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Capitolo 1: Di chi è la colpa? La responsabilità morale collettiva e le
sue implicazioni per i membri di un gruppo.
Ancor prima di esporre la sua teoria dell’impegno congiunto, Margaret
in esame la “responsabilità morale collettiva”, cercando di
Gilbert prende
analizzare la relazione che un essere ipoteticamente colpevole di un
collettivo può avere con l’essere colpevole dei membri di un gruppo.
Gilbert divide la responsabilità morale collettiva in retrospettiva e
prospettica. Nella responsabilità retrospettiva, il collettivo è moralmente
responsabile di un evento che puà aver avuto luogo adesso o in passato,
per esempio la guerra. Nella responsabilità prospettica, invece il collettivo
è moralmente responsabile di un evento che deve ancora accadere, per
esempio la bonifica di un luogo.
Attraverso questa distinzione Gilbert arriva a proporre un “modello di
responsabilità collettiva”, nel quale propone in primis la spiegazione
dell’essere moralmente biasimevole.
Concentrandosi sulla nozione di Biasimo, Gilbert sostiene che si è degni di
biasimo se si viola liberamente e consapevolmente un obbligo morale,
sapendo che questa azione è sbagliata.
Al centro di ogni modello di collettivo biasimevole vi deve essere una
“spiegazione dell’azione collettiva”.
Gilbert procede iniziando a spiegare in primis l’azione intenzionale un
agente x compie un’azione se e solo se x intende compierla.
Successivamente passa ad analizzare l’intendere collettivamente le
persone con una caratteristica F hanno collettivamente l’intenzione di
compiere l’azione A, se e solo se, queste persone sono congiuntamente
impegnate ad avere intenzione di compiere A come un corpo unitario.
Attraverso l’intedere collettivamente, Gilbert arriva alla spiegazione
dell’azione collettiva Le persone con caratteristiche F compiono
collettivamente l’azione A se e solo se sono congiuntamente impegnate ad
avere l’intenzione di compiere A come un corpo unitario e alla luce di
questo impegno agiscono di conseguenza.
Per completare il modello dell’essere biasimevole collettivo, Gilbert
propone la spiegazione “della conoscenza collettiva” che si esprime nei
termini della “credenza colettiva” le persone con una caratteristica F
credono collettivamente che P, se e solo se sono congiuntamente
impegnate a credere come un corpo unitario che P.
Gilbert arriva alla conclusione che sia nel modello dei collettivi che in
quello dell’azione collettiva ogni membro è parte di uno o più impegni
congiunti. Secondo Glibert, è proprio lo stato di partecipazione di una
persona a un impegno congiunto che crea autorità. Questo stato di cose
“
permette di dire noi abbiamo sbagliato”, anche nel caso in cui la persona
non fosse stata presente mentre stava accandendo il fatto, o anche se
avesse fatto di tutto per impedirlo.
Tuttavia, anche se una persona fa parte di un collettivo, questo non la
rende moralmente responsabile per l’azione del collettivo o per la sua
appartenenza al collettivo. Accade infatti che, di fronte a pressioni esterne,
per esempio quelle imposte da una famiglia a un figlio, non si è
moralmente responsabili per la propria adesione all’impegno congiunto di
un collettivo, ma la sua partecipazione lo mette nella condizione di dire
“noi siamo colpevoli”.
Mentre per quanto riguarda coloro che non erano membri del collettivo o
non erano nati quando il collettivo compì l’atto, secondo Gilbert si parlerà
solo di ciò che le persone facessero qualora partecipassero nel presente
agli impegni congiunti del collettivo, del quale non sono moralmente
responsabili.
Capitolo 2: Valori condivisi, unità sociale e libertà
Dopo aver proposto il modello della responsabilità collettiva, Gilbert
prende in esame i valori condivisi per spiegare in che modo si forma il tipo
di unità che caratterizza una società. A tal proposito Gilbert propone tre
spiegazioni dei valori condivisi: La spiegazione sommativa e quella nei
termini del soggetto plurale, nella quale introduce la nozione di impegno
congiunto.
Secondo la spiegazione sommativa, i valori condivisi dei membri di una
popolazione rappresentano la somma delle loro opinioni individuali.
Devlin analizza la spiegazione sommativa sostenendo che senza un
giudizio collettivo non vi è ragione di intervenire.
Secondo Devlin, in mancanza di un giudizio collettivo, gli altri non hanno
lo status per intervenire e di conseguenza un intervento non può essere
giustificato, viceversa quando i valori sono condivisi si ha lo status per
intervenire se qualcuno sbaglia.
Ma condividere gli stessi valori è sufficiente per intervenire quando gli
altri stanno sbagliando? Se è sufficiente si parla dell’affermazione nel non
status. Gilbert si chiede a questo punto da cosa provenga questo status.
Secondo la studiosa, se due individui sono come i membri di una stessa
associazione, questa è una condizione sufficiente a fondare lo status per
intervenire. Quindi i valori condivisi interpretati secondo la spiegazione
sommativa non sono sufficenti per ottenere l’unità sociale.
A tal proposito si è cercato di proporre la spiegazione sommativa
complessa che introduce la conoscenza comune come elemento sufficiente
all’unità sociale. Ma neanche la conoscenza comune è sufficente per
intervenire se qualcuno sbaglia.
La spiegazione più corretta dell’unità sociale può essere rincondotta alla
spiegazione dei valori condivisi nei termini del soggetto plurale.
L’idea che sta alla base di tale spiegazione è quella dell’impegno
congiunto. Impegno congiunto Una o più persone condividono un certo
valore se e solo se sono congiuntamente impegnati a credere come un
corpo unitario (come una sola persona) che abbia quel valore.
Una volta creato, l’impegno congiunto può essere revocato soltanto da
entrambe le parti insieme, e ognuno deve impegnarsi per soddisfarlo.
Secondo Gilbert, anche se uno o più individui sono uniti congiuntamente,
non sono costretti a sostenere individualmente quel valore.
Una delle condizione necessaria per creare un impegno congiunto è che
tutti e due gli individui rendano chiara la propria disponibilità ad
impegnarsi. Per Soggetto plurale si intende invece qualunque insieme di
persone congiuntamente impegnate ovvero il nostro riferirci alle nostre
“noi”.
credenze, regole e scopi, del soggetto
L’impegno congiunto quindi conferisce alle parti finalmente lo status per
intervenire, poiché unisce e vincola i propri membri.
Secondo Gilbert la condivisione dei valori è una condizione sufficiente per
l’unità sociale solo se viene interpretata secondo la spiegazione del
soggetto plulare.
In questa prospettiva i valori condivisi diventano quindi valori collettivi.
Essi supportano i membri della società nelle proprie scelte di vita.
La Gilbert mette in relazione i valori collettivi con la libertà personale,
ovvero quella di coloro che condividono un certo valore collettivo.
La libertà personale si divide in libertà precedente delle parti e libertà
successiva delle parti.
La libertà precedente delle parti ovvero la libertà precedente alla
condivisione di un certo valore collettivo.
La libertà successiva delle parti ovvero la libertà successiva alla
formazione di un certo valore collettivo.
Secondo Gilbert, per impegnarsi congiuntamente attraverso la
condivisione dei valori collettivi è necessaria una perdita di libertà
personale. “contrattuale”
Capitolo 3: Fusione: Bozza di un modello
La nozione di impegno congiunto secondo Gilbert è legata al termine di
“fusione”, con il quale si indicano relazioni intime a lungo termine.
Gilbert vede nella fusione uno stato di cose reale che unisce due persone.
“contrattuale”
La studiosa propone un modello di fusione che sostiene la
“io”.
fusione di due o più persone partendo ad analizzare la concezione di
In un primo momento suggerisce che la fusione degli Io si concretizza in
due Io che si prendono cura reciprocamente.
Ma il termine fusione risulta troppo forte per un spiegare un reciproco
aiuto. A tal proposito, Gilbert alla spiegazione della fusione trova una
“noi”.
soluzione concentrandosi sull’uso del
“noi”
I due Io fusi formano un che si riferisce a un soggetto plurale.
“nostra”
Di conseguenza l’opinione diventa nel momento in cui viene
accettata congiuntamente da i due Io fusi.
Inoltre la fusione di due Io non presuppone la cancellazione degli Io, che
possono mantenere una credenza personale diversa da quella del gruppo.
Secondo Gilbert un esempio di fusione può essere anche il senso di unità
“matrimonio”.
che cresce e si concretizza nel
Un matrimonio può produrre una fusione molto intensa a lungo termine.
Nella maggior parte dei matrimoni si possono individuare alcune
componenti della fusione quali; le parti hanno uno o più progetti a lungo
termine. Nel tempo si raggiungono accordi su molte questioni.
Secondo Gilbert inoltre, opinioni, valori e progetti contribuiscono a creare
la coppia e a consolidarla, rendendola stabile.
Un fusione matrimoniale è stabile soprattutto se si rispecchia in un forte
senso di fiducia reciproca. Anche in una fusione come quella del
matrimonio non vi deve essere la scomparsa delle opinioni personali
dell’Io, in quanto anche se vi è una fusione stabile, possono esistere
pensieri diversi dall’area di fusione, per esempio a un coniuge potrebbe
piacere andare a ballare e l’altro potrebbe detestare andare a ballare.
Capitolo 4: L’unità reale di tutti quanti
Gilbert per rispondere alla domanda come è costituito un noi
un’unità sociale, propone due diverse posizioni, la posizione
soggettivista e la posizione oggettivista.
La posizione soggettivista riguarda il modo in cui gli individui vedono
se stessi e la loro relazione con gli altri. Secondo Gilbert, la posizione
soggettivista non è sufficiente per garantire l’unità sociale.
“noi”
La posizione oggettivista invece propone di pensare il come
opposto al me o al te. Il fondamento oggettivo alla base di questa
posizione è l’accordo sociale. La presenza di un accordo tuttavia sta a
significare solo che l’unità esiste ma non che sia stabile, per questo
anche tale posizion