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La camera chiara è una specie di testamento spirituale di RB, egli ha affrontato a più riprese
la questione dell’immagine: di fronte ad essa, il soggetto è portato a perdersi e dimenticare il
proprio essere culturale. Per questo, la società contemporanea evita di proporre ogni genere
d’immagine senza il supporto rassicurante del linguaggio verbale che orienta il soggetto nella
propria visione. Per spiegare l’immagine e il suo senso, occorre analizzare, più che le
strutture interne all’immagine, la serie di reazioni emotive che il soggetto prova dinnanzi a
essa.
vestito
Il è una specie di massa eteroclita (linguaggio Saussure), che contiene al suo interno
aspetti e problemi molto diversi: caratteristiche tecniche di lavorazione, questioni estetico-
stilistiche, ragioni economiche, pressioni politiche, morali e religiosi. Egli individua nella
linguistica alcune caratteristiche che possono essere utili nella sociologia del vestito. Così
costume
come il linguaggio saussuriana viene diviso in langue e parole, vestito va diviso in e
abbigliamento: la prima è una realtà sociale, indipendente dall’individuo, la seconda è una
realtà individuale, vero e proprio atto del vestirsi. L’individuo che decide ogni giorno come
vestirsi crede di operare sulla base di gusti e scelte personali, mentre in realtà agisce sulla
base di codici estetici e sociali inconsapevoli. Tra i 2 elementi c’è una presupposizione
reciproca, tale per cui ognuno dei 2 elementi non può esistere senza l’altro. Un’altra
dicotomia linguistica è quella significante e significato. Il vestito, infatti, possiede una sua
forma ma anche delle funzioni. Secondo RB, la significazione del costume indica il grado di
inserimento di un individuo nelle regole sociali.
RB precisa, inoltre, che occorre distinguere tra 2 diversi momenti della significazione:
a priori,
l’immotivazione si dà non c’è alcun motivo per il quale si istituisce una relazione tra
a posteriori
un certo suono e un certo senso; essa si trasforma in necessità. Nel passaggio
tra questi 2 momenti, sul piano delle codificazioni sociali, entra in gioco un processo di
naturalizzazione del segno. Saussure dice che la motivazione esiste nelle onomatopee. Le
cose si complicano nel momento in cui si passa dalla linguistica alla semiologia: in linea di
arbitrari
principio i sistemi semiologici sono sempre poiché non sono fondati per contratto e
motivati
in linea di fatto sono sempre poiché in un modo o nell’altro si fa entrare in gioco
una relazione di similarità o di analogia fra significante e significato. L’esempio più tipico
dell’arbitrarietà del segno semiologico si ha, secondo RB, con il Sistema della moda. La moda
si impone per tautologia, cioè “la moda è di moda”, di conseguenza i segni di moda sono
arbitrari poiché sono elaborati da un fashiongroup separato dalla massa dei suoi utenti. Il
fatto che la moda non evolve ma cambia, rende ben evidente il carattere artificiale di tale
sistema di significazione. Affinché questa moda possa diffondersi, essi s’inventano un’aura,
un senso poiché non è l’oggetto che fa vendere, ma il senso. È per questo che la moda
ricorre a motivazioni di tipo utilitaristico dove si collega l’abito alla situazione in cui esso va
portato, oppure di tipo estetico culturale. Ancora una volta la motivazione del segno volta
alla sua naturalizzazione.
In affermazioni come “l’accessorio fa la primavera” o “quest’anno è di moda il blu”, è sottesa
una relazione di equivalenza tra un concetto (primavera, moda di quest’anno) e una forma,
cioè un significato. Un rapporto tra un significato e un significante. Seppure queste
motivazioni non reggano dal punto di vista logico razionale, il fatto stesso che vengano
nominati da una rivista, fa scattare l’esistenza di una significazione. Lo scopo è sempre
produrre un senso, un’aura e nascondere poi dietro una qualche ragione o natura.
Secondo RB, la pertinenza narrativa, deve ridurre il racconto a pochi tratti distintivi,
rintracciare i canali formali in cui gli innumerevoli tratti semantici presenti nel testo si
generano, si distribuiscono e si confondono nell’intertesto culturale. In una storia c’è, oltre
alla logica della ragione (rende la storia leggibile), una logica del simbolo (campo variegato e
narrazione senza simbolismo
complesso di significati e porzioni di significato). Non esiste e,
viceversa, nessun simbolismo senza narrazione. A differenza di studiosi come Greimas, che
ritengono il racconto uno strato profondo del testo, predispongono precisi criteri con i quali
dividerlo in sequenze, secondo RB la partizione del racconto non deve essere fondata
teoricamente, significante e significato devono essere suddivisi autonomamente. Il racconto
è come una superficie su cui si spande la polvere d’oro del senso. RB individua cinque codici
codice proairetico,
nel racconto: il secondo il quale le azioni del racconto si organizzano in
serie prevedibili sulla base di una logica della verosimiglianza e dell’opinione comune
(personaggio si reca a teatro e ci aspettiamo che entri nell’edificio, raggiunga la sala, si segga
codice semantico,
al suo posto, ecc.), il che raccoglie tutti i significati che servono a costruire
codice culturale,
il carattere dei personaggi, le scene, le atmosfere narrative della vicenda, il
che mette in relazione il testo del racconto con l’insieme dei saperi che esso richiama e
codice ermeneutico,
contribuisce a fondare saperi storici, medici, scientifici, ecc. il che
formula un enigma e possibilmente lo risolve, il lettore si pone domande circa il senso di
campo simbolico,
alcune sue parti ed infine il che nega le regole della verosimiglianza
narrativa e le aspettative del lettore.
naturalizzazione dei segni,
RB non cede al ricatto della ovvero la mitologizzazione dei segni:
il mito è una cultura naturalizzata, la sua forza sta nell’ambivalenza del suo significante, nel
fatto che esso sia contemporaneamente senso e forma; quindi il semiotico deve avere un
atteggiamento critico, dev’essere un demitificatore, uno che smonta miti e fa vedere che
non sono cose eterne ma oggetti nati nella storia che la società accetta come naturali.
neutralizzazione
La in linguistica è la cancellazione di una opposizione. Es.: con opposizione
sonora L e R, una opposizione in francese può essere non presente in giapponese, dove i 2
fonemi possono essere usati indifferentemente senza produrre alcun cambiamento di senso.
Questo è il famigerato grado 0 della lingua, un argomento tipicamente barthiano.
Analogamente, la differenza tra una s sorda e una s sonora.
oggetti
Nell’opera di RB, circolano svariati che sono significanti. Gli si chiede cosa differenzi
la lingua e gli oggetti, le parole e le cose. Nel saggio Semantica dell’oggetto, formula la sua
teoria degli oggetti tecnologici nella civiltà contemporanea. Lo sguardo strutturale semiotico
considera gli oggetti come un qualcosa che, non avendo significato, se non in relazione a
soggetti umani e sociali che, costruendoli, li pensano sempre e soltanto entro il loro universo
immaginario. Il processo di costruzione della significazione oggettuale attraversa 3 fasi: 1.
l’oggetto viene declinato in una reazione transitiva, sta lì per qualche ragione e scopo. 2.
Qualsiasi sia la funzione degli oggetti, essa viene circondata da un’aura di significazione (un
telefono che sta lì per telefonare ha sempre dei significati, un telefono bianco). 3. Una specie
di movimenti di ritorno dal senso alla funzione. Raramente un oggetto è significante tutto
d’un pezzo, se pure separato da ogni contesto, trasmette di per sé un certo potenziale di
significati (il telefono sta in un preciso tavolo, appartiene ad una persona che fa un lavoro,
poi altre persone interpretano non il telefono in sé, ma tutta la situazione in cui esso è
collocato, dando un senso al soggetto che, magari, ne ha effettivamente bisogno per
metonimia,
telefonare). I dispositivi che costruiscono rete di senso sono 3: impiegato
soprattutto in pubblicità (un oggetto, presentato nella sua totalità, significa attraverso una
classificazione paradigmatica,
soltanto delle sue proprietà), che fornisce all’oggetto un
accostamento sintagmatico,
qualche significato in più, ovvero accostamento di altri oggetti
in uno stesso territorio o situazione. testo
Se l’opera è una cosa materiale individuabile e unica, tangibile e riproducibile, il è un
campo metodologico, non è un oggetto ma l’attraversamento di ogni eventuale oggetto
linguistico computabile. Il testo può essere considerato para-dossale. L’opera tende a
presentarsi come un segno, è qualcosa che rinvia a qualcos’altro. Il testo protrae il
radicamento del significato, facendolo slittare sul significante. Al di fuori del testo, ce ne
sono altri. Leggere un’opera vuol dire farlo dall’inizio alla fine e poi riporla su uno scaffale
rassicurante, leggere un testo vuol dire giocare con esso, interpretarlo variamente.
ottuso,
RB distingue il senso acuto ovvero l’ovvietà, la banalità dal senso aperto. Questa
opposizione viene formulata nel saggio Il terzo senso. Egli osserva una serie di fotogrammi di
alcuni film di un celebre regista russo, dunque predilige l’immagine fissa a quella in
movimento e ritiene che qualsiasi narrazione, sia una sorta di costruzione artificiosa,
spacciata per naturale, di un vissuto supposto unico e personale. L’essenza del filmico sta nel
fotogramma. RB individua tre diversi possibili sensi intrecciati: il primo si situa a un livello
informativo dell’immagine, rimanda il messaggio esplicito del film attraverso scenografia,
semiologia del messaggio;
costumi, personaggi e loro rapporti e lo chiama il secondo
riguarda vari elementi connotativi presenti nel film, il terzo non è né informativo e né
significanza.
simbolico, riguarda la Il senso ovvio è intenzionale e va dal film al suo
spettatore o forse dall’immagine al suo osservatore. L’ottuso, invece, è qualcosa che
l’intelletto non riesce bene ad assorbire, è sfuggente, liscio e inafferrabile, qualsiasi
significato gli si voglia attribuire finisce per scivolar via.
testo di piacere
RB definisce il Babele felice perché lotta contro gli stereotipi che si celano
nei linguaggi standardizzati. In Il piacere del testo, scrive che l’unica possibilità per
sconfiggere il mito è consumarlo con altri mezzi, trasformando la consolazione catartica che
godimento
esso procura in effett