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Riassunto esame Sociologia dei consumi, prof. Bartoletti, libro consigliato Il mondo delle cose, Douglas, Isherwood Pag. 1
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informazioni aperto.

La povertà si definisce come la carenza oggettiva di beni

materiali o un sentimento di privazione, di cui tuttavia si può

non essere pienamente consapevoli. Se è possibile accedere

alle informazioni necessarie e si può diffondere le proprie

idee, ossia se si è socialmente coinvolti, ci si può tuttavia non

considerare poveri.

Il coinvolgimento sociale varia tuttavia in base al modello di

consumo, da cui dipendono le diseguaglianze sociali: in

quello su piccola scala i collegamenti sono brevi e fragili,

mentre in quelli su larga scala l'unità familiare fa un notevole

uso sociale dei beni come ponti (ma anche come barriere).

Parte prima – I beni di consumo come sistema di

informazione

La definizione antropologica di consumo associa la società

industriale a quella tribale in cui il commercio era appena

diffuso. La teoria economica si concentra invece sull'assenza

di coercizione nel consumo, basato su libere scelte,

irrazionalità, tradizioni e innovazioni, in ogni caso questioni

private. Tuttavia esistono questioni, come ad esempio quelle

ambientali, che di fatto limitano le possibilità di consumo.

Esso può pertanto essere definito come l'uso non

commerciale di beni materiali nel rispetto delle disposizioni di

legge, ma anche il terreno di scontro in cui si stabiliscono le

valutazioni culturali, meno soggette a restrizioni tanto più

vivace è la cultura. Nella maggior parte troviamo tuttavia

cose né comprabili né vendibili, come il successo politico, le

persone, o qualsiasi cosa preveda l'esercizio della forza.

Inoltre, è importante rispettare il confine tra pagamento in

denaro e dono: non è infatti possibile offrire l'equivalente in

denaro. Mentre il diritto di dare del denaro è riservato

all'intimità familiare e all'ambito professionale, mentre si

possono sostenere spese esorbitanti pur di attrarre i propri

ospiti, in maniera gratuita ma con aspettativa di reciprocità.

Tutti i beni materiali sono dotati di significati sociali che ne

determinano il modo in cui viene utilizzato per la

comunicazione e la socialità, oltre che per fornire sussistenza

e per usi pratici. La funzione essenziale del consumo è dare

significato, permettere di pensare, attivare la facoltà creativa

e comunicare in maniera non verbale.

La teoria della struttura sociale dell'antropologo Blau

considera la maggior parte dei piaceri derivante dalla vita

sociale, soffermandosi sulla gratificazione tratta dall'esercizio

del potere sugli altri. Il mondo è quindi organizzato come un

gioco competitivo riassunto del termine potlach, con cui si

intende la competizione nell'ospitalità.

Il movimento filosofico della fenomenologia considera invece

l'individuo collocato in un contesto sociale, e di conseguenza

la conoscenza come un'impresa comune, frutto

dell'interazione tra individui che impongono insieme le

costruzioni sociali della realtà.

Analogamente, lo strutturalismo si sofferma sul ruolo dei

processi sociali nella conoscenza.

Il movimento sociologico californiano detto social accounting,

o etnometodologia, si concentra infine sui procedimenti

interpretativi. La verifica dell’informazione si rende

costantemente necessaria proprio poiché i significati non

emergono sulla superficie della comunicazione, ma da ciò che

l'ascoltatore estrae da atteggiamenti, ambiente, collocazione,

abbigliamento, alimentazione e altre variabili legate

all'interlocutore.

Agli stessi eventi gli interlocutori possono infatti attribuire

significati diversi, che possono modificarsi nel tempo. In

mancanza di regole convenzionali, pertanto, viene a mancare

la base consensuale minima della società. I rituali servono

pertanto a contenere le fluttuazioni dei significati e a

tracciare definizioni collettive visibili.

I rituali servono inoltre a rafforzare l'intenzione di fissare i

significati (si pensi ad esempio ai matrimoni): i beni sono

quindi accessori, il cui consumo serve a fare senso al flusso

indistinto degli eventi. La dimensione temporale dei beni si

rende quindi evidente nel momento in cui essi vengono

adoperati per segnare gli intervalli.

Il cibo, in particolar modo, è utilizzato per discriminare valori,

così come l'abbigliamento e lo spazio (la suddivisione, il tipo

di abitazione, le dimensioni, i limiti di accesso). I beni

rappresentano quindi la parte visibile della cultura, che

chiarifica gerarchie ed esplicita i criteri di discriminazione o

inclusione.

Anche i consumatori solitari, pertanto, adottano

inconsapevolmente le regole di sequenza per tenersi in

esercizio e come rito commemorativo.

I beni rendono quindi chiari i giudizi che intervengono nei

processi di classificazione che rendono l'universo intellegibile

grazie alla collaborazione degli individui. Ognuno deve quindi

garantirsi la partecipazione altrui ai propri rituali e la propria

ai rituali altrui, per poter confermare la validità della scelta

dei beni di consumo. Di essi l'individuo si servirà poi per

raccontare qualcosa su di sé o esprimere adesione o

dissenso, mettendosi a volte in competizione con gli altri o

accordandosi con loro per attribuire grande importanza ad

alcuni eventi e meno ad altri, causando la continua

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Publisher
A.A. 2016-2017
5 pagine
SSD Scienze politiche e sociali SPS/08 Sociologia dei processi culturali e comunicativi

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher GiovannaUrb di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Sociologia dei consumi e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi "Carlo Bo" di Urbino o del prof Bartoletti Roberta.