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Protection
2. (sforzo per tutelare il diritto di proprietà sul brand),
Clarity
3. (esistenza di una precisa definizione di audience e di soggetti per il brand),
Responsiveness
4. (duttilità ai cambiamenti),
Authenticity
5. (heritage maturato nel tempo),
Relevance
6. (grado di corrispondenza tra brand ed esigenze del consumatore),
Presence
7. (attenzione che il mercato dedica alla marca),
Understanding
8. (livello di knowledge del brand sul mercato),
Consistency
9. (coerenza dimostrata nella gestione della marca nel tempo),
Differentiation
10. (posizionamento distintivo rispetto ai competitors).
CAPITOLO 2 - L’immagine di marca e la brand equity
Verso l’adozione di concetti trasversali nello studio del brand
Il concetto di brand personalità ha una difficile applicazione nei casi di imprese che
non abbiamo impresso un particolare carattere al proprio brand, hanno dunque un
limitato utilizzo. Il costrutto dell’immagine di marca supera questi limiti, incorporando
la personalità del brand come una delle sotto-dimensioni potenzialmente interessanti
da investigare. I concetti di brand love, brand attachment e brand engagement
raramente sono l’obiettivo dell’attenzione dell’imprese perché si focalizzano su un
grado di relazionale con il brand che non è rinvenibile nella maggioranza degli
individui che hanno avuto un contatto con esso. Le aziende sono più spesso
interessata a strumenti che possano fornire loro una mappatura esaustiva degli esiti
che le azioni di comunicazione del brand hanno indotto su consumatori differente e a
uno stato diverso del percorso di relazione con lo stesso. L’immagine di marca è però
un costrutto più superficiale in quanto si limita alle percezioni che il consumatore ha di
quel brand; la brand equity invece include anche le opinioni e gli aspetti di relazione
con il brand. L’immagine di marca fornisce una mappatura orizzontale dell’insieme
delle percezioni di significato associate alla marca, la brand equity si basa su un
presupposto di processo graduale di costruzione del valore del brand per stadi
consecutivi.
L’immagine di marca
L’immagine di marca è costituita da un reticolato di nodi informativi che sono
intrecciati fra loro e legati in modo più o meno intenso al nodo centrale, che è la marca
stessa, nella mente di ciascun individuo. Non sono necessariamente opinioni, ma delle
percezioni perché l’immagine di marca coinvolge ed è dunque misurabile anche
presso coloro che non abbiano avuto un’esperienza diretta di consumo del brand, ma
che ne abbiano osservato le caratteristiche. Essa è l’insieme di associazioni mentali
che ciascun individuo organizza in modo significativo per se stesso, non è un costrutto
uniforme da persona a persona. La condotta dell’impresa può considerarsi l’origine
dell’immagine di marca, perché l’impresa mira a inviare verso l’esterno un insieme di
identità
significati relativi al brand, cioè l’ che l’impresa intende darsi verso il pubblico
esterno. Il concetto che identifica il modo in cui l’impresa ritiene di essere perdita
immagine riflessa
all’esterno è l’ . La fotografia attuale e veritiera del reticolato di
immagine reale
associazioni mentali della marca nella mente del consumatore è l’ .
Le associazioni mentali alla marca devono avere tre caratteristiche:
1. Essere forti → rapidità con cui il consumatore riesce a richiamare alla mente il
nome della marca e un. Insieme articolato di associazioni ad esso riferite. La forza
di un’associazione mentale alla marca si misura domandando al soggetto di citare
spontaneamente le prime parole che gli vengono in mente pensando ad un certo
brand, scegliendo o meno di dare un limite numerico o di tempo per questo
eliminazione spontanea.
2. Essere positive → l’attributo favorevole o positiva fa riferimento alla valenza che il
soggetto assegna a ciascuna delle associazioni alla marca. Dunque, qualora si
intenda qualificare l’immagine delle associazioni legate al brand, ci si deve
preoccupare di misurarne non solo l’intensità, bensì anche la valenza, che può
mutare in base a variabili di natura individuale o situazionale.
3. Essere uniche → riferimento alla presenza tra le associazioni mentali al brand di
alcuni elementi che siano distintivi di esso, dunque non sovrapponibili a quelli di
altri brand, soprattutto concorrenti diretti. L’unicità delle associazioni alla marca si
premura di mettere in luce i punti di differenza. Questi possono risiedere in ogni
parte dell’immagine di marca: un colore insolito, l’innovazione del prodotto, la
lunga tradizione d’impresa, un Pay-off accattivante, la scelta vincente di un
testimonial, ecc.
Le associazioni legate doppiamente alla marca sono definite primarie in quanto sono
venute rapidamente alla mente del soggetto puntando l’attenzione unicamente alla
marca in questione. Le altre associazioni vengono definite secondarie poiché la loro
elicitazione è il riflesso non solo del brand ma anche delle associazioni primarie a cui
queste sono legate.
Le dimensioni componenti l’immagine di marca
David Aaker propone una sistematizzazione delle quattro dimensioni componenti
l’identità di marca e, dunque, di riflesso anche l’immagine di marca.
Marca come prodotto
1. → attiene all’ambito dell’attività caratteristica dell’impresa,
ovvero la sua funzione di produzione di un prodotto o erogazione di un servizio. Le
associazioni mentali potenzialmente abbinate a questa dimensione sono:
• Gamma di prodotti : tutti i significati che si riferiscono all’assortimento proposto
dall’impresa, sia in termini di ampiezza di assortimento, sia in termini di
profondità, ovvero rispettivamente in termini di modelli offerti dall’impresa per
ogni prodotto (ampiezza) e in termini di varianti di colore, taglia o gusto per
ognuno di questi modelli (profondità di assortimento).
• Attributi di prodotto : spesso utilizzata nel caso di brand di prodotto, il cui nome può
rivelarsi efficace per sottolineare la presenza di un ingrediente altamente
desiderabile. Rientrano in questo ambito anche i casi di brand per i quali si evochi
il beneficio associato all’utilizzo del prodotto, senza necessariamente spiegare la
natura dell’attributo di prodotto che lo origina.
• Rapporto qualità/prezzo : le imprese che costruiscono la propria identità attorno al
concetto del giusto equilibrio tra performance generate dal prodotto e sacrificio
economico a cui si sottopone il consumatore acquistandolo. Il valore d’uso è
l’importanza che il consumatore attribuisce a quel prodotto e il significato che
esso assume all’interno del suo modello di consumo, non strettamente compreso
nei confini dell’aspetto funzionale del prodotto.
• Caratteristiche degli utenti e utilizzi del prodotto : il brand può essere usato per
sottolineare le caratteristiche dello stile di vita del target di riferimento, oppure
per mettere in luce le modalità di utilizzo del prodotto. La problematica che
spesso si presenta con il passare del tempo è quella della cosiddetta gabbia
funzionale; l’aver precisamente caratterizzato un prodotto o una linea di prodotti
attraverso un naming e un sistema di comunicazione incentrato sul profilo di
utilizzatore e/o sulle modalità di utilizzo può risultare monotono nel medio-lungo
periodo e altresì riduttivo qualora l’impresa decidesse poi di modificare il proprio
posizionamento o di estendere le applicazioni del prodotto. È importante che
l’intero sistema di comunicazione accompagni gradualmente il consumatore nel
percorso di progressiva revisione del posizionamento del prodotto.
• Paese di origine : richiamare un luogo d’origine capace di conferire al prodotto
valore aggiunto, è il Country of Origin (COO). Evocare un luogo d’origine può
significare far risaltare il paese in cui il prodotto è stato realizzato in qualità di
manufatto (Country of Manufacturer), oppure il paese che ha curato la
progettazione del prodotto (Country of Design) o, più in generale, il paese del
brand di quel prodotto (Country of Brand Origin). In alcuni casi è vantaggioso
sottolineare la provenienza delle parti componenti il prodotto, come per i generi
alimentari realizzati con ingredienti riconosciuti come superiore o di elementi di
prodotto la cui superiorità rispetto ai competitor di altri paesi gode di alta
reputazione. In altri casi il prodotto può essere percepito come superiore per il
solo fatto di essere di un certo paese.
Marca come organizzazione
2. → riferimento alla cultura d’impresa, dunque ai
valori e ai principi guida che ne regolano la strategia e le condotte. Il consumatore
di dimostra sempre più attento alla correttezza e alla sostenibilità del processo che
Corporate
ha condotto alla realizzazione di quel prodotto o servizio. Si parla di
social responsibility (Csr), ovvero la responsabilità delle imprese verso l’impatto
sociale della propria attività. All’interno di questa dimensione della marca come
organizzazione abbiamo due ambiti:
• Gli attributi istituzionali : possono essere di natura solo sostanziale o anche formale
(quando un’organizzazione adotta formalmente un assetto che la vincola a
operare secondo certi criteri). Più frequentemente le associazioni alla marca come
organizzazione non sono il frutto di una veste formale che essa si dà, bensì una
dichiarazione circa il proprio modo di operare dotandosi eventualmente di un
codice etico o di una carta dei valori che possa costituire un elemento di scelta
per il consumatore.
• La dimensione locale e globale : il raggio di azione dell’organizzazione in termini di
mercati di sbocco e di gestione dell’intera filiera. Per alcuni soggetti l’essere
internazionale costituisce un plusvalore poiché è sinonimo di forza, capacità di
azione, capillarità del servizio offerto. Per altri soggetti e altri contesti invece il
modello di business globale richiama alla standardizzazione a livello
internazionale, alle pratiche di decentramento produttivo come pesanti
conseguenze sull’economia locale.
Marca come persona
3. → capire chi c’è dietro a questo prodotto o servizio, una
dimensione coerente con la tendenza di antropomorfizzazione del brand attraverso
due modalità:
• Conferire al brand dei tratti di personalità : caratteristiche antropomorfe che il
consumatore attribuisce