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La connotazione sociale
La connotazione sociale si riferisce alle possibili corrispondenze tra le regolazioni sociali che caratterizzano i rapporti tra i protagonisti realmente o simbolicamente presenti in una situazione specifica e le operazioni cognitive riguardanti certe proprietà degli oggetti che mediano tali relazioni sociali. Una corrispondenza di questo genere esiste, per esempio, quando una norma sociale richiede l'equa ripartizione di un liquido in due recipienti di dimensioni diverse. I bambini praticano la regola dell'uguaglianza prima di padroneggiare tutte le operazioni cognitive necessarie a concepire l'esistenza di un'identità nel campo dei volumi. È soprattutto in situazioni di questo genere che il conflitto socio-cognitivo diventa un potente fattore di sviluppo cognitivo.
I risultati di queste ricerche condussero a una rivisitazione della nozione di contesto. Il contesto, nelle ricerche successive, divenne parte integrante dell'attività cognitiva.
facendo emergere l'idea di cadre, cioè dicornice, sottolineando, così, l'importanza dei quadri istituzionali e dei sistemi di regole nell'elaborazione dell'attività cognitiva. La nozione di contesto costituiva anche la testimonianza scientifica della prospettiva storico-culturale nel panorama degli studi sullo sviluppo delle cosiddette funzioni psichiche superiori, sottolineando la stretta relazione fra cultura e attività cognitiva. 2. L'emergere di strumenti logici nello spazio dell'interazione Nella storia della psicologia, l'opposizione fra contestualisti e non contestualisti ha radici antiche ed è tuttora irrisolta. PIAGET PIAGET propone un'articolazione dell'attività mentale con l'ambiente. Alla base dell'epistemologia di P. vi è l'opzione costruzionista delle strutture cognitive, che si formerebbero progressivamente nel corso di un continuo e complesso processo di.interazione dell'organismo con l'ambiente, guidato da due principi generali: l'adattamento e l'organizzazione. P. individua nelle interazioni sociali una fonte di progresso cognitivo e sostiene che la cooperazione è un processo generatore di ragione. Egli ipotizza tre tipi di trasformazioni che la cooperazione opererebbe sul pensiero: - È una fonte di riflessione e di coscienza di sé; - Permette di dissociare il soggettivo e l'oggettivo; - Conduce a forme di regolazione che spingono l'individuo a fare proprie le regole alla base anche del pensiero logico e del sistema di nozioni e segni. P. inoltre afferma che lo sviluppo cognitivo e le interazioni sociali sono due aspetti indissociabili di una stessa realtà, che è sia sociale che individuale. Il sociale, poi, viene considerato l'espressione di una nuova funzione cognitiva complessiva: le operazioni concrete. Alla base del contributo di P. all'epistemologia.La sociale genetica è una rielaborazione del concetto di equilibrazione. Nel modello dell'equilibrazione proposto per spiegare l'evoluzione dell'intelligenza, la perturbazione dell'equilibrio viene considerata un fattore centrale nella spiegazione della formazione e dello sviluppo delle strutture cognitive. Per P., la perturbazione viene generata dall'interazione costante fra attività cognitiva individuale e ambiente.
In definitiva, il modello di sviluppo proposto dall'epistemologia genetica spiega l'evoluzione cognitiva individuale con il ricorso a un meccanismo di tipo conflittuale.
La nozione di conflitto
Uno degli usi più noti in psicologia della nozione di conflitto è quello psicodinamico, che fa riferimento alla contrapposizione fra istanze psichiche.
Per quanto riguarda la psicologia sociale, LEWIN introduce la definizione classica di conflitto, definendolo un'opposizione di forze di campo che abbiano
un’intensità approssimativamente uguale. La dissonanza cognitiva di FESTINGER e BERLYNE4 La nozione di conflitto nell’analisi dell’attività cognitiva fa il suo ingresso in psicologia negli anni Cinquanta con i lavori di FESTINGER e BERLYNE. La dissonanza cognitiva è una teoria della psicologia sociale usata per descrivere la situazione di complessa elaborazione cognitiva in cui credenze, nozioni, opinioni esplicitate contemporaneamente nel soggetto in relazione ad un tema si trovano in contrasto funzionale tra loro. La teoria della dissonanza cognitiva si fonda sull’idea che le persone tendano a mantenere una condizione di armonia fra i vari elementi che compongono la loro rappresentazione mentale e che le eventuali incoerenze producano cambiamenti nell’organizzazione cognitiva. F. parte dal presupposto che gli elementi cognitivi siano in qualche modo collegati e la natura di tale collegamento gioca un ruolo fondamentale nella spiegazione delconflitto.Il conflitto socio- cognitivoAll'idea piagetiana di conflitto in solitudine si affianca, a partire dagli anni Settanta, una proposta orientata in senso COSTRUZIONISTA e sociale. Nasce così, nella recente storia della psicologia dello sviluppo, una duplice concezione di conflitto:
Da una parte, gli studi ispirati al modello piagetiano, che collocano il conflitto a un livello di analisi di tipo intra-individuale, considerandolo alla stregua di una perturbazione cognitiva originata dalla contrapposizione degli schemi mentali dell'individuo con aspetti della realtà esterna che rispetto a tali schemi appaiono incongrui;
Dall'altra, gli studi SOCIO COSTRUZIONISTI, che considerano il conflitto come opposizione comunicativa di punti di vista e/o rappresentazioni della realtà.
A partire da queste differenziazioni, nel corso degli anni si sono sviluppati tre differenti filoni di ricerca: l'effetto Negli anni Settanta e Ottanta è stato
Lo studio ha evidenziato che le situazioni di conflitto socio-cognitivo influenzano i livelli di sviluppo cognitivo, soprattutto quello operativo. I risultati delle ricerche mostrano che:
- I bambini che lavorano in coppia ottengono risultati migliori rispetto a quelli che lavorano da soli.
- L'interazione sociale è una fonte più efficace di progresso cognitivo rispetto all'osservazione, soprattutto quando i ragazzi comprendono il senso di ciò che stanno facendo.
- I bambini che interagiscono con un adulto attivo ottengono risultati migliori.
Sono stati evidenziati gli effetti dell'interpretazione che l'individuo opera rispetto ai diversi setting di ricerca. Inoltre, è emersa la funzione determinante delle negoziazioni sociali che durante l'interazione contribuiscono a stabilire un terreno referenziale comune fra i partecipanti. Sono state anche indagate le rappresentazioni che l'individuo elabora a proposito delle cornici sociali, istituzionali e culturali.
Nelle quali tali situazioni si collocano. Le ricerche della seconda e della terza generazione partono dal presupposto che, quando gli individui affrontano e risolvono problemi collettivamente, danno vita a nuove forme di conoscenza, stabiliscono nuove modalità e stili di partecipazione sociale, elaborano attività cognitive congiunte. Il contesto in cui si svolge l'interazione sociale diviene così un elemento centrale, mentre molto importante è anche la condizione di novizi o esperti.
Inoltre, dal punto di vista teorico le varie tipologie di ricerche si polarizzano su due versioni, debole e forte, della tesi secondo la quale l'interazione sociale costituisce una sorta di matrice dell'attività cognitiva:
- Debole: l'interazione sarebbe una sorta di mediatore fra l'individuo e le conoscenze da acquisire;
- Forte: l'emergere dell'attività cognitiva dipenderebbe strettamente dalla dinamica.
Dell'interazione. Interessanti per l'area sociogenetica sono quelle ricerche che analizzano le condizioni di expertise nelle interazioni sociali. Esse fanno emergere tre idee che si riveleranno fondamentali per la psicologia dello sviluppo e dell'educazione negli anni seguenti:
- Teoria dell'attività
- Comunità di apprendimento
- Paradigma culturalista
Importanti sono anche le idee di apprendistato e di partecipazione guidata. Un filone di ricerca più recente è quello che riguarda la comunità di apprendimento, che propone un nuovo modo di studiare i processi di apprendimento in chiave storico-culturale. In primo luogo, l'idea che lo sviluppo dell'uomo abbia come elemento determinante la sua cultura e che il suo pensiero venga plasmato da strumenti che mediano la sua azione sulla realtà. In secondo luogo, l'assunto secondo cui l'attività della mente umana deve essere esaminata nei contesti di vita.
quotidiana.Conflitto socio-cognitivo ed educazione
Il conflitto socio-cognitivo è stato evocato in numerosi lavori orientati ad applicazioni educative. Di sicuro interesse sono le ricerche condotte da INAGAKI (1981) in un suo lavoro sulla facilitazione dell'apprendimento attraverso la discussione in classe. L'autore discute su due possibili forme di interazione: verticale ed orizzontale e sostiene che ci sono almeno due ragioni per ritenere l'interazione fra pari più proficua per il progresso cognitivo:
- È più agevole presentare e difendere il proprio punto di vista nei confronti di un pari che nei confronti di un adulto;
- L'interazione fra pari non è caratterizzata necessariamente dal continuo rinforzo che invece l'adulto fornisce costantemente.
L'autore propone un modello di didattica basato principalmente sull'interazione fra pari, il lavoro di gruppo e la discussione, presentando il metodo.
ndo i partner collaborano per raggiungere una soluzione comune. Secondo VYGOTSKY (1978), l'apprendimento avviene attraverso l'interazione sociale e la collaborazione con gli altri. Egli sostiene che l'apprendimento è un processo sociale in cui gli individui costruiscono significati attraverso la comunicazione e la negoziazione con gli altri. L'interazione fra pari è un'importante componente dell'apprendimento collaborativo. Gli studenti possono imparare molto dagli altri attraverso la discussione e lo scambio di idee. L'interazione fra pari offre l'opportunità di confrontare punti di vista diversi, esplorare nuovi concetti e sviluppare abilità di pensiero critico. Gli adulti svolgono un ruolo fondamentale nell'interazione fra pari. Essi possono creare un ambiente favorevole all'apprendimento, fornendo supporto e guida. Gli adulti possono anche assumere il ruolo di un pari più competente, offrendo conoscenze e competenze aggiuntive. In conclusione, l'interazione fra pari è un elemento chiave dell'apprendimento collaborativo. Essa offre l'opportunità di acquisire conoscenze attraverso la discussione e lo scambio di idee. Gli adulti svolgono un ruolo importante nell'interazione fra pari, fornendo supporto e guida.