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In ogni comunità, in cui si posseggono beni separatamente, è necessario, per la pace

del suo spirito, che un individuo possieda tanti beni quanti ne posseggono gli altri con i

quali è solito classificare se stesso: la tendenza è sempre di fare del presente grado di

ricchezza il punto di partenza per un nuovo aumento; e questo a sua volta dà origine a

un nuovo livello di agiatezza e a una nuova classificazione finanziaria per chiunque si

paragoni col proprio vicino. Per tutto il tempo che il paragone gli è chiaramente

sfavorevole, l’individuo normale medio vivrà in uno stato di cronica scontentezza della

propria sorte; quando poi egli ha raggiunto quello che si può chiamare il livello

finanziario normale della comunità o della sua classe nella comunità, questa cronica

insoddisfazione darà luogo a un continuo sforzo per stabilire un più ampio e sempre

più profondo intervallo finanziario fra se stesso e quel livello medio.

Capitolo terzo – L’agiatezza vistosa

Le classi inferiori non possono evitare il lavoro, e il fatto di lavorare non è perciò molto

mortificante per i loro componenti, non almeno all’interno della classe. Piuttosto,

poiché il lavoro è il loro modo di vita riconosciuto e accettato, essi cavano un certo

orgoglio emulatore dalla fama d’efficienza del loro lavoro, essendo questa sovente la

sola emulazione ad essi aperta. Per quelli ai quali l’acquisizione e l’emulazione è

possibile soltanto nel campo del risparmio e della efficienza produttiva, la lotta per la

rispettabilità finanziaria avrà in una certa misura come risultato un aumento di

diligenza e di parsimonia. Per cattivarsi e conservare la stima degli uomini non basta

possedere semplicemente ricchezza o potenza. Ricchezza e potenza devono essere

messe in evidenza, poiché la stima è concessa solo di fronte all’evidenza. In tutti gli

stadi della civiltà eccetto i più primitivi l’uomo di normale costituzione è incoraggiato e

aiutato nel rispetto di se stesso da un «ambiente rispettabile» e dall’esenzione da

«lavori servili». Il distacco forzato dal suo tipo abituale di rispettabilità, sia nelle

comodità di vita che nel genere e nel volume della sua attività quotidiana, è sentito

come una mancanza di riguardo alla sua dignità di uomo, a parte persino ogni

cosciente considerazione dell'approvazione o della disapprovazione dei suoi compagni.

L’arcaica distinzione teoretica fra ciò che è vile e ciò che è onorevole nel modo di

vivere di un uomo, detiene ancor moltissimo della sua antica forza anche oggidì. Tanto

che sono pochi gli uomini della classe superiore che non si lascino prendere da

un’istintiva ripugnanza per le forme volgari di lavoro: essi sono incompatibili con una

vita su un soddisfacente piano spirituale. Fare un lavoro è stato accettato come un

segno convenzionale di forza inferiore; perciò esso viene di per sé considerato, per un

sottinteso mentale, come intrinsecamente degradante. Una quasi totale astensione

dal lavoro diventa perciò il segno convenzionale del maggior successo finanziario e

l’indice convenzionale della rispettabilità; per converso, poiché l’applicazione al lavoro

produttivo è un segno di povertà e di soggezione, essa diventa incompatibile con un

tenore di vita stimabile nella comunità. D'ora in poi, il tratto caratteristico della vita

della classe agiata è un’esenzione quasi totale da ogni occupazione utile. Queste

mansioni sono il governo, la guerra, gli sport e le pratiche devote. In questo come in

ogni altro stadio culturale, il governo e la guerra, almeno in parte, sono esercitati per il

vantaggio finanziario di quelli che se ne occupano; ma è un vantaggio ottenuto

coll’onorevole sistema della rapina e della conversione. Queste occupazioni sono della

natura di quelle predatorie e non produttive. La caccia diventa un commercio,

praticato specialmente in vista del guadagno; è anche uno sport - un esercizio del puro

istinto di rapina. È quest'ultimo sviluppo della caccia - liberata da ogni accusa di lavoro

manuale - che solo è meritorio e fa bellamente parte dello schema di vita della classe

agiata sviluppata. L’astensione dal lavoro è la prova convenzionale della ricchezza ed

è perciò il segno convenzionale del livello sociale; e questa insistenza sul merito della

ricchezza porta a una più ostinata insistenza sul benessere. Dovunque il canone della

vistosa agiatezza abbia piena possibilità di sviluppare la sua tendenza, là nascerà per

ciò una classe agiata secondaria agiata per modo di dire - povera e abietta, con una

vita precaria d’indigenza e miseria, ma moralmente incapace di abbassarsi a

occupazioni lucrose. È già stato rilevato che il termine «agiatezza», com’è qui usato,

non indica ignavia né ozio. Ciò ch’esso indica è un consumo, non produttivo, di tempo.

Il tempo è speso senza un lavoro produttivo: 1) per un senso dell’indegnità del lavoro

produttivo, e 2) come un segno della capacità finanziaria di condurre una vita oziosa.

L’uomo agiato però non è sempre sotto l’occhio pubblico, la sua agiatezza non è

sempre sotto la vista degli spettatori, dunque il segno duraturo del lavoro produttivo è

il suo prodotto materiale: generalmente qualche articolo di consumo.

Studiato dal punto di vista economico, l’agio, considerato come occupazione, è

strettamente legato per qualità alla vita di gesta; ma l’agio nel senso più stretto non

lascia generalmente nessun prodotto materiale: i suoi segni sono ritrovabili in beni

immateriali. Queste prove immateriali dell’agiatezza trascorsa consistono in

perfezionamenti che tengono dell’erudito e dell’artistico, e nella conoscenza di

procedimenti e di circostanze che non conducono direttamente a promuovere la vita

umana: rami del sapere. A parte e di là da questi c'è un’altra gamma di fatti sociali

che va dal campo del sapere a quello dell’abitudine e della destrezza fisiche. Di questo

genere sono quelle cose che son conosciute come le buone maniere e la buona

creanza, la cortesia, la decenza e in generale le regole e i formalismi dell’etichetta.

L’origine, o meglio la derivazione delle buone maniere va senza dubbio ricercata

altrove che nello sforzo cosciente da parte degli uomini creanzati di mostrare che

molto tempo è stato speso per acquistarle. Le buone maniere, abbiamo detto, sono in

parte un'elaborazione del gesto e in parte sono sopravvivenze simboliche e

convenzionali che rappresentano antichi atti di dominio, oppure di servizio o di

contatto personali. Gusti raffinati, buone maniere e abitudini di vita sono un utile

segno di distinzione, poiché la buona educazione richiede tempo, applicazione e

spesa, e perciò non può essere raggiunta da coloro il cui tempo e la cui energia sono

assorbiti dal lavoro. La pratica delle buone maniere è prova evidentissima che quella

parte della vita della persona compita che non è stata trascorsa sotto gli occhi

dell’osservatore.

Come è stato detto in un capitolo precedente, c’è ragione di credere che l’istituzione

della proprietà sia cominciata con la proprietà delle persone, principalmente delle

donne. Gli stimoli ad acquistare tale proprietà sono stati evidentemente: 1) una

tendenza al dominio e alla costrizione; 2) l’utilità di queste persone come prova del

coraggio del loro proprietario; 3) l’utilità dei loro servizi. Donne e schiavi sono

altamente quotati, sia come segno di ricchezza che come strumenti per accumulare

ricchezza. Il grande rapporto umano che tutto assorbe, in tale sistema, è quello

esistente fra padrone e servo. La prova di ricchezza riconosciuta valida è il possesso di

molte donne, e ben presto anche di altri schiavi occupati a curare la persona del loro

signore e a produrre per lui dei beni. Comincia ora una divisione del lavoro, in cui il

servizio e la cura della persona del padrone diviene l’ufficio speciale di una parte dei

servi, mentre quelli che sono interamente occupati in lavori industriali veri e propri

vengono sempre più allontanati da ogni relazione immediata con la persona del

proprietario. Dove questo progresso culturale è stato compiuto, la prima moglie è

ordinariamente di sangue nobile, e il fatto che così sia affretta la sua esenzione dalle

mansioni volgari. Sangue nobile è sangue nobilitato da un prolungato contatto con

ricchezza accumulata o prerogative ininterrotte: la donna con tali antecedenti è

preferita in posa, ella sarà ancora proprietà del marito. Per quanto completamente

possa essere soggetta al suo signore e per inferiore che sia ai membri di sesso

maschile del ceto sociale in cui la sua nascita l’ha collocata, il principio che la nobiltà

si può trasmettere agirà nel senso di elevarla sopra lo schiavo comune; non appena

poi questo principio abbia acquistato valore di prescrizione, esso la investirà in

qualche misura di quella prerogativa di agiatezza che è il principale segno di nobiltà.

Se la situazione finanziaria del padrone lo permette, lo sviluppo di una classe

particolare di servi personali o del corpo è pure favorito dall’eccezionale importanza

che si annette a cotesto servizio personale: domestici specializzati sono più adatti a

far bella mostra che ad adempiere abitualmente ai servizi. Quando si siano fatti

progressi notevoli nell’impiego di uno speciale corpo di domestici per la

rappresentazione di una siffatta vistosa agiatezza, alle donne cominciano a preferirsi

gli uomini, per mansioni che mettono spiccatamente in vista: qui nasce che

nell’economia della classe agiata l’industriosa donna di casa dei primi tempi

patriarcali, col suo seguito di domestiche laboriosissime, cede adesso il posto alla

signora e al lacchè. La donna dell'uomo agiato è esente da ogni attività degradante. I

servi che si occupano della casa vanno a formare la classe agiata derivata: anche se

l’agiatezza del servitore non è sua e non è indirizzata al suo benessere. Il primo

requisito per un buon servo è che egli conosca bene il suo posto, gradualmente si

sviluppano nei laboratori un sistema di buone maniere, che regola il modo in cui

l'agiatezza derivata va rappresentata. Un addestramento nel servizio personale costa

tempo e sforzo: il possesso e il mantenimento di schiavi impiegati nella produzione di

beni sta a dimostrare ricchezza e coraggio, ma il man

Dettagli
A.A. 2019-2020
38 pagine
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SSD Scienze politiche e sociali SPS/08 Sociologia dei processi culturali e comunicativi

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher cecconimarta96 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Reti sociali e stili di vita e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Roma La Sapienza o del prof Sofia Cristina.