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COSTRUIRE E ORGANIZZARE LE INFORMAZIONI: SINTASSI, COESIONE E COERENZA
Comunicare significa entrare in contatto con un'altra persona, e se non ci si vuole limitare alla mera funzione di contatto ogni discorso dovrà contenere almeno un'informazione nuova. Solitamente si segue un ordine ben preciso, ossia procedendo dal dato (cioè dalle informazioni già note) o tema, a sinistra, al nuovo o rema, a destra, in modo da condividere sempre maggiori informazioni agganciandole a quelle già fornite o già conosciute. Nel parlato la differenza fra tema e rema può essere evidenziata grazie ad esempio al tono della voce, al ritmo e al volume mentre allo scritto questo avviene grazie all'ordine degli elementi o alla punteggiatura.
Questo ordine lineare spesso può essere stravolto da anticipazioni o inversioni dell'ordine degli elementi. Esistono alcuni costrutti come ad esempio le dislocazioni, che servono a segnalare la presenza del tema.
Le dislocazioni sono delle frasi marcate, cioè frasi che non seguono l'ordine tradizionale soggetto-verbo-complemento oggetto. Nella dislocazione a sinistra troviamo all'inizio della frase il complemento che fa da tema, separato appunto da una virgola, dal resto della frase e ripreso da "di questo", un pronome clitico in funzione anaforica. Ad esempio: "ne abbiamo già parlato". La dislocazione a destra non presenta apparentemente uno stravolgimento dell'ordine della frase, poiché il pronome con funzione tematica si ha alla fine, ma viene anticipato da un pronome clitico con funzione cataforica: "ne di questo". Abbiamo già parlato. Le dislocazioni a sinistra ormai sono usate in tutte le varietà di italiano: un classico esempio è il costrutto "a me mi" che mette in rilievo il punto di vista della persona che prova una determinata sensazione o si trova in una condizione particolare. Le dislocazioni a destra invece.Sono tipiche del parlato, soprattutto delle frasi interrogative: ad esempio le domande che iniziano con “lo sai che”, “chi lo dice che”, “lo credo che”, “lo”, in cui “quel” anticipa l'oggetto della frase che segue.
I temi sospesi, o anacoluti, sono quei costrutti in cui tema e rema non hanno aggancio sintattico; sono molto usati negli articoli giornalistici per mettere in evidenza una delle informazioni più salienti che risponde alle cosiddette 5 W (chi? quando? dove? come? perché?).
Un altro tipo di frase marcata è la frase scissa che isola, mettendolo in rilievo come rema, un elemento della frase che può essere il soggetto, il complemento oggetto, il complemento di termine ecc. È formata da: il verbo essere, seguito dall'elemento che fa da rema, da un pseudo-relativo che collega questa parte al resto della frase. Un esempio è “È Luigi che studia il russo”.
Le frasi pseudoscisse sono...
molto simili: sono costituite da un pronome dimostrativo che regge una frase relativa, dal verbo essere e dal resto della frase: un "questo è quello che dici tu". Esempio: Anafore e catafore sono molto utilizzate nei testi: le prime hanno la funzione di riprendere un elemento che è stato già nominato, le seconde hanno la funzione di anticipare un elemento che verrà nominato in seguito. Un costrutto molto utilizzato è l'incapsulamento anaforico o cataforico realizzato attraverso un pronome clitico detto incapsulatore perché ingloba, pronominalizzandoli, più elementi della frase o più frasi; questo pronome può precedere ciò che verrà detto (in questo caso si parla di incapsulamento cataforico), per prolungare l'effetto suspense e mantenere alta l'attenzione del lettore, oppure può seguire ciò che è già stato detto per porre in primo piano la notizia piùimportante e poi approfondirla (in questo caso si parla di incapsulamento anaforico). L'incapsulamento può avvenire attraverso un pronome clitico ma anche attraverso la ripetizione del nome o attraverso cosa, fatto, evento, notizia. L'utilizzo di termini generici come La coreferenza è un fenomeno che riguarda l'insieme delle forme che si riferiscono a un determinato elemento della frase detto referente. Il referente, testa, che alla sua prima comparsa è detto anche controlla i fenomeni di reggenza e di accordo degli altri elementi che sono appunto detti coreferenti. Referente coreferenti formano una catena forica in cui forici sono detti tutti gli elementi che rimandano ad un altro elemento del testo, anaforici se lo riprendono, cataforici se lo anticipano. La deissi è un fenomeno tipico del parlato ma che si può avere anche nello scritto ogni qualvolta si vogliono riprodurre le dinamiche del parlato; è caratterizzato dall'uso di
determinatitermini detti appunto DEITTICI (questo, quello, qui, lì, ieri, oggi, domani) il cui significato si può comprendere soltanto in riferimento al contesto, al qui ed ora della situazione comunicativa. Un testo appare ben coeso soprattutto grazie al corretto uso dei legamenti sintattici e logico-semantici tra le sue varie componenti. I connettivi servono a congiungere sintagmi della stessa proposizione o proposizioni dello stesso periodo: congiunzioni, avverbi, preposizioni. Altre forme coesive sono i segnali discorsivi (verbi, avverbi, congiunzioni, ecc.) che collegano porzioni di testo in primo luogo, insomma, semanticamente autonome (esempi sono le locuzioni concludendo, da una parte...dall'altra) e aiutano il lettore a orientarsi tra le diverse zone del testo, rendendogli evidente che cosa viene prima e cosa dopo, cosa è più o meno importante. I principali errori che possono essere fatti in un testo riguardano soprattutto i fenomeni di reggenza e diaccordo: uno degli errori più comuni di reggenza è il cosiddetto oggetto preposizionale (tipico di molte varietà regionali) che consiste nel costruire il complemento oggetto (che solitamente non ha bisogno di preposizioni quindi ha reggenza zero) con la preposizione (per esempio "ho incontrato a Giuseppe", "senti a me"). I più tipici errori che riguardano invece l'accordo si hanno nella cosiddetta concordanza a senso, quando il soggetto è singolare ma esprime un concetto plurale e quindi si tende ad usare un verbo al plurale anche se la forma corretta è il verbo al singolare (ci sono una serie di problemi), nel caso di soggetti multipli, quando soprattutto parlando non ci rendiamo conto di utilizzare un verbo singolare in presenza di più soggetti; infine l'accordo del participio passato che, a seconda dei casi, resta invariabile oppure si accorda con il soggetto o con il complemento oggetto. Per essere coerentelogica del testo principale. Tuttavia, spesso si commettono errori nell'uso del congiuntivo, causando incoerenza nel testo. Un altro aspetto importante per garantire la coerenza del testo è l'uso corretto del lessico. La scelta delle parole giuste è fondamentale per trasmettere le informazioni in modo chiaro e preciso. Se il lessico utilizzato è impreciso o inadeguato, il testo risulterà incoerente e il lettore avrà difficoltà a comprendere le lacune informative. In conclusione, per ottenere un testo coerente è necessario prestare attenzione sia alla sintassi che al lessico utilizzato. Evitare errori grammaticali e scegliere le parole giuste sono elementi fondamentali per garantire la coerenza e la comprensibilità del testo.proposizione principale, che di norma ha il verbo all'indicativo. Il congiuntivo, in particolare, caratterizza le subordinate completive, le interrogative indirette, le concessive, le finali, le relative. Il congiuntivo, poi, caratterizza il periodo ipotetico, costrutto costituito da una premessa (protasi) e da una conseguenza (apodosi). Altri dubbi sorgono sull'uso dei modi cosiddetti indefiniti: infinito, gerundio e participio. Tutti e tre caratterizzano le subordinate implicite, solo per qualora il soggetto sia lo stesso della reggente. L'infinito ha due funzioni: finale (introdotto da "a") e oggettiva (introdotto da "di"). Gerundio e participio possono avere valore modale, strumentale, temporale, ipotetico, causale, concessivo. La consecutio temporum è la concordanza tra il tempo verbale della reggente e quello delle subordinate. Per indicare contemporaneità: con il verbo principale al presente, anche le subordinate (al congiuntivo o all'indicativo).
richiedono il presente; con il verbo principale al passato le subordinate richiedono il tempo imperfetto; con il verbo al futuro le subordinate richiedono il presente. Per indicare anteriorità: con il verbo principale al presente la subordinata al congiuntivo richiede l'imperfetto, passato e trapassato mentre la subordinata all'indicativo richiede l'imperfetto e i passati prossimo o remoto; con il verbo principale al passato entrambe le subordinate richiedono i tempi imperfetto e trapassato; con il verbo al futuro la subordinata al congiuntivo richiede il passato, quella all'indicativo il passato prossimo o il futuro anteriore. Per indicare posteriorità: con il verbo principale al presente la subordinata al congiuntivo richiede il presente, quella all'indicativo il presente o il futuro; con il verbo principale al passato entrambe le subordinate richiedono l'imperfetto o il condizionale passato; con la reggente al futuro richiedono il presente (lasubordinata all'indicativo- può reggere anche il futuro).L'interpunzione non è solamente legata alle pause di lettura e all'intonazione ma anche alla sistemazione delle componenti della frase, alla scansione del discorso, alla concretezza e udibilità del discorso.
Il punto fermo. Segmenta il paragrafo in periodi o segna il passaggio ad un capoverso successivo. In quest'ultimo caso è necessario andare anche a capo.
La virgola è il segno di punteggiatura più diffuso e ricco di sfumature. Serve prevalentemente a separare i membri semplici nelle elencazioni. Un'altra funzione della virgola è quella di isolare segmenti informativi meno importanti rispetto al resto.
I due punti. Servono per introdurre un discorso riportato o un elenco.
Il punto e virgola. Si usa per separare due unità tematiche complesse o due membri giustapposti di un periodo complesso.
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