vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
L'origine e la causa della malattia
se conosciuta, garantisce la sua curabilità; la conoscenza diviene quindi sapere delle cause.
L'allora nascente pensiero medico diviene una episteme, un sapere razionale e casuale sulla malattia.
La cura non è solo guarigione dal sintomo, ma rimozione della causa che ha condotto alla patologia.
Il pensiero psicologico e psichiatrico ha dovuto rinunciare a questa ricerca del fondamento del disturbo psichico, rassegnandosi alla mancanza di una concreta patologia per accontentarsi di un sapere descrittivo e classificatorio.
L'abbandono della ricerca del fondamento e il termine della pretesa della conoscenza assoluta delle origini e cause della malattia psichica ripropongono la necessità di un'interrogazione delle esperienze di malattia, svincolate da un pensiero oggettivante riduttivista.
La prospettiva storica ha mostrato come la conoscenza moderna della malattia sia proceduta di pari passo all'emergere di una.
dall'antichità, ma solo a partire dall'età moderna si è sviluppato un vero e proprio pensiero medico e psicologico clinico che ha cercato di comprendere e definire i disturbi psichici. La concezione tradizionale della malattia mentale era basata su una visione unitaria e oggettiva, in cui il disturbo era considerato come una deviazione dalla norma e come un problema individuale da risolvere. Questo approccio ha portato alla stigmatizzazione e all'emarginazione delle persone affette da disturbi psichici. Negli ultimi decenni, tuttavia, si è assistito a un cambiamento di prospettiva, che ha portato a una visione più complessa e multipersonale dei disturbi psichici. Si è riconosciuto che la sofferenza psichica è influenzata da molteplici fattori, tra cui biologici, psicologici, sociali e culturali. Questa nuova prospettiva ha portato a una maggiore attenzione verso l'importanza della prevenzione e della promozione della salute mentale, nonché verso l'importanza di un approccio integrato e multidisciplinare nella diagnosi e nel trattamento dei disturbi psichici. Inoltre, si è riconosciuto che la definizione di salute mentale non può essere ridotta a una semplice assenza di malattia, ma deve tener conto del benessere psicologico e della capacità di adattamento e di funzionamento ottimale nella vita quotidiana. In conclusione, la comprensione dei disturbi psichici è un processo in continua evoluzione, che richiede una visione multipersonale e un approccio integrato. Solo attraverso una maggiore consapevolezza e una migliore comprensione dei diversi fattori che influenzano la sofferenza psichica, si potranno sviluppare nuovi modelli di intervento e di cura più efficaci e rispettosi della dignità e dei diritti delle persone affette da disturbi psichici.dai primi testi filosofici del mondo greco per arrivare ai trattati moderni. I tentativi moderni di classificare e definire concettualmente come malattie le esperienze psichiche disfunzionali non hanno fornito esiti soddisfacenti. Il sapere patologico e nosografico ha dovuto rinunciare ai criteri tradizionali dell'epistemologia medica per ripiegare su una classificazione basata su criteri sintomatici e sindromi di tipo statistico. Tradizionalmente la malattia psichica è stata trattata come una malattia da analizzare dal punto medico, ma anche come me come punizione divina capace di privare l'individuo della propria ragione e al contempo come una forma di saggezza, una caratteristica di malati demoni e streghe. Se la sofferenza psichica diviene una malattia, nel senso medico, nell'epoca moderna è perché si apre un conflitto tra ragione e sragione, in cui il male deve essere circoscritto e conosciuto nella sua negatività come antitesi alla razionalità. L'abbandono.nel XX secolo, della categoria di malattia e l'adozione di quella di disturbo segnano il tramonto della fede scientista riguardo alla conoscenza certa delle cause del male psichico. L'ombra degli degli razionalità ha sempre inquietato il pensiero scientifico, ma solo in età moderna è divenuto studiabile e controllabile. Il malato di mente è stato bandito e rinchiuso nell'epoca moderna, e con la nascita della psichiatria inizialmente giudicato, ri-educato, punito e colpevolizzato. Soltanto recentemente questi soggetti hanno acquistato una voce in quanto esseri umani e non rappresentazioni del male. La malattia psichica nell'antichità Il Corpus Hippocraticum riporta svariate annotazioni e d'ex fusioni delle modificazioni visibili al corpo umano. Ma quando gli autori si spingono a indicare ciò che può aver suscitato dei disturbi la vista non è più sufficiente, il giudizio deve sostituirsi aisente il peso della sua condizione di sofferenza e di follia, che si manifestano attraverso sintomi come scoraggiamento, insonnia, irritazione, delirio, paura, abbattimento, agitazione violenta e paranoia. Queste alterazioni psichiche sono parte dei sintomi di specifiche malattie diagnosticabili, come la mania, l'isteria e la malinconia. Ippocrate, sebbene non abbia fornito una classificazione nosologica delle malattie mentali, ha identificato le forme di malinconia e mania, collegando comunque i sintomi a cause organiche, umorali e cerebrali. Il mondo della tragedia, nel suo pensiero, si avvicina molto alla sofferenza e alla follia dell'uomo, come si può vedere nei personaggi dei testi tragici che sono distrutti dal dolore e presi dalla follia.È tale in quanto sofferente, la stessa conoscenza avviene attraverso l’esperienza del dolore. Il percorso della scienza accidentale ha negato la dimensione sofferente (tragica) dell’esistenza umana per conoscerla come malattia, governarla, prevederla: il pensiero e la techne medica sono stati farmaco capace di guarire l’angoscia legata alla malattia.
Nella nostra età moderna la possibilità di conoscenza della sofferenza psichica è stata vincolata da un lato a una sua omologazione ai metodi e al pensiero che guidavano le conoscenze delle forme morbose organiche, e dall’altro a una possibilità di comprensione dell’esperienza individuale del dolore psichico.
La visibilità della sofferenza psichica come oggetto di un sapere scientifico è legata a quelle condizioni che ne favorivano l’emergere all’interno di un’esperienza che definiamo clinica.
Malattia e nascita del pensiero clinico
modernoL'esperienza clinica della modernità si costituisce nella riorganizzazione dello spazio strutturale in cui il visibile e l'invisibile della malattia si definiscono a vicenda: una riarticolazione della malattia nell'organismo porta alla sua nuova visibilità nello spazio corporeo (dal che "cos'ha?" al "dov'è ha male?"). La settecentesca medicina della specie classificava la malattia in famiglia, generi e specie, le quali erano insieme naturali e ideali. Esiste la malattia a cui l'individuo malato aggiunge le proprie caratteristiche, perturbatorie di un "ordine essenziale". Nella nascita della fisica moderna la malattia diviene invece una collezione di sintomi, al di là del problema dell'essenza patologica. I sintomi permettono allo sguardo medico di definire l'ordinamento naturale della malattia, attraverso l'osservazione delle loro differenze o simultaneità. Cosìle forme della malattia divengono isomorfe a un linguaggio medico-scientifico capace di descriverle con precisione. In questa preminenza dello sguardo, il pensiero clinico viene definendosi nella specificità dei suoi metodi e delle proprie norme scientifiche. La medicina dello sguardo si confronta e si integra con quella dell'anatomia patologica, delle lesioni e delle cause. La clinica delle osservazioni delle manifestazioni patologiche, volta alla classificazione dei sintomi, cede il passo a quella dei corpi dei cadaveri. Nella medicina clinica il segno poteva garantire la certezza della malattia in base alla propria frequenza all'interno di una serie: adesso il segno rimanda sempre e solo alla lesione organica, in cui la patologia trova il suo fondamento. Un problema fondamentale che emergeva da questo modello è: tutte le malattie hanno il proprio correlato in una lesione? Ritorna la questione del fondamento oggettivo della malattia che diventerà poi centrale.
nella definizione delle malattie e disturbi psichici. Una malattia del cervello Le affezioni nervose emergono in questo quadro come eccezioni che confermano il rapporto tra lesione organica e malattia. L'esperienza clinica si delineava nel XIX secolo in base al modello anatomico-clinico, che ricerca nella lesione organica il focolaio originario e la causa della patologia. La nascente psichiatria fonda nel cervello la sede della malattia mentale e nella lesione la causa del male. Lettura che si giustappone a quella che vede la causa della malattia mentale nelle deviazioni delle leggi morali e nell'influenza delle passioni sull'intelletto. Il rapporto tra causa e sedi della malattia psichica trova comunque un punto di stabilizzazione intorno all'assioma: follia = malattia del cervello. La psichiatria si autorizza come disciplina scientifica autonoma, basandosi sugli stessi metodi della medicina generale, l'osservazione e il metodo anatomo-clinico. Nella ricostruzioneoperata da Foucault, la psichiatria scientifica dell'ottocento diviene poi possibile quando la malattia mentale diviene l'effetto psicologico di una colpa morale. Follia, colpevolezza, punizione; la stessa cura di questa particolare malattia segue tali assunti, abbandonando gradualmente l'occuparsi del corpo malato per interessarsi ai rimedi morali. È un passaggio che però permette l'ingresso della patologia mentale all'interno dei fenomeni positivamente conosciuti dalla scienza. Il medico, e poi lo psicoanalista, divengono sguardo assoluto sulla malattia, imprigionandola e allenandola all'interno di un sapere scientifico che ne detta e traduce i canoni di intelligibilità. Di contro alla lettura della malattia mentale come malattia del cervello, la dimensione psicologica della patologia torna a fare il suo ingresso in psichiatria grazie allo sviluppo delle tecniche ipnotiche e la riscoperta del potere terapeutico della suggestione. Alla fineall'approccio psichiatrico tradizionale, nel corso dell'Ottocento la psichiatria si è trovata a dover affrontare la necessità di differenziare i fenomeni patologici che non presentano un disturbo organico del sistema nervoso centrale. Per far fronte a questa sfida, sono state elaborate le categorie dei disturbi funzionali o dinamici. La psichiatria dinamica e la psicanalisi hanno proposto modelli di lettura dei fenomeni che non sono necessariamente ancorati alle caratteristiche biologiche, ma che si basano sul funzionamento psichico per comprendere e trattare le malattie psichiche e nervose. L'opera pionieristica e sistematica di Freud ha contribuito a sciogliere il nodo epistemologico che legava indissolubilmente la lesione organica alla malattia. Nel corso del Novecento è emersa un'analisi critica della scienza psichiatrica tradizionale e dei suoi metodi aggettivanti nella conoscenza del disturbo mentale. Accanto all'approccio tradizionale, sono stati sviluppati nuovi approcci che hanno ampliato la comprensione dei disturbi mentali.