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Il sistema cognitivo-affettivo della personalità

Le variabili personali cognitivo-affettive sono alla base delle differenze individuali. In particolare, le persone si distinguono le une dalle altre per la rapidità con cui attivano determinate rappresentazioni piuttosto che altre e per il tipo di relazioni durature che collegano le unità cognitivo-affettive le une alle altre. Alcune rappresentazioni si attivano più facilmente di altre in relazione a segnali esterni o interni in qualche misura soggettivamente significativi, e nel tempo, attivandosi l'un l'altra, tendono a produrre una retestabile di influenza reciproca.

La personalità, dunque, è un sistema organico di rappresentazioni distintive che vengono prontamente sollecitate da stimolazioni soggettivamente significative. Il modello noto come CAPS (Cognitive Affective Personality System) è rappresentativo di questa concezione teorica di personalità.

GLI SCHEMI COMPORTAMENTALI

“SE… ALLORA”

I teorici sociocognitivi sottolineano che il comportamento è sempre connesso non solo alla persona, ma anche all'ambiente, perciò può variare da situazione a situazione. Ne deriva che i profili individuati vanno delineati tenendo non conto semplicemente della frequenza assoluta di vari comportamenti, bensì della loro frequenza condizionata, che riflette la co-occorrenza situazione-comportamento. La personalità si riflette in caratteristici schemi di variazioni comportamentali da contesto a contesto, che gli psicologi sociocognitivi traducono operativamente in relazione se/quando... allora tra la condizione ambientale e la persona.

Consistenza comportamentale e variabili personali secondo la visione sociocognitiva, la persona si pone in modo attivo di fronte all'ambiente e lo interpreta in base a determinate unità di codifica, elicitate da aspetti del contesto soggettivamente salienti. Pertanto i se/quando...

devonoriflettere la visione soggettiva del contesto. A seconda del modo in cui lapersona percepisce una situazione, la sua azione varia.

La consistenza comportamentale può essere catturata anche sondandovalori e obiettivi importanti per il singolo (esempio della giovane donna incarriera). Infine, la consistenza comportamentale può dipendere dalleaspettative che la persona nutre nell'efficacia della propria azione.

L'AUTOEFFICACIA

la riflessione su se stesso porta inevitabilmente l'individuo a codificare l'azionepersonale. La fiducia nelle proprie capacità svolge un ruolo centrale nellaregolazione del comportamento, in particolare nelle decisioni che le personeprendono sugli obiettivi da perseguire e sulle energie da investire perconseguirli con successo. Il costrutto psicologico d'autoefficacia (self-efficacy), sviluppato da Bandura, è riferito proprio alla percezione di sécome agente causale capace di eseguire con successo una

serie di comportamenti volti a un obiettivo, determinandone la riuscita. Il senso d'efficacia dipende da 2 principali tipi di giudizio che riguardano se stessi: l'uno relativo alla qualità del risultato conseguito, codificato in termine di successo o fallimento, l'altro alle ragioni che hanno prodotto l'esito. Le fonti informative La percezione dei propri comportamenti in termini di successo o fallimento deriva da un complesso processo d'integrazione di varie forme informative. Tra queste, essenziale è la precedente esperienza personale di riuscita. La codifica dipende dal senso di efficacia già sviluppato, poiché la convinzione di riuscire ora come in passato a eseguire con successo una determinata azione rende soggettivamente salienti gli elementi positivi della prestazione attuale. Una seconda fonte è costituita dalle esperienze vicarie: la qualità della prestazione fornita da altri diviene il proprio standard o punto di riferimento.comportamento-meta. Il giudizio d'autoefficacia dipende, infine, largamente dal confronto tra prestazione e standard personali, criteri soggettivamente definiti che sono legati alla percezione delle proprie competenze e alle esperienze personali di successi e fallimenti. Gli stili esplicativi il senso d'autoefficacia dipende da un ulteriore elemento di autoriflessione che riguarda le cause che hanno determinato la prestazione. L'analisi delle ragioni che hanno prodotto una prestazione personale non è obiettiva, ma funzionale al nostro benessere psicologico. Così nei processi attributivi esiste una notevole possibilità che le cause vengano individuate in modo tale da produrre un effetto positivo nel soggetto. La qualità di un risultato personale viene solitamente spiegata invocando una delle seguenti cause: - abilità personale - impegno personale - difficoltà del compito affrontato - sorte ciascuna di esse trasmette 3 principali tipi di

Informazione:

  1. In primo luogo, rivela se la persona crede che l'esito raggiunto dipenda da se stessa. In proposito, si parla di locus della causalità, che può essere percepito come interno o esterno alla persona.
  2. Il secondo tipo di informazione riguarda la controllabilità del risultato. In questo caso, la causa invocata rivela se la persona ritenga che l'esito dipenda da eventi che sono in qualche misura controllabili da lei o da altri, oppure da eventi sui quali non è possibile esercitare alcun controllo.
  3. Infine, il tipo di causa invocata rivela se il risultato dipenda da eventi temporalmente stabili oppure instabili (permanenza).

Le persone generalmente ascrivono il conseguimento di un successo a cause di tipo interno, mentre attribuiscono un risultato mancato a cause esterne. Questo stile esplicativo permette all'individuo di sviluppare e preservare un senso d'efficacia personale. Esiste però un pattern esplicativo opposto,

Lo stile di pensiero studiato da Seligman, noto come inadeguatezza appresa (helplessness), caratterizza quelle persone che tendono a percepire in sé le cause del fallimento e fuori di sé quelle di un esito favorevole. Gli effetti dell'autoefficacia, il senso di efficacia personale, sono strettamente connessi alla qualità delle aspettative di riuscita. La fiducia nelle proprie capacità genera aspettative di successo, mentre la sfiducia attiva aspettative di fallimento. Il senso d'autoefficacia costituisce una potente fonte motivazionale che dirige e sostiene l'azione verso obiettivi ritenuti conseguibili. Il senso d'autoefficacia fa sì che eventuali errori vengano attribuiti a cause rimediabili, quali insufficiente impegno o debolezza strategica. Gli errori appaiono come feedback utili per migliorare il proprio lavoro. Ogni singola azione costituisce una gratifica personale, poiché la persona sente di aver acquisito qualcosa di nuovo e di utile per sé.

Oltre che per l'ottenimento del risultato finale. Così al senso di efficacia dell'azione personale si accompagnano emozioni positive di interesse e soddisfazione per ciò che si sta facendo.

Un pattern diverso si rileva per coloro che credono nell'inefficacia personale. Le persone helpless si aspettano di fallire. Evitano così compiti impegnativi e preferiscono invece quelli semplici per ridurre il rischio d'insuccesso. Alle basse aspirazioni si accompagna una scarsa perseveranza verso la meta. La percezione di essere nuovamente sul punto di fallire favorisce l'insorgenza di emozioni negative di ansia e sconforto. Questa condizione cognitivo-affettiva porta il soggetto a rimuginare su se stesso e sulle proprie capacità, spostando così la propria attenzione dall'azione protesa all'obiettivo a pensieri negativi su di sé.

Particolare importante è il carattere pervasivo del senso di inefficacia personale.

processi comportamentali. Il concetto di sé è fondamentale per comprendere come percepiamo e interpretiamo noi stessi e il mondo che ci circonda. Esso è formato da diverse componenti, tra cui le nostre credenze, valutazioni e aspettative su di noi stessi. Le convinzioni che abbiamo sulle nostre capacità e competenze influenzano il modo in cui ci comportiamo. Se crediamo di essere inadeguati o incapaci di affrontare determinate situazioni, potremmo evitare di provarci o di impegnarci pienamente. Al contrario, se abbiamo una visione positiva di noi stessi e delle nostre capacità, saremo più propensi a metterci in gioco e a perseguire i nostri obiettivi. Il concetto di sé non è statico, ma può cambiare nel corso della vita in base alle esperienze e alle interazioni che abbiamo con gli altri. Le persone che ci circondano, come familiari, amici e colleghi, possono influenzare la nostra percezione di noi stessi attraverso il feedback che ci danno e le aspettative che hanno nei nostri confronti. Inoltre, il concetto di sé è strettamente legato alle emozioni e alla motivazione. Le nostre valutazioni su di noi stessi possono influenzare il nostro stato emotivo e la nostra motivazione a raggiungere determinati obiettivi. Ad esempio, se ci sentiamo sicuri delle nostre capacità, saremo più motivati a metterci in gioco e a perseguire i nostri obiettivi con determinazione. In conclusione, il concetto di sé è un elemento chiave nella nostra vita e influenza il nostro comportamento, le nostre emozioni e la nostra motivazione. Comprendere come esso è formato e come può cambiare nel tempo ci permette di sviluppare una migliore consapevolezza di noi stessi e di lavorare per migliorare la nostra autostima e la nostra fiducia nelle nostre capacità.processi di natura interpersonale, oltre che in processi di autoregolazione. MOLTI MODI DI PENSARE A SE' Molte sono le fonti da cui attingiamo informazioni su noi stessi. Pensieri, sentimenti e reazioni fisiologiche sono importanti fonti interne della persona. Le nostre azioni concrete e i risultati che otteniamo costituiscono un'altra importante informazione su di noi. Infine, costruiamo l'immagine di noi stessi attraverso l'interazione e il confronto con gli altri. Le miriadi di rappresentazioni di sé sono riconducibili a pochi domini o categorie generali. William James distingueva 3 principali categorie conoscitive di sé: 1) Me Materiale: interessa il nostro corpo, le cose che possediamo, le persone che ci sono care, la nostra "casa" nel senso ampio del termine. 2) Me Sociale: comprende tutte quelle concezioni che la persona sviluppa su se stessa in relazione agli altri; un uomo possiede tante immagini di sé in quanto individuo sociale quanti sono i gruppi di appartenenza. 3) Me Spirituale: riguarda le credenze, i valori, gli ideali, le aspirazioni che la persona ha riguardo a sé stessa. Queste categorie rappresentano i diversi aspetti che compongono l'immagine di sé e contribuiscono alla costruzione dell'identità personale.sono meno importanti o che possono variare nel tempo. In secondo luogo, leconcezioni di sé possono essere positive o negative. Alcune persone hanno unaimmagine positiva di sé, si percepiscono come competenti, amabili e di successo,mentre altre hanno un'immagine negativa di sé, si vedono come incompetenti,non amabili e fallimentari. Infine, le concezioni di sé possono essere stabili oinstabili. Alcune persone hanno una visione stabile di sé, credono che le lorocaratteristiche e qualità siano fisse e immutabili nel tempo, mentre altre hannouna visione instabile di sé, credono che le loro caratteristiche e qualità possanovariare nel tempo e nelle diverse situazioni. In conclusione, le concezioni di sésono complesse e possono influenzare profondamente il modo in cui ci percepiamo enel modo in cui ci relazioniamo con gli altri.
Dettagli
Publisher
A.A. 2020-2021
26 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/01 Psicologia generale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher davidepirrone di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Psicologia della personalità e delle differenze individuali e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Padova o del prof Pazzaglia Francesca.