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Il concetto di Habitus secondo Bourdieu
IDEAL’habitus non può essere autonomo, è iscritto nel corpo, è un meccanismo inconscio. Esistono due definizioni di Habitus:
- Principio generatore di pratiche e opere e sistema di classificazione e valutazione di queste stesse pratiche
- Sistema di disposizioni durevoli e trasferibili, di strutture strutturate predisposte a funzionare come strutture strutturanti, in altre parole come principi generatori e organizzatori di pratiche e rappresentazioni che possono essere oggettivamente adattate al loro scopo senza supporre la visione cosciente dei fini e il dominio esplicito delle operazioni necessarie per ottenerli” (Bourdieu 1980)
Quello che noi facciamo nel campo del consumo è una lotta, le relazioni di potere lottano per il riconoscimento. Le radici dell'Habitus derivano da CAPITALE INCORPORATO, un elemento indiscutibile, infatti è oggettivo. In quest'ottica, l'individuo e il gruppo sociale sono sempre uniti. Le condizioni
SOCIALI però vengono definite su diverse dimensioni:- CAPITALE ECONOMICO: Le risorse economiche, patrimoni e redditi. Le risorse e i poteri utilizzabili dall'individuo. Potenza finanziaria. Fonte automatica di prestigio. Più ricchezza, più risorse.
- CAPITALE CULTURALE: è di due tipi:
- Istituzionale-formale: titolo di studio
- La parte informale: delle conoscenze, come ci si comporta in determinate situazioni sociali, l'ampiezza dello spazio sociale nel quale l'individuo si sente adeguato. Insieme di sapere quasi esoterici, non per tutti, sapere situati-localizzati socialmente, non sono egualmente spendibili.
- CAPITALE SOCIALE: difficilmente misurabile, essere portatore di una rete consolidata per ottenere informazioni. Sono risorse mobilitate a partire della rete sociale. Definisce un habitus che viene incorporato nell'individuo e lo orienta da dentro. Una delle variabili che interferisce nell'habitus è il CAPITALE DI
CONSUMO conoscenze che si accumulano con l'esperienza da consumatore, linguaggi, riuscire ad aver acquisito una capacità di argomentare i propri gusti per dimostrare che è in grado di governare la propria esperienza. Non sono il risultato della società, ma anzi il risultato dell'esperienza come consumatore, esperienza autonoma.
STILI DI VITA sono molto importanti per Bourdieu e vengono rappresentati come:
- Sistemi di beni, consumi legati alla cosa, ecc…, che vengono classificati come classificati e classificanti.
- Sistema di classificazione non è intrinseco.
Fondamentale per Bourdieu è anche il GUSTO che è la realizzazione soggettiva dell'Habitus, definito come: "operatore pratico della trasmutazione delle cose in segni distinti e distintivi, e delle distribuzioni continue in contrasti discontinui; esso innalza le differenze scritte nell'ordine fisico dei corpi all'ordine simbolico delle distinzioni."
"significanti.Trasforma pratiche oggettivamente classificate in pratiche classificanti, cioè in espressione simbolica della posizione di classe, grazie al fatto di percepirle nei loro rapporti reciproci ed in funzione di schemi sociali di classificazione".
In altre parole, Il gusto è costruito socialmente. Il gusto è una parte del processo di individualità che si realizza all'interno della società. La stessa sensibilità nei confronti delle cose è parte del processo di educazione. Il gusto si forma insieme agli altri aspetti ed è il risultato delle traiettorie che l'individuo conosce nel suo cammino e dalla società, risultato dell'evoluzione. Esso è costruito socialmente, non si muove soltanto sul piano cognitivo ma anche il corpo, infatti rappresenta un'esperienza incorporata.
Un esempio è dato dal vegetarianismo.
Per Bourdieu, i beni svolgono una funzione differenziante e discriminatoria,
in quanto essi possono essere usati o come barriere o come ponti. Essi sono in grado di sottolineare alleanze ed estraneità sociali.
Douglas, ha una visione completamente diversa. Egli vede il rapporto tra consumo e struttura sociale meno pregiudicato da una rappresentazione gerarchica delle differenze sociali. Il principale bersaglio di Douglas è la visione secondo la quale il consumatore è un essere incoerente e frammentato, confuso nei propri scopi e appena responsabile delle proprie decisioni, condizionato dai prezzi. L'enfasi viene messa soprattutto sul soggetto e sulla sua identità, quindi, i beni servono per pensare e possono essere trattati come mezzi simbolici per classificare il mondo e di comunicazione non verbale. L'attore ha bisogno di una realtà intellegibile fatta di segni visibili e i beni assumono questa funzione solo quando forniscono la base per la stabilizzazione delle categorie culturali.
Il problema fondamentale per gli
individui è quello di fermare i significati in modo che rimangono fermi. Quindi, attraverso il possesso degli oggetti si può rendere più chiaro l'insieme dei giudizi nei processi di classificazione delle persone e degli eventi. Noi scegliamo i beni perché sono compatibili con le nostre prospettive sulla società. Il consumo viene definito il campo di battaglia dove viene definita la cultura e la forma. Si riflette sulle scelte della società, descrivendo che persona si vuole essere o che non si vuole più essere. I rifiuti permettono di individuare le preferenze. Douglas dice che il consumo è legato alle contrarietà culturali. Il soggetto si rileva come coerente e razionale rispetto ai propri consumi. Ogni individuo ha come obiettivo quello di competere con gli altri per occupare una posizione dominante nella creazione di significati. Quindi il consumo ha la capacità di fornire una continua riclassificazione del
mondo in confronto agli altri, controllando le posizioni definitorie e identificatrici. l'uso della merce si trasforma in un modo che permette il controllo delle informazioni. Il consumatore che gira per negozi comunica agli altri la propria identità. Non è più un soggetto passivo. I consumatori fanno parte di un sistema di informazioni aperto. fa parte di quattro orientamenti culturali che sono fondamentali e sono presenti in tutte le forme di organizzazione sociale. Corrispondo all'incrocio tra due dimensioni dell'organizzazione sociale: la struttura sociale può essere definita forte e gerarchica, ma anche debole e egualitaria. I gruppi possono essere fortemente integrati o deboli. Il bias (orientamento) gerarchico corrisponde alle forme di vita che sono definite dalle strutture sociali forti e gerarchiche e da gruppi integrati; al contrario, quello individualista è composto da deboli strutture e deboli gruppi. Il bias autoritarioIl lavoro di Douglas ha evidenziato che la società è composta da gruppi forti ed egualitari che vengono inseriti in una struttura debole, mentre ci sono anche individui svincolati da gruppi ma inseriti in strutture spesso gerarchiche. Questi diversi orientamenti, chiamati biases, sono legati a diverse condizioni di vita strutturali. Ad esempio, il bias gerarchico è associato all'economia tradizionale, mentre il bias individualista è legato all'economia capitalista competitiva. Allo stesso modo, il bias autoritario è presente nella vita dei contadini, mentre il bias isolato è caratteristico della vita dei monaci nei conventi. Douglas individua quattro stili di vita: - Lo stile di chi viaggia, che preferisce un divertimento high-tech, svaghi sportivi e la libertà di cambiare i propri impegni. - Lo stile gerarchico, che è formale, legato a tradizioni e istituzioni consolidate, e si concentra sulla parsimonia e sulla famiglia. - Lo stile egualitario, che è informale, orientato alla semplicità, alla franchezza e alla spiritualità. - Lo stile di vita eclettico, che è ritirato e isolato. Il lavoro di Douglas ha contribuito a comprendere come questi diversi stili di vita siano influenzati dai contesti sociali e strutturali.Permesso considerare le merci come una semantica attraverso la quale si realizza il consumo come linguaggio. Douglas ritiene che il consumismo moderno si debba alla rivoluzione industriale. Ne "il mondo delle cose", la genesi delle società è considerata in base allo sviluppo dell'industrializzazione descritta come un fattore che ha complicato la vita del consumatore. Il consumatore, per mantenersi al passo con i cambiamenti della società, deve modificare anche il suo modo di comportarsi.
Il consumatore emerge come un soggetto che attualizza una visione del mondo unitaria, muovendosi lungo un raggio di azione che viene definito sulla base di una strategia formale e anche sul modo di agire. Oggi, ci troviamo di fronte a logiche di consumo irriducibili a quelle opposizioni che abilitano i gruppi sociali e gli individui a stabilire modelli organici e stabili di differenze significative. I consumatori non applicano le logiche culturali nel consumo come sostiene Douglas.
Essiabbraccino la declassificazione culturale e gli stili di consumo possono diventare eclettici e onnivori. La cultura materiale è cresciuta e si è differenziata. Quindi, l'identità dell'attore moderno è multipla e dinamica. La differenziazione funzionale permette di porre il soggetto in modo di muoversi attraverso differenti ruoli, imponendo una certa burocratizzazione dello spirito. Capacità di prendere le distanze dai ruoli locali, seguendo logiche differenti di autopresentazione. Corrisponde una differenziazione delle modalità attraverso cui l'attore utilizza i beni in diversi ambiti sociali. Bisogna considerare, inoltre, un'articolazione tra il gusto e il mondo delle cose, perché il secondo non può generare il primo e viceversa. Per capire come i gusti e la cultura materiale trovino una corrispondenza, dobbiamo considerare i contesti del consumo. Esistono delle logiche locali e istituzionali che sono.legate alle contingenze storiche e alle diverse istituzioni in cui vengono realizzate le pratiche di consumo e le loro regole, le quali guidano le pratiche di consumo nella quotidianità e non possono essere riportate a una coerenza da parte dell'attore-consumatore. Questa distinzione corrisponde all'esigenza del consumatore di considerare con maggiore attenzione i luoghi e le maniere del consumo. Il consumo possiamo definirlo come una sfera di azione relativamente autonoma, differenziata ma non svincolata dalla produzione, promozione, ecc. Il consumo è una pratica di riassorbimento della cultura che viene realizzata attraverso logiche autonome rispetto a quelle che hanno governato la produzione e la distribuzione delle merci. Il momento d'acquisto è solo il primo passaggio di un lungo processo nel quale il consumatore lavora su una merce per ricontestualizzarla. Anche l'oggetto più semplice non ha il carattere