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La scrittura dice l'indicibile, dice e tace l'indicibile. L'alterità della scrittura chiede ascolto perché essa
stessa non si propone di informare, di persuadere, di educare, di sensibilizzare. Essa si dà nel tacere, ma
all'ascolto della lettura, e non ha niente da disvelare; tuttavia dice e per giunta è inquietante e attraente
come un volto che tace. La translinguistica è una scienza della letteratura. La translinguistica mostra
dunque le possibilità de linguaggio stesso, la sua costituzione disposizione per l'alterità. L'attività letteraria
non inizia propriamente se non quando l'autore una posizione al di fuori dell'avvenimento di cui parla una
situazione di "extralocalità", di "exotopia".
CAP 2- La lettera e la scrittura letteraria
Ciò che nella trilogia di Dupin si chiama abilità dell'analisi potrebbe indicare un tipo di comprensione e,
correlati con esso, un modello di segno e una concezione della comunicazione ben diversi da quelli
esemplificati dal gioco degli scacchi.
1. La Regina è femmina
La filosofia del linguaggio si è soprattutto occupata del Re, e proprio del Re di Francia.
2. La Regina è una carta da gioco
Alla Regina della "Lettera rubata" si riferisce proprio alla figura delle carte da gioco, o meglio allude, rinvia a
essa, può avere la regina delle carte da gioco come suo interpretante, secondo un rapporto di somiglianza,
di analogia, un rapporto ionico, nel senso di Pierce. Nel testo è ricorrente la presenza del
doppio. Derrida vede relazioni duali fra doppi, dove i doppi sono a loro volta sdoppiati. Nel caso del
racconto di Poe è un gioco di carte il termine di riferimento. Dunque la Regina della lettera rubata è una
carta da gioco.
3. È tutto un gioco
La "Lettera rubata" allude a un gioco di carte già per il fatto stesso che ogni volta che si prende una lettera
bisogna averne un'altra che stia con essa in qualche rapporto di somiglianza. Nel whist il rapporto è
appunto prevalentemente iconico. Ma un rapporto iconico fra i significanti e si presenta anche nel
rapporto fra i testi, quando, nei giochi di sostituzione fra segno e interpretante in una catena di rinvii,
viene a stabilirsi un rapporto di comprensione attiva, rispondente, un rapporto dialogico in cui la lettura
sia inevitabilmente anche riscrittura. E ciò si realizza tanto più quando si tratta di testi in cui
il significante non è al servizio di un significato prefissato, come nei testi di trascrizione. Il rapporto si
stabilisce invece per il fatto che la "lettera rubata" è un testo di scrittura in cui la scrittura stessa viene
messa in scena, viene rappresentata, attraverso il gioco degli sdoppiamenti. Allora il ragionamento
analitico è una pratica di scrittura, e la scrittura mentre parla del whist e di Dupin parla di se stessa:
appunto induce deducendosi. Nell'analisi di Dupin l'Alterità che sfugge al calcolo e alla comprensione
intesa come decodificazione. Si tratta dell'alterità che si nasconde mostrandosi e fatta di rinvii da
significante a significante, dietro ai quali non c'è nessuna profondità da raggiungere. L'analisi è l'abduzione
di Pierce. I gioco della scrittura letteraria esemplifica e metaforizza l'analisi. Bisogna considerare l'analisi
di Dupin dal punto di vita del resto, in base cioè ad una semiotica della letteratura, dove la letteratura vale
come genitivo soggettivo: una semiotica che ha la letteratura come proprio punto di vista.
4. L'impareggiabile Dupin
Bacthin parla di peculiarità letteraria della polifonia, di "incompibilità" del dialogo polifonico, perché esso
soltanto nella sperimentazione possibile a un particolare genere letterario, il romanzo. A
svolgere l'"analisi" è egualmente un personaggio incompibile: per questo l'analisi non coincide con
l'abduzione quale modalità propria del ragionamento. Alla letteratura sono accessibili aspetti dell'uomo e
soprattutto della coscienza umana che non sono accessibili alle diverse forme della parola diretta, della
parola funzionale, orientata verso un obiettivo, cioè della parola che non è scrittura ma
mera trascrizione del pensiero. È necessaria un'eccedenza disinteressata, e la letterarietà è proprio
quest'eccedenza. Dupin ha una irriducibile alterità letteraria. Con Dupin la scrittura mette in scena proprio
l'eccedenza disinteressata che la caratterizza. La scrittura mette in scena nel
doppio Dupin lo sdoppiamento fra l'io dello scrittore e l'io del proprio discorso, sdoppiamento il
cui doppio è a sua volta sdoppiato in un processo senza limiti, che comporta il venir meno del soggetto
unitario quella invece si realizza nella trascrizione. Vi è un'irriducibile alterità anche nel ragionamento
che caratterizza l'analisi. La stessa verità dell'analisi è una verità di tipo letterario. L'analisi è la capacità
di disporsi verso l'alterità, a dispetto di sistemi e di principi fissi, quella stessa disposizione che caratterizza
la letteratura. La capacità analitica di Dupin è la stessa capacità a cui lo scrittore ambisce.
CAP 3- La resistenza della scrittura letteraria in 1984 di G. Orwell
1984 è un testo di scrittura. La scrittura è una pratica contestativa, una presa particolare di posizione nei
confronti dell'ordine del discorso, offre spazi di scantonamento malgrado la chiusura dell'universo di
discorso. Diversa è la scrittura come assenza d'opera. L’alterità e l'impossibilità di assimilazione di tale
scrittura sono tali da non poter in nessun modo essere tollerate dal discorso del potere. Si tratta dunque di
una realtà inumana, se consideriamo l’eccedenza come ciò che caratterizza il propriamente umano. Il
bisogno umano è inseparabile dal desiderio, e se bisogni e desideri vengono tenuti distinti, ciò avviene in un
mondo di sfruttamento, di dominio. La realtà in 1984 non è vero-simile. 1984 ci mostra ciò che si ottiene
al limite, cioè in un mondo senza scrittura. 1984 ci mostra anche ciò che il sistema che essa descrive non
può contenere, ciò che ne resta irriducibilmente fuori, ciò che esso deve abolire, annientare, cancellare per
poter sussistere. Fuori dal sistema sociale rappresentato resta la scrittura che lo rappresenta: esso non la
può contenere. 1984 è un romanzo utopico. Il punto di osservazione di tutta la narrazione è nel non- luogo
dell'utopia. Il libro si divide in 3 parti senza titoli; ad esse si aggiunge l’appendice dal titolo “I principi
della neolingua”. Nella prima parte la scrittura mette in scena se stessa, dice di se stessa servendosi della
narrazione. Le prime pagine di 1984 sono dedicate al piacere della scrittura. Attraverso
la funzione narrativa, la prima parte di 1984 dice della situazione di isolamento dello scrittore, del suo
rapporto con la scrittura, con la pagina bianca. La finzione narrativa di 1984 mette anche in scena il
rapporto fra scrittura e morte che fa parte della realtà dello scrivere infunzionale . Tutta la prima parte di
1984 ha come oggetto la scrittura e si serve della scrittura come pretesto della narrazione, attraverso un
gioco di andirivieni fra presente, passato e anticipazione del futuro. In 1984 c’è la dimostrazione per
assurdo del carattere inumano e invisibile di una realtà da cui sia assente l’utopia. La seconda
parte, intitolata “L’erotico e la narrazione storica”, è caratterizzata dal contrasto fra l'abbandono al
godimento e l'attaccamento alla causa della verità. Ciò che il sistema avverte come minaccia è il corpo là
dove esso rivendica il proprio diritto all’infunzionalità, sia quella della scrittura (il diario), sia quella del
rapporto erotico. Ridimensionare il corpo rendendolo funzionale al sistema, eliminare ogni sua eccedenza,
ogni sua alterità, risolvere la sua ambivalenza nell’equivalenza significante/ significato. Anche la verità si
oppone al sistema. 1984 sperimenta l'ipotesi di una realtà politica orientata verso
l'azzeramento dell'utopia, del godimento, della scrittura, insomma verso la più inumana mortificazione del
corpo. Il linguaggio della narrazione e il linguaggio dei personaggi, cioè tutto questo è conseguente alla
scelta della scrittura, alla sua particolare sperimentazione fantastica. Nella Neolingua non c'è posto per
l'espressione del desiderio e del godimento. L'adozione finale della Neolingua era stata fissata per il 2050.
CAP 4- L’exotopia della parola letteraria in Bachtin
Bachtin afferma la peculiarità del dialogo polifonico in quanto dialogo letterario. La letteratura permette di
compiere col linguaggio ciò che fuori dalla letteratura non è realizzabile, per il carattere finito,
compiuto del dialogo extraletterario. I personaggi del dialogo polifonico: sono
invece personalità incompibili, che non hanno pari nella realtà extraletteraria. Essi sono fuori dallo
scambio dialogico reale, dell'economia della comunicazione ordinaria. La scrittura letteraria si differenzia
per il fatto che fuoriesce dall’orizzonte della contemporaneità, si affranca dalla divisione dei ruoli della vita
reale. I testi del contesto unitario della cultura hanno fra loro un rapporto dialogico. Proprio per
l’eccedenza del senso del testo letterario rispetto alla propria contemporaneità, Bachtin ritiene che
il “trovarsi fuori”, l’exotopia entropia del punto di vista comprendente, cioè del testo interpretante,
rispetto al contesto culturale del testo letterario, ne agevoli la comprensione, permettendo di instaurare
con esso un dialogo che travalica i limiti della sua contemporaneità. Dagli scritti degli anni 20 fino a quelli
degli anni 70, Bachtin insiste sul problema della peculiarità della parola letteraria e della peculiarità della
parola dei diversi generi letterari. Bachtin ritiene che tale peculiarità non possa essere individuata se non a
partire da una riflessione sul linguaggio e sulla parola in generale. Tale riflessione, secondo Bachtin, deve
uscire dai limiti della linguistica. La linguistica conosce soltanto due poli della complessa vita linguistica:
il sistema della lingua e la parole. La riflessione sul linguaggio viene caratterizzata da Bachtin come
“metalinguistica”, in quanto si occupa delle relazioni dialogiche degli atti di parola, dei testi, dei
generi discorsuali, ma anche della dialogicità interna a uno stesso discorso, a uno stesso testo, o interna a
uno stesso genere discorsale o letterario considerato nel su