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NON FARE e NON TOLLERARE

IMPERATIVO = NON FARE.

ATTRIBUTIVO = NON TOLLERARE

In questo rapporto il soggetto imperativo si deve astenere (non deve fare) dall'interferire nella vita, nella salute e nell'essere del soggetto attributivo.

L'imperativo ha la libertà negativa o garanzia.

Il rapporto esiste se il soggetto imperativo prova vergogna o senso di colpa in caso di azione mentre prova orgoglio in caso di inazione (un credente che non mangia carne) e se il soggetto attributivo prova collera in caso di azione dell'imperativo; il terzo prova indignazione in caso di azione.

3. Pati - Facere.

SOPPORTARE e FARE.

IMPERATIVO = SOPPORTARE.

ATTRIBUTIVO = FARE.

In questo rapporto giuridico il soggetto imperativo deve sopportare le azioni del soggetto attributivo che possono essere rimproveri, punizioni o comunicazioni etc.

Il soggetto attributivo avrà la libertà positiva.

Per far sì che il rapporto giuridico rimanga tale è sufficiente

chel'imperativo si astenga dall'interferire nell'azione (fare) dell'attributivo. Secondo P. uno aspetto importate è "Come il soggetto imperativo si presenta il suo obbligo disopportare?" Ci sono casi nei quali il soggetto vive l'obbligo di sopportare e non vi è neanche il pensiero ad opporvisi (c'è pazienza) come nel caso delle malattie: egli accetta e tollera le malattie inviatogli da Dio ma comunque va dal medico in quanto non è l'andare dal medico a far venire meno il suo obbligo ma lo fa venire meno es. imprecare. Inoltre, di solito si tratta di sopportare eventi che hanno già avuto luogo. "Come il condannato sopporto la sua pena?" (per P. è importante saperlo). Il condannato accetto tutti i regolamenti del carcere ma non sopporta la pena perché, magari, vi è stato un processo ingiusto o perché è innocente: in queste condizioni egli potrebbe morire, impazzire,

tirare le catene ma con queste azioni egli non si sta opponendo ma sta provando forte rabbia. Prova tale emozione perché si reputa soggetto attributivo in un rapporto di non fare – non sopportare (quindi non vuole sopportare la pena). Se si ipotizza che una persona colpevole provi senso di colpa perciò che ha commesso, si può sostenere che l'appulsione del condannato verso la pena sia riconducibile al desiderio di alleviare il senso di colpa.

Vi è una notevole differenza tra psicologismo di P. e il realismo di Olivecrona. Per il Realismo i diritti, ideali o fittizi, rafforzano una parte e indeboliscono le tesi dell'altra (soprattutto nei conflitti) e fanno schierare la popolazione. I diritti causano le emozioni. Per P. invece è l'esatto opposto: egli afferma che una certa azione crea l'illusione di un diritto soggettivo quindi vengono prima le emozioni e poi le illusioni di diritti. Se si ipotizza che una persona colpevole provi senso

di colpa perciò che ha commesso, si può sostenere che l'appulsione del condannato verso la pena sia riconducibile al desiderio di alleviare il senso di colpa.

Pati – Non facere.

SOPPORTARE e NON FARE.

IMPERATIVO = SOPPORTARE.

ATTRIBUTIVO = NON FARE (“compiere” inazione).

Il soggetto attributivo compie una inazione il soggetto imperativo ha l'obbligo di sopportare.

Per P. i tipi di rapporto giuridico non sono 3 (fare, non fare, sopportare) bensì 6 e sono i seguenti nel caso in cui il soggetto attributivo:

  1. Abbia diritto a un FACERE del soggetto imperativo.
  2. Abbia diritto a un NON FACERE del soggetto imperativo.
  3. Abbia diritto a un PATI del soggetto imperativo.

È raro come fenomeno poiché il soggetto attributivo deve vedere sopportato un comportamento che indipendente dalla sua volontà (es. una donna che si arrabbia perché il marito non sopporta un raffreddore. Il raffreddore è esterno alla donna e non

Dipende da lei. I sintomi di poca pazienza del marito liberano l'aggressività).

IV. Abbia diritto a un PROPRIO FACERE e il soggetto imperativo deve riconoscerlo.

V. Abbia diritto a un PROPRIO NON FACERE e il soggetto imperativo deve riconoscerlo.

In questo caso ci sono 3 esempi che riporta Rudzinski:

Il diritto di un soldato ferito di non combattere.

Il diritto di un lavoratore malato di non lavorare.

Il diritto di un contribuente di non voler pagare una tassa la cui legge istitutiva sia stata abrogata.

Lande obbietta che vi è ASSENZA DI FENOMENO ETICI E GIURIDICI. In caso di assenza di fenomeni etici, nessun partecipante ha convinzioni etiche rilevanti, quindi nessuno prova emozioni etiche ma non è questo il caso perché si può supporre che se a questi soggetti fosse chiesto di svolgere il proprio dovere essi reagirebbero con repulsione etica e questo è qualificato come un rapporto giuridico di tipo pati - non facere.

Ci possono essere

diritti fondamentali, scritti in Costituzione, come obbligo di non fare come nella Costituzione Polacca del 1952 che cita “Non è lecito costringere chicchessia a partecipare ad attività o ritireligiosi”.

Per quanto riguarda il terzo esempio (diritto di un contribuente etc.) è necessario soffermarci su cosa vuol dire abrogazione per P:

Esistono esclusivamente fatti normativi abrogativi e lo scopo della loro pubblicazione è purificare la psiche giuridica da certe convinzioni; se l’obiettivo è raggiunto e quindi si un certo numero di persone è stato purificato tale norma abrogatrice non dovrà più esser pubblicata. Nel momento in cui questa norma è completamente efficace vi è assenza di fenomeni etici.

Non si può, tuttavia, dare per scontato che tali leggi abrogatrici siano efficaci poiché è possibile che:

  • Leggi validamente abrogate terminano di suscitare diritto legislativo;
  • Leggi abrogate
continuano a creare esperienze giuridiche (Es.abrogazione della servitù: i contadini più anziani hanno continuato a credere alla precedente psiche giuridica della servitù della gleba e quindi non hanno riconosciuto la riforma ed hanno continuato a riconoscere vecchie leggi anche se abrogate). Non vi è alcun criterio a priori che permette di predire: - Se una legge abrogatrice non produrrà alcun effetto - Se causerà l’esperienza di rapporti giuridici di tipo pati – non facere - Se rimuoverà completamente certe convinzioni etiche Questo non è sempre vero ma possibile perché in uno stato non si può escludere che qualche funzionario continui a pretendere il pagamento di un’imposta abolita e che un contribuente reagisca in modo rabbioso (repulsione etica). VI. Abbia diritto a un PROPRIO PATI e il soggetto imperativo deve riconoscerlo. È molto raro come rapporto giuridico. Il soggetto attributivo ha diritto ad.

Una propria “sopportazione” e il soggetto imperativo deve riconoscere ciò (= attributivo deve vedere il film e gli altri non solo devono rimanere in silenzio ma devono accettare interiormente che egli si veda il film).

Ci sono diversi tipi di fatto normativo ed iniziano dal principale. La legge.

La legge è un enunciato di carattere prescrittivo unilaterale di qualcuno nella misura in cui svolgano il ruolo di fatti normativi e che quindi susciti esperienze giuridiche.

P. criticò aspramente la definizione produzionista della legge cioè egli non era d’accordo con la teoria secondo la quale è definita legge esclusivamente una norma che abbai rispettato l’iter stabilito dalla Costituzione per l’entrata in vigore: egli sostiene che anche una norma che non rispetta il dettato può essere definita legge (es. è accaduto in Italia nel momento in cui le leggi entrano in vigore prima della Costituzione sono considerate ancora in vigore).

vigore e in maniera analoga è accaduto nella federazione Russia). La legge deve agire e vigere nella psiche. Ci sono diversi termini correlati con la legge: a) Vigore. Sinonimo di agire, vigere, vigente, vincolato etc. Si definisce tale una legge che è vissuta come vincolante. Il giudizio di vigenza di una legge è inerente a fatti attuali. Esso è uno stato quindi gioca un ruolo normativo nella psiche di qualcuno e quindi non può essere utilizzato il prefisso -in. b) Validità. È sia una legge emanata secondo i canoni della costituzione sia sentita come vincolante. Il giudizio di validità di una legge è di tipo storico. È una qualità quindi può essere preceduta dal prefisso -in. c) Efficacia. È una legge che produce gli effetti voluti da chi la produsse. d) Effettiva. Una legge è effettiva se è conforme a quanto voluto da chi la produsse indipendentemente dal fatto che la causa di ciò sia proprio.tale fatto normativo. La Consuetudine. Una consuetudine è l'insieme delle esperienze psichiche comprendenti la rappresentazione di un insieme di condotte in qualità di fatto normativo (= è la rappresentazione di una condotta come fatto normativo). Aspetti fondamentali sono: - La condotta può non essere causata dalla consuetudine; - La condotta può anche non avere luogo. Una consuetudine è: - Il vigore di essa in Tizio è il fatto che la rappresentazione di una condotta di un gruppo di individui è causa e giustificazione di una convinzione etica di Tizio; - La validità dipende da convinzioni relative a ciò che debba valore come una consuetudine. Ci sono casi in cui una consuetudine può essere vigente ma non efficace (offerta in chiesa: tutti compiono quella azione quindi è una consuetudine ma io non faccio l'offerta quindi è sì vigente ma non efficace). P. ha discusso il problema dellaLa validità è solo per le leggi. Una prima condizione di validità di rappresentazione di un fatto normativo può essere il fatto che davvero tale direttiva sia stata emanata da qualcuno. Secondo P. ci sono 2 tipi di consuetudini:
  1. Novoobráznaja = avente per modello il nuovo e quindi il principio è che tanto è più antico e tanto è più vincolante.
  2. Staroobráznaja = avente per modello il vecchio e quindi il principio è quanto più diffuso e tanto più è vincolante.
Attività dei tribunali. P. identifica 3 tipi di attività:
  1. Pratica. La pratica dei tribunali è una rappresentazione che diventa fatto normativo se certi obblighi sono rispettati.
Dettagli
Publisher
A.A. 2019-2020
24 pagine
8 download
SSD Scienze politiche e sociali SPS/07 Sociologia generale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher raffsant96 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Sociologia del diritto e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Milano o del prof Fittipaldi Edoardo.