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Si noterà che nei bambini di età inferiore ai 6 anni, la differenza di età è percepita in maniera molto sensibile.

Nascere in ottobre può comportare uno stabile svantaggio sociale rispetto a compagni natai in gennaio o marzo dello

stesso anno.

1. Età cronologica e non. Nel mondo occidentale dal medioevo il solo nome e cognome non sono più sufficienti,

prende importanza la data di nascita. Attualmente queste informazioni insieme al sesso e al luogo di nascita sono

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essenziali. Lo stesso CF è un tentativo di fornire le informazioni necessarie di un individuo attraverso un codice

alfanumerico. Ma il concetto di età non si riduce alla dimensione cronologica.

Normalmente gli adulti sottovalutano le capacità dei bambini tra i 2 e i 6 anni e solo con l’inizio delle elementari

inizia a costruirsi un’età di riferimento la quale si colloca tra la fase di sottovalutazione e sopravvalutazione da parte

degli adulti.

Ci sono quindi dei pregiudizi sull’età riguardo esperienze, aspettative, relazioni e opportunità. Esistono anche dei

pregiudizi interiorizzati come nozioni spesso implicite sui comportamenti ritenuti adeguati a quella fascia di età.

Sugarman definisce diversi tipi di età:

- Età soggettiva o psicologica: l’età che ognuno di noi sente di avere

- Età sociale: età cronologica confrontata con esperienze, stile di vita, ruolo sociale tipici di quell’età (es. un 40enne

che si comporta come un 20enne)

- Età funzionale: lo status delle capacità e abilità di un individuo rapportate a quelle dei coetanei

- Età biologica: si colloca nell’arco potenziale della vita umana (es 80enne che fa la maratona è meglio di un 50enne

che non pratica sport)

Rutter invece dice che l’età cronologica deve essere scomposta nelle sue parti costruttive, le quali determinano i

cambiamenti:

- Livello cognitivo: è legato alla maturazione biologica, dunque è difficile separarli. È opportuno negli studi dei

processi evolutivi affiancare l’età cronologica e mentale

- Maturazione biologica: velocità ed età alla quale si raggiungono le varie tappe della maturazione biologica variano

sia a livello interindividuale che di genere.

- Durata delle esperienze: la maturazione biologica è affiancata dal numero di esperienze vissute

- Tipi di esperienze: vengono differenziate sia per qualità che per significato personale

Quindi alla domanda <<quanti anni ha?>> si dovrebbe fare una valutazione di tutte le dimensioni.

2. L’età cronologica come organizzatore delle scansioni evolutive. Un altro modo per guardare le fasi della vita

umana è rappresentato dalla suddivisione della stessa in epoche o fasi distinte. Già dal Medioevo la periodizzazione

è rappresentata iconograficamente su una scala, ogni gradino è una determinata fascia di età, esperienze,

abbigliamento, attività ecc.

Una tra quelle individuate è l’infanzia. Nel Medioevo i bambini venivano rappresentati come adulti in miniatura. Solo

nel ‘600 iniziano ad assumere sembianze sempre più realistiche. Con il termine infanzia si intendeva la dipendenza

del bambino rispetto agli adulti, ma è una definizione troppo instabile.

L’organizzazione scolastica riflette e determina la visione che una certa società ha dello sviluppo e dell’età. Nel

Medioevo, infatti, si iniziava la scuola a 9-10 anni, ma non c’era nessun riferimento alle diverse età, testi o

programmi scolastici; la suddivisione era in base al livello di apprendimento ed esperienze/conoscenze pregresse.

Dal ‘400 si iniziano a formare gruppi più omogenei, ma tutti sono in un unico locale. Solo nel ‘600 ci si divide in più

aule anche se le classi sono create con gli stessi criteri. Finalmente nell’800 la scuola diventa obbligatoria e quindi le

classi vengono create in base all’età anagrafica.

3. Piccole differenze d’età. Nei bambini i coetanei nati solo 6 mesi prima spesso sono più popolari, perché

considerati capaci di maggiori competenze socio-cognitive. Per misurare questo fenomeno ci si è serviti di due

indicatori indiretti:

- La complessità linguistica: intesa come complessità degli enunciati prodotti e capacità di collegare

semanticamente più eventi al tempo stesso. Lo sviluppo di tale competenza dura per tutto il periodo prescolare.

- La competenza grafico-pittorica: il bambino per rappresentare pittoricamente un oggetto deve individuarne le

caratteristiche salienti, trasformandole poi in segni grafici. Nel far disegnare a un bambino un ‘’amico’’ e un ‘’non

amico’’ si vede come vengano rappresentate caratteristiche contestuali (es. motivazione del bambino) e

procedurali che non erano state considerate dai tester. Oggigiorno c’è la necessità di aggiornare il test. Si

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proporre infatti di fare una serie di disegni ed ogni item rappresentato ha un punteggio tradotto in quoziente

intellettivo.

In conclusione si presume che l’appartenenza ad una classe scolastica e le caratteristiche socio-demografiche del

campione farebbero escludere una profonda incidenza delle componenti esperienziali. La maturazione biologica

sembra incidere molto in età prescolare sullo sviluppo psico-sociale.

4. Aspetti biologici e loro ripercussioni sullo sviluppo psico-sociale. L’aspetto fisico e l’immagine corporea offrono

un importante contributo alla formazione dell’identità personale e dell’immagine sociale. È soprattutto l’altezza ad

essere considerata indicatore di potenza e prestanza fisica.

Enrico Molinari e Alessandro Sartorio si interrogano sul perché l’altezza sia un attributo positivo. Secondo loro la

prima spiegazione di tipo filogenetico: l’obiettivo di sopravvivenza individuale e della riproduzione biologica ha

spinto la donna a scegliere partner che potessero soddisfare queste necessità e la taglia dell’uomo era un indicatore

selettivo. La seconda spiegazione riguarda gli studi sul linguaggio del corpo: l’altezza è correlata sia negli uomini che

nei cuccioli d’uomo alla dominanza (es. anche solo un paio di tacchi o essere su una cattedra rialzata ci fa sentire più

forti). La sottomissione degli animali è rappresentata con lo strisciare, negli uomini con una postura chiusa e sguardo

basso. È importante sottolineare che la statura elevata è dominante solo se non eccessiva. Si esplicita, infine, che

l’altezza è un elemento che serve a creare solo la prima impressione.

I due studiosi hanno, inoltre, verificato che i bambini con ritardo di crescita vengono trattati dai genitori secondo la

loro statura; potrebbero impedire ai figli di sperimentare esperienze adatte alla sua età anagrafica per evitare

situazioni competitive fuori dalla loro portata. Questo potrebbe far scattare nel bambino un senso di inadeguatezza

e potrebbe essere allontanato dal gruppo. Anche il genere del soggetto sembra influire su questo meccanismo di

attribuzione; infatti la bassa statura nelle femmine sembra essere una variante meno critica nella nostra società.

5. Età e cultura. Ci sono diversi modelli culturalmente determinati, ciascuno dei quali promuove a proprio modo le

idee sullo sviluppo cognitivo, sulle motivazioni, sulle relazioni adulto-bambino.

Barbara Rogoff afferma che nel primo modello (società tecnologiche occidentali) il mondo infantile è separato da

quello deli adulti, i bambini vengono preparati a fare il loro ingresso in società. Si favoriscono scambi relazionali tra

coetanei. Nel secondo modello (società meno industrializzate) non c’è separazione tra bambini adulti, i bambini sono

in gruppi eterogenei (età diverse, amici, fratelli, cugini ecc).

Maria Montessori è contro la suddivisione in classi con stessa età anagrafica, lei propone classi eterogenee al cui

interno si forma una piccola società dove tutti possono sperimentare diversi ruoli sviluppando così le sue capacità

cognitive e la sua competenza sociale. I piccoli chiedono ai grandi e comprendono ciò che viene spiegato loro; i

grandi rispondono volentieri. Non ci sono conflitti, invidie o supremazie.

Altre ricerche hanno constatato che i più grandi aiutano i più piccoli. Ci sono tre modalità secondo Verba e Isambert:

- La collaborazione attiva trai partner

- L’aiuto derivante dalla tutela

- L’imitazione organizzatrice (svolgere due attività connesse ma una più breve dell’altra, chi svolge quella breve è

attratto da quella più lunga)

Si definisce anche in questo studio che l’eterogeneità anagrafica è vantaggiosa se l’interazione avviene nella giusta

misura.

In definitiva, la sensibilità mostrata dai bambini alle sottili differenze di età avviene nelle classi omogenee

anagraficamente, mentre nelle classi montessoriane la diversità viene sottolineata per esplicitare diversi ruoli con

precisa valenza pedagogica. Questa strategia permette anche ai bambini bassi di relazionarsi con altri di statura

ancora più inferiore perché più piccoli d’età, aumentando così la loro autostima e autoefficacia.

CAPITOLO 5 – BAMBINI E BAMBINE di Emma Baumgartner

1. Le differenze di genere. Se si osservano bambini e bambini giocare, si nota che esistono due mondi separati. È

ovvio che dal punto di vista anatomico, fisiologico e ormonale maschi e femmine differiscono in numerosi aspetti.

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Dal punto di vista psicologico, invece, le differenze sono molto meno marcate. Si vuole quindi comprendere come

mai i moltissimi stereotipi sessuali influenzano anche il comportamento degli individui.

2. Una nota terminologica. Sesso e genere vengono distinti nella terminologia psicologica. Il sesso si riferisce alle

componenti biologiche, il genere si riferisce alle caratteristiche psicologiche e sociali. In questo caso non si fa

differenza tra i due termini perché il sesso è cmq costituito da componenti sociali.

Tra le parole chiavi frequentemente usate troviamo la locuzione ‘’ruoli sessuali’’, cioè i comportamenti e le

responsabilità che ciascuna società ritiene appropriati per i membri dei due sessi. Si potrebbe quindi dire che sono

delle aspettative da parte della società.

3. Le differenze psicologiche. Le differenze fisiche, anatomiche e ormonali sono da sempre ben evidenti. Al

contrario le differenze psicologiche fin ora individuate riguardano alcuni aspetti della personalità e del

comportamento sociale, abilità cognitive e linguistiche. È noto che i bambini e gli adolescenti siano più violenti e

aggressivi, ma se si considera un’aggressività verbale

Dettagli
Publisher
A.A. 2017-2018
20 pagine
1 download
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/05 Psicologia sociale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher alessia.sella di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Psicologia sociale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Bergamo o del prof Paleari Francesca Giorgia.