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Capitolo 3: LE FORME DELLA VIOLENZA MASCHILE CONTRO LE DONNE

Le declinazioni del maltrattamento basato sul genere sono:

  1. Violenza fisica: è caratterizzata dall'impiego della forza corporea per intimidire, colpire o bloccare la donna allo scopo di punirla, spaventarla o costringerla a fare qualcosa contro la sua volontà. Include tutti quei comportamenti potenzialmente lesivi dell'integrità corporea della donna e/o volti a produrre uno stato di soggezione nella vittima attraverso l'uso della forza fisica. L'espressione culminante di questa forma di violenza è il femminicidio. Questa forma di violenza non si manifesta necessariamente attraverso un contatto fisico diretto in grado di produrre ferite o danni sul corpo delle donne, ma include anche comportamenti come il privare del sonno, di cure mediche o il danneggiare e distruggere oggetti significativi per la donna.
  2. Violenza psicologica: colpisce l'identità della vittima.
attraverso l'impiego di parole, atteggiamenti e azioni finalizzati a manipolare, controllare e/o a denigrare la partner come donna, moglie, madre, lavoratrice, attaccandone l'autostima e la libertà di autodeterminazione. Alcuni esempi sono il denigrare, il considerare la donna come una proprietà da modellare e controllare, l'oberare di impegni e responsabilità, la violenza spirituale e il gaslighting (una forma di manipolazione cognitiva attraverso azioni volte a insinuare nella donna il dubbio di veridicità e affidabilità). 3. Violenza sessuale: è ogni atto sessuale imposto con l'uso della forza fisica o della minaccia esplicita o velata, approfittando della momentanea o cronica incapacità della donna di esprimere un lucido e deliberato consenso, oppure attraverso l'induzione di uno stato di soggezione psicologica protratto. Come affermato dalla Corte di Cassazione, si considera violenza sessuale anche la condotta di

1. Violenza fisica: consiste nell'utilizzo di forza fisica per causare danni o lesioni alla vittima.

2. Violenza verbale: consiste nell'utilizzo di parole offensive, umilianti o minacciose per intimidire o controllare la vittima.

3. Violenza sessuale: si verifica quando si prosegue un rapporto sessuale nonostante il consenso della vittima venga revocato a causa di un ripensamento o della non condivisione delle modalità di consumazione del rapporto.

4. Violenza economica: consiste nell'estromettere la donna dalla possibilità di controllare e gestire le entrate familiari, creando dipendenza economica, o nell'imporre impegni finanziari o impedire alla donna di avere denaro proprio di cui disporre autonomamente per obiettivi e necessità personali.

5. Stalking: si intende un insieme di comportamenti persecutori ripetuti che generano nella donna la sensazione di essere continuamente controllata e seguita, inducendole paura e ansia. I comportamenti persecutori possono essere distinti in tre tipologie:

  1. Comunicazioni indesiderate e intrusive attraverso messaggi, biglietti e e-mail
  2. Contatti indesiderati e controllanti quali pedinamenti, inseguimenti o appostamenti
  3. Atti intimidatori
ossia minacce verbali o altri comportamenti come, ad esempio, far recapitare all'indirizzo della vittima oggetti con significato intimidatorio oppure ordinare o cancellare a suo nome beni e servizi per dimostrare di poter controllare concretamente la sua vita quotidiana. Rientrano tra i possibili atti intimidatori anche i messaggi o le telefonate nei quali lo stalker comunica di essere a conoscenza dell'uogo esatto in cui la donna si trova in un determinato momento per renderle tangibile la sensazione di non poter sfuggire al suo controllo. Attualmente sono in aumento i casi di cyberstalking, una forma di violenza persecutoria esercitata attraverso l'uso di internet e strumenti informatici che può includere varie condotte tra cui: il monitoraggio, il furto d'identità, la diffamazione e la calunnia su internet. 6. Violenza assistita: consiste nel far assistere bambini/e ad atti di abuso fisico, verbale, psicologico, sessuale o economico sulla madre o su altri.

membri della famiglia o figure per lui/lei affettivamente importanti. I figli possono fare esperienza della violenza assistita direttamente, quando le violenze avvengono nel loro campo percettivo (davanti a lui o in un luogo della casa nel quale arrivano urla e rumori), oppure indirettamente, percependone gli effetti (ad esempio vedendo le ferite sul corpo della madre o il suo stato di paura e soggezione nei confronti del padre dopo un atto violento).

Altre forme di violenza che ledono diritti umani fondamentali, danneggiando gravemente la salute delle donne, sono:

  1. Matrimoni forzati: diffusi in diverse tradizioni culturali, con cui si può essere obbligati mediante pressioni culturali e, in alcuni casi, anche con violenze fisiche o psicologiche a contrarre matrimonio senza prestare un libero consenso.
  2. Mutilazioni genitali femminili (MGF): un fenomeno complesso e comune a diverse culture che include pratiche che vanno dall'incisione all'asportazione parziale o totale dei genitali femminili.

genitali femminili esterni, esponendo le bambine e le donne a danni irreversibili e gravissimi rischi per la salute, tra cui la morte per shock emorragico e/o sepsi.

3. Violenza ostetrica: l'appropriazione del corpo e dei processi riproduttivi della donna da parte del personale sanitario, che si esprime in un trattamento disumano, nell'abuso di medicalizzazione e nella patologizzazione dei processi naturali, avente come conseguenza la perdita di autonomia e della capacità di decidere liberamente del proprio corpo e della propria sessualità, impattando negativamente sulla qualità della vita della donna.

4. Infanticidi delle bambine e aborti selettivi e forzati di embrioni di sesso femminile: fenomeni diffusi in particolare del Paesi asiatici.

5. Tratta di donne e bambine: si intende il reclutamento, il trasporto, il trasferimento, l'alloggio o il ricevimento, tramite la minaccia o l'impiego della forza o di altre forme di coercizione, di rapimento, frode,

Inganno, abuso di potere o di una posizione di vulnerabilità o tramite il dare o ricevere somme di denaro o vantaggi per ottenere il consenso di una persona che ha l'autorità su un'altra a scopo di sfruttamento. Lo sfruttamento comprende, come minimo, lo sfruttamento della prostituzione altrui o altre forme di sfruttamento sessuale, il lavoro forzato o prestazioni forzate, schiavitù o pratiche analoghe, l'asservimento o il prelievo di organi.

6. Mobbing: basato sul genere nei luoghi di lavoro. Può manifestarsi attraverso molestie sessuali quali palpeggiamenti, ammiccamenti e allusioni e con varie forme di umiliazione e ostracizzazione nel contesto lavorativo: ad esempio, il far credere a colleghi o dipendenti che la donna sia stata consenziente alle avances o abbia tentato di sedurre un collega oppure il conferimento di incarichi che non competerebbero al ruolo lavorativo.

Capitolo 4: LA DINAMICA DELLA VIOLENZA DI GENERE NELLA COPPIA conflitto

Accade che i termini conflitto e violenza vengano inopportunamente utilizzati come sinonimi. Questo impedisce da un lato di riconoscere il conflitto come risorsa e, dall'altro, di nominare l'abuso senza mistificazioni. In realtà, la violenza domestica non ha nulla a che fare con i fisiologici litigi di coppia e rappresenta, piuttosto, la negazione di ogni possibilità di sano conflitto. In presenza di obiettivi e punti di vista opposti, il conflitto è il solo strumento attraverso cui si può giungere a soluzioni negoziate che non siano il frutto della condiscendenza di una parte nei confronti dell'altra. Il conflitto non mette mai in discussione la dignità dell'altro/a e i due partner rimangono comunque su un piano di parità: entrambi riconoscono a sé e all'altro la titolarità ad affermare il proprio pensiero e a sostenere il proprio punto di vista. Nella violenza accade l'esatto contrario: la comunicazione è

caratterizzatadalla prevaricazione di una parte nei confronti dell'altra e c'è uno squilibrio di potere per ilquale una delle parti viene privata di strumenti fondamentali di libertà. Ciò comporta unvissuto di soggezione e spesso la rinuncia a esprimere le proprie idee, soprattutto sedissonanti rispetto a quelle del maltrattante.In una storia d'abuso, la violenza fisica può esplodere di continuo o solo eccezionalmente. Puòanche essere del tutto assente, ma l'elemento specifico rimane il tentativo di esercitare uncontrollo coercitivo attraverso un esercizio di potere: è questo il nucleo centrale della violenzapsicologica e, al contempo, il comune denominatore che attraversa le forme puntuali dellaviolenza.In una relazione caratterizzata dal controllo, la violenza fisica ha un ruolo decisamentemarginale mentre centrali sono le strategie più sottili, come, ad esempio, le ingerenze sulmodo in cui la vittima affrontala conseguente punizione o manipolazione da parte dell'abusatore. Questo ciclo di pretesa, controllo e punizione può diventare estremamente dannoso per la vittima, portando a un deterioramento dell'autostima e alla perdita di fiducia in se stessa. È importante sottolineare che l'abuso non si limita solo alla violenza fisica, ma può manifestarsi anche attraverso forme di abuso emotivo, psicologico e sessuale. L'abusatore può utilizzare tattiche manipolative come minacce, umiliazioni, isolamento sociale e controllo finanziario per mantenere il potere e il controllo sulla vittima. È fondamentale riconoscere i segni di un'abuso e cercare aiuto. Le vittime di abuso meritano sostegno e protezione, e devono essere incoraggiate a rompere il ciclo di violenza e a cercare un ambiente sicuro e sano per sé stesse.uno di quei comportamenti che l'altro mal tollera. Il controllo è strettamente connesso alla frustrazione di un'aspettativa, quella di poter essere la principale fonte di interesse per lei e, in definitiva, il centro del suo mondo. La pretesa può essere legata anche all'idea che la donna non debba diventare un intralcio e, al contrario, debba accontentarsi di "stare al suo posto". Dovrà quindi rinunciare a qualsiasi richiesta di impegno familiare e presenza affettiva rivolta al compagno. Le espressioni di indipendenza sortiscono a questo punto forme più o meno esplicite di distruttività e invidia. Un uomo che pretende e controlla potrà leggere l'autostima della donna come un segno di scarsa considerazione nei propri confronti o del proprio divenire progressivamente inutile o superfluo agli occhi di lei. In questo quadro, le energie, le capacità o i risultati positivi che la donna ottiene nelle relazioni sociali,nel lavoro o nella formazione vengono percepiti dall'uomo come diminuzio
Dettagli
Publisher
A.A. 2020-2021
43 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/08 Psicologia clinica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher cristinacf di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Psicologia della violenza di genere e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università Cattolica del "Sacro Cuore" o del prof Milani Luca.