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2. IL VALORE LINGUISTICO CONSIDERATO NEL SUO ASPEETTO CONCETTUALE
Il VALORE è un elemento della significazione. Tutti i valori sono costituiti da una cosa dissimile, suscettibile
di essere scambiata con quella con cui si deve determinare il valore e da cose simili che si possono
confrontare con quella di cui è in causa il
valore. Una parola può essere scambiata con un'idea o può essere confrontata con una parola. Un valore di
un termine è determinato da ciò che lo circonda.
3. IL VALORE LINGUISTICO CONSIDERATO NEL SUO ASPETTO MATERIALE
Ciò che importa in una parola non è il suono, ma le differenze foniche che permettono di distinguere la
parola. I fonemi sono delle entità oppositive, relative e negative.
4. IL SEGNO CONSIDERATO NELLA SUA TOTALITA'
Nella lingua vi sono differenze senza termini positivi, la lingua comporta soltanto delle differenze
concettuali e foniche. Un sistema linguistico è una serie di differenze di suoni combinate con una serie di
idee.
5. RAPPORTI SINTAGMATICI E RAPPORTI ASSOCIATIVI
Da una parte nel discorso le parole contraggono tra loro, si schierano le une dopo le altre sulla catena delle
parole, queste combinazioni possono essere chiamate sintagmi. Il sintagma si compone di 2 o più unità
consecutive. Posto in un sintagma, un termine acquisisce il suo valore solo perché è opposto a quello che
precede e a quello che segue. Il rapporto sintagmatico si basa su 2 o più termini presenti in una serie
effettiva, mentre il rapporto associativo unisce dei termini "in absentia" di una serie mnemonica virtuale.
Un'unità linguistica è comparabile a parte determinata di un edificio come colonna sonora.
CAP 8- Espressione e contenuto
Mentre in base alla prima posizione il segno è un'espressione che rimanda a un contenuto esterno al
segno stesso, in base alla seconda posizione il segno è un'entità generata dalla connessione fra
un'espressione e un contenuto. La funzione segnica si pone fra due entità, un'espressione e un contenuto.
Espressione e contenuto sono delle designazioni dei funtivi che contraggono la funzione in questione,
la funzione segnica. Ci sarà sempre solidarietà fra funzione e (classe dei) suoi funtivi. Se la stessa
entità contrae successivamente funzioni diverse, e può apparire selezionata, si tratta di funtivi diversi,
oggetti diversi a seconda del punto i vista, cioè della funzione che si prende in considerazione. Se diversi
gruppi di funtivi contraggono una stessa funzione ciò vuol dire che si ha solidarietà fra la funzione e tutta
la classe di questi funtivi, e che quindi ogni funtivo individuale seleziona la funzione. C'è dunque anche
solidarietà fra la funzione segnica e i suoi due funtivi, espressione e contenuto. Non si avrà mai una
funzione segnica senza la presenza simultanea di entrambi questi funtivi; e un'espressione e il suo
contenuto, o un contenuto e la sua espressione, non si presenteranno mai insieme senza che ci sia fra loro
anche la funzione segnica.
La funzione segnica è di per sé una solidarietà. Espressione e contenuto sono solidali. Un'espressione è
espressione solo grazie al fatto che è espressione di un contenuto, e un contenuto è un contenuto solo
grazie al fatto che è contenuto di un'espressione.
Saussure, per chiarire la funzione segnica, ricorse al tentativo di considerare l'espressione e il
contenuto separatamente, senza tenere conto della funzione segnica, e arrivò al seguente risultato:
• La sostanza fonica è una materia plastica che si divide a sua volta in parti distinte per fornire i
significanti di cui il pensiero ha bisogno.
• Noi possiamo rappresentare la lingua come una serie di suddivisioni contigue proiettate nel
medesimo tempo, sia sul piano indefinito delle idee confuse, sia su quello non meno indeterminato dei
suoni.
• La lingua elabora le sue unità costituendosi tra due masse amorfe. Questa combinazione produce
una forma, non una sostanza.
Se conserviamo la terminologia di Saussure appare chiaro che la sostanza dipende dalla forma in maniera
tale che essa vive solo grazie alla forma e non si può dire in nessun modo che abbia un'esistenza
indipendente. Se escludiamo il principio strutturale che implica la funzione segnica e tutte le funzioni da
essa deducibili, questo fattore comune sarà un'entità definita solo dal suo aver funzione rispetto
al principio strutturale della lingua e a tutti i fattori che rendono le lingue diverse l'una dalle altre. Questo
fattore comune è da noi chiamato materia. Questa materia così considerata, esiste provvisoriamente come
una massa amorfa, un'entità inanalizzata definita solo dalle sue funzioni esterne, cioè dalle sue funzioni
rispetto a ognuno dei periodi citati.
Notiamo dunque che la materia non formata che si può estrarre da tutte queste catene linguistiche è
formata diversamente nelle singole lingue. Ogni lingua traccia le sue particolari suddivisioni all'interno della
"massa del pensiero" amorfa, e dà rilievo in essa a fattori diversi in disposizioni diverse, pone i centri di
gravità in luoghi diversi e dà loro enfasi diverse.
La stessa materia può essere formata o strutturata diversamente in lingue diverse. A determinare la
sua forma sono soltanto le funzioni della lingua, la funzione segnica e le altre da essa deducibili.
La materia rimane sostanza per nuova forma. Riconosciamo così nel contenuto linguistico, nel
suo processo, una forma specifica, la forma del contenuto che è indipendentemente dalla materia ed ha
con essa un rapporto arbitrario, e la forma rendendola sostanza del contenuto. Un paradigma in una
lingua, e un paradigma corrispondente in un'altra coprano una medesima zona di materia che, astratta da
tali lingue, è un continuo amorfo inanalizzato entro cui l'azione formatrice delle lingue pone delle
suddivisioni.
Dietro ai paradigmi offerti nelle varie lingue dalle designazioni dei colori possiamo scoprire tale continuo
amorfo a cui ogni lingua impone arbitrariamente le sue suddivisioni. I paradigmi dei morfemi illustrano
situazioni simili. Questa mancanza di corrispondenza entro una stessa zona di materia, si presenta
dappertutto. Possiamo concludere che in una delle due entità che sono funtivi della funzione segnica- cioè
il contenuto- la funzione segnica istituisce una forma, la forma del contenuto, che dal punto di vista della
materia è arbitraria, e che si può spiegare solo grazie alla funzione segnica, ed è ovviamente solidale con
essa. In questo senso Saussure ha ragione nel distinguere tra forma e sostanza.
La stessa cosa si può osservare per l'altra entità che è un funtivo (ciascuno dei due termini di una funzione)
della funzione segnica, l'espressione.
Il continuo vocalico e il profilo trasversale del palato, sono dunque le zone fonetiche della materia, formate
in materia diversa in lingue diverse, a seconda delle funzioni specifiche delle singole lingue, e organizzate
quindi come sostanza dell'espressione rispetto alla loro rispettiva forma dell'espressione.
Ciò si è notato per il sistema dell'espressione; ma, come si è visto per il contenuto, le stesse considerazioni
valgono per il processo. A causa delle coesione fra sistema e processo, la formazione specifica del sistema
in una data lingua implica inevitabilmente degli effetti sul processo. In parte perché le suddivisioni nel
sistema non corrispondono da una lingua all'altra, e in parte per le possibilità di relazione fra i fonemi nella
catena, una stessa materia dell'espressione può essere formata diversamente in lingue diverse.
Una parte essenziale di ciò che si chiama "parlare con un accento" consiste nel formare una materia
dell'espressione secondo predisposizioni suggerite da fatti funzionali che appartengono alla lingua
materna del parlante.
La ricerca ci indica dunque che le due entità che contraggono la funzione segnica- espressione e contenuto-
si comportano, riguardo a tale funzione, nello stesso modo. È grazie alla funzione segnica, e solo grazie ad
essa, che esistono i suoi due funtivi, i quali si possono ora designare precisamente come forma del
contenuto e forma dell'espressione. Ed è grazie alla forma del contenuto e alla forma dell'espressione, e
solo grazie ad esse, che esistono la sostanza del contenuto e la sostanza dell'espressione rispettivamente,
le quali si possono cogliere per il proiettarsi della forma sulla materia, come una rete che proietti la sua
ombra su una superficie indivisa.
Il segno è coordinata a una forma del contenuto, ed ivi sistemata insieme ad altre entità di sostanza del
contenuto. Il segno è dunque segno di una sostanza del contenuto e segno di una sostanza
dell'espressione. Il segno è un'entità a due facce, che guarda come Giano in 2 direzioni, e si volge
"all'esterno" verso la sostanza dell'espressione, e "all'interno" verso la sostanza del contenuto. Ma pare
più appropriato usare il termine segno come nome dell'unità che consiste di forma del contenuto e di
forma dell'espressione, ed è stabilita dalla solidarietà che abbiamo chiamato funzione segnica. Il
termine segno sarà associato all'idea di un designato; conviene usare appropriatamente il termine in modo
che il rapporto fra segno e designato appaia quanto è più chiaramente possibile e non sottoposto a
distorsioni e semplificazioni. La distinzione fra espressione e contenuto, e la loro interazione nella
funzione segnica, sono basilari nella struttura di qualunque lingua.
CAP 9- L'attività strutturalista
Dobbiamo risalire a coppie come quelle di significante- significato e sincronia-diacronia, per accostarci a
ciò che distingue lo strutturalismo da altri modi di pensiero; la prima perché rimanda al modello
linguistico, di origine saussuriana, e perché la linguistica è la vera scienza della struttura; la
seconda perché sembra implicare una certa revisione della nozione di storia, nella misura in cui l'idea
di sincronia accredita una certa immobilizzazione del tempo, e quella di diacronia tende a rappresentare
il processo storico come una pura successione di forme. Il segno parlato dello strutturalismo va visto nel
ricorso serio al lessico della significazione. L'uomo strutturale è definito dalla sua immaginazione, o
dal suo immaginario, cioè dal suo modo di vivere mentalmente la struttura. In rapporto a tutti i suoi utenti
lo strutturalismo è un'attività, la successione regolata di un certo numero di operazioni mentali.
Lo scopo di ogni attività strutturalista è