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La domanda è quindi:
integrati nelle routine domestiche e nelle pratiche di consumo e del tempo libero del
nucleo familiare che li ha adottati, possono essere considerati essi stessi dei
“consumatori”, e in quanto tali portatori di diritti e di bisogni riconosciuti come
legittimi? Se gli animali possono essere ritenuti consumatori a pieno titolo, ci interessa
rilevare di che tipo di consumatori si tratti, e quali eventuali differenze si possano
rilevare rispetto agli essere umani nel campo del consumo di cibo.
Domande di ricerca
• Quali sono i valori del cibo per gli animali da compagnia promossi dai produttori?
• Negli oggetti promozionali in circolazione i produttori si rivolgono ai consumatori
umani e costruiscono fittiziamente un interlocutore animale?
• Che tipo di consumatore, sia umano che animale, si profila?
• Questi primi tre quesiti consentono di rispondere ad una domanda principale: che
tipo di relazioni uomo/animale vengono riconosciute e valorizzate dai produttori di
cibo per animali da compagnia?
L’interazione umani-animali dalla prospettiva dei produttori di cibo per
animali (European Pet Food Industry Federation)
La Fediaf ha pubblicato un Codice delle buone
pratiche di comunicazione de cibo per animali, relative sia all’etichettatura sia alle
altre forme di comunicazione promozionale; il codice si rivolge prevalentemente ai
produttori ma si risolve anche ai consumatori. Il valore primario del cibo per animali
promosso dal Codice è quello di essere sano dal punto di vista nutrizionale (funzionale)
e sicuro, coerentemente con un obiettivo che è principalmente quello di garantire una
vita sana e longeva all’animale domestico. I produttori non interpellano mai
direttamente l’animale domestico ma unicamente il loro proprietario; il padrone si
informa sul cibo che acquista al fine di mantenerlo sano e longevo, facendo attenzione
alle esigenze del proprio animale. Si costruisce quindi l’immagine di una animale
funzionale alla felicità del consumatore umano, e un consumatore umano responsabile
della cura del suo animale da compagnia. Il rapporto tra umani e animali è di
dipendenza responsabile e mediata dalla scelta del cibo dell’animale, che si distingue
dal cibo umano.
Quali sono i valori promossi dal packaging dei prodotti?
Nel codice del packaging dei prodotti secchi e umidi prevale il valore salute e la
separazione animali/umani. Quelli che prevalgono sono secondariamente il gusto, e in
seguito la praticità. Tutto il pet food ha in generale il valore fondamentale della
praticità che è comune a tutti i cibi confezionati per animali, ma non è quello che
emerge di più dal punto di visto del packaging, dove ci si concentra di più sugli aspetti
di salute e gusto. Il valore della praticità è spesso sinonimo di convenienza, ed è quindi
il valore che viene sponsorizzato meno dal packaging, perché tende a ricordare
prodotti di bassa gamma.
• Il valore salute considera il corpo animale concepito come macchina e il cibo come il
suo carburante, che quindi controlla questa macchina. Il proprietario controlla il suo
animale rendendolo compatibile con lo spazio e la vita domestica attraverso il cibo.
Per esempio ci sono dei cibi che favoriscono l’espulsione di “palle di pelo”, oppure il
cibo modellato per mantenere il gatto particolarmente agile e muscoloso. Il valore
salute è evidente prevalentemente nel cibo secco, si presta grande attenzione alla
composizione e al suo essere “bilanciato”. I cibi focalizzati sulla salute possono
specializzarsi in base allo stato di salute, all’età, alla razza e alla attività che gli
animali svolgono. Per essere perfetto l’animale deve raggiungere le caratteristiche di
vitalità, robustezza e longevità; che sarà quindi più energico e resistendo di più alle
malattie, rendendo così molto felice il suo padrone umano.
• Il valore gusto vede spesso un packaging con animali buffi e capricciosi e i
proprietari che tendenzialmente assecondano il proprio animale. Nella salute
l’animale deve essere in forma, in questo caso ci si concentra sul gusto e sul sapore
del cibo. Si trovano spesso parole in francese, la parola “gourmet”, l’anima si mostra
come un degustatore e il cibo come un piatto delizioso, questo è più comune nel cibo
umido. In questo caso l’animale non è una macchina che deve funzionare, ma un
animale come sovrano che deve essere assecondato dal suo padrone, risulta però un
animale buffo e poco credibile. L’animale è visto come un degustatore e il cibo come
qualcosa di delizioso, i valori del gatto qui sono la golosità e la schizzinosità. Nel
packaging si mostrano spesso dei segni convenzionali del lusso, cioè il disegno delle
tre selle, un corsivo graziato, il colore oro e la lingua francese.
• Il valore praticità è un valore che non può essere pienamente comunicato perché
caratteristica prevalentemente dei prodotti economici, spesso associato al valore
della completezza simboleggiano che rappresenta un cibo completo e una relazione
con l’animale che deve richiedere meno tempo e meno denaro possibile. È tipico del
cibo pronto, ma emerge qualora non riuscissimo a rintracciare le altre due
caratteristiche, tipiche dei prodotti economici.
• Ci sono poi due casi isolati che adottano una strategia di packaging completamente
diversa dai casi precedenti dove l’identità dell’animale è fondamentale, che sono
Yarrah e Almo Nature. Il cibo è quindi un medium tra uomo e animale, le marche
quindi valorizzano la relazione con l’animale che quel determinato cibo può
realizzare, non il prodotto in sé.
Mappatura del packaging: diagramma tensivo
• Quando il valore dominante è la salute l’atteggiamento ottenuto è quello del
dominio, cioè mantenere le diversità tra uomo e animale mantenendo il dominio,
quindi il padrone usa il cibo per ottenere un animare corrispondente alle proprie
aspettative, totalmente sotto il proprio controllo. Le marche rappresentative sono
Friskies, Royal Canin, Purina, Profile, ecc.
• Nel caso dei prodotti caratterizzati dal gusto il risultato è il compiacimento,
l’animale viene assecondato dal suo padrone, sono quindi animali prevalentemente
Whiskas, Sheba, Purina Gourmet,
viziati. Gli esempi sono ecc.
• Nel caso della praticità e dei prodotti economica la relazione individuata è quella
dell’amministrazione, non si costruisce un animale adatto alla vita domestica, ma
un animale a cui vengono soddisfatti solo i bisogni primari. L’umano è chiamato
soltanto a garantire la sopravvivenza dell’animale senza costruire alcune specifica
Fidel, Mao,
relazione con esso. Esempi di questo tipo di cibo ecc. Almo Nature e
• Ci sono alcuni prodotti che non rientrano in queste categoria come
Yarrah, dove non si identifica un valore dominante, si parla sia della salute che del
gusto che dell’amore che di altri valori. Inoltre, sono gli unici due casi dove c’è un
vago tentativo di raccontare un rapporto con l’animale basato sul dialogo, dove
l’animale è degno di rispetto e gli si pongono domande per creare un rapporto del
cibo basato appunto sul dialogo. Questi tipi di prodotti sono solo due e rimangono
molto marginali rispetto agli altri tipi. Il cibo di base è quello del ramo umano, quindi
gli animali vengono posti sullo stesso piano dal punto di vista del valore, che viene
poi riadattato per l’animale. La fascia di prezzo è alta.
Conclusioni
Il dominio affettuoso continua a rappresentare la forma di relazione dominante, è
evidente la forte interazione dell’animale nella vita domestica della famiglia che lo
adotta, dove assume una posizione di inferiorità infantile. Emergono anche altri valori
della relazione umani-animali analizzando il packaging del cibo, i valori che emergono
sono quelli del gusto, della salute e della praticità, o altri marginali come quello di
(Almo Nature) (Yarrah).
amore o di tradizione Nel packaging vengono sempre
interpellati i consumatori umani. Il consumatore che si profila è un consumatore
umano prevalentemente responsabile, minoritariamente orientato a un edonismo
vicario; e un consumatore animale prevalentemente affettuosamente dipendente,
minoritariamente capriccioso e marginalmente autonomo. Le relazione uomo/animale
che vengono riconosciute e valorizzate dai produttori di cibo di animali da compagnia
sono quattro (dominio, compiacimento, amministrazione e dialogo, seppur in
dimensione marginale). La prevalente è senza alcun dubbio quella di dominio
connotato come affettuoso e responsabile, in cui l’asimmetria identitaria tra umani e
animali è netta.
Il lato B della Barbie: la rivincita dei consumatori nel
social web
Il consumo è un’attiva produzione di significati, che trova nelle merci e nei prodotti
culturali uno strumento per la creazione incessante di un mondo ordinato e dotato di
senso. Vogliamo quindi osservare il mutamento prodotto dall’esplosione dei social
media nel campo del consumo, dove la produzione di contenuti dal basso non è più
silenziosa e marginale, ma è divenuta una pratica diffusa e visibile, di grande rilevanza
pubblica. La Barbie è l’emblema del lato A del consumo per antonomasia, presenta il
vantaggio di essere un moderno avatar predigitale, una tipica materializzazione delle
immagini, dei desideri e delle ambivalenze dei soggetti nella loro veste di consuma-
tori, siano essi bambine/i o adulti che giocano, tutti, a modo loro, con una bambola di
plastica.
Sfatare falsi miti: l’invenzione del consumatore produttivo
consumatore produttivo, prosumer,
Il o nasce dall’idea di una forma di contaminazione
diffusa tra due aree prima semanticamente e socialmente distinte, che si affrontava-
no come esponenti di campi avversi: la produzione e il consumo. Produzione e
consumo si confondono, e in particolare lo fanno grazie al crescente coinvolgimento
del consumatore, che partecipa attivamente alla produzione del valore. La vera
domanda che dovremmo porci è in effetti un’altra, ben più impertinente: ma esiste poi
non
un consumatore che sia produttivo? È mai esistito in natura? Il consumatore, in
questa prospettiva, è produttivo per costituzione, non può essere altrimenti. Il
consumo è immediatamente produzione: produzione di significati e di mondo. Il
per la produzione,
consumatore produttivo è tale nel momento in cui la sua attività
non è più una “mera” attività vitale, che ha senso esclusivamente per lui, per il suo