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lesbiche e/ bisessuali oppure una transizione a preferenze gay o bisessuali.
FTM
L’identità sessuale dev’essere distinta dall’identità di genere.
La donna o l’uomo omosessuale può vivere in modo sereno la propria appartenenza al genere femminile o
maschile e, anche quando sono presenti modalità espressive che comunemente vengono attribuite all’altro
sesso, non vi è desiderio di modifica del proprio corpo.
Il termine omosessualità fu coniato nel 1800 per definire una categoria di persone accomunate da una
particolare aberrazione sessuale.
Nel XIX secolo l’ideale di virilità era strettamente legato alla definizione della società borghese e dell’ideale
nazionale. In tali società i ruoli sessuali dovevano essere ben differenziati, infatti tutti coloro che
trasgredivano i limiti circoscritti dell’attività maschile e femminile venivano considerati anormali.
Si riteneva che essi rappresentassero sia la confusione dei sessi, sia l’eccesso sessuale, cioè lo
sconvolgimento del delicato equilibrio della passione.
La medicalizzazione dell’omosessualità nel XIX secolo contribuì a tracciare un limite ancora più netto tra
sessualità normale e anormale: con lo sviluppo della psichiatria, l’omosessualità cominciò ad essere
considerata una malattia, una perversione, un disturbo psichico. Quest’etichetta è stata tolta solo a partire
dalla metà degli anni settanta.
La bisessualità definisce lo stabilire relazioni affettive o sessuali con persone di entrambi i sessi. La persona
bisessuale si sente attratta da un individuo a prescindere dal genere sessuale cui questi appartiene. Se il
sesso del partner non è considerato un fattore qualificante, è invece molto importante il coinvolgimento
fisico, emotivo e affettivo sperimentato, desiderato o immaginato.
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La bisessualità può rappresentare sia una tappa del percorso di definizione del proprio orientamento
sessuale sia una caratteristica stabile.
Il riconoscimento della propria bisessualità è un processo graduale che implica apertura e una limitata
preoccupazione circa la chiusura dell’esperienza.
Emerge al contempo l’associazione con sentimenti di confusione e incertezza a causa delle negative
reazioni dei mondi ‘monosessuali’, conseguente allo stereotipo che assegna riconoscimento e legittimità al
solo desiderio distribuito equamente tra eterosessualità e omosessualità.
Sono molti gli stereotipi che ancora oggi ingabbiano e limitano tali relazioni:
• gay, lesbiche e bisessuali sono contro natura, il loro amore è una forma di devianza, eccesso e
perversione;
• gay e lesbiche sono incapaci di avere relazioni durature e non sono in grado di prendersi cura dei
bambini; le lesbiche sono meno materne; i figli di persone omosessuali hanno più problemi
psicologici degli altri bambini (una ricerca ha dimostrato che per i bambini il disagio non
l’orientamento sessuale dei figli, ma gli atteggiamenti stigmatizzanti del contesto sociale in cui sono
immersi); gay e lesbiche costituiscono una minaccia per la vera famiglia;
• omosessualità e bisessualità spesso sconfinano nella pedofilia (questo esercita un forte impatto
sulla vita di queste persone perché possono essere esclusi da alcuni tipi di lavoro; inoltre, una
ricerca sul turismo sessuale dimostra che del 93% dei clienti è di sesso maschile, di cui il 20% è
omosessuale, il 15% è bisessuale e il 65% è eterosessuale);
Molti gay, lesbiche e bisessuali, al fine di evitare sanzioni, si sforzano di comportarsi secondo aspettative
etero-normative.
IL GENERE NEL PENSIERO SOCIOLOGICO – Capitolo 2
2.1 INTRODUZIONE
A partire dalla seconda metà degli anni settanta del XX secolo il concetto di genere è entrato a far parte del
patrimonio concettuale e delle prospettive analitiche e interpretative delle scienze sociali.
Si tratta di differenze biologiche o sociali? Le risposte a tale domanda riflettono due principali e divergenti
filoni teorici:
1. : Tra donne e uomini esistono differenze di comportamento
TEORIA ESISTENZIALISTA CLASSICA
congenite che compaiono, in un modo o nell’altro, in tutte le culture. La differenza sessuale è un
dato naturale, originario e immodificabile (si diviene progressivamente quello che si è al momento
della nascita) e la diversa sessualità è ritenuta essenziale per definire femminilità e maschilità.
Questa teoria connette maschilità e femminilità alle caratteristiche ormonali, fisiche e riproduttive;
2. : Le differenze di comportamento tra donne e
PARADIGMA TEORICO DEL COSTRUTTIVISMO SOCIALE
uomini si sviluppano principalmente attraverso l’apprendimento sociale. Questa teoria sostiene che il
genere sia qualcosa di fluido, perché plasmato dai modelli culturali. La differenza sessuale è dunque
relativa, storica e soggetta al cambiamento;
Nella storia del pensiero filosofico-scientifico occidentale manca un’elaborazione critica della differenza
sessuale.
Nella tradizione filosofica, le differenze tra i sessi sono state concepite come ‘naturali’, una naturalità che non
è stata messa in discussione e che è servita a dimostrare la necessità di allontanare le donne dall’ambito
pubblico e dal potere politico.
Già dall’antichità era diffusa la convinzione che le caratteristiche biologiche costituissero la base della
peculiarità di genere, cioè delle differenze tra virtù femminili e maschili, intese come capacità e attitudini : le
donne in particolare erano definite in base alla loro funzione affettiva e procreativa, a cui corrispondevano un
diritto, una capacità di ragionamento e una moralità differenziati.
La centralità del ruolo materno, in funzione del quale il corpo della donna è interamente costruito.
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Aristotele sostiene che la famiglia sia fondata sulle differenze biologiche tra i sessi, è un istruzione naturale e
necessaria, dove la distinzione tra vita privata e vita pubblica corrisponde all’opposizione tra dimensione
domestica e dimensione politica.
Propone la teoria della subalternità sociale delle donne, secondo cui l’uomo è per natura adatto al comando
sugli schiavi, sulle donne e sui bambini, perché nessuno di essi ha la capacità di deliberare.
La teorizzazione delle differenze di genere è stata formulata in termini di subalternità e di inferiorità del
femminile rispetto al maschile.
Keller parla di una metafora sessuale della scienza per designare il processo culturale che ha modellato il
rapporto di conoscenza uomo-natura in interazione metaforica con il rapporto uomo-donna: la scienza è
un’attività virile opposta a un femminile connotato come passivo e irrazionale.
Il passaggio alla modernità ha ulteriormente ampliato le differenze di genere. Il superamento delle società di
antico regime e, in particolare, il processo di industrializzazione hanno determinato un’ancora più netta
separazione tra mondo dei rapporti familiari e dei rapporti economici, tra economia domestica ed economia
aziendale.
Il sistema di fabbrica richiedeva innanzitutto la presenza di individui isolati e indipendenti, concentrati in un
unico luogo di lavoro in cui potevano essere direttamente sottoposti a sorveglianza, a controlli a orari
rigorosi, al fine di garantire un prodotto omogeneo, cui favorì la disgregazione dei rapporti familiari.
Sono prevalentemente i maschi adulti e i giovani ad inserirsi nel lavoro in fabbrica, mentre i bambini, le
donne e gli anziani si collocano nell’area del lavoro a domicilio e dei servizi informali che sostengono la vita
urbana e il lavoro produttivo.
Proprio da questa nuova divisione del lavoro emerge la convinzione che il posto di una donna è la casa,
mentre all’uomo spetta di procacciare il reddito. È importante sottolineare la connessione con l’ideale
romantico di donna, che ruotava intorno ai concetti di raffinatezza, fragilità e dipendenza economica
femminile e che, al contempo, condannava le donne troppo lontane da tale modello idealizzato.
L’esaltazione del ruolo privato della donna si è innanzitutto sviluppata all’interno della classe medio-alta,
dove i mariti erano in grado di mantenere completamente le loro famiglie.
La rivoluzione industriale trasformò radicalmente e in parte distrusse l’economia familiare di autoconsumo e
la produttività femminile in ambito domestico: da un lato, ciò ha inaugurato il rapporto della lavoratrice con il
mercato occupazionale e, dall’altro, ha prodotto la figura della casalinga dipendente dalla partecipazione
lavorativa e dalla protezione del coniuge, lavoratore a tempo pieno.
Venne così aperta la strada all’affermazione della famiglia patriarcale ristretta, in cui la famiglia nucleare
domestica divenne il modello prevalente.
La famiglia era il centro principale della produzione di beni e servizi e in cui tutti i membri partecipavano
congiuntamente al processo produttivo. Si trasformò nel luogo privilegiato e naturale degli affetti, della
privatezza, delle dimensioni relazionali e dei processi di socializzazione primaria.
Iniziò a crearsi uno squilibrio tra i membri della famiglia, dovuto al fatto che l’economia salariata distingueva
tra precettori di reddito e non precettori, ossia tra chi guadagnava un salario nelle fabbriche e nelle officine e
chi, invece, partecipava indirettamente al processo produttivo tramite la fornitura di lavoro familiare.
2.2 DALLE ORIGINI AL FUNZIONALISMO
La scienza sociologica è nata agli inizi del XIX secolo.
L’accelerazione è prodotta dalla rivoluzione industriale, preceduta dall’altrettanto rivoluzione scientifica: uno
degli elementi che ha dato impulso alla sociologia è stata proprio la reazione al rapido mutamento sociale in
un periodo storico di grandi transizioni per la storia europea.
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Comte, il fondatore del positivismo francese, fu il primo a coniare il termine ‘sociologia’.
Divide la sociologia in due branche, la statica sociale (studia gli elementi presenti una società destinati a
rimanere immutati nonostante i cambiamenti storici, come la famiglia, la divisione nel lavoro, la
cooperazione) e la dinamica sociale (si basa sul concetto di progresso e studia le leggi di sviluppo della
società e le sue trasformazioni), che corrispondono ai concetti di ordine e progresso.
Secondo Comte la superiorità della società rispetto all’individuo è evidente.
In Comte era presente la consapevolezza che una qualunque società non possa essere costruita sulla base
dei loro rapporti tecnico-scientifici – che non penetrano nell