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Il ruolo dei giudici federali

I giudici federali, invece, a qualsiasi Corte federale appartengano, sono nominati dal Presidente degli Stati Uniti e convalidati dal Senato di Washington. L'indipendenza delle Corti è proprio assicurata dalle competenze generali di ogni singolo giudice. Una Corte non è mai estranea al contesto sociale in cui opera: i giudici leggono i giornali e ascoltano la radio come chiunque altro e si chiedono come una determinata sentenza possa essere accolta nella società. 4. Quando si scrive una sentenza - scrive Calabresi - "bisogna cercare di scriverla bene", cioè renderla comprensibile alle parti e a coloro che, come precedente, continueranno a leggerla nel futuro. Il dovere di giudice - come scrive Calabresi - "non è di scrivere bene, ma di scrivere ciò che è giusto". Se lo scopo primo di un giudice, quando scrive una sentenza, è di scriverla con eleganza per attirare l'attenzione sul suo stile, "allora...

"sta sbagliando mestiere".

Per Calabresi un giudice non è un poeta: non importa scrivere bene, perché quello che conta è scrivere chiaro e saper scrivere così viene solo dopo anni di esperienza.

Il più grande successo per un giudice, però, resta fare ciò che è giusto nell'osservanza dei limiti che gli sono imposti dalla legge.

Lui era diventato avvocato per aiutare tutte le persone che si trovano in difficoltà.

La Corte di appello del Secondo Circuito è formata da 13 giudici in piena attività e da 10 giudici senior.

Consultarsi e confrontarsi fra colleghi dentro la Corte è certamente ammesso.

Ciò che non si può fare più è consultarsi direttamente con gli accademici del settore. È però ammesso accedere alla bibliografia scientifica sul tema e leggere quindi i saggi o le pubblicazioni.

Un altro aiuto molto importante per affrontare la genericità delle

competenze arriva dai law clerks, cioè dagli assistenti di Corte.

5. Il giudice federale americano è reclutato molto diversamente da come avviene per la magistratura ordinaria in Italia, provengono da carriere e da percorsi di formazione tra i più vari. Calabresi ripete spesso che più che chi l'abbia nominato è importante, per capire un giudice, comprendere l'estrazione culturale e sociale da cui proviene. Per Calabresi la legge non va presa esclusivamente per il senso fatto proprio dal suo testo, ma va inserita nelle motivazioni dei suoi creatori, cercando di capire le finalità che essi si proponevano e le situazioni che pensavano di correggere. Il più grande successo per un giudice è fare ciò che è giusto nell'osservanza dei limiti imposti dalla legge.

6. Attualmente, nel sistema di common law degli Stati Uniti, ci sono molte fonti scritte. Tradizionalmente il diritto americano ha sempre contato

sull'operato delle Corti per modernizzarsi. Le Corti di appello sono nel mezzo, chiamate a semplificare, definire, creare l'ordinamento normativo degli Stati Uniti nel suo complesso. Visto il ruolo cruciale delle Corti di appello risulta imprescindibile e preziosissima la selezione di giudici che possano contribuire alla giurisprudenza con estrazioni culturali, sociali, etniche, politiche ed economiche diverse, con sensibilità diverse. 47. Le Corti di appello con le loro decisioni dirimono una controversia, e con la loro giurisprudenza possono influenzare il tessuto giuridico, culturale e sociale del paese. Quando però una Corte decide un caso controverso, cosa ci rende sicuri che la sentenza verrà applicata? Significativo, a questo proposito, un esempio particolarmente risalente. Nel 1832 la Corte Suprema federale, presieduta da John Marshall, emanò la sentenza Worcester v. Georgia, che riguardava il diritto rivendicato dalla comunità indiana di

Poter mantenere una propria nazione separata entro i confini dello Stato della Georgia. La Corte riconobbe questo diritto. L'allora Presidente Andrew Jackson, contrario ad ogni diritto riconosciuto agli indiani, esclamò nei confronti di Marshall: "vediamo come Marshall riuscirà a rendere effettiva tale sentenza".

A volte risulta difficile dare seguito a una sentenza quando altri interlocutori istituzionali, es. il Governatore dello Stato, abbiano la volontà di ostacolarla.

Le Corti infatti non dispongono di soldati o di forza propria, né di strumenti di persuasione: se la loro giurisprudenza non è accettata, non possono che affidarsi ad altre istituzioni che ne difendano le decisioni.

Se le ragioni con cui la Corte ha motivato la sua sentenza sono giuste, prima o poi queste ragioni prevarranno sulla politica, perché il diritto, quando è giusto e ben motivato, resiste e sopravvive alla politica.

Cap. 2 Il giudice e il dialogo:

storie di federalismo

  1. Il giudice federale di appello rappresenta una figura chiave del sistema giurisdizionale americano. Nella gran parte dei casi è anche giudice di ultima istanza, pur se le Corti di appello in realtà si collocano a metà tra i giudici distrettuali di primo grado e la Corte Suprema di Washington.

  2. La Corte Suprema dispone della facoltà di scegliere i casi da riesaminare, per tutti gli altri casi sarà la decisione della Corte d'appello interessata a essere quella finale.

  3. Nella tradizione americana, i giudici hanno sempre potuto contare su un vastissimo numero di fonti del diritto: scritte (statali e federali), i precedenti delle Corti del proprio Stato, precedenti federali, le leggi, le costituzioni e i precedenti degli altri Stati.

  4. Calabresi ha una opinione diversa dal giudice Scalia che era contrario al fatto che i giudici americani si possano rifare alla giurisprudenza di Corti straniere.

  5. Diverse sentenze in America sono state emanate

considerare le diverse giurisdizioni e le loro decisioni, il che può complicare il lavoro dei giudici. Inoltre, la distinzione tra livello statale e federale può portare a decisioni diverse su questioni simili a livello territoriale. Questo aspetto del federalismo giurisprudenziale è considerato critico da Calabresi.

Capire cosa deve essere uguale per tutti, con una disciplina unica per tutti gli Stati e cosa può essere trattato diversamente da Stato a Stato. Gli Stati Uniti - afferma Calabresi - non possono contare sull'unità di valori che invece si ha in Europa. L'Europa intesa come Unione Europea è capace di restare unita. Calabresi fa un esempio molto indicativo. Se infatti l'Europa è saldamente compatta nel ritenere la pena di morte inaccettabile, negli Stati Uniti non è così. Il problema del federalismo giurisdizionale è di trovare un equilibrio tra l'omogeneità in determinate questioni e la diversità con il quale ciascun Stato persegue ciò che ritiene giusto. Calabresi per far comprendere tale difficoltà fa l'esempio della schiavitù. All'inizio la schiavitù si decideva in sede locale: ogni Stato dichiarava se al suo interno la schiavitù fosse ammissibile o

meno.Gli Stati Uniti erano divisi in due: al Nord gli abolizionisti (No schiavitù) e al Sud gli Stati pro schiavitù.Nel 1857 la Corte Suprema decise la sentenza Dred Scott v. Sanford. Dred Scott, schiavo nato in Virginia.Se uno schiavo comprato in un altro Stato fosse stato trasportato in uno degli Stati liberi, avrebbe dovuto essere considerato un individuo libero.Ma quando Dred Scott ricorse in giudizio per avere la libertà che i suoi padroni gli negavano, la Corte Suprema lo dichiarò sempre schiavo e così estese la schiavitù a tutto il territorio degli Stati Uniti.Fu dopo questa sentenza che la campagna abolizionista (contro la schiavitù) prese forza e vennero gettate le condizioni per lo scoppio della Guerra civile.Decidere quando una questione debba diventare oggetto di una giurisprudenza federale, quindi uguale per tutte le componenti della Federazione, o restare materia esclusivamente locale, differente tra Stato e Stato, è una

delle sfide più difficili per i giudici d’appello federale. Calabresi afferma che se le Corti federali decidessero troppe questioni, si eliminerebbe la diversità di orientamento degli Stati, irrigidendo troppo il sistema, in una uguaglianza forzata per tutti gli Stati. Una delle questioni più dolorose negli Stati Uniti riguarda l’aborto. Nella storica sentenza del 1973 Roe v. Wade l’autore di tale sentenza, il giudice Blackmun, disse che il feto non è una persona e che, dunque, non è titolare di alcun diritto sancito dalla Costituzione, quindi l’aborto è costituzionalmente garantito. Calabresi disse che forse era meglio se la sentenza avesse considerato il problema dell’aborto come un bilanciamento tra il diritto alla vita del feto e il principio di uguaglianza tra uomo e donna nella gestione del loro corpo, entrambi valori - la vita del nascituro e l’uguaglianza - con stessa dignità costituzionale, ma,in questo specifico caso, prevaleva il principio di uguaglianza. Se si valutava in questo modo la questione, anche gli anti-abortisti sarebbero stati in grado di convivere con quella decisione e avrebbero visto umiliati i propri valori, compressi dalla costituzione federale.

Secondo Calabresi, quindi, la Corte Suprema avrebbe dovuto emettere una sentenza meno incisiva a tutela di tutti coloro che all'aborto sono contrari e che si sono quindi sentiti esiliati dalla Costituzione.

Il tema dell'aborto quindi può insegnare quanto difficile e delicato sia il ruolo delle Corti quando debbano decidere se un diritto goda della protezione della Costituzione federale o se debba rimanere tutelato solo localmente.

Se le Corti federali avessero totale discrezionalità in questa materia - ovvero decidere in tutta autonomia cosa debba essere tutelato a livello federale e cosa a livello statale - il loro sarebbe un potere davvero troppo grande.

In questo caso Calabresi propone la

La tecnica del dialogo, anche se precisa che il dovere di una Corte non è quello di dialogare: se la legge è chiara, se la circostanza è chiara, non c'è bisogno di confronti interlocutori.

Dettagli
Publisher
A.A. 2019-2020
10 pagine
2 download
SSD Scienze giuridiche IUS/02 Diritto privato comparato

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Marghe0110 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Sistemi giuridici comparati e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi Roma Tre o del prof Vardi Noah.