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Per la comprensione delle tecnologie di comunicazione si parte da un approccio che può essere:
smo sociale determinismo tecnologico
(è la società che condiziona l’uso dei media) oppure (è la tecnologia
che condiziona la società). Walter Ong è uno dei continuatori delle teorie di Mcluhan; quest’ultimo, nel pe-
riodo storico in cui ha teorizzato “Il medium è il messaggio”, si è occupato meno degli aspetti che riguarda-
no il determinismo sociale perché aveva necessità di affermare il valore delle tecnologie ed è stato forte-
mente contrastato dalla scuola di Francoforte. Secondo Ong, è molto importante il fattore generazionale
infatti l’individuo, prima di imparare a parlare e a scrivere, impara i codici multimediali. Gli unici ad aver
imparato per ultimo i codici multimediali sono coloro che per primi hanno visto l’ingresso dei media elet-
tronici nella propria cultura. I nativi digitali hanno trovato subito una serie di media innovativi che hanno
comportato l’inversione delle sequenze logiche: i ragazzi imparano codici multimediali, play, ecc. prima an-
cora di imparare a parlare e scrivere. Ong ha scritto questo in “Il silenzio della parola”: da visionario ha in-
tuito che progressivamente la parola sarebbe stata silenziata. De
Un approccio più avanzato di tipo sociotecnico è stato sviluppato da un altro collaboratore di Mcluhan,
Kerckhove: ha rivisitato tutta la storia evolutiva dei media riconsiderando anche la stessa teoria delle tec-
Brainframes,
nologia di Mcluhan ed ha teorizzato i cosiddetti ovvero cornici mentali che rappresentano un
approccio più avanzato di qualsiasi tipo di tecnologia di comunicazione di ogni tempo. Egli intende un pro-
cesso assolutamente individuale quindi differente da soggetto a soggetto che fa sì che ognuno di noi, in ba-
se all’esperienza, formi delle strutture organizzate di pensiero che vengono delimitate in una sorta di corni-
ce, una sorta di software che utilizziamo per rapportarci alla società con tutti i processi sociali e culturali at-
traverso l’impiego delle tecnologie. Quindi il brainframe è una struttura di pensiero organizzata che viene a
crearsi e ricrearsi per l’adeguamento/adattamento alla tecnologia di comunicazione del proprio tempo: ad
ogni tecnologia corrisponde una struttura di pensiero organizzata. Secondo De Kerckhove, l’individuo non
riesce a relazionarsi alla società se non conosce la tecnologie, ovviamente non dice che le tecnologie pre-
valgono sulla società (determinismo tecnologico) ma vanno interpretate attraverso applicazioni d’uso. Inol-
tre, dice che il nostro sistema nervoso non segue solo una programmazione genetica innata ma anche una
programmazione culturale acquisita, cioè il cervello sviluppa, in base al vissuto, diversi tipi di brainframes in
relazione alle diverse tecnologie a cui è esposto e rispetto a queste sviluppa anche una capacità di com-
prensione e uso differente. Secondo Ong, chi conosce un nuovo media in periodi successivi è portato ad
usare i nuovi media con l’approccio del media precedente. De Kerckhove rivede la teoria di Mcluhan consi-
psicotecnologia
derando su base neurologica e definiendo qualsiasi forma di comunicazione come una per-
ché secondo lui ogni psicotecnologia, a partire dalla parola fino ai new media, ci consente di metterci in re-
lazione con l’ambiente, con gli altri, con il nostro vissuto sulla base della nostra esperienza, elaborando del-
brainframes.
le cornici mentali, strutture di pensiero organizzate che lui definisce Egli distingue tre periodi
oralità primaria, secondaria e terzia-
di evoluzione delle psicotecnologie che associa sempre al linguaggio:
ria. La primaria è legata al mondo dei suoni (non necessariamente della parola), si parla di sensorialità di
tipo naturale basata esclusivamente sull’udito e la vista, c’è la formazione di brainframes fondato su 2 rife-
logos, techne
rimenti: ovvero memoria e ovvero la tecnica che in questo caso è delle parola stessa. La cul-
tura orale ha dei forti limiti perché presuppone un processo di continuo memorizzazione della quale ne ri-
ducono le funzionalità rendendo il cervello incapace di elaborare un pensiero astratto. Platone nel Fedro
dice che la scrittura uccide la memoria perché avendo la possibilità di mettere per iscritto un contenuto la
brainframe alfabetico
memoria si adagia e perde la capacità di ricordare. Diverso è il caso del (oralità se-
condaria) che rappresenta la più potente psicotecnologia dell’Occidente. Noi usiamo da secoli l’alfabeto la-
tino che a sua volta è stato modificato dai greci che hanno introdotto le vocali e cambiato il verso della
scrittura. La scrittura è importante perché in qualche modo scarica la memoria, non c’è più necessità di te-
principio di astrazione
nere tutto a mente e la memoria può svolgere altre funzioni a partire dal fondamen-
tale. L’alfabeto latino che orienta la scrittura da sinistra a destra crea un brainfraime che, non solo agisce
sulla struttura di pensiero che porta alla modificazione del segno, ma si riflette anche sul corpo, gerarchizza
i nostri gesti e influenza il rapporto spazio-temporale. Nell’oralità terziaria, invece, parla di riorganizzazione:
secondo lui i new media silenziano la parola scritta. I new media saltano il processo di astrazione attraverso
la scrittura e sono quasi esclusivamente di tipo visivo. Questo produce una serie di effetti uno dei quali è
l’iconorrea, cioè noi immagazziniamo una serie di immagini ma non a tutte diamo un significato. Possiamo
usare i new media e decontestualizzarci da un luogo e da una situazione temporale, non sono assolutamen-
te legati alla realtà. I new media non sono le uniche psicotecnologie, ogni tempo ne ha avuta una che ha
determinato una struttura di pensiero partendo dai suoni, dall’alfabetizzazione fino ai codici multimediali (è
importante fare collegamento tra oralità primaria e oralità terziaria).
panopticon,
Foucalt teorizza il una sorta di carcere ideale sul modello di un architetto che è rappresentato
da una torre circolare posta al centro di una superficie e una serie di celle disposte tutte intorno dove dalla
torre si potevano osservare i detenuti e i guardiani che vigilavano su di loro. L’effetto psicologico è che non
sapendo quando si è osservati i i detenuti assumevano un atteggiamento più attivo per evitare sanzioni. I
new media non considerano più importante la presenza del corpo, scompare. La sorveglianza avviene in
maniera extracorporea, del tutto inavvertita e involontaria. Con le nuove tecnologie si osservano dei codici
che riconducono al corpo.
Sociologicamente un problema di tutte le società è stato quello del controllo della popolazione, dalle cosid-
controllo sociale
dette società di sovranità fino alle società contemporanee. C’è stato un periodo in cui il è
biopolitica
stato effettuato sui corpi e in questo caso si parla di con riferimento a Foucault. Con l’evoluzione
delle tecniche di comunicazione si passa dalla biopolitica all’etopolitica (etos: comportamento) per poi arri-
vare alle forme contemporanee di Bauman, Lyon che teorizzano la società della sorveglianza. Con
l’introduzione della tecnologia non è stato più necessario osservare corpi perché l’individuo lascia delle
tracce virtuali, si può osservare l’individuo anche in assenza del corpo. Il sistema dei social media ha risolto
il problema dei secoli: farsi controllare in maniera spontanea, cosa che non è riuscita nelle società di sovra-
nità. Il problema legato alla socializzazione parte già dalla diffusione dei media tradizionali: sociologicamen-
te un processo culturale rilevante tutt’ora presente è quello della perdita dei cosiddetti legami forti a scapi-
legami forti legami deboli,
to dei legami deboli. I sono di tipo interpersonale, i invece, si stabiliscono in ma-
niera indiretta solitamente nei cosiddetti gruppi secondari, associazioni, ecc. (Differenza tra gruppo prima-
rio e secondario: secondario ha regole formali come Facebook e altri social per cui uno accetta queste rego-
le per farvi parte e c’è un rapporto meno intenso ma più formalizzato). Noi non sfuggiamo all’occhio delle
telecamere non solo per l’osservazione dei corpi in quanto tale ma anche per la mimica facciale ecc., siamo
perennemente sotto controllo, attraverso il telefono indichiamo anche la posizione, l’evoluzione delle tec-
logiche del controllo socia-
nologie ha fatto si che il corpo scompaia. Foucalt e Deleuze hanno teorizzato le
le: il primo teorizza l’osservazione analogica dei corpi e nel suo lavoro più importante (Sorvegliare e pulire)
teorizza la vita dell’individuo attraverso una serie di internamenti dove l’individuo è costantemente osser-
entità biologica
vato; Deleuze, invece, parla di etopolitica e sostiene che l’individuo non è solo ma anche
entità virtuale quindi l’osservazione dei corpi non è più importante perché vi è osservazione di tipo digitale
panopticon,
anche in assenza dei corpi. Si fa riferimento al un modello di carcere ideale realizzato
dall’architetto che presupponeva una torre centrale e una disposizione di celle intorno dove i carcerati po-
tevano essere osservati in qualsiasi momento dai guardiani mentre loro non potevano guardare chi li osser-
potere socievo-
vava; questo induce i detenuti ad avere sempre comportamenti coattivi. Quando si parla di
le si fa inevitabilmente riferimento ai new media.
sorveglianza
La è un’evoluzione del controllo sociale, il controllo sociale presupponeva un’osservazione di-
retta o attraverso degli strumenti; la sorveglianza, invece, può avvenire anche in assenza dei corpi e la so-
veillance,
cietà network è caratterizzata da queste forme: che sono le informazioni personali che volonta-
surveillance,
riamente rilasciamo sui social media, che è un monitoraggio dei social media da parte di istitu-
coiveillance,
zioni di sicurezza o haker per prevedere i comportamenti umani, ovvero lo scambio di infor-
mazioni che avviene sui social, ricerca di informazioni di contato, di profilo, foto, professione, situazione
sousveillance,
sentimentale tra gli utenti dei social media e ovvero una sorveglianza che dal basso va ad in-
società di sovrani-
cidere sulle istituzioni con diffusione da fonti anonime di dati sensibile e secretate. Nelle
tà in cui c’è un sovrano che esercita il potere non ci sono possibilità di interlocuzione, nessuno spazio socia-
società disciplinar