Anteprima
Vedrai una selezione di 6 pagine su 25
Riassunto esame Sociologia dei processi culturali, prof. Mattioli, libro consigliato La sociologia visuale, che cos'è e come si fa, Mattioli Pag. 1 Riassunto esame Sociologia dei processi culturali, prof. Mattioli, libro consigliato La sociologia visuale, che cos'è e come si fa, Mattioli Pag. 2
Anteprima di 6 pagg. su 25.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame Sociologia dei processi culturali, prof. Mattioli, libro consigliato La sociologia visuale, che cos'è e come si fa, Mattioli Pag. 6
Anteprima di 6 pagg. su 25.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame Sociologia dei processi culturali, prof. Mattioli, libro consigliato La sociologia visuale, che cos'è e come si fa, Mattioli Pag. 11
Anteprima di 6 pagg. su 25.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame Sociologia dei processi culturali, prof. Mattioli, libro consigliato La sociologia visuale, che cos'è e come si fa, Mattioli Pag. 16
Anteprima di 6 pagg. su 25.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame Sociologia dei processi culturali, prof. Mattioli, libro consigliato La sociologia visuale, che cos'è e come si fa, Mattioli Pag. 21
1 su 25
D/illustrazione/soddisfatti o rimborsati
Disdici quando
vuoi
Acquista con carta
o PayPal
Scarica i documenti
tutte le volte che vuoi
Estratto del documento

Researching la ricerca che utilizza immagini preesistenti o ad hoc. Producing, la

produzione di immagini in fase di comunicazione dei risultati. Interpreting e Explaining,

l’interpretazione e la spiegazione, ed infine Teaching, l’insegnamento, quindi il modo di

diffondere la sociologia visuale tra i sociologi. Per la modalità scientifica, Grady ritiene che

in una fase preliminare la fiction possa affrontare il problema sociale, ma nella ricerca sul

campo egli appare legato a stabilire vincoli e metodologie che garantiscano la scientificità

del prodotto finale. In definitiva questa visione pragmatica tende a vedere la sociologia

visuale come una tecnica di ricerca al servizio della sociologia. Per Luigi Frudà la

sociologia visuale verrebbe a configurarsi come analisi, metodologia o ricerca visuale, una

funzione strumentale a varie direzioni di ricerca sociologica. Per Frudà la definizione forte

appare limitata, parlando di visual analysis e non di visual sociology. Infine per Howard

Becker la sociologia visuale presenta caratteristiche propriamente letterarie, in quanto ai

dati visivi non si applicano i concetti di validità ed attendibilità. La concezione della

sociologia visuale oscilla quindi tra l’idea che essa possa configurarsi come disciplina

scientifica o che sia un complesso di tecniche a disposizione del sociologo quando il dato

iconico assuma particolare importanza.

5.6 Per disciplina scientifica si intende un insieme omogeneo di conoscenze, organizzate

secondo un complesso di teorie che si riferisce a una particolare categoria di fenomeni.

Ogni disciplina si differenzia dall’altra per il proprio metodo di studio, e quindi per la

specificità dell’impianto teorico-concettuale. All’interno di ogni disciplina si individuano poi

sotto-discipline o branche, che hanno comunque un terreno di studi peculiare. La

sociologia visuale non possiede un apparato teorico di riferimento unitario, poiché in essa

convivono studi semiotici, sulla devianza, sociologia urbana ecc. La pretesa della

sociologia visuale di essere una disciplina autonoma viene depennata, poiché si

tornerebbe all’idea che essa non sia altro che una sociologia scientifica che trae i suoi

modelli e le sue teorie dalla ricerca empirica.

5.7 Una tecnica è un modo di fare, per cui si raggiunge l’obbiettivo prefissato secondo

criteri di efficienza e efficacia. La tecnica si ricollega quindi alla conoscenza e alla

competenza, è noto infatti che il fotogiornalismo si sia potuto sviluppa grazie al progresso

tecnico e alle abilità dei fotografi. Nella ricerca sociologica una fotografia bella non ha

senso, al contrario una fotografia tecnicamente perfetta massimizza l’iconicità del

contenuto, cioè la sua capacità di riprodurre la realtà. La perfezione tecnica tuttavia viene

vista più come un riferimento teorico poiché può variare da fotografo a fotografo, la

fotografia non restituisce quindi una realtà oggettiva, poiché prodotto di selezione

personale. La sociologia manifesta perciò una diffidenza sostanziale nei confronti della

fotografia, la selettività delle immagini non è tuttavia un handicap che ne limita

l’utilizzazione in campo scientifico, anzi è una risorsa. In presenza di un adeguato

sostegno teorico e metodologico, la tecnica dovrebbe rappresentare una garanzia di

validità. Un’interpretazione della sociologia visuale come tecnica risulta troppo riduttiva,

Cipolla rifiuta esplicitamente questa concezione, anche se i metodologi più tradizionalisti la

considerano come una semplice specializzazione tecnologica di alcuni vecchi orientamenti

di ricerca. 6 - LA SOCIOLOGIA VISUALE COME METODO

6.1 – Metodo significa ‘’passaggio attraverso’’, nel linguaggio comunque assume il senso

di procedimento standardizzato che consente di raggiungere un obbiettivo. Per la

conoscenza scientifica viene definito come un procedimento di analisi ordinato, ripetibile,

auto correggibile fondato sulla ricerca empirica e sulla sperimentazione. Il metodo

presenta principalmente due accezioni: la prima come particolare orientamento di ricerca,

la seconda come una specifica tecnica di ricerca. Per la sociologia visuale la ripresa

cinematografica costituisce il metodo più adeguato per lo studio del comportamento inteso

come sequenza di azioni sociali.

6.2 - Concependo la sociologia visuale come metodo significa considerarla come un modo

particolare di concepire, studiare e trattare la realtà sociale. La sociologia visuale

rappresenta molto più di una tecnica, poiché seleziona e organizza il processo conoscitivo

secondo un particolare criterio. Per Walter J. T. Mitchell la cultura moderna è fondata da

su una logica lineare espressa dal linguaggio verbale o scritto, e restituire con precisone

mediante questi le caratteristiche di un fenomeno sociale esige sforzi notevolissimi e non

evita il rischio di fraintendimento. Contributo decisivo su questi temi è dato da Rudolph

Arnheim che nel suo classico Visual Thinking sostiene che la vista è il medium primario

del pensiero, che consente di stabilire l’immediata relazione tra le cose. Il messaggio

iconico appare più preciso del messaggio verbale. Le stesse argomentazioni possono

essere utilizzate anche per l’immagine cinematografica, strumento particolarmente fedele

nel descrivere la realtà in movimento. In conclusione il contenuto di una fotografia o di un

filmato risultano più precisi, esaustivi e validi di qualsiasi messaggio verbale o scritto nel

fornire una descrizione della realtà sensoriale. Per quel che riguarda la sociologia, tutti i

fenomeni sociali che sono oggetto di analisi osservazionale verranno studiati partendo dal

punto di vista visuale. Questo induce a riconoscere la sociologia visuale come un

particolare metodo conoscitivo della realtà sociale, fondato sulla capacità di cogliere la

relazione degli elementi fenomenici che lo costituiscono. La sociologia visuale si configura

come un metametodo in grado di fornire un diverso modello di lettura e di interpretazione

dei fatti sociali.

7 – La sociologia visuale come scienza d’osservazione

7.1 – Per Vertov il cinema-occhio registra la realtà in movimento, quindi il contributo che

offre la sociologia visuale è quello di affinamento decisivo dei metodi osservazionali.

L’osservazione è infatti uno degli strumenti di ricerca sociologica più radicati nella

tradizione. Il problema dell’invasività rischia però di modificare atteggiamenti e

comportamenti di individui e gruppi, anche l’utilizzo del questionario esige che la

formulazione e la struttura delle domande incidano il meno possibile sulla modalità delle

risposte. Stesse difficoltà si riscontrano anche nell’intervista semi-strutturata o nella

ricostruzione di una storia di vita. Il modo più neutrale e meno invasivo per condurre

un’indagine sul campo è quindi limitarsi ad osservare ciò che avviene, come accade agli

osservatori dell’interaction process analysis, che osservano posizionati dietro una cortina

di specchi. Nella sociologia risulta difficile nascondersi o dissimularsi di fronte ai soggetti

osservati poiché dotati di fotocamera. L’individuo inoltre sotto l’occhio di una fotocamera

tende a mettersi in posa, ovvero a governare il proprio comportamento al fine di

valorizzare le proprie qualità e di celare i propri difetti. Per Erving Goffman l’individuo recita

una parte anche al cospetto dei propri simili, per fornire un’interpretazione di sé adatta ai

suoi scopi. La risposta più ottimale a questo problema è quella delle candid camera,

ovvero delle telecamere nascoste, a cui però si frappongono ostacoli come il diritto alla

privacy, che vieta le riprese di un soggetto a sua insaputa.

7.2 - La sociologia visuale si presta prevalentemente alla descrizione di un fenomeno

sociale, tende quindi a descrivere il come e non il perché o a spiegare. Harper nello studio

della vita dei Tramps americani, usò anche diverse tecniche di rilevazione come i colloqui

informali o le interviste strutturate, dalle quali alla fine traeva le motivazioni e il senso delle

situazioni dei comportamenti osservati. La spiegazione di un fenomeno sociale è

un’impresa complessa, che si avvale di vari strumenti di rilevazione e raccolta di

informazioni. Ad esempio il photo-elicitation e la tecnica del before and after, sono già in

grado di andare al di là del dato esteriore, dove può presentarsi il ‘’terzo effetto’’, che è un

ulteriore significato che assume una coppia di immagini quando si pongono a confronto: la

foto A e la foto B prese separatamente producono ciascuna un proprio effetto

sull’osservatore, determinato dal loro contenuto manifesto. Ma se vengono affiancate

creano un’occasione di confronto che crea un effetto nuovo, un terzo effetto.

8- Il ‘’dato’’ visivo.

8.1 –La conoscenza scientifica si garantisce sotto due punti di vista: si sottopone

costantemente a verifica empirica, alla sperimentazione e al controllo di tutte le

conoscenze acquisite, e costruisce un patrimonio di conoscenze negoziate, riconosciute e

condivise intersoggettivamente dalla società. La scienza si distingue quindi per la sua

impostazione logico-razionale e per il suo stretto legame con l’indagine empirica. La

ricerca scientifica opera su tre piani: quello della descrizione precisa ed esauriente delle

caratteristiche del fenomeno studiato e della modalità con cui si manifesta, sul piano della

verifica delle ipotesi formulate, con metodi di dimostrazione probatoria e sul versante della

scoperta, allargando le prospettive della conoscenza e della ricerca. La ricerca produce

dati, verificabili e verificati. Nell’indagine sociologica il disegno di ricerca prevede

l’individuazione di aree problematiche come oggetti selezionati che portano alla definizione

degli strumenti di rilevazione, che appunto producono i dati, ovvero il risultato di una serie

di osservazioni condotte su un particolare fenomeno o rispetto a una particolare variabile.

Il dato non esiste autonomamente, è collegato con la teoria cui fa riferimento e con le

metodologie di rilevazione. Teoria e dato si condizionano a vicenda. I dati su cui lavora la

sociologia visuale sono le immagini, fisse o in movimento, che Dorothea Lange equiparava

alle risposte di un questionario, Se questo è vero, il dato visivo può essere equiparato a

qualsiasi altro dato di ricerca, e sarà costituito da immagini distinte, informazioni raccolte

secondo una metodologia scientifica di ricerca che spiega le ragioni della loro produzione.

8.2 Per poter utilizzare l’informazione visiva come fonte di comunicazione è nec

Dettagli
Publisher
A.A. 2016-2017
25 pagine
3 download
SSD Scienze politiche e sociali SPS/08 Sociologia dei processi culturali e comunicativi

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Uranus75 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Sociologia dei processi culturali e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Roma La Sapienza o del prof Mattioli Francesco.