Riassunto esame Semiotica, prof. Caputo, libro consigliato: La competenza semiotica, Paolo Fabbri e Dario Mangano
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studenti, dai quali è stato tratto il famoso Corso di Linguistica Generale. Saussure elabora un
modello: secondo lui bisogna partire dai fatti per elaborare una teoria, dalle lingue reali per
langue
arrivare al sistema, da la parole a la langue. La è il sistema della lingua, che è
prodotto dalla società nel corso del tempo, rappresenta tutto il sistema sintattico
parole,
grammaticale dell’italiano; la invece, è l’enunciazione (gli atti di parole sono possibili
perché c’è la langue dell’italiano che noi possediamo). Secondo la prospettiva strutturale di
lingua
Saussure, Hjemslev e altri, una è un sistema di differenze che organizza da un lato
qualcosa di astratto come il pensiero e dall’altro qualcosa di concreto come la sua
significante,
espressione. Secondo Saussure, il segno è l’unione inscindibile di cioè
significato,
espressione concreta o immagine acustica e cioè il concetto, quindi l’astratto e il
concreto. Le strutture grammaticali delle lingue sono fatte in modo da combinare questi
elementi, non è un caso, infatti, che nell’imparare una nuova lingua, la fatica non stia tanto
nell’acquisire il lessico, ma nello strutturare e articolare la frase, nell’acquisire la langue ma
anche l’intonazione, cioè entrare nella cultura materiale di una lingua per poterne esprimere
o comprendere il senso. Egli dice che la lingua è la forma, il modo di organizzare le abitudini
di pensiero, la materia del pensiero. La parole, ovvero l’atto individuale della lingua, viene
definito da Emile Benveniste l’enunciazione, nella quale avviene la produzione di senso
relazioni paradigmatiche relazioni
aggiuntivo. Nella lingua, inoltre, ci sono delle e delle
sintagmatiche. Una relazione sintagmatica è mettere insieme, uno dopo l’altro, alcuni
elementi linguistici. Una relazione paradigmatica, invece, si ha fra elementi che compaiono
uno in alternativa dell’altro.
Saussure si è interessato di anagrammi, di filosofia indiana, di filosofia orientale. Lo
strutturalismo deriva da Saussure, che come tutti gli -ismi, ha una connotazione negativa.
Anche Roland Barthes e Claude Lévi-Strauss (ha scritto l’antropologia strutturale) sono
strutturalisti, questa corrente non concepisce la struttura come una cosa ma come un
modello. La linguistica strutturale, così come si è sviluppata con Hjemslev è un metodo, un
modo di operare. Il continuatore più profondo e innovatore della teoria saussuriana è stato il
danese Louis Hjemslev, poi il russo Jakobson, uno dei fondatori del circolo linguistico di
Praga. L’approccio strutturale era arrivato anche in Russia con la scuola di Moscatartu. Lo
studio linguistico e la linguistica strutturale mira alla forma, che è data dall’insieme di
relazioni che quella entità intrattiene con altre entità. Struttura nel corso dello sviluppo della
linguistica strutturale equivale a forma, studiare la forma e la relazione che costituisce un
piano. Es.: la struttura di una casa, le colonne sono messe in relazione tra di loro e proprio
perché sono in relazione tra di loro definiscono una casa. Ecco perché la prima cattedra di
semiotica in Italia è stata istituita da Umberto Eco a Firenze nella facoltà di architettura.
doppia del linguaggio
Ferdinand de Saussure, in un testo parla dell’essenza facendo
riferimento ad un signore, Bokuslavskj, che andava ogni mattina a farsi una foto per un po’ di
anni. Ad un certo punto decide di fare una mostra con tutte quelle foto, circa 500 ed in
questo eccezionale numero nota che dalla prima all’ultima lui era cambiato, ma non
diventando un altro, era sempre lui, se stesso come altro. La lingua italiana che parliamo
oggi si è semplicemente tradotta, è cambiata. Quindi la traduzione è l’anima della vita delle
lingue, delle culture e delle persone. Questo tipo di identità non si può rappresentare come
A = A, ma A = B = C = infinito, perché questo rapporto dialogico non trova una chiusura come
nella sintesi della dialettica italiana (tesi, antitesi e sintesi). Questa, a differenza di quella di
Chomski, è una linguistica di natura semiotica, che guarda alla vita reale, effettiva delle
lingue e ai parlanti reali, concreti e non al parlare irreale come fa quest’ultimo.
La tesi di Saussure sul concetto di arbitrarietà del segno è stata discussa, in particolar modo
nel 1939, da Benveniste, successivamente sono intervenuti altri linguisti come per esempio
Mario Lucidi (linguista di origine calabrese). Il significante rinvia al significato, che è un fatto
concettuale. Secondo il semiotico americano Charles Morris, il quale si pone nella scia della
riflessione di Peirce (una semiotica tutta incentrata sulla interpretazione e sull’interpretante
ma nella quale il segno rinviava direttamente alla cose), la semiotica ha 3 sezioni: una è la
sintattica, che studia i rapporti dei segni tra di loro a livello quasi ed esclusivamente formale;
la semantica, che studia il rapporto tra il segno e il suo oggetto ed infine la pragmatica, che
studia il rapporto fra il segno e i suoi utenti, cioè la pratica comunicativa. In un ambito della
semantica, Morris distingue fra designato e denotato e sostiene che tutti i segni hanno un
designato e non tutti un denotato (con ippogrifo il significante non rinvia ad un animale che
esiste realmente, lo è solo facendo riferimento all’opera di Ariosto). È un tema che riprende
nelle sue opere anche Roland Barthes parlando di arbitrarietà che è il contrario della
motivazione. Secondo la critica di Benveniste, il ragionamento di Saussure è falsato dal
ricorso automatico e fittizio ad un terzo termine assente nella definizione iniziale: la cosa
stessa, la realtà, cane e dog, cheval e cavallo si riferiscono alla stessa realtà. Benveniste
colloca l’arbitrarietà del segno fuori dal segno stesso, tra il segno e la cosa, di conseguenza il
legame tra significante e significato non è arbitrario ma necessario. L’arbitrarietà è il segno
della sua totalità cioè significante e significato e la realtà culturale. Secondo Benveniste,
l’enunciazione è l’atto del parlare e vale soltanto nell’ambito delle lingue verbali. Greimas, il
quale ha studiato tutti questi aspetti della lingua e ha parlato della comunicazione anche
come manipolazione in senso positivo e negativo (più positivo perché comunicare significa
costruire verità non eterne o naturali ma culturali, storiche), riprende il concetto di
veridizione. Secondo Mario Lucidi, l’accusa di Benveniste a Saussure è falsa, non coglie
l’essenza del suo pensiero. Egli, parlando di arbitrarietà, vuol semplicemente intendere che
nel legame che unisce significante e significato è assente ogni rapporto naturale ma c’è una
certa motivazione.
Émile Benveniste
Inoltre, secondo (origine siriana), il linguaggio è nella natura dell’uomo,
che non l’ha fabbricato, considerarlo come uno strumento sarebbe un’affermazione troppo
semplicistica, significherebbe contrapporre l’uomo alla natura. La freccia, la ruota non si
trovano in natura, sono artefatti. Nel linguaggio si costituisce la soggettività che a sua volta è
tu.
dialogo. Il linguaggio, inoltre, costituisce l’io e il L’io è io in quanto non è tu e tu è tu in
quanto non è io. Questa condizione di dialogo è costitutiva della persona, cioè l’io e il tu non
sono delle entità che preesistono al loro venire in contatto, esistono solo nella misura in cui
entrano in relazione. È l’intersoggettività che è condizione fondamentale del linguaggio.
Questo rapporto non avviene soltanto fra io e tu ma anche all’interno dello stesso io. L’io, il
soggetto non è monologico, unico ma plurale, duale, c’è anche un tu all’interno dell’io.
da noi
Inoltre, possiamo anche dire che c’è un altro di noi e un altro da noi. L’altro sono
tante persone e anche la natura, sono separate da noi, ciascuno di noi è reciprocamente
altro con l’altro. Noi siamo soggetti perché siamo esposti soggettivamente all’influenza, a
subire quello che fanno gli altri ed è impossibile sottrarsi; per es. non possiamo sottrarci alla
pubblicità perché per quanto uno si nasconda in qualche modo siamo sempre colpiti da
tante cose, non possiamo non ascoltare, non possiamo sottrarci agli eventi naturali. L’altro
di noi, invece, sta al nostro interno, fa parte costitutiva di noi, per es. l’inconscio, ma c’è
anche un altro di noi molto più concreto che è il corpo. Es.: tutte le persone fanno progetti,
però, ad un certo punto il corpo si ammala non potendo portare a termine un determinato
progetto e quindi viene condizionato dall’altro di noi, siamo soggetti passivi rispetto al
nostro corpo. È un fatto degno di nota che i pronomi personali non manchino mai in una
lingua. Ma dai pronomi personali dipendono anche altre classi di pronomi, che organizzano
le relazioni spaziali e temporali attorno al soggetto (io-qui-ora).
Saussure è stato maestro di
Hjemslev, questo perché porta avanti e sviluppa la mentalità impostata da Saussure.
Saussure parla della semiologia come scienza della forma che contrappone all’etimologia,
che va alla ricerca del vero di un termine, definizione diversa rispetto a quella del Corso di
linguistica generale in cui la definisce come la scienza che studia la lingua dei segni nel
glossematica
quadro della vita sociale. Nella prima definizione c’è già quella che sarà la di
Hjemslev, ovvero una scena della forma, delle funzioni. Louis Hjemslev.
Uno dei rappresentanti più importanti dello strutturalismo europeo è stato
L’opera più conosciuta è I fondamenti della teoria del linguaggio, scritta in danese e poi
tradotta in inglese anche se egli non accettò la prima traduzione fatta dal traduttore
americano. La traduzione italiana fu pubblicata nel 1968 da un importante linguista italiano,
con il titolo I fondamenti della teoria del linguaggio che non rispecchia né il titolo originale
danese né quello della traduzione inglese (introduzione alla sua teoria del linguaggio
chiamata glossematica). In un primo tempo la parola semiotica non compare nella sua
opera, Sprog alcune volte viene tradotto con semiotica. Prima che uscisse la seconda
traduzione americana della sua opera, era stato invitato da Martiné, un importante linguista
francese che si muoveva nell’ambito della linguistica strutturale, e altri linguisti a scrivere un
articolo nel quale chiariva quanto aveva scritto. Nel 1954 pubblica su Word (rivista) La
stratificazione del linguaggio, un saggio molto importante che controbilancia la freddezza,
aridità dei fondamenti della teoria del linguaggio; parla a piene mani di forma semiotica,
sostanza semiotica, materia semiotica. Hjemslev, Saussure e Peirce hanno un tratto in
comune, ovvero dei matematici nella loro famiglia: il padre di Peirce era un professore di
algebra, disciplina in cui è centrale la relazione degli elementi, tant’è che uno dei suoi scritti
quadernione
è La logica dei relativi. Il concetto di che troviamo in Saussure, con il quale
esprime in modo diverso il concetto di valore linguistico è ripreso dall’algebra, tant’è che i
suoi antenati erano scienziati. Il padre di Hjemslev era un professore di geometria. Hjemslev
ebbe una formazione linguistica, studiò soprattutto la linguistica comparativa, la sua
creare una scienza nuova del linguaggio,
prospettiva era quella di che doveva essere la
nuova grammatica generale (in passato c’erano ma non riuscivano a dare spiegazioni di tutte
le lingue, erano limitate). Secondo Hjemslev, la grammatica generale non era altro che una
grammatica normativa, che imponeva ed era basata soprattutto sugli aspetti logici del
linguaggio (la nostra grammatica è basata sulla logica di Aristotele); egli vuole costruire una
nuova grammatica generale descrittiva, così come sono tutte le altre scienze. Nella prima
fase parla di grammatica generale ma in realtà si tratta di dare un nuovo obiettivo alla
linguistica, ovvero studiare tutto il linguaggio nel suo complesso, non solo il linguaggio
logico, ma anche quello illogico (prodotto dal pensiero naturale, spontaneo delle persone).
componente prelogica,
Dice che nelle lingue non c’è solo la componente logica ma anche la
sentimento linguistico,
ovvero il del partecipare all’espressione e alla comunicazione (anche
principio di non
Saussure parla di sentimento linguistico). La logica è regolamentata dal
contraddizione (è stato formulato nella filosofia di Aristotele: non posso dire che oggi è una
bella giornata e al tempo stesso una brutta giornata, quindi o è A o non A, è una logica
legge di partecipazione,
dell’esclusione); la prelogica si regge sulla dell’essere l’uno
sistema sublogico
nell’altro. Poi c’è il che è costituito da una componente logica e una
componente prelogica che partecipano tra di loro. (guardare definizione principio di non
contraddizione di filosofia Pierini). Un’altra opera è la Categoria di casi, è suddivisa in 2 parti:
la prima ha come sottotitolo studio di grammatica generale, la seconda è applicativa, studia
la categoria dei casi nelle varie lingue e arriva ad individuare lingue che hanno 300 casi. Il
prelogico, la mentalità primitiva, non va alla ricerca delle cause, è una mentalità magica; la
mentalità scientifica, razionale, va invece alla ricerca delle cause. Per il primitivo non c’è la
separazione tra soggetto e oggetto che ha realizzato il pensiero razionale. Hjemslev
successivamente cercherà di abbandonare ogni forma di psicologismo, anche dal punto di
vista terminologico nella riflessione sul linguaggio ed usa la parola neutro perché il neutro ci
dice di qualcosa e indica qualcosa illimitata. Da questa posizione hjemsleviana viene fuori
che in semiotica i segni sono tra di loro l’uno appiccicato all’altro, intersecato con l’altro, non
ci sono separazioni.
Saussure dice che la lingua elabora le sue unità costituendosi tra due masse amorfe e questa
forma
combinazione produce una non una sostanza. Hjemslev stesso afferma che, leggendo
l’opera di Saussure, egli dà l’idea della lingua come forma, della necessità di ricercare le
relazioni che esistono all’interno delle espressioni e quindi è Saussure stesso che inizia la
linguistica della forma portata avanti poi da altri strutturalisti e in particolar modo da
Hjemslev. Quest’ultimo dice che da lingue diverse noi possiamo estrarre un fattore comune
materia,
da lui chiamato formata in maniera diversa nelle varie lingue (mening è ciò che è
percepito nell’esperienza della comunicazione e che viene compreso anche a prescindere
dalla comunicazione evidente, dai suoni, tracce, referenti ecc. questa è la materia).
Hjemslev, nella Stratificazione del linguaggio, dice che la materia ha una doppia essenza: è
materia fisica materia fenomenologica, antropologica, culturale.
e E’ amorfa, non ha forma,
è come la nuvole di Amleto che cambia aspetto da un momento all’altro; quindi la materia
può essere formata o strutturata diversamente in lingue diverse. Parlare di forma e parlare
di struttura è la stessa cosa, Saussure parla di sistema (domanda: qual è la struttura o la
forma del segno? Parlare subito della stratificazione del linguaggio). Per esempio ci sono
modi diversi di dire “non lo so”, molte lingue non hanno solo il singolare e il plurale. Non
tutte le lingue hanno gli stessi termini, ci sono asimmetrie, ma ciò non vuol dire che i parlanti
non abbiano cognizione di quella sfumatura, lo dicono attraverso delle circonlocuzioni, è
tutto legato all’esperienza vitale che ha il popolo nei confronti del mondo ed in base a quella
si articola il lessico.
Per quanto riguarda la forma, struttura del segno di Hjemslev, quando si parla di forma non
si intende la forma esterna ma la forma interna, un insieme di rapporti. Costellazione,
determinazione e interdipendenza sono le funzioni di base del segno in glossematica:
interdipendenza è una funzione tra due costanti in cui la presenza di ciascun termine
determinazione
presuppone la presenza dell'altro, è la funzione tra una costante e una
variabile in cui la variabile determina la presenza della costante e non il contrario,
costellazione è la funzione tra due variabili in cui la presenza di ciascun termine non
presuppone la presenza dell'altro. Hjemslev porta avanti il discorso di Saussure e il suo
metodo glossematico (metodo analitico e specificante) e divide in: forma dell’espressione,
sostanza dell’espressione, forma del contenuto e sostanza del contenuto. Questa è la forma,
dipendenze
la struttura del segno, nel quale ci sono dipendenze e indipendenze; ci sono
bilaterali dipendenze unilaterali
come nella interdipendenza, come nella manifestazione e
indipendenze scienza del segno
come nella costellazione. La è costituita, secondo Hjemslev,
dalle funzioni di interdipendenza e determinazione, cioè da quelle funzioni dove ci sono o
costanti o una costante e una variabile. La costellazione non appartiene al rango della
scienza ma al rango della materia, perché non ci sono furtivi costanti ma variabili, ecco
perché la materia sta anche fuori. Per esempio: se io prendo la parola mosca, ha una forma
costituita da una forma dell’espressione e da una forma del contenuto e questa è la funzione
semiologica, la funzione segnica. Per capire se ci si riferisce all’insetto mosca, alla città, al
pizzetto ecc. si fa riferimento al contesto, che è variabile e appartiene alla sostanza; quindi è
la sostanza che manifesta, connota mosca come insetto o come città, siamo non più di
fronte a una funzione semiologica ma ad una funzione semiotica perché interpreta la
funzione della forma del contenuto, la connota, gli dà un senso. Ancora, angolo è una forma
del contenuto la cui forma dell’espressione è angolo, in inglese, francese ecc. si dice in
maniera diversa, può essere manifestato da una sostanza del contenuto chiamata
geometria, ecc. La forma semiologica è pura forma, non dice niente di per sé, dev’essere per
interpretata nella comunicazione, nella sostanza.
forza La forma del contenuto segno è
semiologia di
manifestata dalla sostanza del contenuto semiotica. Esistono 2 termini:
matrice strutturale semiotica di matrice anglosassone
con Saussure e reintrodotta da
Peirce. Hanno radici culturali e prospettive diverse perché la semiologia dal punto di vista
europeo è lo studio della forma strutturale del segno, la semiotica, invece, mette in mezzo la
materia, la forma, la sostanza, l’interpretazione. Quindi, fino ad un certo la semiotica
strutturale di Hjemslev era stata accusata di non dare spazio alla sostanza,
all’interpretazione, di essere acida e fredda; in realtà non è vero che in Hjemslev manca
l’interpretazione, che lo strutturalismo pensa solo alla langue, ecc. E’ preferibile dire
semiotica glossematica piuttosto che semiotica strutturale perché la semiotica glossematica
nasce propriamente dall’epistemologia, dallo spirito scientifico di Saussure e Hjemslev e in
questo modo la si distingue da una più generica semiotica strutturale tipica di Greimas,
anche conosciuta come semiotica generativa; si chiama così perché Greimas parla di
generazione dei livelli del testo, concetto che riprende da Chomsky e la sua grammatica
generativo-motivazionale che è di tipo matematico.
Secondo la semiotica Saussuriana e Hjemsleviana non ci può essere una forma del contenuto
senza che ci sia una forma di espressione e viceversa perché la semiotica lavora su 2 piani:
piano dell’espressione e piano del contenuto (significante e significato). Mosca è una forma
di contenuto strettamente connessa alla forma dell’espressione mosca, che può essere
l’italiano, il francese, un disegno, ecc. La funzione semiologica è una funzione tra 2 costanti.
Il contesto è una sostanza, per cui se c’è una mosca è il contesto che mi dice che si tratta di
quella cosa lì. Bisogna partire dalle lingue vive e da queste trarre le regole generali che
presiedono al funzionamento della comunicazione linguistico verbale. Hjemslev, insieme
all’amico linguista danese, ha scritto un resumé per riassumere il suo pensiero. Avevano
glossematica
elaborato la teoria chiamata perché andava alla ricerca degli elementi ultimi di
un termine, di una entità linguistica. Per questo motivo i linguisti hanno chiesto a Hjemslev
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