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CAP. 5 FAMIGLIE ED AGGRAGATI NORMATIVI
Nell’ambito familiare sono presenti disparità di potere che possono innescare situazioni di
conflitto. Quel è il ruolo coperto dalle norme in caso di conflitto? Belly afferma che le famiglie
producono un loro sistema normativo che gli definisce appartenenti al “diritto disciplinare
implicito”, i quali sono usati come guida per la famiglia esercitata dai detentori di autorità familiari
per dirimere le situazioni conflittuali. Può accadere che gli strumenti offerti dal diritto familiare
non siano sufficienti per risolvere il conflitto, quindi è necessaria l’interveto di un sistema di nome
e estraneo al nucleo. L’autore rifiuta la concezione di una famiglia integrata e riconosce l’esistenza
di vari conflitti all’interno della famiglia dovute dalla stratificazione interna. Individua un diritto
familiare in grado di trattare opportunamente i conflitti di ordinaria amministrazione, tale diritto è
disciplinare perché oltre a trattare il conflitto ribadisce le caratteristiche dell’ordine familiare. I
conflitto originato dalla volontà di contestazione e di modificazione degli statuti individuali
attraverso la ridefinizione delle norme familiari, è possibile intendere l’azione del soggetto come
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capacità d’agire al fine di trasformare l’assetto familiare. Il diritto di famiglia è un diritto
relazionale con funzioni costitutive e di trattamento dir conflitti, sottoposta a continue
ridefinizioni. Quest’ultime possono essere di natura inconscia o strutturale. Il diritto statale si
caratterizza come una delle forme di regolazione sociale più importanti. Le norme che regolano la
famiglia sono relative al lavoro, alla contribuzione fiscale e ai servizi sociali. Lo stato vede la
famiglia un unità economica, e affida ai genitori il ruolo di cura dei figli. Le leggi dello Stato creano
modelli di strutturazione di relazioni familiari, ma nell’applicazione delle norme ci sono dei limiti.
Lo stato regola: le modalità di formazione della famiglia, ad esempio la principali caratteristiche
che devono avere due persone per formare una famiglia. Modalità di relazione presenti tra i
membri della famiglia, ad esempio la violenza tra i coniugi. Numerose contraddizioni nel nuovo
diritto di famiglia, ad espiò riconosce la famiglia come una società naturale fondata sul
matrimonio, ma nello stesso tempo individua tanti tipi diversi di famiglia.
CAP. 6 IL CONFLITTO E LE NORME IN FAMIGLIA
Il conflitto è una forma di interazione sociale, in cui divergono le norme a cui i soggetti si
riferiscono per valutare il proprio operato. ADAT sostiene che occorre studiare le regole in
situazioni dell’agire “normale” , poiché le dispute sono eventi straordinari dell’agire umano.
Inoltre, altri due studiosi Llewllyn e Hoebel, ritengono che l’analisi dell’ interazioni conflittuali
come strumento utile per l’individuazione delle norme.
IL CONFLITTO IN AMBITO MICROSOCIALE: non è da considerare come frutto di azioni disgreganti,
ma come un insieme d’azioni che seguono che possiedono significato condivisi. Simmel, sosteneva
che il conflitto è una forma di associazione tra individui, anche se è causata da fattori dissociativi. Il
conflitto è una forma di interazione sociale,, nella quale si contrappongono parti antagoniste,
individuali o collettive; considerando sua i fattori comportamentali che cognitivi. Si individuano
due aspetti dell’intenzioni conflittuali: 1) l’attribuzione soggettiva del conflitto; 2) il ruolo della
struttura sociale e delle sue istituzioni nel condizionare la percezione soggettiva del conflitto.
Il conflitto nasce quando gli individui o i gruppi percepiscono i rapporti sociali e di proprietà come
ingiusti e manifestano la volontà di cambiarlo. Nader e Todo hanno individuato 3 tappe del
conflitto: PRE-CONFLITTO quando si percepisce un’ingiustizia; CONFLITTO in cui la parte esprime il
proprio punto di vista; DISPUTA che si realizza in presenza di una dimensione pubblica.
Si può avvertire il desiderio di continuare il conflitto, ma in presenza di relazioni sociali che devono
continuare nel futuro si attuano meccanismi di evitamento. Al contrario nelle relazioni in cui si
prevede che la reazione non debba continuare il conflitto prosegue nella logica “ chi vince prende
tutto”. Al conflitto vi è un trattamento per terminarlo, ma non una soluzione- quindi, nei conflitti
gli attori sono coinvolti nel processo di costruzione delle decisioni. In quanto essi cercano di
massimizzare il loro profitto. 5
CAP. 7 IL CONFLITTO FAMILIARE VIOLENTO
Lo studio sociologico ha individuato 3 ambiti di conflitto:
1) Conflitto tra i coniugi
2) Conflitto tra i genitori
3) Conflitto tra i membri della famiglia e dalla parentale
Ci si è concentrati sul conflitto tra i coniugi ;la rottura del legame e il suo mantenimento .I
ricercatori hanno messo in luce il lento adeguamento delle coppie al principio di eugualianza
l’ingresso delle donne al mercato del lavoro ha determinato un aumento delle loro capacità
rivendicative .Secondo CHAFETZ il conflitto nasce dalla scarsità delle risorse ,chi ha meno reagisce
negativamente giungendo al conflitto ,reagiscono con abilità nei confronti di coloro che sono
percepiti con maggior potere. Questo avviene nei conflitti familiari ,quando i membri della famiglia
non percepiscono come legittima la distribuzione delle risorse ,ad esempio quando gli adolescenti
si rifiutano di dare legittimità all’autorità genitoriale. L’autore afferma che il legame di coppia è
basato sull’interazione e negoziazione ,quindi ogni legame di coppia ha delle norme e ci sono
intenzioni strategiche di negoziazione riferite ad ogni momento di vita quotidiana .Questi due
processi ,evidenziano il potere familiare presente in una famiglia .In un iterazione violenta il potere
da parte di un membro della famiglia ,usa la violenza per rinforzare e riconfermare le regole di
allocazione delle risorse .Ma possiamo affermare che l’interazione con violenza può essere usata
anche da chi non ha potere ,non detiene risorse e lo fanno perché intendono rovesciare a proprio
vantaggio gli assetti relazionali. La conflittualità si traduce in violenza ,quando il soggetto che
detiene il potere ,ha fattori psicologici che determinano l’aggressività e hanno l’incapacità
culturalmente di saper gestire un conflitto in forme non aggressive .Quindi chi detiene il potere
non decide di negoziare ,ma di ricorrere all’uso della forza per confermare la sua superiorità.
GULLOTTA:all’interno della famiglia vi è un codice di “comportamento della famiglia”,in cui vi sono
le regole base e non possono essere bay passate ,poi ci sono quelle secondarie ,dove la loro
infrazione non comporta pericoli per il legame. La diade coniugale come prima cosa fissa i capisaldi
di questo codice familiare ,basato anche su norme che vengono ereditate .Vengono fissate le meta
regole ,che indicano chi è legittimato a porre le regole nella famiglia ,infrangere queste meta
regole significa porre in discussione la legittimità di tale scala gerarchica. Sono fondamentali per
l’organizzazione familiare. Gullotta afferma che è difficile identificare una definizione di violenza
,ma possiamo affermare che sono quei comportamenti che implicano l’uso della forza ai danni di
altri membri del nucleo e di porsi contro la volontà altrui. Quest’incertezza di definizione
rispecchia anche l’incertezza delle norme giuridiche sulla questione ,in quanto la legge contro il
maltrattamento in famiglia e contro i fanciulli è molto vaga ;a tal proposito è intervenuta la corte
di cassazione affermando che nei maltrattamenti sono comprese non solo le aggressioni fisiche
,ma anche le ingiurie ,le minacce ,l’umiliazione ,il disprezzo .Inoltre ,ha stabilito che il reato per
essere configurato come maltrattamento deve essere ripetuto sistematicamente. 6
ALCUNE CARATTERISTICHE DEL CONFLITTO VIOLENTO CONTRO LE DONNE:
Le donne molto spesso hanno difficoltà a lasciare il marito nonostante le violenze ,perché ;
-Sono circondate da un velo di omertà,dove sia parenti che amici intervengono e anche le mogli
stesse non sono in grado di interrompere il rapporto violento.
- il non avere un lavoro, un proprio buget economico, si teme la caduta del tenore di vita e delle
difficoltà economiche. L’aiuto dei parenti e amici, dei centri antiviolenza, i quali provvedono per
un nuovo lavoro e un aiuto economico; aiutata la donna ad interrompere la relazione ( variabile
strutturale).
-alcune donne in base alla loro cultura ritengono che sia normale e giustificano i comportamenti
violenti maschili della famiglia, come manifestazioni di virilità.
- l’atteggiamento della moglie, secondo la cultura, deve essere tollerante e rinunciatario
-l’influenza del desiderio di mantenere la propria strutturazione dell’identità personale come
donna coniugata e moglie.
Contesto spaziale: casa,in luoghi comuni come la cucina, soggiorno e camera da letto
Tempo: la violenza viene esercitata nelle ore in cui la famiglia si riunisce
Spazio: agisce nel quotidiano, dal quale è difficile distanziarsi per trovare scampo.
La violenza viene applicata come sanzione, da parte di chi detiene il potere ai danni di chi si trova
in una situazione assi metrica, con l’intento di ribadire tale asimmetria. Anche l’uso di sostanze
stupefacenti e l’abuso di alcol sono cause che scatenano la violenza e nello stesso tempo vengono
usati come alibi. Ma in realtà qualsiasi pretesto può essere la causa del comportamento violento.
Vi è una differenza nel richiedere aiuto tra i diversi ceti sociali: le donne del ceto operaio hanno
maggior bisogno dei servizi in quanto la rete parentale e amicale è in condizioni tali da poter
offrire aiuto materiale. Le donne invece di un ceto medio, richiedono minori interventi pubblici in
quanto possiedono reti amicali e parenti in grado di offrire aiuto. Molte donne però che
richiedono aiuto ai servizi sono persone con basso livello di autostima, sfiduciate rispetto alle
proprie risorse e che non sanno immaginarsi “da sole”. Queste donne non sono semplici vittime,
ma sono compartecipi di un gioco relazionale che sfocia nel dramma della violenza. Queste donne
chiedono aiuto senza saper bene in che misura vogliono essere aiutate, usano il servizio più come
sfogo e delega. Infatti, tendono ad andare e venire dal centro antiviolenza, hanno un andamento
ciclico, che conferma la loro non predisposizione al cambiamento, perché non sono provviste di
reti capaci di offrire aiuto concreto. La donna che denuncia trova difficoltà nel trovare risposte
adeguate al suo disagio, sul piano giur