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IPOTESI EZIOLOGICHE DI ALTRI DISTURBI:
-Il Brain-Derived Neurotrophic Factor (BDNF), conosciuto come responsabile
dell’invecchiamento, pare contribuisca anche alla patogenesi del disturbo bipolare.
Invece, per quanto riguarda la depressione durante la gravidanza e dopo il parto, la
ricerca genetica, ha rilevato il coinvolgimento di una porzione di DNA legata al
controllo del tono dell’umore.
-Il fenomeno della depressione dopo la nascita di un figlio si verifica in proporzioni
abbastanza elevate anche nei padri, ma non sono chiare le eventuali basi genetiche.
Inoltre per quanto riguarda l depressione infantile e adolescenziale legata
all’interazione gene-ambiente (G X E) tutt’oggi non è possibile giungere a delle
conclusioni definitive.
In realtà anche i disturbi diversi dalle psicosi schizofreniche o bipolari, come la
depressione e l’ansia, sono il risultato delle interazioni tra fattori genetici, psicologici
e ambientali.
-Nel caso dell’insorgenza dei disturbi d’ansia e affettivi si ipotizza il coinvolgimento
dell’amigdala in termini di iperattivazione, che a sua volta è influenzata dal
patrimonio genetico, ma anche da vissuti traumatici e dalla struttura narrativa del
soggetto.
STUDIO: In uno studio è stata analizzata l’influenza dei fattori ambientali e
psicologici in relazione al quadro genetico. Attraverso l’utilizzo della risonanza
magnetica ai soggetti sono state mostrate varie foto ad alto contenuto emotivo, sia
piacevoli che sgradevoli. Successivamente è stato chiesti di indicare davanti a quali
foto provavano piacere e disgusto,immaginando un legame personale tra le
immagini. I risultati hanno evidenziato reazioni diverse tra i soggetti con allele corto
e quelli con allele lungo del gene 5-HTTLPR. I primi mostrarono una maggiore
attivazione dell’amigdala quando veniva chiesto loro di fare un collegamento tra le
foto e la loro vita. I secondi, invece, mostravano maggiore attivazione dell’amigdala
quando dovevano solo riferire se avevano provato una sensazione piacevole o
spiacevole. Dunque, l’attivazione dell’amigdala varia non solo in base al corredo
genetico ma anche in base al tipo di processo mentale e di storia personale.
-Per quando riguarda il disturbo ossessivo-compulsivo (DOC) sono state avanzate
delle ipotesi neurobiologiche, inerenti all’alterazione della neurotrasmissione del
glutammato nel circuito corticostriatale-talamocorticale. Grazie a questa scoperta
sono state elaborati nuovi interventi farmacologici che agirebbero come antagonisti
dei recettori per il glutammato,ovvero il riluzolo e la memantina.
8.3 Ma anche la psicoterapia cambia il cervello
Il modello biologico della psichiatria fornisce una spiegazione genetica alla genesi
della schizofrenia, senza intravedere possibilità di intervento orientato al recupero e
alla persona. Invece, altri modelli, si concentrano sugli aspetti ambientali e
psicosociali che incidono sul disturbo, programmando degli interventi terapeutici e di
recupero.
È importante precisare che l’incontro tra psicologia e neuroscienze può avvenire
laddove non si giunge a conclusioni univoche e certe, ma è necessario valutare caso
per caso considerando diverse variabili.
Nonostante tutto, la ricerca genetica sui disturbi mentali ha fornito scarsi contributi,
soprattutto per le applicazioni farmacologiche; per cui sia gli intervento psicologici
che farmacologici tentano di modificare gli aspetti biologici, che rappresentano anche
il bersaglio delle psicoterapie.
Di recente, nell’ambito della riabilitazione e del potenziamento cognitivo sono state
elaborate delle tecniche derivanti dal contributo delle neuroscienze. In particolare la
neurostimolazione transcranica mediante tecniche elettriche e magnetiche è stata
confermata da evidenze ottenute tramite FMRI, che ha rilevato effetti sul linguaggio,
la percezione, la memoria, il decision making, ad es. dopo traumi cranici.
Sempre nell’ambito della riabilitazione, importante evidenziare il ruolo delle
psicoterapie sul funzionamento biologico, poiché:
1) l’assetto biologico è influenzato da emozioni, cognizioni e comportamenti.
2) la ricchezza delle connessioni cerebrali e dei collegamenti tra gli emisferi migliora
lo stato di salute mentale
3) la plasticità neuronale e le variazioni epigenetiche consentono delle ristrutturazioni
biologiche che la psicoterapia può attivare.
9: Un prefisso”neuro” per ogni disciplina?
Neuroeconomia, neuro marketing, neuro strategia manageriale, neuropolitica, neuro
estetica, neuro design, neuroetica, neuroteologia… sono esempi di nuove discipline
che forniscono un contributo alla conoscenza del funzionamento del cervello in
determinate circostanze, dando luogo a delle associazioni definite neuromanie.
9.1 Neuroeconomia e neuromarketing: come funziona il cervello del
consumatore, e come lo si può influenzare
Peter Thiel, fondatore di Paypal e investitore di Facebook, sostiene che gli esseri
umani si comportano come un gregge di pecore e che libertà e democrazia non sono
ancora compatibili. Egli ha elaborato la teoria del desiderio mimetico, la quale
asserisce che se le persone imparano a volere le stesse cose e a competere per esse,
questo dà origine alla violenza.
NEUROECONOMIA: la neuroeconomia è una disciplina sempre più autonoma che
si occupa di individuare i meccanismi neurobiologici sottesi alle decisioni
economiche. L’idea di fondo è che spesso i comportamenti delle persone quando esse
devono comprare, vendere, competere, negoziare non sono guidati da razionalità
economica. La razionalità è la capacità di fare le cose giuste in base alle proprie
conoscenze possibilità. Ma gli studiosi dell’intelligenza artificiali sostengono che il
comportamento umano è diverso dalla razionalità, che presenta dei limiti quando:
-si devono prendere delle decisioni veloci
-ci sono alternative incerte
-si decide su qualcosa che sembra “abbastanza buono”
-gli agenti che agiscono sulla decisione scelgono di bluffare.
Qualche decennio fa è stato coniato il termine meme per indicare un’ unità di
informazione analoga al gene, memorizzata nel cervello. Quest’unità sarebbe efficace
nell’influenzare la scelta della persona costituendo la base della neuroeconomia e del
neuromarketing.
Le neuroscienze cercano di scoprire cosa avviene nel cervello quando si prende una
decisione economica e in che misura le emozioni sono coinvolte.
La teoria della utilità attesa valuta il beneficio che il decisore si aspetta dai diversi
esiti della sua scelta con la percezione di poterli realmente ottenere. Questa teoria
mostra dei riscontri cerebrali, ad es. la corteccia parietale laterale inferiore si attiva
quando riflette il calcolo della probabilità legato alle eventuali ricompense che si
otterranno in seguito alle scelte.
Invece per quanto riguarda il ruolo delle emozioni, anche in questo caso si attivano
delle aree specifiche, come quelle corticali alla vista di un oggetto desiderato,
l’amigdala immaginando il piacere che ne può derivare, l’insula per la valutazione del
prezzo, specie in termini negativi.
STUDIO: in un esperimento è stata utilizzatala registrazione FMRI durante lo
svolgimento dell’Ultimatum Game, gioco in cui due soggetti dividono una somma di
denaro, ma soltanto uno dei due decide le proporzioni e l’altro decide se accettare o
meno. Se accetta la somma vieni divida sulla base dell’accordo stipulato in
precedenza, altrimenti nessuno dei due ottiene nulla. Razionalmente l’istinto sarebbe
quello di accettare qualsiasi somma pur non ricevere niente, ma gli studi dimostrano
che le offerte basse hanno molta probabilità di essere rifiutate, e questo rifiuto non
razionale si basa sul pregiudizio di correttezza o slealtà durante l’interazione
sociale. In questo modo colui che si pensa sleale viene punito. Questo processo di
non accettazione coinvolge l’insula anteriore, la corteccia prefrontale dorso laterale
e la corteccia anteriore del cingolo. L’insula inoltre si attiva in presenza di vissuti
spiacevoli, emozioni negative, rabbia, disgusto, dolore.
Nelle decisioni economiche si stabilisce una preferenza in base alle caratteristiche del
risultato atteso, o meglio in base alla valenza (positiva o negativa), alla salienza
(intensità), o alla probabilità (grado di incertezza). La scelta viene effettuata in base
all’opzione a disposizione, all’esperienza pregressa o al contesto di riferimento.
Ognuno di questi fattori è codificato da precisi circuiti neuronali (come già detto
sopra), e modulato da determinati sistemi neurochimici, come il sistema
dopaminergico mesolimbico-corticale.
La corteccia obito-frontale è deputata all’attribuzione del valore delle ricompense e
alla loro elaborazione. Essa riceve inferenze anche dall’amigdala che risponde a
stimoli pericolosi.
Pure l’ossitocina svolge un ruolo importante nella neuroeconomia, poiché serve ad
aumentare la fiducia negli investimenti finanziari e la generosità verso partner
sconosciuti.
I pubblicitari hanno ben individuato il ruolo delle emozioni nel processo biochimico
che riguarda le questioni economiche. Certi aspetti delle pubblicità (colori,
confezioni) creano una forte attivazione emotiva nel cervello del consumatore.
STUDIO: studi hanno dimostrato come l’emozione associata al ricordo sia
essenziale perché esso si consolidi per poi essere riattivato al momento dell’acquisto.
Ad es. sul piano commerciale la Disney ha allestito un laboratorio di neuroimmagini
per valutare le risonanze emotive della pubblicità on line; oppure Google che si è
avvalsa di tecniche di neuromarketing per valutare l’impatto di alcune pubblicità
sugli utenti.
Gli esperti di marketing e pubblicità sfruttano gli studi neuro scientifici dei
comportamenti economici e l’analisi delle attività cerebrali durante la visione delle
immagini di prodotti al fine di indurre i potenziali compratori a fare delle scelte
mirate, favorendo quello che viene definito shopping emozionale.
9.2 Neuropolitica: dimmi per chi voti e ti dirò come funziona il tuo cervello
Con il termine neuropolitica si definisce la ricerca centrata sulla misurazione dei
parametri neurobiologici che un simbolo partitico, l’immagine e i discorsi di un
candidato, inducono nel potenziale elettore.
Studi dimostrano una generale tendenza degli esperti in questioni politiche ad attivare
il default mode network (la mente a riposo o mente oscura)
STUDIO: attraverso la risonanza, in un esperimento sono state analizzati uomini e
donne incerte sul voto, durante l’ascolto di vari discorsi dei candidati. È em