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Il fine della riflessione morale
Il fine della riflessione morale sta nel cercare la felicità propria e nel desiderare la felicità altrui.
Ciascun ente agisce per un fine, ogni ente è orientato a una perfezione (raggiungere il proprio compimento) da raggiungere con la sua attività. Questa razionalità immanente, presente nelle cose non sarebbe vera razionalità se non procedesse da una Ragione personale. Ogni ente è fatto per attuare, con la sua attività, quella pienezza di essere che corrisponde a ciò che Dio, creandolo, ha voluto che esso fosse.
Per sapere cosa deve essere l’uomo non basta conoscere quali fini, di fatto, si propone, ma occorre sapere qual è il fine DELLA SUA NATURA, qual è il fine mancando il quale manca alla sua natura.
Il fine ultimo dell’uomo è la felicità (inteso in senso non edonistico/soggettivistico), nella tradizione tomista la felicità viene anche chiamata BEATITUDINE (essere).
Pienamente uomini/donne). ELSA MORANTE L’SS si ferma e formula un giudizio, lui ha compiuto dei crimini, però non le impedisce di interrogarsi, l’essenza dell’essere umano rimane impermutabile. Davanti al fiore si ferma, si stupisce, riflette sul passato e sul presente del fiore che gli riapre una finestra verso la vita che aveva chiuso. Vede la presenza di una cosa bella che lo attira. Quindi l’SS non può fare a meno di formulare una valutazione morale nei confronti della realtà. L’SS non è stato costretto a dare un suo giudizio però è stato libero. Nessuno poteva impedire la formazione di un giudizio positivo davanti al fiore. L’essere umano è sempre libero di aderire a ciò che è bene e a ciò che è male. Il giudizio morale chiama in causa due fattori: il fine dell’uomo (felicità) e la libertà. La felicità a sua volta riflette il conseguimento di un bene irrinunciabile.
Per l'essere umano. Il giudizio morale chiama sempre in causa il fine dell'uomo. La libertà o ci apre il fine o ci preclude questa possibilità.
Brano tratto dal romanzo di D. Mencarelli, 'La casa degli sguardi'
Cosa vede la suora che l'autore del racconto non vede? Un bambino sfigurato lo vede l'autore, un bambino come un altro lo vede la suora, e di fronte a questa scena la libertà dell'autore si ferma, la libertà non guarda il bambino ma l'essere sfigurato. Lo scopo della vita del bambino è la felicità. La suora guarda la sua felicità perché guarda con uno sguardo diverso rispetto all'autore, e questi sguardi riflettono lo stesso sguardo dell'autore e riflettono il giudizio morale. L'autore ha lo stesso dramma dell'SS, dramma della libertà nel riconoscimento del fine della vita umana, ossia la felicità.
LABORATORIO JANE AUSTEN
È una
scrittrice vissuta in epoca vittoriana, quando la morale si fondava sul dover essere e su una virtù considerata fondamentale per le donne, ovvero quella di saper scegliere un matrimonio che fosse proficuo. La Austen critica il fatto che ci sia una simulazione delle virtù, ovvero che in esse manchi autenticità, perché viene dissimulato il bisogno di felicità. Anche la conoscenza di sé veniva ridotta al compito di donna, tralasciando le virtù morali e intellettuali. L’esempio più importante di come una donna dovrebbe essere è Fanny, che in Mansfield park è spontanea, non segue quanto viene dettato dalla società, è l’unica della famiglia a non perdere la propria anima.CARATTERE DELLA FILOSOFIA MORALE
La filosofia morale ha lo scopo di osservare l’esperienza umana. La filosofia morale viene descritta da Sofia Vanni Rovighi come la scienza di ciò che l’uomo deve essere, la vita morale.
non consiste nel fare in senso stretto, ma nell'orientare tutte le nostre attività (anche quelle contemplative) verso un determinato ideale umano (le più alte figure morali sono state quelle che sono state di più, non quelle che hanno fatto di più).Pienezza dell'essere che genera una bontà nell'agire. La filosofia morale a che fare con l'essere. Dal fare all'essere.
Etty Hillesum: Donna molto colta nata nel 1914, lavorava ad Amsterdam come dattilografa, tutti i suoi parenti vengono deportati e lei si trova in un campo di smistamento. Poteva fuggire ma non l'ha fatto.
Vorrei essere il cuore pensante di questa baracca. Vorrei essere il cuore pensante di un intero campo di concentramento.
Sguardo preoccupato della propria pienezza, costantemente custode della propria felicità/letizia. La responsabilità di ognuno di noi viene dallo sguardo, la possibilità di essere non ci viene privata, di essere.
Pienamente noi stessi e nel cercare il significato del vivere anche qualora non fossimo liberi di attuare azioni tutto è occasione per essere.
Il dolore va eliminato perché se c'è dolore non c'è felicità, invece il dolore e la sofferenza non sono necessariamente il contrario della vita e della letizia, passare attraverso esso può essere la strada per raggiungere una letizia che nessuna circostanza ci può togliere. Per letizia non è il dolore ma la superficialità.
Lei non è stata l'unica testimone.
L'essere umano è più grande della situazione in cui vive, però tutti i fenomeni violenti hanno distrutto l'essere umano (ma non è vero perché ci sono state persone come il prigioniero sedicimila seicentosettanta chiamato Kolbe).
Possiamo dire che il nazismo ha portato a termine il suo progetto? No perché voleva diffondere l'odio, invece con quel gesto si ebbe tutto il contrario.
La natura dell'essere umano manifesta qualcosa di irriducibile alla malattia o alla morte, però possiamo rintracciare un filo rosso, ovvero neanche le più devastanti malattie e atrocità da sole possono distruggere la nostra umanità. Ultimamente c'è qualcosa che permane e non viene distrutto da ciò e questo qualcosa rappresenta l'essenza dell'essere umano e significa che una cosa è e la distingue da tutto il resto e in questo risiede l'unica possibilità di educare, questa possibilità risiede nel fatto che il nocciolo dell'umanità non può essere distrutto dalle circostanze esteriori. La filosofia morale ha come perno questo nocciolo, ed esso incarna questo valore che non viene alterato dai mali subiti e da quelli compiuti. Come faccio a dire in cosa consiste la fine del nocciolo? Esso esiste per un fine che è la felicità, ciascuno di noi esiste per essere felice.
Lo scopo della riflessione morale è il conseguimento della felicità, cioè lo scopo è quello di scoprire il fine di cui siamo fatti e formare giudizi morali che sono in grado di giungere a questo fine e non che ci allontanino. Tutte le filosofie hanno queste idee (idea di sofia), es. Kant dice che l'azione umana deve essere regolata dal dovere e non dalla felicità. Il problema morale è di competenza della filosofia? La filosofia morale dà le norme (non le crea dal nulla, ma le riconosce, ovvero questa norma è in grado di portare alla felicità o non è in grado) non perché le crei essa stessa, ma perché le scopre, le mette in luce, le giustifica. Cosa vuole scoprire la filosofia morale? L'ideale umano, ossia il fine dell'uomo in quanto uomo. La finalità di un ente può essere in un certo senso scoperta nella sua natura. La filosofia morale è una scienza pratica (riguarda
L'agire umano (ovvero il riflesso dell'essere) perché è la scienza di ciò che deve essere fatto, dell'operabile. È scienza perché è una forma di sapere. La filosofia morale risponde ad un'esigenza giustificativa. Questo significa forse che l'uomo comune non sa quel che deve fare? No! La filosofia morale deve soddisfare solo l'esigenza giustificativa, mentre l'esigenza esecutiva è oggetto di azione educativa. Il filosofo è l'uomo comune che ragiona sul proprio essere e sulla propria strada. Dobbiamo ragionare sia sull'esigenza giustificativa che esigenza esecutiva, vuol dire che a quella esecutiva non risponde la filosofia ma l'educazione. La filosofia e la pedagogia sono come due facce della medaglia, al tempo stesso la filosofia chiama in causa la pedagogia perché è un tipo di riflessione che deve essere svolta in circostanze non comuni agli esseri umani.
pedagogia chiama in causa la filosofia perché è una pratica educativa che incarna dei giudizi morali. La coscienza morale non è qualcosa di così perfetto da non necessitare alcuna formazione. Come si formerà la coscienza morale se non con la riflessione razionale? La filosofia è riflessione razionale sulle cose e, in questo caso, sulla vita morale.
La filosofia non basta a formare la coscienza morale, ma questo non invalida il fatto che ci voglia. Occorre giustificare criticamente le certezze dell'uomo (ossia rendere razionalmente espliciti i presupposti della vita morale vissuta) e che molto spesso vengono acquisiti in modo implicito ma che bisogna esplicitare.
L'etica dice sofia, è sempre normativa, cioè la riflessione etica/morale ha come scopo quello di formulare un giudizio come quello che Rose ha formulato nei confronti di Viki, ossia l'etica non descrive solo una situazione di fatto e nemmeno una serie di prospettive.
ma formula un giudizio che si chiama normativo: è una pretesa di valore superiore. Il giudizio morale chiama in causa il dover essere e ci dice se è sbagliata o meno e prende posizione davanti ad una realtà. Le norme morali sono giustificabili? Alcuni autori contemporanei (seguaci in genere della filosofia analitica) riconoscono l'impossibilità di ricavare norme morali dall'esperienza, ma riducono le valutazioni morali ad espressioni di emozioni (la malvagità dell'omicidio sarebbe legata solo ad un senso di orrore). Quello che accade nella realtà è che coloro che negano l'esistenza di una norma morale universalmente valida in realtà giudicano tal azione specifica come buona o cattiva assolutamente (sono molto più dogmatici di coloro che criticano). Non basta l'intuizione, occorre il ragionamento (intuitismo morale), la sofia critica perché non è così facile capire cosa è bene o.Male in base all'intuizione. Lei dice che dobbiamo dedurre l'etica dalla metafisica delfine ultimo e questo fine si chiama felicità.
I FONDAMENTI METAFISICI DELL'ETICA
L'essere umano