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3.3. DALL'ESPLORAZIONE AL GIOCO CON GLI OGGETTI
Alla fine del primo anno, l’attenzione dei b. si sposta dal singolo oggetto a più oggetti e alle
relazioni che essi possono avere tra loro. L’azione infantile diventa di tipo combinatorio, il b. cerca
di scoprire le relazioni tra le cose e tra il proprio agire e il mondo circostante. Questa fase è stata
definita come gioco funzionale- relazionale o gioco combinatorio con gli oggetti.
L'azione più diffusa è quella di infilare un oggetto dentro l'altro, alternata con quella di
portarlo alla bocca. Le attività combinatorie danno luogo a diversi risultati: sono la premessa delle
operazioni logiche delle età successive (la classificazione, seriazione) e sono l'inizio della
comprensione del gioco simbolico dove il bimbo mette insieme gli oggetti in maniera funzionale e
appropriata. Secondo gli studiosi, prima che il b. impari a giocare per finta in maniera seria e
appropriata, c'è una fase di transizione dove iniziano ad usare in maniera convenzionale gli oggetti
di vita quotidiana (es: un bambino non può sapere da solo che la spazzola serve per pettinare i
capelli, però imita l'adulto che compie quel gesto). Grazie all'osservazione del comportamento e
delle azioni degli adulti, il b. arriverà, pian piano, al gioco simbolico vero e proprio (gioco di
imitazione di scene reali di vita, ad es: pulire la casa, fare da mangiare,ecc.).
Schema di Belsky e Most "dall'esplorazione al gioco simbolico" è formata da 12 fasi:
-esplorazione orale: il bimbo mette in bocca tutto senza discriminazioni;
-manipolazione semplice: manipola l'oggetto per almeno 5 sec e controlla ciò che fa;
-manipolazione funzionale: manipola in maniera specifica gli oggetti in funzione delle loro
caratteristiche;
-manipolazione relazionale: mette 2 oggetti insieme in maniera non adeguata, non funzionale;
-manipolazione relazionale/funzionale: mette insieme 2 oggetti in maniera specifica (tazzina sopra
piattino);
-denominazione rappresentativa: mette in atto per finta dei comportamenti incompleti (tazzina alla
bocca ma non beve l'ipotetico contenuto);
-attività di finzione rivolta verso se stesso: azioni per finta rivolte a sé stesso (finta di bere);
-attività di finzione verso gli altri: azioni per finta rivolte agli altri (imboccare una bambola);
-sostituzione: uso degli oggetti in maniera creativa, non reale (finge di bere da una conchiglia);
-sequenza di attività di finzione: svolge azioni per finta con piccole variazioni (finge di bere e poi fa
bere la bambola);
-sostituzione in sequenze di attività di finzione: ripete azioni per finta inserendo variazioni
simboliche (finge di bere e fa bere da una conchiglia);
-doppia sostituzione: trasforma simbolicamente due oggetti nell'ambito di una stessa azione
(bastoncino diventa pupazzo e conchiglia diventa una tazza).
3.4. IL CESTINO DEI TESORI E IL GIOCO EURISTICO
Elinor Goldschmied, psicologa inglese, ha ideato diverse proposte per i b. al di sotto i 3
anni, tra cui il Cestino dei tesori per i più piccoli e il Gioco euristico per il 2 anno. Il Cestino dei
tesori si basa sull'osservazione di ciò che fanno i piccoli con gli oggetti proposti e le stimolazioni
che possiamo dargli proponendo un oggetto piuttosto che un altro. Questo gioco è per b. che già
stanno seduti autonomamente. Si tratta di fornire ai bambini una varietà di oggetti di uso comune
pensati per stimolare il tatto, l'olfatto, l'udito, la vista, il gusto, e la motricità. Nel cestino si trova
appunto una varietà di 92 oggetti di forme, colori, lucentezza, sapore, suono e odore diversi (pigne,
ciottoli, conchiglie, piume, sugheri, cestini, spazzolini, fischietti, campanelli ecc.). Mettere i bimbi
di fronte ad una scelta così variegata li induce anche ad una scelta sul che cosa scegliere, che cosa
usare, a mettere a confronto i diversi oggetti. Il bambino ha così un ruolo attivo.
Il gioco euristico è pensato per bimbi più grandi. Consiste nel dare una grande varietà di
oggetti e di contenitori diversi in uno spazio e in un tempo controllati. Una volta imparato il
movimento, il bimbo perde l’attenzione per le cose perché è più intento a muoversi. Bisogna trovare
qualcosa che lo stimoli a tal punto da soddisfare la sua voglia di novità e di scoperta. Il gioco
euristico vuole rispondere all'esigenza del bambino di esplorare e trovare da solo il funzionamento
degli oggetti e le loro relazioni a seconda di come sono maneggiati. Si propongono quindi
contenitori e oggetti quali sacchi, sacchetti, scatole, barattoli e poi tappi, chiavi, mollette,ecc e
l'attività è quella di ordinare, sistemare, metter dentro o tirar fuori i contenuti rispetto ai vari
contenitori. I b. sono molto concentrati durante questo gioco, che non ammette fallimenti perché
tutte le combinazioni possibili sono “giuste”. In entrambi i giochi il ruolo dell'adulto è secondario,
prepara solo i giochi e lo spazio ma non interviene mai durante il gioco e l'esplorazione degli
oggetti.
4. IL GIOCO SIMBOLICO
Nel 2°anno di vita, il gioco dei b. cambia e riguarda la realtà che viene imitata attraverso il
gioco simbolico/gioco di finzione. Le azioni che fanno per finta sono simulazioni delle attività di
vita quotidiana di routine.
4.1. FARE FINTA CHE....
Gioco simbolico/di finzione/immaginativo sono alcuni termini usati per distinguere questo
tipo di gioco. Questi termini implicano:
-capacità di agire "come se" al di fuori da un contesto normale;
-capacità di usare oggetti sostitutivi a quelli reali, per il gioco;
-capacità di eseguire azioni compiute di solito da altri;
-capacità di collegare azioni di comportamento diverse in una sequenza coerente.
Secondo la teoria cognitivista di Piaget, il gioco simbolico è una capacità precoce dei b. di
pensare la propria mente e quella altrui; “distaccamento” della percezione dalla rappresentazione
mentale che consente ai b. di separare l’immaginario dalla realtà.
Secondo il metodo dello script (copione) invece, le conoscenze dei bimbi sono organizzate
sotto forma di schemi dentro i quali gli eventi sono collegati e resi comprensibili da legami
temporali e causali. Uno script contiene e organizza le informazioni riguardo alle persone coinvolte,
le azioni, gli oggetti, il dove, quando e perché di una azione. I bimbi piccoli hanno una conoscenza
implicita, con le caratteristiche di uno script, degli eventi quotidiani (mangiare, fare il bagno, andare
in un negozio) e quando arriva il 2°anno queste conoscenze si esplicitano e vengono rappresentate
nel gioco simbolico.
Lorraine McCune ha integrato le due teorie sopracitate in un'unica sequenza. Il gioco
simbolico viene da lei definito in 6 criteri:
• gli oggetti inanimati sono trattati come animati;
• le attività quotidiane sono effettuate senza l'occorrente (bere da una tazza vuota);
• il bambino compie azioni eseguite normalmente da altri (cucinare);
• le attività non giungono al risultato solito;
• un oggetto è sostituito da un altro (una conchiglia diventa una azza);
• il bimbo segnala con espressioni del viso la non letteralità della propria azione (risate).
4.2. L'EVOLUZIONE DEL GIOCO SIMBOLICO
Nei primi atti di finzione il b. ha ruolo attivo e i partner (reali o immaginari) hanno un ruolo
passivo. Aumenta quindi la capacità di operare trasformazioni simboliche e diminuisce il bisogno di
oggetti reali. Le azioni sono organizzate in sequenze coerenti e si può individuare un tema di gioco.
Questa evoluzione corrisponde a tre passaggi:
- decentramento: l'azione da sé si estende ad altri (prima protagonisti passivi e puoi attivi tramite
l’animazione operata dal b.);
- decontestualizzazione: le azioni diventano indipendenti dall'ambiente, si verificano in momenti
diversi da quelli usuali, in assenza dei risultati ai quali sono normalmente associate;
- integrazione: le azioni di gioco sono organizzate in sequenze complesse e pianificate prima di
essere messe in atto.
4.2.1. Livello 1: schemi presimbolici
In questa fase gli oggetti vengono utilizzati in modo appropriato ma al di fuori del contesto usuale e
si parla di schemi presimbolici. La peculiarità di queste azioni è che vengono ripetute sempre
uguali, come se fosse un rituale, e per questo costituiscono, secondo Piaget, un progresso deciso
verso il simbolismo.
4.2.2. Livello 2: schemi autosimbolici
L’atteggiamento del b. nei confronti della realtà si è modificato, non è più realistico ma appare la
consapevolezza della differenziazione mentale tra ciò che è vero e ciò che è per finta. Si manifesta
in molti modi: esagerando l’azione (rovesciando indietro la testa per bere oppure beve in modo
rumoroso), sorridendo e assumendo particolari espressioni del volto. Le azioni si riferiscono alla
routine quotidiana e sono rivolte a sé stesso.
4.2.3. Livello 3: gioco simbolico decentrato
Nella fase di decentramento ci sono due fasi di azione simbolica:
- il destinatario dell'azione del bimbo è passivo (la mamma viene imboccata)
- il destinatario è il protagonista all’azione, insieme al b.
Le azioni del b. sono comunque spesso aiutate e sollecitate dall'adulto (il b. stabilisce legami
simbolici più stretti con la madre). Il bambino gioca per finta sempre con persone reali (gli adulti) e
non è ancora in grado di animare personaggi immaginari.
4.2.4. Livello 4: gioco simbolico combinatorio implica, da parte del b., il riconoscimento delle
diverse componenti che formano una sequenza di azioni (prendere una tazzina, versare il caffè).. In
altri casi, lo stesso schema di azione può coinvolgere diversi partecipanti: il b. stesso, la madre, la
bambola. Quindi, osserviamo sia la diversificazione delle azioni per finta (preparare la pappa,
imboccare) che dei destinatari. Entrano nel gioco i partner immaginari che hanno un ruolo passivo,
che nei prossimi mesi diventerà attivo.
4.2.5. Livello 5: gioco simbolico gerarchico
Alla fine del 2°anno, l'attività di finzione del bimbo è guidata da un processo mentale. Le azioni
simboliche sono organizzate dal punto di vista temporale e logicamente coordinate le une con le
altre e sono pianificate prima di essere eseguite. Opera il processo di integrazione che consiste nel
collegare attraverso un tema comune azioni distinte, che entrano cosi a far parte di sequenze
ordinate e coerenti (preparare e offrire il cibo). Le azioni possono avvenire sia con oggetti reali, sia
in assenza, soltanto con la mimica o verbalmente. La strutturazione degli eventi di vita quotidiana,
secondo un ordine cronologico, è un esempio di