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COME USCIRE DAL
esterno (alla vita) e questo porta allo sviluppo della dipendenza.
SOCIALE? L’individuo può tornare ad essere non-sociale se la vita riesce ad entrare
Ma come è
dentro l’individuo come fa la società durante il processo di socializzazione.
possibile ciò? Come è possibile, in pratica, riportare il cervello sul corpo naturale
dell’uomo? Gioco, musica, pianto, amore, sogno e solitudine sono tutte modalità per
uscire dalla morsa del sociale, per ogni ambito abbiamo due aspetti: uno sociale e uno
non-sociale. Nelle forme non-sociali della musica, così come nel gioco e nelle relazioni
amorose c’è sintonia e domina il SENZA SPAZIO. Sono quattro le esperienze vissute
senza spazio: lo spazio è un dato che emerge attraverso un atto di violenza, quindi
bisogna pensare ad una realtà sociale in cui mente e corpo si riallacciano. Tornare al
rapporto madre e figlio. Gli animali non conoscono spazio, conoscono un ambiente
dove collocarsi. L'uomo viene esportato del suo ambiente naturale, quello materno, e
viene collocato in uno spazio sociale, estraneo. Lo spazio è un concetto legato alla non
vita. Esteriorizzare le proprie caratteristiche significa collocarle in una spazio sociale.
Chi rimane attaccato a se stesso viene emarginato, dobbiamo mostrare le nostre
capacità andando oltre i confini del biologico, diventare un altro, fabbricare un altro
essere.
1. SOGNO → anti-apprendimento.
Il sogno è visto come una realtà invisibile. Alcuni studiosi sostengono che la specificità
degli individui diventa invisibile nel momento in cui vengono socializzati (come nel film
Ferro 3). La diversità, che notiamo radicata nel bambino appena nasce, può ritornare
fuori quando non c’è la società cioè quando viene sconfitta (concetto di invisibilità). In
questo “stato” la vita prende il sopravvento sulla nostra mente. Ad esempio nel sogno,
che è un’esperienza fisica, l’alterità viene fuori. Se l’individuo non prende sonno vuol
dire che ci sono dei residui di società nella sua mente. Nonostante ricordiamo a tratti il
sogno che abbiamo fatto, non è possibile riviverlo da sveglio; è possibile raccontarlo a
parole, ma così facendo non è più la stessa cosa (tramite la parola il sogno viene
socializzato). Esso è visto come una de-socializzazione dove la mente si svuota del
sociale e incontra sé stessa, il corpo e quindi la vita. Se rimangono delle tracce di
sociale possiamo avere degli incubi o non riuscire a dormire. Nel sogno l’individuo
vede sé stesso come fosse davanti lo specchio, ma la società non è uno specchio
(fondamentale differenza!). La natura umana è un sé non relazionale. Questo sé viene
prima della relazione col mondo esterno; è sufficiente riconoscerlo ma per farlo è
necessario essere uno specchio.
2. SOLITUDINE
Nella solitudine riscopro me stesso. È un’arma antisociale: gli stati autoritari temono la
solitudine, mentre il raggiungimento di quest’ultima deve essere l’obiettivo ultimo di
tutti gli individui. La solitudine è senza spazio, senza confronto.
3. INNAMORAMENTO (amore) → anti-sociale, mentre il matrimonio è una forma
sociale.
L’innamoramento è un atto liberatorio perché si riprende un po’ di vita, la recupera e
rende possibile una vera forma di relazione. Non c’è più amore perché è sostituito
dalle relazioni. L’innamoramento è anti-sociale. Durante questa relazione si riscopre di
amare profondamente la vita. Concetto di liberazione creare un rapporto con l’altro
non basato sul sociale, ma sulla relazione sociale; noi dobbiamo allontanarci dalla
competizione. Bisogna interrompere la relazione sociale e basare la relazione dei corpi
sulla vita in quanto tale, escludendo così il sociale e la competizione.
4. PIANTO → anti-sociale; mentre le lacrime di coccodrillo sono una forma sociale.
Controllare il pianto significa sopprimere le nostre emozioni, quindi è sbagliato ma
socialmente giusto. Esso è visto come qualcosa di naturale e liberatorio mentre le
cosiddette “lacrime di coccodrillo” sono lacrime finte caratteristiche degli individui
socializzati. Esprimo ciò che provo in quel momento e non lo reprimo. Anche la musica
e la lettura sono forme di evasione dal sociale perché sono attività che si fanno in
disparte, avvengono lontane dalla società.
Esistono due modi per conoscere le cose:
• Esperienza diretta: il toccare, senza mediazione, atto di incorporazione metabolica.
• Esperienza indiretta: il racconto, il simbolico, il linguaggio, i modelli, le idee.
Quando entro nella realtà sociale mi privo del rapporto sensibile con gli altri.
Rimozione delle funzioni biologiche del corpo: conosco le cose attraverso la
mediazione dell'altro. Il linguaggio sostituisce l'incorporazione metabolica, impara a
interagire con la madre come ruolo. Il linguaggio è una forma di violenza, toglie il
rapporto fisico con le cose. La mente separata dal corpo è attaccata al corpo sociale,
la mente diventa dunque vuota, svuotata e la società ci rende intercambiabili. Prima di
essere ruolo siamo corpo, che indica una propria specificità che non può essere
modificata, l’obiettivo è quello di tornare al corpo. La società non è fatta di corpi, ma di
relazioni tra individui all'interno del loro ruolo sociale, relazione che oggi sono
soprattutto relazioni di tipo economico. Innamoramento, musica, solitudine, sogno:
non è non avere rapporto con gli altri, ma rimanere attaccati a se stessi senza
costruirsi con gli altri. Relazione per il piacere di stare con gli altri, non già costruito
biologicamente. La cultura, soprattutto occidentale, impone il contrario: per diventare
se stessi significa costruirsi sugli altri, intesi come ruolo, non come vita. Una realtà
diversa dalla vita.
Etica → conflitto dell’individuo con sé stesso, cioè la parte sociale di lui. In questo
modo è possibile scoprire (non imparare) la parte più profonda di noi stessi. È vista
come una de-socializzazione, una liberazione. Ci troviamo a vivere dentro un ruolo
sociale e siamo costretti a ingabbiare la vita all’interno del ruolo; l’unico modo per
Ma quando accade?
liberarsi da questa gabbia è liberarsi dal proprio ruolo sociale.
Accade in maniera inconsapevole, in una situazione di gran disordine o di gran caos
biologico e in quei momenti l’individuo investe le sue energie su sé stesso. L’etica
rovescia la logica e il rapporto individuo-società perché la mente si libera dei contenuti
della società e si attacca al proprio corpo: al centro dell’attenzione non c’è più la
relazione ma l’individuo. Egli ha una caratteristica fondamentale: è una singolarità
biologica, cioè ha dentro di sé l’etica (la vita) e ciò che accomuna tutti gli uomini è
essere espressione di vita. Bisogna ridurre l’essere sociale all’individuo e l’individuo a
quella che è la sua essenza cioè la vita. La morale, che si trova all’opposto dell’etica,
dipende dalle regole della società la quale conforma tutti gli individui e considera
pericolosi tutti i soggetti devianti e diversi. La morale, vista come la prima possibilità,
è costituita dalle abitudini consolidate dove il soggetto deve adattarsi ad essere
uguale a tutti gli altri. L’etica, che è la seconda possibilità, porta l’individuo ad essere
sé stesso nonostante gli altri (rinuncio al ruolo sociale). Le donne sono più “vicine” alla
vita in quanto fanno l’esperienza della maternità. La morte di una persona cara riduce
la dimensione della competitività facendo sentire tutti inutili, piccoli e superficiali.
Principio di realtà
• → governa il sociale ed è l’insieme di tutte le norme a cui siamo
sottoposti. Quando siamo svegli siamo sottoposti a questo principio; regola i rapporti
individuo-società.
Principio del piacere
• → governa la vita e lo ritroviamo nel sogno o quando usciamo
dal sociale (si nasconde nell’inconscio). Regola la relazione madre-bambino.
La repressione produce l’inconscio, che è un meccanismo di difesa della vita,
dell’individuo e del suo passato. Nel caso del bambino, egli non ha l’inconscio perché
non ha bisogno di nascondere nulla ma poi, attraverso il processo di socializzazione,
la vita è costretta a nascondersi nell’inconscio (l’ inconscio è legato al tema
dell’invisibilità). Esso è il luogo della liberazione dove la vita può amare unicamente sé
stessa.
IL SE’
Il sé è uno stato di natura che si rifà all’ambiente-madre. Il sé è un essere già
compiuto ma non può mantenere la sua identità quindi è costretto a lacerare il
rapporto madre-bambino per entrare a far parte della realtà sociale. Il corpo nuovo
(che è la società) diventa il suo nuovo ambiente, la nuova natura. Il sé viene prima di
tutto quindi è puro e incondizionato. L’artista è considerato un immaturo perché in lui
c’è l’immaginazione che deve essere soppressa per entrare nel sociale. Ci sono dei
residui di specificità nell’uomo. Egli non ha bisogno di niente al di fuori di sé stesso.
Con l’introduzione della società invece l’uomo comincia a farsi di relazioni come un
tossico che si droga. L’individuo deve crescere in funzione di sé stesso. Esempio: il
tossico per liberarsi dalla dipendenza viene messo in una struttura protetta, fuori dalla
società dove gli infermieri e dottori non devono ri-socializzarli, ma devono curarli.
Queste persone saranno delle figure non impeditive che aiutano e sostengono i
pazienti che devono crescere in funzione di sé stessi per riprendersi e guarire
Giuliano Piazzi
( ). Il sé relazionale, o sociale, è un sé che si fa, un sé
tossicodipendente. La società cerca di instaurare un rapporto di amore tra individuo e
il sé relazionale ma senza successo.
La socializzazione si inventa un suo concetto di natura umana per rendere il processo
più semplice. Il ruolo è veramente un essere sociale? O socializzato? È sicuramente un
essere specifico, ma può anche non avere bisogno di relazionarsi. Quasi tutte le
società sono spaventate dallo stare da soli, è un perico