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Norberg Schulz è stato quello che più recentemente ha riflettuto sulla “utilizzabilità”

del concetto di genius loci nella cultura moderna. La peculiarità del luogo secondo

Schulz dipendono sia da tratti distintivi sia dalla sua “atmosfera” che è il carattere

che gli viene attribuito. Per Schulz è possibile classificare i luoghi a partire da alcune

caratteristiche basilari: luoghi naturali, luoghi artificiali; inoltre, ogni luogo può

essere romantico, cosmico o classico.

Il luogo romantico è quello che ispira un legame profondo con la natura. Il luogo

cosmico mette in contatto l’Uomo con l’infinito. Infine, il luogo classico, dove regna il

bello, l’equilibrio dove l’individuo si trova a suo agio, perché è a misura d’uomo.

In tutti gli approcci al tema del genius loci si trovano alcune costanti: il richiamo ad

una identità in grado di esprimere una specificità; la dimensione simbolica del

rapporto tra individuo e spazio; un processo di identificazione che consente di

riconoscere un luogo e di riconoscersi in esso; la sedimentazione culturale del

significato del luogo.

2. Il nome della città

2.1. Una storia, un nome

Ogni città ha un nome. Nel nome è già celata gran parte della sua identità,

celebrando nel nome i loro fondatori. La città come la conosciamo oggi è un

prodotto medievale. Nel mondo antico poche città potevano vantare una identità

fortemente caratterizzata. Questo valeva dunque per Roma, Gerusalemme, Atene,

Bisanzio, e prima ancora per Babilonia. Le altre città, soprattutto in epoca ellenistica

e imperiale, spesso presentavano una fisionomia piuttosto standardizzata. Peggio

ancora nelle città e nelle colonie romane, dove la modularità urbana si ripeteva in

modo ancor più standardizzato.

Il genius loci nel mondo classico abitava quasi esclusivamente i luoghi naturali, e se

accondiscendeva ad aggirarsi tra case e monumenti, lo faceva perché si trattava di

luoghi di culto, come Delfi, Olimpia o Epidauro. Persino Gerusalemme sarebbe stata

molto meno caratterizzata, dal punto di vista identitario, se non fosse stata

dominata dal grande Tempio di Salomone.

2.2. La svolta medievale

Roma aveva disseminato l’Europa di centri urbani. I barbari distrussero alcune di

queste città, ma altre le innalzarono a capitali dei loro regni. Invasioni e scorrerie

costrinsero le città europee a difendersi e circondarsi di ura e armando una propria

forza militare.

Nacque una nuova strategia delle città: quella di affidarsi all’uno o all’altro

contendente, in cambio di protezione e autonomia.

Fu un buon affare, perché quando l’economia europea cominciò di nuovo a correre,

molte città ebbero la possibilità di arricchirsi. Fu un successo fortemente pagato

perché il potere generò lotte e faticose guerre di confine.

Nel medioevo i cittadini dovettero spesso difendere la propria libertà e la propria

incolumità non solo fuori delle mura.

Con l’avvento di Comuni la dignità e i diritti della persona risultano più protetti e più

rispettati. Il cittadino quindi si sentiva orgoglioso di appartenere alla comunità e

vedeva nella città stessa un punto di riferimento fondamentale.

Su queste esperienze crebbe l’identità delle città europee, dopo tutto per i loro

abitanti, queste città erano la patria, la casa, il rifugio, ma rappresentavano anche

l’orgoglio della libertà e l’esaltazione dell’indipendenza. Le mura che circondavano le

città europee descrivevano una sorta di limite non solo materiale, ma anche

spirituale. Ogni città era quella e non poteva essere simile alle altre; tutto concorreva

a rendere particolare la città e la sua identificabilità. I colori delle città differivano fra

loro. Tutto ciò oggi sarebbe impensabile: se dovessimo fidarci dei profili e dei colori

delle moderne periferie metropolitane. L’identità urbana è un fenomeno che ha

interessato un po’ tutte le città europee, ma alcune di queste hanno assunto un

carattere più definito di altre. Si tratta quasi esclusivamente di città italiane, anzi di

città del centro-nord della penisola. Nell’Italia meridionale si crearono dei regni

governati dai monarchi che limitarono, quasi annullarono, le possibilità di sviluppo.

Nel resto d’Europa l’emergere delle monarchie limitò lo sviluppo e di conseguenza

anche lo spirito identitario di queste città si affievolì. All’epoche delle signorie molte

città trasformano il proprio assetto urbanistico, ispirandosi alle architetture del

mondo classico. Mentre a Parigi i palazzi e gli interventi urbanistici sono pur sempre

del re o in onore del re, la città è dei suoi cittadini. È dal medioevo che nasce la

moderna identità urbana; essa si rivela solo quando si affermano le democrazie in

epoca industriale.

2.3. Dove è il luogo

Con l’avvento della società industriale la città dei cittadini subisce l’invasione di

carovane di lavoratori stravolgendo un assetto socioeconomico e culturale.

Tuttavia non fu soltanto una questione demografica, le città si trasformarono come

mai era accaduto negli ultimi mille anni.

Per secoli erano state città chiuse da mura, distinte nettamente dalla campagna; ma

lo sviluppo delle tecniche militari e il potenziamento delle armi di distruzione

progressivamente resero obsoleto le mura. L’afflusso ininterrotto di lavoratori che si

spostavano dalle zone rurali alle industrie creò sterminate periferie, slums di

baraccopoli che si perdevano e si estendevano senza criterio nella campagna. Furono

soprattutto le capitali a stravolgere la propria fisionomia. L’ottocento è il secolo delle

rivolte sociali. Il conflitto di classe veniva allontanato dai quartieri residenziali e

monumentali del centro, per essere relegato negli squallidi slums della periferia, in

mezzo ai fiumi delle fabbriche, lontano dagli occhi inorriditi dei borghesi.

La “hausmannizzazione” investì anche altre capitali europee, anche Roma. Nuove

piazze, nuove zone residenziali fecero giustizia sommaria del tessuto medievale, di

monumenti antichi. Accanto alla razionalizzazione monumentale determinata dal

processo di “hausmannizzazione”, occorre considerare anche i modelli di città “a

scacchiera” che si andarono fondendo negli Stati Uniti: determinati dalla tendenza

americana a suddividere i lotti di terra ricorrendo ai meridiani e ai paralleli. Lo

sviluppo tecnologico, inoltre fa la sua parte. La città dell’ottocento conferisce alle

sue vie e alle sue piazze una nuova fisionomia anche con l’introduzione

dell’illuminazione pubblica; la penetrazione fino al centro urbano della ferrovia non

solo crea nuovi interventi urbanistici ma favorisce il processo di immigrazione. Fu

però la motorizzazione a dare il suggello definitivo alla grande trasformazione

urbana. Si verificò una immediata proliferazione di automobili e di mezzi

commerciali che stravolsero definitivamente non solo la fisionomia delle città, ma

anche il costume e le abitudini dei loro abitanti. La città industriale assume un volto

totalmente diverso rispetto alla città antica. Difficile rinvenire gli antichi segni del

genius loci originario. L’identità delle città industriali è meno riconoscibile, ma Roma

si fa tuttora rappresentare da un gigantesco anfiteatro di epoca imperiale e Atene da

un grandioso tempio dorico sull’Acropoli. Tuttavia, molte altre metropoli hanno

rafforzato la propria identità con nuovi simboli: Tour Eiffel, ponte di Brooklyn,

Empire State Building.

In definitiva, i fattori che hanno inciso maggiormente sulla trasformazione del genius

loci originario della città sono: la motorizzazione e l’immigrazione. Il continuo

sviluppo del traffico nelle città esige che la struttura urbana si pieghi sempre più alle

necessità della circolazione veicolare: ne risente la pavimentazione, che vede la

progressiva sostituzione delle lastre e dei blocchetti di pietra con l’asfalto; ne

risentono i monumenti, che spesso sono isolati nel tessuto urbano, completamente

decontestualizzati. Tutto ciò ovviamente ha un duplice effetto: far perdere a certi

angoli della città la loro funzione di simbolo dell’identità municipale e di allontanare

progressivamente i monumenti dall’attenzione dei cittadini. L’immigrazione è un

altro fenomeno che inevitabilmente tende ad attutire l’identità originaria della città

e a trasformarla in qualcosa di diverso. A new York, boston Philadelphia, il grande

afflusso di immigrati italiani portò rapidamente all’identificazione di una Little Italy.

A san Francisco crebbe invece tumultuosa Chinatown. Le enclaves etniche nelle città

industriali costituiscono un laboratorio estremamente interessante per comprendere

pienamente la funzione e il problema del genius loci. Nei loro quartieri gli immigrati

abbiano fatto di tutto per “ricostruire” un genius loci pertinente alla loro cultura. Un

genius loci che quindi non riguarda la città, ma un “luogo” culturalmente e

storicamente determinato. Tutto ciò induce a confermare l’impressione che il genius

loci di un luogo – e in specie di una città – diversamente da quando inteso dai

Romani antichi, non sia unico, e che comunque cambi aspetto e carattere nel tempo.

3. Il “genius” della città postmoderna

3.1. Postmodernità

Molte delle caratteristiche della società postindustriale moderna e quelle della

società del rischio post industriale coincidono con la globalizzazione. La

globalizzazione, che sembrava il più raffinato strumento del neo colonialismo , in

realtà ha sancito la crisi politica, economica e soprattutto culturale del mondo

occidentale. Segnando il passaggio dalla società industriale a quella postindustriale e

postmoderna. Charles Jenks ritiene che questo nuovo movimento si distingua per la

sua capacità di recuperare la multiformità della condizione umana, avvicinando

l’architettura alle concrete problematiche sociali e culturali. Nel postmodernismo è

fondamentale il miscuglio eclettico di ogni tradizione con quella del più recente

passato: è sia la continuazione del modernismo che il suo superamento. È la capacità

di creare contraddizioni e confronti improbabili l’essenza del movimento

postmodernista. È un sistema complesso, mutevole, contingente, che si trasforma

continuamente nel tempo

Dettagli
Publisher
A.A. 2017-2018
15 pagine
2 download
SSD Scienze politiche e sociali SPS/08 Sociologia dei processi culturali e comunicativi

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Lucas_89 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Sociologia dei processi culturali e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Roma La Sapienza o del prof Mattioli Francesco.