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IV SEZIONE I TRATTAMENTI PSIVOTERAPEUTICI
1.Il trattamento psicoanalitico
nell'opera freudiana il termine psicoanalisi e attribuito al metodo esplorativo usato da Breuer e da
lui stesso per risalire all'origine dei sintomi isterici. Per Freud lo scopo dell'analisi non era la
classificazione gerarchica dei sintomi, ma la ricerca del trauma infantile originario e dei relativi
legami con la difesa ne era conseguita infine con i sintomi. Tale ricerca risultava perciò già
terapeutica di per sè, tramite l'attivazione emotiva dei pazienti, che, indubbiamente, nell'ambiente
sociale in cui Freud operava, conservavano un'efficienza mentale mediamente superiore a quella
dei ricoverati nei grandi ospedali dell epoca. Affermando che la malattia isterica derivava da una
difesa contro gli effetti a lunga distanza di un trauma iniziale (rinforzato da un trauma secondario)
Freud aveva già compiuto un passo rivoluzionario per la clinica e la terapia della nevrosi.
Ascoltando le comunicazioni dei pazienti sotto influsso ipnotico (indica poi abbandonata per le
libere associazioni) Freud aveva di fronte il legame necessario che si era stabilito nel tempo tra i
traumi, le difese e i sintomi. A tale legame corrispondeva quella attuale le emozioni delle
rappresentazioni rimosse, che pure continuavano ad agire sotto la superficie della coscienza.
Scoprendo in quel modo il nucleo dei conflitti nevrotici, Freud affermava anche tre punti
fondamentali: 1) i fenomeni psichici vanno considerati legati nel campo, 2) vi è un ferreo
determinismo sostanzialmente economico alla base di tutte le informazioni psichiche, 3)ciascun
aspetto o fenomeno psichico è caratterizzato da un’ estrema complessità, quindi nn vi sono
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derivati o resti che nn vadano considerati con la massima attenzione. La terapia comportava che
tra medico e paziente si stabilisse uno "spazio relazionale" che veniva a costituirsi come il nuovo
campo di osservazione, in sostituzione del vecchio terreno della sintomatologia. Tale relazione
non era incontrollata, bensì contenuta entro la regolarità della vita psichica già nota al terapeuta. È
presente qui l'idea di setting, inteso non tanto come insieme di condizioni materiali idonei alla
terapia, quanto come struttura di prerequisiti mentali e metodologici recenti presenti al terapeuta
per poter svolgere la sua attività in modo controllabile. Il sogno è, per Freud, la via reggia per
l'inconscio, ma la via per arrivare all'interpretazione del sogno furono le libere associazioni. Uno
stesso elemento psichico può comparire in diversi sistemi e variamente associarsi ad altri, ma il
legame associativo che così si crea è di tipo energetico, in altro linguaggio, di carattere
emotivo/affettivo ed è questa la novità della teoria associazionista freudiana rispetto a quella
speculativa o anche sperimentale precedente, che insisteva sul contenuto ideativo o sulla forma
come presupposto del legame. Di conseguenza, si può pensare che nella terapia i decorsi
associativi, se lasciati liberi, conducano automaticamente ai complessi inconsci che tormentano il
paziente. Freud le chiama libere associazioni a motivo della prescrizione data al paziente di
lasciare il pensiero libero di seguire il suo corso che in realtà è rigorosamente determinato
dall'economia emotiva del momento. Il metodo delle libere associazioni a un valore basilare per la
psicoanalisi in quanto: è fondato in parte sperimentalmente, a conferma in altre tradizioni
scientifiche, nella situazione clinica offre la possibilità di focalizzare e insieme di liberare il lavoro
del paziente sottraendo il terapeuta alla aleatorietà del suo racconto, permette di maneggiare i
decorsi del sogno, fonda lo strumento interpretativo, destinato a divenire il cuore testo della cura. Il
processo psicoanalitico trova la sua definizione nella sequenza sogno-libere associazioni-
interpretazione, che può considerarsi in un certo senso parallela a quella sottostante sintomo-
difesa-conflitto.
I procedimenti ipnotici e suggestivi avevano già fatto conoscere alcuni fenomeni paragonabili alle
resistenze e alle dinamiche transferali, ma senza che vi fosse la percezione di una loro specificità.
Freud riconosce la presenza di aspetti transferali anche in altre relazioni che non siano quelle
analitiche, ma resta convinto che di transfer vero e proprio si può parlare solo a proposito della
psicoanalisi. Egli ne sottolinea il carattere ambivalente (positivo/negativo): solo lavorando intorno a
quest'aria può essere realizzato lo scopo della cura, che è quello di fornire all’Io del paziente un
maggior grado di autonomia sottraendolo alla necessità di rivivere continuamente e coattivamente
le modalità delle sue relazioni infantili. Punto di svolta nelle concezione freudiana di transfer è il
riconoscimento dell'Edipo. La dinamica transferale può allora essere ricollegata a quell'evolutiva,
di cui la fase edipica è il culmine. La psicoanalisi ha il suo inizio effettivo con l'instaurarsi di una
nevrosi di (o da) transfer, la cui risoluzione è tra gli scopi della cura in quanto essa è una sorta di
riedizione della nevrosi infantile effettivamente verificatasi. Egli ritiene che il transfer e la nevrosi di
transfer siano singolarità dell'ambito psicoanalitico e quindi che questo tipo di transfer debba
essere distinto dai transfert aspecifici Compaiono nell'ipnosi, né rapporti medico paziente,
educativi o altro. Il transfert (ripetizioni di relazioni arcaiche) si instaura proprio perché al paziente
viene chiesto di ricordare, proprio perché si ripete si può elaborare.
In parallelo con lo studio del transfert, matura nella psicoanalisi quello dell'interpretazione, quale
fattore di evoluzione nell'ambito del trattamento. All'inizio, per Freud, l'interpretazione era ancora
una lettura dei dinamismi inconsci del paziente, che, colti per tempo dall'analista, dovevano
essere comunicati al paziente stesso non appena fosse stato emotivamente in grado di
comprenderli. A poco a poco, il momento e il modo di comunicare l'interpretazione divengono
sempre più importanti, tanto che si crea una vasta gamma di interventi interpretativi che
riguardano i diversi momenti del processo analitico, dalle resistenze alle difese, al conflitto, alle
varie fasi del transfert. Quel complesso di procedure le norme che prende nome di setting viene
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applicato proprio per consentire il dispiegarsi del transfert e la somministrazione
dell'interpretazione. Va notato che gli aspetti esteriori del setting sono solo una manifestazione è
una condizione perché si stabilisca un setting interno (cioè una specifica organizzazione mentale)
da parte dell'analista, che però deve coinvolgere in qualche misura il paziente spesso perché il
lavoro analitico proceda. Il setting ha il fine di strutturare la relazione comunicativa-mentale- che si
stabilisce tra gli attori del processo analitico, fungendo anche da elemento di sicurezza perché in
tale ambito si possono produrre le dinamiche emotive inconsce e, come tali temute. Freud vede
all'inizio l'analisi come una situazioni in cui può prodursi una comunicazione da inconscio a
inconscio e il medico deve poter usare il proprio inconscio come organo ricevente verso
l'inconscio del malato che trasmette e quindi deve fare attenzione, per quanto possibile, a non
interrompere tale comunicazione con proprie incontrollate manifestazioni inconsce. Per Freud il
controtransfert è un fenomeno di interferenza delle componenti inconsce non ancora elaborate
dall'analista, e come tale va controllato. Più tardi il controtransfert verrà concepito come strumento
per cogliere aspetti nascosti della continua interazione e integrazione profonda che caratterizza la
coppia analitica.
La psicanalisi, nata per l'opera di un uomo solo, è però sempre stata, fin dal primo momento,
anche un fenomeno di gruppo; tale aspetto ha permesso di costituirla come impresa scientifica
collettiva e ha contribuito non poco alla sua sopravvivenza e diffusione.
La psicoanalisi si basa sull'ipotesi dell'esistenza di un mondo interno, fatto di rappresentazioni e
affetti, che ciascuno può attingere conoscere per introspezione, ma solo in parte: giacchè, l'aria
inconscia è conoscibile solo per via mediata, in particolare attraverso la relazione analitica;
altrimenti, sarebbe sufficiente quell'autoanalisi che pure è una delle funzioni ereditate dall'analisi
personale di ogni psicoanalista e di ogni psicoterapeuta. Il tema dell'analizzabilità sottende ogni
analisi nel momento stesso in cui ha inizio come incontro squisitamente personale e irripetibile,
poiché ciascuno affronta il proprio mondo interno in modo idiosincratico. Per lungo tempo la
psicoanalisi è stata l'unica forma di psicoterapia non traumatica. L'analizzabilità è quindi un
problema fondamentale della riflessione psicoanalitica in quanto allude alla possibilità
dell'instaurarsi di un effettivo processo analitico.
Perché vi sia trattamento psicoanalitico devono essere presenti tre elementi: la fantasia inconscia
o quantomeno i suoi derivati, il transfert è l'interpretazione. A cambiare di volta in volta sono le
relazioni reciproche tra questi elementi in base alla valutazione che ciascun approccio adotta a
proposito di fenomeni più importanti. Alle spalle di ogni modello di trattamento psicoanalitico,
troviamo un modello dello sviluppo psichico e dei suoi momenti critici. Il transfert è controtransfert
possono coprire fenomeni appartenenti ora all'aria intrapsichica e inconscia, ora all'aria
interpersonale preconscia o reale. In altre parole, la dinamica transferale si trasferisce pressoché
interamente dall'asse passato-presente a un nuovo asse presente-presente, nel quale la dinamica
medesima viene contestualizzata e gestita, abbandonando gli scopi conoscitivi del modello
classico.
2.La psicoterapia psicoanalitica
La necessità di trattare pazienti di diversa gravità ha reso meno definita la linea di demarcazione
tra psicoanalisi e psicoterapia psicoanalitica. L'impiego del divano o le libere associazioni non
sono di per sé designativi della psicoanalisi. Lo stesso vale per concerti consacrati nel tempo
come interpretazione, transfert e controtransfert, resistenza e difesa, inconscio o conflitto
intrapsichico. Questi termini a queste tecniche non fanno più parte del dominio privato della
psicoanalisi e dello psicanalista. Sono impiegati utilizzati virtualmente di tutte le molteplicità di
psicoterapeuta in giro per il mondo. Il problema della differenziazione non riguarda solo la
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psicoanalisi la psicoterapia psicoanalitica ma anche