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M LEGENDA:
ᵦ M: parole mono-morfemiche< >SEs. [t], [d] <Ø>/ C__#
S: forme del passato di verbi semi-deboli
R: forme del passato di verbi regolari o< >EG deboli
ᵧ < > EG: età giovane
Questa regola descrive la variabilità della caduta delle occlusive alveolari nell’inglese americano. Può leggersi così: “le occlusive alveolari sorda e sonora [t] e [d], cadono variabilmente ( <Ø>) nel contesto (/) finale di parola, precedute da consonante (C__#) in dipendenza da alcuni fattori; cadono più probabilmente in parole mono-morfemiche (ᵃ<M>), meno probabilmente in verbi semi-deboli ( <S>)ᵦᵧ e ancora meno in verbi regolari o deboli ( <R>). Cadono inoltre con probabilità maggiore presso i parlanti giovani (<EG>). Alla rappresentazione con diagrammi cartesiani e alla formulazione di regole, si tende ormai a preferire un’analisi multivariata con relativa sistemazione dei
Fattore | Probabilità (%) | Probabilità (N) | Realizzazioni effettive | Realizzazioni possibili |
---|---|---|---|---|
Implicazione | --- | --- | --- | --- |
Scale di implicazione | --- | --- | --- | --- |
Il modello delle scale di implicazione, al contrario dei diagrammi e delle regole non ha come obiettivo l'analisi di singole variabili sociolinguistiche, ma l'identificazione e l'analisi di relazioni di implicazione nell'uso di variabili linguistiche e nella realizzazione delle varianti di quelle variabili.
L'introduzione del modello delle scale di implicazione in linguistica, ispirato all'analisi implicazione praticata nelle scienze sociali, si deve agli studiosi di lingue pidgin e creole come DeCamp e Bickerton, per i quali la variabilità è un elemento costitutivo della lingua. Una scala a implicazione
Raffigura uno spazio di variazione continuum consistente in un di varietà di lingua, legate fra loro da una serie di implicazioni fra tratti linguistici e identificate ciascuna da una particolare combinazione di tratti: sulle colonne sono disposte le varianti, sulle righe le varietà (cioè i parlanti). +/-
La forma ideale di scala d'implicazione presenta uscite binarie e prevede che n+1, con variabili in relazione implicativa il numero delle combinazioni effettive è più limitato rispetto al numero di combinazioni possibili.
Negli sviluppi successivi del modello, si è iniziato a rappresentare nelle scale di implicazione anche la realizzazione variabile delle varianti. L'analisi implicazionale è venuta così ad esprimere non soltanto regole realizzate categoricamente ma anche regole realizzate variabilmente, nella direzione di un'integrazione fra due modelli differenti. +/-
In questo caso le scale di implicazione prevedono, oltre
alle uscite un'uscitav, variabile che esprime intervalli di frequenza. E più in particolare con valori di frequenza, prevede che un certo valore in una casella della matrice comporti valori equivalenti o superiori a sinistra e sopra di sé, e valori equivalenti o inferiori a destra e sotto di sé. A garantire la validità di una scala di implicazione è l'indice di scalabilità, cioè una percentuale di celle non devianti pari al 90%, quasi mai raggiunto dalle scale di implicazione maggiormente fedeli alla realtà dei dati. Modelli di variazione. Nel modello laboviano di variazione: - la variazione opera 'in superficie', preservando l'invariabilità delle strutture retrostanti; - l'individuo, ossia il parlante nativo di una lingua, ha competenza di una sola grammatica, che quindi contiene al suo interno variabilità; - la grammatica dell'individuo è isomorfa alla grammatica di unacomunità linguistica;- i membri di una stessa comunità linguistica condividono uno stesso insieme di regole;- le regole sono realizzate variabilmente;- i giudizi di grammaticalità dei parlanti non riflettono differenze strutturali.
Secondo l’approccio generativista tradizionale, invece, la variazione è data dalla scelta tra regole diverse, ciascuna realizzata categoricamente.; un parlante ha competenza di più di una grammatica e i giudizi di grammaticalità dei parlanti riflettono differenze strutturali.
Negli ultimi anni la ricerca in linguistica generativa si basa su quello che da programma minimalista, Chomsky (1995) viene chiamato che mira a ridurre al minimo indispensabile l’apparato teorico necessario per spiegare le frasi. In questo modello non ci sono più le ‘regole’ precedenti, ma rimangono una serie ridotta di ‘PRINCIPI’ e un certo numero di ‘PARAMETRI’ che operano sulla grammatica universale.
I principi sono proprietà universali condivise da tutte le lingue del mondo mentre i parametri riguardano la variazione fra lingue diverse. Il modello di Henry (2005) spiega differenze parametriche date da regole diverse, realizzate ciascuna in dipendenza da fattori linguistici ed extralinguistici. Come nel modello generativista e diversamente da quello laboviano, un parlante ha più grammatiche; ma come nel modello laboviano e diversamente da quello generativista, le regole sono variabili.
Secondo l'impostazione di Adger e Smith (2005), differentemente sia dal modello laboviano sia da quello generativista, la variazione è dovuta alla sola scelta degli elementi lessicali. Si ha variazione quando si scelgono elementi lessicali costituiti da tratti sintattici diversi che producono forme fonetiche diverse ma che sono associati alla stessa funzione semantica e grammaticale.
Mutamento e variazione. Con il termine mutamento si indica il carattere delle lingue di subire
I cambiamenti nel linguaggio si verificano nel corso del tempo. Questi cambiamenti sono solitamente alimentati da fenomeni di variazione linguistica. Perché si verifichi un effettivo mutamento linguistico, è necessario innanzitutto l'introduzione di una nuova forma o struttura nella produzione linguistica di un parlante (fase I). Successivamente, questa forma si diffonde diventando un'innovazione nel comportamento linguistico di quel parlante (fase II). Quindi, la forma si diffonde nel comportamento linguistico di altri parlanti (fase III) e infine viene adottata in modo generalizzato nella norma condivisa (fase IV). I fenomeni di mutamento consistono nella sostituzione di una variante con un'altra.
Nell'approccio laboviano, viene effettuata una distinzione tra mutamenti dal basso e mutamenti dall'alto. I primi hanno origine nei gradini bassi della scala sociale e nel parlato spontaneo non accurato, e riguardano fatti di variazione di cui, almeno nelle prime fasi
Del processo, non c'è consapevolezza sociale. I secondi sono introdotti dalle classi sociali dominanti, non si manifestano (almeno all'inizio) nel parlato spontaneo non accurato, e interessano fatti di variazione di cui esiste consapevolezza sociale. Un processo di mutamento linguistico segue tendenzialmente una curva sigmoidale (a 'esse'): nelle prime fasi la frequenza d'uso di una variante innovativa conosce un aumento graduale, quasi impercettibile; inizia a crescere rapidamente e tende poi a calare nelle ultime fasi.
Dimensioni di variazione. Esistono delle dimensioni di variazione sincronica della lingua, ossia dei modi di manifestazione della lingua calata nei suoi usi sociali in un dato momento temporale.
- DIATOPIA: la lingua varia attraverso lo spazio geografico. La variazione diatopica è quindi connessa alla provenienza e alla distribuzione geografica dei parlanti;
- DIASTRATIA: la lingua vari attraverso la stratificazione sociale.
variazionediastratica è collegata alla collocazione e all'identità sociale dei parlanti (non solo classe sociale, ma anche gruppo sociale, gruppo etnico, il sesso, la classe d'età, la rete sociale, ecc.);
DIAFASIA: la lingua varia attraverso le situazioni comunicative. La variazione diafasica presenta due sottodimensioni: la variazione di sottocodice e la variazione di registro.
A queste tre dimensioni di variazione, formulate negli anni '60 da E. Coseriu, negli anni '80 A. Mioni ha proposto di introdurne un'altra.
DIAMESIA: la lingua varia in dipendenza del canale fisico di comunicazione (fonico o grafico) dando vita all'opposizione tra uso scritto e uso parlato. Secondo alcuni una dimensione di variazione autonoma, secondo altri una sottodimensione della variazione diafasica.
Infine, ogni lingua varia nel tempo, ossia in DIACRONIA.
Ciascuna variante di una variabile è in co-variazione con una o più classi di fattori extralinguistici.
che possono collocare tale variante come marcata su una o più dimensioni di variazione. Dire, ad esempio, che la variante [t] della variabile (th) è più frequente presso le classi sociali più basse e nel parlato spontaneo non accurato equivale a dire che questa variante è marcata sia sulla dimensione diastratica sia su quella diafasica. La marcatezza sociolinguistica riguarda non riguarda la variante standard. Esistono rapporti tra dimensioni di variazione: la dimensione di variazione primaria è la diatopia che caratterizza per prima qualunque messaggio linguistico, collocandolo immediatamente nei termini della provenienza geografica del parlante; la seconda dimensione è la diastratia. Dato un insieme di tratti linguistici marcati in diatopia, alcuni di questi sono propri di parlanti con collocazione sociale alta, altri di parlanti con collocazione sociale bassa; infine, la dimensione diafasica opera all'interno delle altre due: ciascunparlante parla una data varietà diatopicae diastratica che comprende anche un insieme di scelte diafasiche dipendenti dallevarie situazioni comunicative a cui si trova a partecipare.Diafasia e diamesia. Campo, tenore e modo sono considerati nella linguisticaeuropea continentale i tre fattori principali che intervengono a determinare lavariazione della lingua attraverso le situazioni (diafasia).
campo- Al è connessa una sottodimensione della variazione diafasica: lavariazione di sottocodice, ossia il variare della lingua a seconda della naturadell’attività svolta e dell’argomento di riferimento del discorso. I sottocodici(detti anche ‘linguaggi settoriali’, ‘lingue speciali’ o ‘microlingue’) sonocaratterizzati da un lessico speciale connesso al particolare settore diriferimento (medicina, informatica, chimica, diritto, astronomia,