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La stessa nozione di ‘testo’ nel passaggio dalla stampa al mondo digitale ha mutato i suoi contorni in quanto
un testo digitale è modificabile, immateriale e lo si usa in modo differente. Quello che va a cambiare insieme
al mezzo è il significato del contenuto di quel testo.
Osserviamo alcune differenze dei dispositivi comunicativi di oggi da quelli del passato:
a. l’oralizzazione di qualsiasi forma testuale, anche scritta
b. l’indipendenza della comunicazione da un contesto condivido e l’indeterminatezza dei destinatari e della
loro identità
c. le modalità attraverso le quali il parlante crea la sua identità (ethos)
d. l’accesso alle informazioni. Chiunque può interagire con la rete e si va a creare un’agenda setting de temi
più dibattuti.
Il codice linguistico può essere considerato come un sistema di varietà che sono caratterizzati in base a
parametri come la provenienza geografica del parlante, il suo status socioculturale, la situazione
comunicativa. È in base all’ultimo fattore che si parla di registri: secondo Halliday questi dipendono dall’uso
della lingua in una determinata situazione. Il registro è relativo anche al rapporto comunicativo e sociale tra
enunciatore e co-enunciatore (es. formale/informale).
Un ulteriore classificazione che possiamo fare sono le tipologie di discorsi da non confondere con i generi che
vengono associati ai settori dell’attività sociale. Ad esempio, il discorso mediatico sarà da differenziare
rispetto a quello politico, amministrativo, sanitario o scientifico. Il motore di mutamento nei generi è
determinato da tre fattori: a) scopi diversi della comunicazione
b) mutate aspettative del pubblico
c) diverse condizioni di produzione=> diffusione della stampa
i primi due punti possono essere esemplificati dall’esempio delle guide turistiche inizialmente erano
molteplici, molto grandi, fitte per arrivare ad una produzione più snella e maneggevole. Rappresentavano le
notizie più importanti anche attraverso l’uso di immagini, cartine e dettagli vari.
Capitolo 3
Nella comunicazione ciascun parlante riesce ad interpretare correttamente ciò che gli viene detto attraverso
un processo inferenziale. Ciò succede perché il contesto presente nella situazione di comunicazione fornisce
i dati necessari all’interpretazione. Un enunciato avrà un senso diverso in base a chi lo proferisce, a chi viene
rivolto e la localizzazione. Si crea quindi una situazione di enunciazione che porta alla differenza tra il
significato di un enunciato linguistico il suo senso effettivo. Ogni enunciato è il risultato di un atto di
enunciazione unico e contiene al suo interno delle tracce. L’enunciato porta i segni della situazione di
enunciazione caratterizzata da quattro elementi: enunciatore, co-enunciatore, momento dell’enunciazione
e luogo dell’enunciazione. Gli elementi che collegano l’enunciato all’enunciazione vengono detti deittici ed il
fenomeno prende il nome di embrayage.
Situazione di comunicazione=> emittente=azienda committente
Contesto= dipende dal genere di rivista e dalla situazione in cui viene il consumo del supporto in cui questa
si trova
Situazione di enunciazione=> creata dal discorso stesso
Nel caso della comunicazione letteraria e pubblicitaria, l’enunciazione non avviene in presenza degli
interlocutori, quindi enunciazione e comunicazione non coincidono. Parliamo ora di scena di enunciazione
ovvero una situazione di discorso dall’interno dove la parola si mette in scena. Mainguenau propone di
articolare la scena d’enunciazione in tre distinte categorie: scena inglobante, scena generica e scenografia.
La prima si riferisce all’ambito discorsivo, all’area sociale cui appartiene il testo: politica, religione ecc. Essa
definisce lo statuto dei partecipanti allo scambio, seleziona il luogo adatto a quel tipo di comunicazione. La
scena generica determina l’intelligibilità del testo ad esempio in ambito pubblicitario si possono scegliere vari
formati. Infine, la scenografia, ovvero come il testo si presenta ai fruitori. Non va intesta come un valore
aggiunto ma come l’elemento che convalida l’enunciazione. Non tutti i discorsi richiedono una scenografia,
ma è presenta nel momento in cui si necessita persuadere il pubblico: ambito pubblicitario e politico. Nel
primo ogni ambiente viene associato ad un prodotto specifico; nel secondo la scenografia crea l’ethos della
persona.
Al centro della teoria dell’enunciazione sta la nozione di soggettività linguistica, concetto introdotto da
Benveniste per il quale è solo con il linguaggio che l’uomo si costituisce come soggetto in quanto riesce a
creare l’ego. Le sue riflessioni partono dai pronomi personali (io-tu-egli) che non costituiscono una classe
unica in quanto solo io e tu contengono il tratto di ‘persona’. Questi due pronomi indicano sia l’enunciazione
(io) che l’enunciato (tu). A queste due persone si contrappone ‘egli’ che viene detto non-persona in quanto
a differenza dell’unicità delle prime due persone, egli si può riferire a qualsiasi ente. L’asimmetria delle due
classi di pronomi è ben evidente quando si considerano verbi come ritenere, credere, immaginare, dedurre
poiché con io esprimo uno stato d’animo soggettivo e con egli solo una descrizione di un momento. Simile
con i verbi performativi come giurare, promettere, battezzare che indicano il compimento di un atto.
I deittici della comunicazione possono riguardare la persona, lo spazio e il tempo: tre coordinate ch
organizzano in riferimento al momento al luogo dell’evento comunicativo. Tra i deittici personali si collocano
anche i possessivi mio, tuo, nostro, vostro e i pronomi indiretti (mi, ti , ci , vi). Un discorso a parte riguarda il
si che risulta pertinente al discorso sole se assolve la funzione di sostituzione del soggetto e quindi si dice
pleonastico. Alcune volte la referenza personale viene sfumata ed allargata a rappresentare una collettività
indeterminata oppur il senso comune. La formula impersonale viene usata per mantenere ambiguo il
riferimento. Un’ altra forma del si è quello associato a formule in cui si esprime un dovere o un obbligo e si
tratta di un si passivante (es. guide turistiche dive l’impersonale maschera un atto direttivo evitando la forma
imperativa non adatta a quel tipo di testo). I deittici spaziali si distinguono in relazioni a tre posizioni: il
parlante, l’ascoltatore (vicino), l’esterno (lontano dai due interlocutori) e comprendono sia i dimostrativi
(questo codesto quello) sia alcuni avverbi di luogo (qui, qua, li, cosi, costa) oltre a sopra, su, sotto. La deissi
temporale si realizza attraverso ieri, domani, tra un anno, un mese fa, l’estate scorsa. Legata alla deissi è
l’anafora ovvero espressione che identifica il proprio referente non in modo diretto, ma agganciandosi ad un
altro elemento del cotesto.
Un ultimo caso di deissi si ha quando una marca linguistica si riferisce non a tempi o luoghi, bensì a porzioni
di testo che precedono o seguono=> legami trasversali tra le parti dello stesso
Nella maggior parte dei casi gli enunciati presentano qualche tipo di aggancio alla situazione di enunciazione,
attraverso i deittici ed i tempi verbali. Chiamiamo embrayage il processo di attacco alla situazione di
enunciazione e debrayage il processo inverso che tende a nascondere la situazione di enunciazione.
Benveniste compie uno studio anche sui verbi e il tempo in cui vengono declinati attuando una differenza tra
storia e discorso.
La storia è l’enunciazione che si riferisce ad eventi passati ed è distaccata dalla situazione di enunciazione.
L’enunciazione storica correla significativamente con la selezione dei pronomi ed è rappresentata dal passato
remoto, imperfetto, trapassato prossimo e futuro anteriore. Rispetto agli eventi narrati passato remoto e
imperfetto si distribuiscono il compito di creare il tempo di riferimento indicando, uno, gli eventi e l’altro lo
sfondo rispetto a questi eventi. Alcune volte è anche usato il presente in storia, ma a volte non ha carattere
di embrayeur ad esempio ni testi brevi di carattere giornalistico.
Nel discorso non si trovano solo enunciazioni orali, ma anche quelle scritte che imitano la comunicazione
orale. Il presente è il verbo della modalità discorsiva, mentre passato prossimo imperfetto si collegano al
passato e futuro semplice al futuro. L’imperfetto invece ha funzione aspettuale.
Come abbiamo visto con i meccanismi di embrayage l’enunciato si ancora alla situazione di enunciazione ed
esprime soggettività, ma ci sono latri elementi che lo possono fare ad esempio le forme di valutazione o di
modalizzazione che introducono elementi di oggettività nel discorso come avverbi (probabilmente, forse) o
aggettivi valutativi, modalità epistemica del verbo (condizionale, congiuntivo dubitativo) e strutture con
evidenziali (è certo). Attraverso l’uso di questi elementi anche un narratore che discorre al passato remoto
può far trapelare i suoi giudizi. Anche nei passi scientifici si è vista la presenza di formule di attenuazioni
(hedges) che modulano alcune affermazioni, ad esempio il soggetto narrante mostra elementi di incertezza
o attenuazione in quanto il testo scientifico prevede l’eliminazione dell’ego.
Per attuare una distinzione migliore tra embraiato e non-embraiato ci riferiamo alla dimensione
soggettivante o oggettivante di embrayage e debrayage dipendente dalla presenza di modalizzatori. Oltre
alla distinzione tra storia e discorso occorre tenere presente che la scelta dei tempi si accompagna ad una
precisa modalità di rappresentazione dei fatti e all’atteggiamento comunicativo che l’enunciatore vuole
adottare. Weinrich attua la distinzione tra i tempi della narrazione e i tempi del commento. I tempi si
distribuiscono nelle due categorie come per Benveniste, ma se come sottolinea Barthes il passato remoto
costruisce un mondo fittizio e chiuso, l’abbandono di questo tipo di racconto mostra una differente posizione
dell’autore stesso. Il passaggio al passato prossimo non colloca gli avvenimenti in una catena causa-effetto,
ma li tratta come conclusi ed isolati e li presenta come un testimone al presente (es. verbale di polizia). Anche
il presente può avere diversi effetti stilistici come già visto con il presente storico o si può aggiungere quello
dei proverbi o delle massime che richiedono l’atemporalità. Il valore sentenzioso e atemporale del presente
viene usato anche nelle pubblicità che vogliono essere considerate vere al di fuori di qualsiasi contesto.
Discorso politico
Anche il discorso politico risulta essere persuasivo e viene usato per costruire un accordo con l’elettorato e
costruire u