una sorta di identità