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METODO DI RICERCA

• La ricerca ha scelto un metodo qualitativo, avvalendosi di interviste e di focus Group

con l’obiettivo di raccogliere narrazioni significative relative al vissuto di consumo e

allo stile di vita del ceto medio,

• Lo svolgersi della ricerca ha avuto un arco temporale abbastanza lungo, di modo da

misurare il diffondersi del discorso sulla crisi e il suo modo di diventare oggetto di

discussione,

Campionamento

• che include le diverse funzioni della classe media: 150 interviste

narrative a singoli soggetti e alle loro famiglie, condotte nelle case degli intervistati;

4 focus Group; oltre 20 interviste di follow up realizzate con il 10% del campione.

• Interviste narrative relative al vissuto di consumo e agli stili di vita,

• Raccolta delle retoriche dei consumatori → come i consumatori raccontano

all’intervistatore e a sé stessi il senso delle proprie pratiche di consumo, come

razionalizzazioni a posteriori pratiche e scelte che però devono “tenere”

(standard di coerenza),

• Racconti sulle pratiche di consumo,

• Discorsi sull’identità,

Luogo

• : due quartieri delle città di Milano e di Bologna (Isola e Bolognina) → sono

stati scelti questi due quartieri perché sono quelli principali dove si insedia il nuovo

ceto medio, e perché sono rappresentativi di una realtà in forte movimento sociale,

• Interesse per le sorti del nuovo ceto medio che “tradizionalmente vive nelle città

centrali e non nella provincia o nei sobborghi”, etnografie mirate nei due quartieri,

• La ricerca ha avuto una durata di circa due anni e mezzo (2008/2011). La prima fase,

quella esplorativa, ha permesso di identificare i luoghi principali del consumo, sia

simbolici (mercati, ristoranti, ecc) sia sociali. La seconda fase è stata quella del

raccoglimento dei dati e delle interviste semi-strutturate a singoli soggetti e alle loro

famiglie, incentrate sul tenore di vita, sulla gestione del denaro, sui consumi

alimentare e culturali, sulla casa e sul quartiere, ecc. Si è inoltre prestata attenzione

ai meccanismi di mobilità sociale, includendo sia soggetti in declino sociale, che

soggetti in ascesa. 13/11

Prospettiva teorica sul consumo

Il consumo come pratica localizzata situate dove i soggetti sono continuamente al

lavoro per attualizzare quell’equilibrio tra ascetismo ed edonismo, ordine e razionalità

e ricerca del piacere che è la cifra dell’identità sociale borghese, e fondamento dello

statuto del consumatore che si è affermato definitivamente nel corso del Novecento.

Rapporto tra consumo e stratificazione sociale: consumo come pratica relativamente

autonoma dal sistema della stratificazione sociale (“capitale di consumo”). Consumo

come pratica legata da un complesso gioco di interdipendenza al sistema della

stratificazione sociale. Il ceto medio deve segnalare la propria distanza dall’alto e dal

basso e distinguersi da questi. Declassificazione culturale come cifra del consumo

contemporaneo: indebolimento delle classiche strategie distintive della classe media,

moltiplicazione dei gusti adeguati, nuove strategie della distinzione sociale del ceto

medio (sincretismo e antisionismo). Focus sul contesti del consumo: luoghi, spazi,

situazioni densi di relazioni e rese intelligibile mediante narrazione. Focus sulle

pratiche non solo l’acquisto dei beni (ovviamente), modi di

approvvigionamento/acquisizione delle merci, e modi di uso.

Dimmi come mangi e ti dirò chi sei: ceto medio e alimentazione

Le pratiche alimentari e i discorsi sul cibo non solo riflettono condizioni economiche,

ma promuovono anche rappresentazioni della famiglia, della salute, della nazione e

delle differenze di genere, ceto e generazione al suo interno. Il cibo che scegliamo,

così come quello che evitiamo, parla di noi, delle nostre origini, del posto che

occupiamo nello spazio sociale e di quello che vorremmo occupare. Per quanto il

consumo alimentare pesa meno sul reddito familiare, ha ancora un’importante valenza

simbolica soprattutto quando legato ai pasti, cioè eventi rituali, come andare al

ristorante o ospitare amici a casa propria. Un ruolo importante ha infatti il tentativo di

tenere alta la qualità ma sempre con un occhio al portafoglio. Le pratiche che fanno

parte del consumo alimentare riguardano il cucinare, acquistare cibo, consumatore

cibo, ospitare persone a cena a casa, mangiare fuori casa e parlare di cibo.

Cucinare e consumare: pratiche alimentari quotidiane

Dal punto di vista alimentare le abitudini sono cambiate: sono cambiati i ritmi della

tavola, i contenuti dei menù, ma anche il ruolo stesso della casa nella struttura dei

pasti; il portatore di tutti questi cambiamenti è stato il ceto medio.

La quotidianità del cibo tra tempo e denaro

La ricerca dimostra che praticamente tutte le persone facenti parte del ceto medio

dedicano tempo all’attività di cucinare in maniera costante e giornaliera. Tuttavia,

nonostante cucinare sia un processo importante, richiede una cospicua quantità di

tempo, che è già una risorsa preziosa e scarsa. Nasce così l’idea che chi lavora fino a

tardi può abbandonare l’idea di cucinare in favore di cibi pronti. Per tenere alta la

qualità del cibo e dell’esperienza alimentar considerando la carenza di tempo si

attuano due strategie diverse:

1. Cucina organizzata e modulare : usare prodotti facilitatori come verdure surgelate o

sughi pronti, oppure sfruttare il tempo libero del weekend per cucinare cibi da

conservare nel freezer. Si può adottare una strategia di tipo mista, adottato

principalmente da donne nelle famiglie dove ci sono figli, per mescolare quindi

l’interesse per mantenere un’alta qualità del cibo (cibi freschi) e quello per le

risorse del tempo e del denaro (freezer o cibi pronti).

2. Cucina non cucina : questa strategia, diffusa particolarmente nelle grandi città

come Milano, consiste nel cucinare davvero solo quando è possibile farlo in modo

piacevole, rilassato e concentrato. Cucinare diventa quindi un’attività tipica del fine

settimana, mentre durante la settimana si sceglie di mangiare fuori anche

entrambi i pasti o si imbastisce un piatto veloce di “non cucina”. Questa strategia è

diffusa per le persone che non hanno figli.

Sono due strategie molto diverse, dove la prima punta al cucinare come un azione

inderogabile, punta su costanza e pianificazione e la donna applica tutto il suo libero

nel preparare pasti da mangiare durante la settimana. Mentre la seconda cita sulla

disponibilità di prodotti facilitatori, puntano su organizzazione e tempo e su pietanze

semplici. La scelta tra le due strategie dipende non solo da un fattore economico, ma

anche dal fatto se la famiglia è composta da figli o solo da una coppia. Il confine tra il

feriale e il festivo, o il pasto infrasettimanale con quello di festa o della domenica, non

è segnato tanto dall’utilizzo di alimenti diversi, quanto l’espressine di una dimensione

creativa.

Allestire e condividere: l’ospitalità e la socialità

La ricerca dimostra che gli intervistati sono attenti al ruolo simbolico del cibo,

principalmente come elemento centrale per la socialità del ceto medio. Il nascere

dell’ospitalità è dovuto alla volontà di mantenere importanti legami con gli amici e

mantenere la vita sociale, ma cercando di non spendere troppo denaro per mangiare

fuori casa. Generalmente questi inviti a casa coinvolgono amici e parenti, non

includendo l’ambito lavorativo che di solito viene lasciato fuori dalle mura domestiche.

Questo invito segna dunque l’ingresso di ospiti all’interno di un ambiente che viene

considerato intimo, quello domestico; tendenzialmente gli ospiti vengono accolto nel

salotto o nella sala da pranzo, lasciando quindi la cucina come spazio retroscena da

mostrare solo alla famiglia; la sala da pranzo è il luogo in cui il cibo viene presentato

secondo un’organizzazione dettagliata. Le cucine sono spesso molto curate, i mobili di

queste stanze sono gli investimenti maggiori di tutta la casa, sia in termini economici

che di attenzione estetica; c’è dunque una forte personalizzazione della cucina che è il

cuore pulsante della casa, lo spazio più vitale e più autentico. Gli inviti a casa sono un

momento di consolidamento delle relazioni personali (sia parentali e famigliari, che

amicali) ed è per questo motivo che la cucina come ribalta di retroscena è l’ambiente

più adatto e naturale in cui ricevere. Il fatto di ricevere gli ospiti nella cucina è

importante, perché lo spazio della cucina è visto come un luogo di una socialità non

strategica ma essenziale per il proprio posizionamento sociale, che mostra intimità e

confidenzialità e non semplicemente come la mancanza di una sala da pranzo.

Le forme dell’ospitalità

La nozione di decoro racchiude in sé il senso di un processo di adattamento dell’arredo

della tavola, della preparazione del cibo e della qualità della conversazione. Bisogna

poter mettere gli ospiti a proprio agio facendo leva sulla cura estetica e sensoriale

dello spazio, proponendo cibo fatto con cura, di cui magari si possa parlare un poco.

Non bisogna strafare, ma mostrare attenzione per gli ospiti, offrendo un ambiente e un

cibo che mostra la cura utilizzata, e rendendo quindi il cibo un’esperienza piacevole

per gli altri e per sé. Il decoro è l’anima di una cultura dell’ospitalità fatta di attenzioni

per i gusti altrui, ma anche di cura delle forme del stare insieme e dettagli estetici che

favoriscono la convivialità. La creazione di un’atmosfera non è solo un gesto per far

bella figura e stupire gli ospiti, ma è una dimostrazione di amicizia che crea

un’occasione conviviale per consolidare le relazioni. Sarà importante non solo l’invito

in sé, ma anche la scelta degli ingredienti considerando la qualità e la freschezza del

sapore, e anche la cura e la presentazione dei piatti.

La costruzione della qualità

La ricerca della qualità, intesa come salubrità, naturalità e bontà del cibo, è una

dimensione ricercata allo stesso modo a prescindere dalle differenze di genere, età,

capitale sociale o economico o professione. Un esempio che rappresenta la qualità è

l’italianità,

spesso che rimanda al concetto di “nostrano”, il prodotto del nostro

territorio viene percepito come più sicuro. Spesso si sceglie di consumare cibo italiano,

nonostante possa avere un costo più elevato, perché visto come un consumo

Dettagli
A.A. 2018-2019
10 pagine
SSD Scienze politiche e sociali SPS/08 Sociologia dei processi culturali e comunicativi

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher valentinapaci96 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Sociologia dei consumi e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi "Carlo Bo" di Urbino o del prof Bartoletti Roberta.