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In sintesi: La pubblicità è una forma di comunicazione retorica, breve, ripetitiva e pervasiva,
generalmente impersonale e a pagamento, funzionale a un progetto più vasto, capace di generare
importanti effetti economici e socioculturali.
1.4 - Turbolenze
•• Nel tempo sono mutati emittenti e destinatari, così come i canali (più numerosi, diretti e interattivi). Se
cambiano i mezzi, cambiano anche i codici. Cambiano di conseguenza i messaggi. È aumentato il rumore
soprattutto
ed è cambiato il contesto (che comprende mercato e dimensione socioculturale, sempre più
complessa e legata a quella economica). La società è infatti estremamente cambiata, l’idea di progresso
anche e piccole variazioni possono portare a importanti cambiamenti (effetto farfalla). I concetti di
turbolenza, caos e complessità ben si adattano alla lettura di cambiamenti radicali e globali, come la crisi
economica del 2008 scoppiata negli USA e legata a un drastico calo del valore dei prodotti finanziari
basati sui mutui, con conseguente perdite per chi aveva acquistato questi prodotti: cala allora l’indice di
borsa americano, crolla la fiducia nel sistema finanziario, crollano gli investimenti e si contrae l’attività
economica. La crisi si è poi propagata ad altri paesi partner economici degli USA, inclusa l’Italia, facendo
crollare il commercio mondiale, la produzione industriale e facendo innalzare la disoccupazione. Secondo
Kotler, la turbolenza è la nuova normalità delle società e dei mercati. Oggi quindi la pubblicità opera in un
contesto estremamente più mutevole rispetto al passato. Sono cambiate le nazioni protagoniste dello
scenario economico e gli equilibri globali (perdono USA ed Europa, guadagnano BRICS - Brasile, Russia,
India, Cina e Sudafrica - e Medio Oriente). Oggi non si parla più di mercato, ma di mercati (si sono
moltiplicate le piazze economiche, soprattutto con l’avvento dell’e-commerce, che ha trasformato i
consumatori in co-produttori). Si passa da un mercato di massa a una massa di mercati. I mercati a coda
corta sono quelli tradizionali, che sono limitati e costosi e selezionano i prodotti in base alla tirannia dello
scaffale. I mercati a coda lunga invece hanno uno spazio espositivo potenzialmente sconfinato: si mette in
vendita qualsiasi cosa. Oggi la domanda è più importante dell’offerta, ed è la seconda che deve sottostare
alla prima.
2 - Evoluzioni
•• La pubblicità è cambiata perché sono cambiati emittenti e destinatari (soprattutto per via delle modalità
di interazione). Il mercato si è arricchito. È cambiato il consumatore. I canali sono più numerosi e
interattivi, producendo un cambiamento di codici e formati. La metamorfosi però non è ancora del tutto
compiuta.
2.1 - I nuovi interlocutori
•• Prima della turbolenza, nel campo della pubblicità ognuno aveva il suo ruolo ben distinto. C’erano i
committenti di una campagna (imprese e organizzazioni che definivano processi e obiettivi realizzati
attraverso risorse interne, consulenza e mediazione di società esterne), gli emittenti (risorse esterne, di
solito agenzie pubblicitarie) e i destinatari (gruppi di persone con caratteristiche sociodemografiche simili).
2.1.1 - I protagonisti del sistema
•• Oggi i committenti di un processo comunicativo pubblicitario sono soprattutto imprese
commerciali produttrici di beni di largo consumo. Queste imprese affidano a consulenti esterni il
compito di realizzare campagne di comunicazione mantenendo le funzioni di coordinamento nei
propri uffici marketing. La scelta è condizionata dal budget a disposizione, dal grado di controllo
che si è deciso di avere sul processo di comunicazione, dalla reperibilità sul mercato dei servizi
richiesti. Prima si selezionano alcune agenzie adatte a soddisfare le richieste aziendali,
consegnando loro un brief, cioè un documento che riassume obiettivi della campagna, budget,
target, tempi e vincoli. Le agenzie devono fare la loro proposta e una volta analizzate le
presentazioni, l’impresa individua l’agenzia più adatta alle sue esigenze e ne formalizza il rapporto
contrattuale. Le agenzie variano secondo le dimensioni e l’articolazione. Possono essere studi di
professionisti free lance o boutique creative (entrambe piccole realtà imprenditoriali con uno o più
titolari e pochi eventuali collaboratori) o agenzie a servizio completo (numero elevato di dipendenti
con struttura piramidale rigida). In base poi al contesto geografico, ci sono le agenzie locali (senza
collegamenti internazionali), le agenzie locali collegate a network interazionali e le filiali di
multinazionali. Il tradizionale emittente pubblicitario è solo l’agenzia a servizio completo (ci sono
diversi direttori per ogni reparto, sottoposti a un direttore generale e un amministratore delegato; i
diversi reparti: il reparto account pianifica la campagna, il reparto creativo sviluppa in base alla
pianificazione, il reparto produzione realizza il materiale della campagna, il reparto amministrativo si
occupa della gestione contabile e logistica, l’eventuale reparto media seleziona e gestisce i mezzi
su cui veicolare la campagna). Altre realtà dell’advertising sono i centri media (che si occupano
della pianificazione dei mezzi e dell’acquisto e controllo di spazi e tempi pubblicitari) e le
concessionarie (realtà tipicamente italiana, sono società di intermediazione tra agenzie e mezzi
addetta alla vendita di spazi che possiede in maniera esclusiva; alcune vendono spazi
autonomamente rispetto al loro proprietario, come Publitalia, concessionaria di Mediaset, e Rai
Pubblicità, concessionaria di Rai; altre fanno concessioni di durata puriennale come Cairo
Communicatin, addetta alla vendita di spazi di Cairo Editore; spesso gli editori si occupano
direttamente della commercializzazione degli spazi e hanno una semplice “divisione pubblicità”
nella struttura aziendale).
In sintesi: l’impresa committente si rivolge all’agenzia per definire la strategia comunicativa.
L’agenzia chiede la consulenza di un centro media per la scelta dei mezzi già adatti per la
trasmissione del messaggio e il raggiungimento del target. Il centro media acquista gli spazi
per conto del committente o direttamente dai mezzi o tramite la concessionaria.
2.1.2 - L’evoluzione di emittenti e committenti
•• Si sta tornando a un modello tipico della pubblicità delle origini, in cui i committenti svolgevano
alcune funzioni proprie degli emittenti (l’advertising era sviluppato all’inizio artigianalmente
all’interno delle aziende grazie al lavoro congiunto di redattori, giornalisti, illustratori…). Le agenzie
sono nate in seguito all’espansione dei mercati intorno alla metà dell’Ottocento limitandosi a
gestire la compravendita degli spazi pubblicitari. Solo grazie alla concorrenza tra i venditori di
spazi, le agenzie hanno offerto servizi gratuiti e aggiuntivi come la redazione di testi pubblicitari e la
progettazione delle strategie. Il primo cambiamento si è verificato quando molte agenzie hanno
delegato ai centri media le attività di media planning, dividendo la definizione di strategie dalla
pianificazione dei mezzi, creando strutture diverse sempre più specializzate. Oggi le agenzie si
trasformano da poche-grandi-a.servizio.completo a molte-tutte.diverse-con.offerte.polverizzate. Il
mercato comunicativo in rete ha diversificato lo scenario, rendendo meno netta la separazione tra
utenti ed editori (Google se non possiede qualche spazio, è cliente di quello spazio; o ancora:
mette a disposizione degli utenti servizi pubblicitari permettendo loro di non ricorrere alla
mediazione di agenzie e centri media; Il Search Engine Marketing (SEM) permette di pubblicare
annunci online sfruttando l’attinenza semantica di alcune parole chiave con le ricerche degli utenti
e i costi sono legati al clic, cioè solo quando l’utente decide di aprire e leggere l’annuncio. Esistono
anche piattaforme online che permettono a diverse realtà (agenzie, free lance, creativi e utenti non
professionisti) di rispondere alle richieste di una azienda con progetti di comunicazione più o meno
strutturati. Spesso le aziende con mezzi e target aggirano sempre più spesso i meccanismi classici
del sistema pubblicitario (una rete tv allora può realizzare brevi sit-com pubblicitarie per conto di
una azienda). Molto spesso il committente stesso organizza eventi e spazi comunicativi gestiti
direttamente dall’impresa. In questo caso, i produttori non scavalcano i media, ma se ne
appropriano. È l’agenzia a essere superata, mentre il medium è fagocitato dalla pubblicità. Oggi ci
si riferisce non necessariamente alle agenzie a servizio completo, e dunque il sistema di
remunerazione bloccato per anni al 15% dell’investimento è stato reso “a scalare” (la commissione
si riduce all’aumentare del budget). Oggi le agenzie hanno bisogno anche di un digital strategist
(che indaga le tendenze analizzando i dati provenienti da internet e social) e di un business planner
(che analizza i trend e comprende le logiche di marketing per individuare la fonte di nuovi margini
per l’impresa committente) oltre al classico strategic planner. Secondo Nenna servono anche l’art
director (cura l’estetica), l’idea writer (che individua la grande idea creativa), l’attention planner (fa sì
che l’idea arrivi al pubblico attirando la sua attenzione) e il digital creative planner (esperto in trend
comunicativi online è addetto alla generazione di idee, affiancando l’attention planner).
2.2 - Il cambiamento dei destinatari
•• Oltre a committenti ed emittenti, cambia soprattutto il destinatario della comunicazione pubblicitaria (la
pubblicità è vista come invasiva, imposta, eccessiva e subdola). L’eccesso di pubblicità riduce il numero di
fruitori del media su cui compare. Il destinatario è poi oggi già sfuggente che in passato, membro di
audience più partecipi, disperse su mezzi diversi. Internet rende il consumatore più informato e partecipe
dei flussi comunicativi delle aziende. Social, forum e blog fanno circolare opinioni ed esperienze di
consumo diverse rispetto alle fonti aziendali. È finita l’era del monologo pubblicitario; oggi c’è interazione
comunicativa. Oggi cala la fruizione dei media generalisti: la tv ha perso il suo fascino esclusivo. Calano
radio e stampa. Sale vertiginosamente internet. Oggi si fruisce di diversi media nello stesso momento
(multitasking e multidevice). Ne deriva una costante disattenzione, generata da un overload informativo,
dall’iperscelta di canali e mezzi, dal moltiplica