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L’approccio costruzionista o relativista, invece, considera le emozioni come

- dipendenti dalle differenti strutture sociali, che “richiedono” l’assunzione di

atteggiamenti emotivi appropriati e l’acquisizione di un “vocabolario di

emozioni”. Averill definisce infatti le emozioni come “sindromi” socialmente

costituite, ossia un insieme di elementi di risposta correlati, in parte biologici e

in parte acquisiti, anche attraverso la riflessione su ciò che si prova.

Infine troviamo l’approccio interazionista, che accresce il peso dei fattori

- biologici e ammette l’universalità delle modificazioni fisiologiche indipendenti

dalle situazioni culturali. Esso distingue tuttavia una facoltà biologica (la

predisposizione naturale all’emozionalità) dalla facoltà attuata sociale

(l’interpretazione della situazione emozionale dipendente dalle interazioni). Le

forme di conoscenza ci educano quindi a scoprire significati e ragioni delle

nostre emozioni. Non è possibile affermare quanto le emozioni umane primarie

dipendano dalla fisiologia e quanto dalla cultura.

Cinque sono i tipi di approccio alo studio delle emozioni:

Le teorie drammaturgiche, per cui il ruolo della cultura è quello di indicare le

- emozioni consentite, non ha effetti deterministici. Gli individui sperimentano

infatti continuamente il conflitto tra feelings ed expressive rules, al fine di

rassicurare il pubblico circa la sintonia delle proprie emozioni con quelle

previste dalla “cultura emozionale” e adatte alla situazione.

Le teorie interazioniste pongono l’accento sulla conformità tra il sé e l’identità

- (l’immagine che gli altri hanno dell’individuo). Quando questi due elementi

corrispondono, si generano emozioni positive quali orgoglio e soddisfazione; al

contrario, le emozioni negative come vergogna e colpa rappresentano la

necessità di costruire una nuova identità.

Le teorie dei rituali di interazione sono invece basate sul concetto di rituale di

- Durkheim, che afferma come essi dispongano le interazioni verso un focus di

attenzione e attivino uno stato emotivo coinvolgente ma legato a una bassa

percezione di influenza.

Le teorie di potere e status sono invece elaborate a partire da studi di genere

- sulla posizione subordinata della donna. Le energie emozionali e le motivazioni

individuali risultano infatti “ambivalenti”, poiché possono essere utilizzate

come risorse per la riproduzione dello status quo sociale ma allo stesso tempo

sono disponibili per sviluppare attraverso “emozioni devianti” e condivisione,

la coscienza critica che spinge al mutamento. Le condizioni strutturali di potere

(l’autorità) e status (il prestigio), assieme alle risorse materiali, determinano

attese e credenze degli individui, che possono, nel corso delle interazioni,

essere confermate o meno.

Le teorie dello scambio, infine, sostengono che mentre l’ottenimento di

- benefici determina emozioni positive, gli scambi che comportano costi

generano quelle negative.

La nuova proposta classificatoria prevede 2 nuovi tipi di teorie:

quelle evoluzioniste considerano le emozioni il risultato della selezione

- naturale e della capacità fisiologica degli esseri umani di rispondere alle sfide

ambientali. Esse consentono infatti un migliore funzionamento di alcuni

processi “razionali” come l’attenzione, l’apprendimento e l’assunzione di ruoli

sociali.

Le teorie della stratificazione delle emozioni partono invece dal presupposto

- che esse si distribuiscono lungo gli strati sociali al pari delle altre risorse. Gli

individui reagiscono in modo emozionale alla percezione della propria

situazione rispetto a quella altrui.

Le differenze nei processi di socializzazione conducono a credenze sulle differenze

emozionali. La Thoits definisce l’emozione come un’esperienza soggettiva

costituita da 4 componenti: stimoli situazionali, modificazioni fisiologiche, gesti

espressivi e definizione dell’emozione. Il processo di coping, ossia il controllo

delle emozioni, consente di modificare uno o più componenti della propria

esperienza soggettiva per allineare il proprio sentimento ai requisiti normativi. La

Hochschild, parlando espressamente di “norme emozionali”, ha infatti elaborato i

concetti di

expression rules, con cui indica l’insieme di regole che ci indicano cosa

- esprimere,

e feeling rules, con cui intende le regole su ciò che è socialmente desiderabile

- sentire.

L’emotional labor consiste, quindi, nel “lavoro emozionale” che la professione

- impone all’individuo di realizzare, per riallineare le emozioni private e quelle

previste dalle norme rilevanti.

La Thoits evidenzia invece lacune condizioni socio-strutturali sistematiche di

“devianza emozionale”. Può capitare infatti che le emozioni suscitate da un

avvenimento si trascinino al di fuori del contesto in situazioni in cui diventano

“devianti”, o che il richiamo alla memoria susciti un’emozione poco adatta al

contesto attuale.

Ekman ha invece elaborato il concetto di “regole di esibizione”, che si radicano nel

bambino e si riproducono in maniera quasi automatica.

Kemper sostiene infatti che le emozioni scaturiscano universalmente da:

potere, relativo alla possibilità di ottenere consenso,

- e status, relativo al consenso concesso spontaneamente, che genera

- sentimenti di felicità (o, se negato, di vergogna e sensi di colpa).

Collins, invece, considera l’emozione come il meccanismo che guida le azioni

degli attori sociali e, per estensione, dei fenomeni sociali di livello macro. Le

“energie emozionali” sono infatti il fondamento del senso di identificazione al

gruppo e della sicurezza che deriva dall’appartenenza; esse sono ottenute,

aumentate e mantenute grazie ai “modelli di interazione”. Il mercato sociale

rappresenta il luogo in cui si svolgono le interazioni e la ricerca di scambi

favorevoli tra attori sociali motivati da ricompense simboliche. Spesso le nostre

decisioni sono il frutto di un “sentire” la presenza di una maggiore energia

emozionale in una linea di azione. Allo stesso modo, gli individui che sul mercato

delle interazioni riescono a far sviluppare negli altri un forte senso di

attaccamento, saranno maggiormente in grado di determinare cambiamenti

strutturali e sviluppare un grado elevato di reputazione sociale. L’emozione

diventa una risorsa quando gli individui la sfruttano per determinare l’idea di sé

stessi e quella che gli altri hanno di loro, attraverso i significati incorporati nelle

proprie azioni. La costruzione sociale del sé costituisce l’elemento che collega il

livello micro (l’azione dell’individuo) e quello macro (la struttura sociale),

all’interno del livello meso (i gruppi sociali, dove le emozioni diventano oggetti

sociali da utilizzare nelle interazioni). L’energia emozionale fa quindi da sfondo

alle emozioni specifiche, e rappresenta la quantità di spinta emotiva che fluisce

dalle azioni del singolo attore sociale.

Per Goffman, l’identità nasce dal contrasto tra diversi ruoli e sfere sociali, e non

dal contrasto tra individuo e società. A determinare il senso dell’azione non sono

gli stati interni dell’individuo ma i frames metacomunicativi entro cui si svolge

l’azione. Gli individui esprimono infatti un self solo perché la società li obbliga a

comportarsi come se l’avessero.

Anche il modello di Heise, infatti, vede gli attori sociali come governati da un

complesso di categorie cognitive cariche di valutazioni associate a ogni oggetto.

Le stesse valutazioni affettive presentano 3 dimensioni dette EPA: evaluation

(buono/cattivo), potency (potente, debole) e activity (vivace/tranquillo). Quando

i valori EPA transitori e contestualizzati sono in linea con quelli fondamentali

decontestualizzati, l’evento sarà “confermante” di ciò che ci si attende da quella

situazione in base alle norme sociali. Viceversa, l’incongruenza sviluppa uno stato

negativo che l’attore sociale è portato a superare, mettendo in atto

comportamenti finalizzati a riavvicinare i sentimenti transitori a quelli

fondamentali, o rivalutando attori, comportamenti e contesto. Anche per Collins,

a tale proposito, esiste un meccanismo motivazionale omeostatico per cui le

persone sono tese a mantenere stabili le identità per evitare costi emozionali

derivanti dal cambiamento.

Clark esamina invece le norme della simpatia, sostenendo che la comprensione

non è spontanea, ma strutturata socialmente dalla cultura e dai fattori sociali.

Sheff pone al contrario l’attenzione sulla vergogna, emozione sociale primaria che

rende l’attore attento all’analisi del proprio pensiero e comportamento

assumendo continuamente la prospettiva degli altri e conformandosi ad essa,

attraverso un continuo monitoraggio emozionale dei sentimenti di approvazione o

disapprovazione che gli altri manifestano nei loro confronti. Ad alti livelli di

autostima corrispondono, tuttavia, maggiori probabilità di comportamenti

devianti, grazie alla più sviluppata capacità di sopportare vergogna e pressioni

sociali. Le emozioni sono quindi, contemporaneamente, causa e conseguenza

della riflessione, e si mostrano ambivalenti proprio in quanto fondate sia nel

corpo (parte “animale” dell’uomo) che nella mente (la sua parte sociale, che può

tuttavia essere talvolta ignorata).

Elias considera il “processo di civilizzazione” come un progressivo allontanamento

delle civiltà da uno stato naturale a uno sociale, meno influenzate dall’affettività e

dall’emotività, che riemerge in esplosioni che consideriamo patologiche a causa

dell’interiorizzazione di regole e forme di controllo. Si è quindi verificata una

progressiva liberazione dallo stato di natura con l'acquisizione di modelli culturali.

Il benessere emotivo è tuttavia diventato sempre più un affare pubblico alla cui

comprensione vengono destinati investimenti sempre maggiori di tempo e

denaro, con un conseguente aumento di offerte specializzate e occasioni di

“consumo emozionale” utile alla costruzione di legittime biografie emozionali. Le

istituzioni che sviluppano coesione sociale stanno infatti cercando di promuovere

l’uniformità ma soprattutto di organizzare le diversità da normalizzare e

gerarchizzare.

Il tempo libero è in conclusione il luogo privilegiato per la cura complessiva del

sé, grazie a specialisti capaci di mediare tra motivazioni individuali, dinamiche

relazionali e standard culturali, all’interno della

Dettagli
Publisher
A.A. 2015-2016
25 pagine
SSD Scienze politiche e sociali SPS/07 Sociologia generale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher GiovannaUrb di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Sociologia del tempo libero e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi "Carlo Bo" di Urbino o del prof Russo Massimo.