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Grecia. Nel paesaggio inglese la campagna rappresentava l’estensione dell’identità del
proprietario, quindi l’uomo doveva dialogare con la natura, la quale aveva uno spirito e una
sua identità, nella filosofia inglese il Genius Loci si intrecciava con le antiche credenze
celtiche sulle divinità dei boschi. Nel paese del Sol Levante, la religione scintoista
celebrava i Kami, spiriti della natura che determinavano il destino dell’individuo, che
dovevano essere rispettati e venerati. I versi di Pope rivolti alla costruzione del parco nella
villa del duca di Burlington, fu il punto di partenza per l’elogio in epoca romantica del
Genius Loci, termine che però viene tradotto in ‘’Spirit of the Place’’. Per Ruskin le rovine
dovevano essere lasciare al loro destino al fine di preservarne l’identità, per cui anche i
luoghi architettonici sono abitati da un’entità. Contemporanea di Ruskin è Vernon Lee
(Violet Paget) che ricerca il Genius Loci nella città, rappresentato da entità misteriose che
si celano negli angoli più antichi e suggestivi dei centri abitati. Da qui vi è una nuova
concezione di Genius Loci, non di spiritello elusivo, ma un Genius Loci antropico,
rappresentante e simbolo di un prodotto all’opera dell’uomo, sia di un’architettura che di
una città.
1.2 – ‘’Identità’’ è un termine su cui le scienze sociali hanno sviluppato un forte dibattito.
L’identità è un complesso di caratteristiche che rendono qualcuno distinguibile da tutti gli
altri, per cui gli vengono associate la specificità, l’irripetibilità, l’individualità, la
riconoscibilità e la responsabilità. Ci sono due modi per essere consapevoli della propria
identità: quando un individuo acquisisce l’autocoscienza, ovvero si riconosce come
persona, e a questo si aggiunge anche il riconoscersi allo specchio. L’uomo, dotato di
istinto di socialità, solo con il rapporto con gli altri distingue la peculiarità della sua identità,
che viene acquistata quando mettiamo in gioco il nostro io nel rapporto con gli altri. È
quindi nella relazione sociale che l’individuo si fa persona. Questo concetto si riferisce alla
specificità dell’individuo umano,, che da un lato si assume le responsabilità delle sue
scelte, dall’altro si erge a titolare di un rispetto che trova le motivazioni nella sua origine
divina. Asch descrive il disorientamento della persona quando la sua identità non viene
riconosciuta dagli altri, ed insieme a Meade dimostrano che l’identità individuale si
completa solo quando questa diventa identità sociale, ovvero quando l’io viene
riconosciuto nel ruolo e nella posizione che occupa nella società. L’identità sociale quindi è
il prodotto tra la personalità individuale e le caratteristiche che gli altri gli attribuiscono. Per
Linton l’individuo infatti partecipa alla vita sociale svolgendo varie funzioni contenenti una
particolare considerazione sociale: lo status. L’insieme di ruoli e status costituiscono
l’identità sociale dell’individuo. Identità e appartenenza sono strettamente legati, e da loro
deriva il concetto di pregiudizio sociale, che è necessario per comprendere il nesso tra i
primi due. Per Weber l’individuo sviluppa nel gruppo un senso di comunità e comunione,
per Simmel ancora è il gruppo a definire l’identità dei suoi membri, a qualificarli e a
spingerli in una serie di azioni che ne favoriscono il riconoscimento. Per Sumner inoltre il
gruppo è caratterizzato da un senso del noi, il sentimento di appartenenza, che influenza i
nostri comportamenti sia nei confronti dell’ingroup che nei confronti dell’outgroup. Per
Mead l’appartenenza costituisce un processo fondamentale nel processo di
riconoscimento dell’Altro, questo è il punto di partenza per Henri Tajfel di descrivere i
processi di categorizzazione sociale e la nascita del pregiudizio. Per Mead l’appartenenza
costituisce uno dei primi elementi utili a definire l’identità dell’Altro, e determinare le
aspettative che maturiamo nei suoi confronti, ci si affida così ad alcuni simboli di
riconoscimento, che sono simboli di appartenenza come l’abbigliamento. In passato i
simboli avevano un forte funzione di rappresentanza ed appartenenza, come ad esempio
gli stemmi cittadini e quelli di famiglia, che distinguevano un gruppo dall’altro e offrivano ai
membri la possibilità di identificarsi. Infatti anche per Durkheim l’unità dei membri di un
gruppo dipende dal fatto che essi abbiano uno stesso nome e uno stesso emblema,
poiché l’esistenza di simboli comuni fonda una coscienza collettiva ed un senso profondo
di appartenenza. Per Parsons l’appartenenza a un gruppo viene consolidata dalla cultura,
intesa come complesso istituzionalizzato di valori, credenze e modelli di comportamento
che caratterizzano un sistema sociale. Tonnies fa notare che ogni comunità sociale
rafforza la propria identità facendo riferimento ad uno specifico legame con il territorio. Il
sociologo tedesco era testimone della rivoluzione industriale che stava minando le basi del
tradizionale sistema economico e sociale fondato sull’economia fondiaria, per cui ribadisce
l’importanza storica della comunità territoriale. La comunità sociale va intesa come
un’unità inscindibile di sangue, spirito, suolo e luogo, che si fonda sulla famiglia e sul
focolare domestico come luogo in cui questa vive e si esprime. La città rappresenta
un’entità permanente che sopravvive all’avvicendarsi di molte generazioni e diventa la
manifestazione della comunità intesa come soggetto collettivo. E’ su queste basi che si
sviluppa il concetto di patria, luogo in cui gli antenati hanno vissuto e sono stati sepolti.
Tonnies guarda ai luoghi come punto di riferimento materiale del sentimento di
appartenenza e dell’identità sia a livello individuale che collettivo, ma soltanto se questi gli
assegna un valore. Weer ritiene che la società nasca come una sorta di affollamento, che
si rafforza mediante un ordine simbolico di natura culturale. Si sviluppa quindi il concetto di
nazione, che non prescinde mai da un referente territoriale, dove avviene l’identificazione
della società. La città assume un ruolo di primo piano nella determinazione dell’identità
sociale dell’individuo, distribuisce una serie di ruoli differenziati e supera l’unità della
comunità rurale fondata su rapporti clanici. La sociologia americana della prima metà del
900 riconosce che l’identità sociale e il senso di appartenenza sono rafforzati dal
riconoscersi dell’individuo in un luogo. Per Parsons il patrimonio culturale rappresenta le
fondamenta del sistema sociale, a partire da esso si costituiscono tutti gli altri subsistemi,
la cultura quindi condiziona e consolida l’identità sociale e il senso di appartenenza degli
individui. Questi due fattori sono strettamente legati anche alla componente territoriale. Il
campanilismo o il municipalismo si manifestano come prodotto di una complessa dinamica
ingroup/outgroup, per cui si sente la necessità di sovrastimare il proprio paese soprattutto
quando si percepisce che questo venga minacciato. Il nazionalismo romantico dell’800 ha
radici molto simili, come anche il regionalismo, che stabilisce legami forti con il territorio.
L’identità sociale e il senso di appartenenza sono condizionati dai luoghi e dai significati
simboli di natura culturale che gli vengono assegnati. Esiste un’identità che è propria dei
luoghi, ancorché assegnata dall’uomo ad essi. Affinché l’individuo possa trarre un
elemento di identificazione, è necessario che questo possieda delle caratteristiche ben
precise, i luoghi sono tali quindi se possiedono un’identità. Un luogo costituisce un punto
di riferimento per il senso di appartenenza dell’individuo nella misura in cui ad esso sia
stato assegnato un determinato significato simbolico, che è l’identità del luogo. Ad
esempio il Colosseo è stato teatro di giochi e gladiatori e probabilmente di esecuzione di
martiri cristiani. Ad oggi gli viene assegnata l’identità di luogo di duelli tra gladiatori,
acquistando anche un carattere religioso dopo che Benedetto XIV lo consacrò come luogo
dedicato a Cristo e ai martiri cristiani. Vi sono quindi due identità universalmente
riconosciute al Colosseo, una storicamente consolidata, e l’altra da un criterio di
valutazione del valore mistico del luogo. L’identità di un luogo può essere condivisa anche
da una ristretta minoranza, ad esempio i portici di Piazza Vittorio Emanuele a Roma
rappresentano un luogo d’incontro per alcune comunità immigrate. Probabilmente però
l’identità di un luogo non esiste al di fuori della biografia di un singolo individuo, anche se
tutti i luoghi che vengono frequentati dall’uomo hanno una o più identità. Si arriva così alla
nozione di Augé di non-luoghi, ovvero i luoghi con la caratteristica di non essere identitari,
relazionali e storici, spazi in cui l’individuo entra ed esce velocemente, come aeroporti o
centri commerciali.
La maggiore perplessità sulla divisione tra luoghi e non luoghi di Augé è data dal fatto che
i non luoghi siano tali poiché non identitari. Tuttavia i luoghi hanno un’identità appunto
perché gli individui li frequentano, quindi è più probabile che un non luogo sia un
paesaggio deserto che un casello autostradale. Più di uno studio inoltre afferma che nei
centri commerciali i giovani trovino motivo per consolidare la propria identità o la propria
autostima attraverso acquisti e consumi. E’ possibile che Augè, detestando la società
consumistica, abbia bollato come non luoghi i posti in cui avviene il consumismo. I luoghi
hanno quindi un’identità e che un luogo è tale solo se ne possiede una, che le viene
attribuita dall’uomo. Per Proshansky l’identità del luogo deriva dalle relazioni consce ed
inconsce che l’individuo stabilisce con l’ambiente, sia determinate da meccanismi sociali,
sia quelle che egli elabora inconsapevolmente ma che si consolidano nell’intimo fino ad
operare come punti di ancoraggio dei sentimenti. Possiamo quindi concludere che un non
luogo è quello che non entra in alcuna relazione fisica o simbolica con l’essere umano,
come Marte. L’attività dell’uomo probabilme