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SENSIBILITÀ ALLA MEMORIA: IL PIACERE DI RICORDARE

Alcuni studi hanno evidenziato delle differenze individuali nell'intensità e nella frequenza con cui le persone fanno riferimento al proprio passato e nel piacere che provano a ripensare ai propri ricordi. Cornoldi e De Beni (2005) hanno chiamato queste persone 'leopardisti'. Il termine deriva dal poeta Giacomo Leopardi, che in molte delle sue opere esprime un atteggiamento positivo e peculiare nei confronti delle 'rimembranze'; Leopardi considerava il presente come scarsamente attraente, visto che a esso non possono essere associati dei ricordi. I luoghi o le persone nel presente si arricchiscono di elementi piacevoli solo facendo ricordo alla memoria. Il passato aveva per l'autore una maggiore attrattiva rispetto al presente, i ricordi erano sempre migliori del reale. In questi suoi viaggi mentali attraverso il tempo soggettivo, anche il futuro aveva una maggiore attrattiva rispetto al presente.

presente: meglio attendere e prefigurare un giorno di festa che viverlo. Questa attitudine al ricordo può essere analizzata empiricamente e messa in relazione con altre variabili personali. Questo è il tema che hanno analizzato Cornoldi e De Beni in una serie di studi condotti su adolescenti, adulti e anziani. Il primo studio è stato realizzato in un liceo, mediante la somministrazione del Questionario per la valutazione della sensibilità alla memoria (QSM) a studentesse e studenti. Con sensibilità alla memoria si fa riferimento all'atteggiamento che le persone hanno di fronte ai loro ricordi, ossia la loro propensione a ricordare. Tale costrutto è relativo al positivo apprezzamento dell'uso della memoria per recuperare eventi del passato. Gli item del questionario sono volti ad indagare:

  • Abitudine a ripensare a eventi del passato, frequenza e intensità del ricordo
  • Sensibilità metacognitiva al ricordo autobiografico,
ossia la messa in atto di comportamenti volti a conservarei ricordi e il ricordo a sussidi esterni o strategie che ne mantengano la vividezza
  • Tendenza a riconsiderare eventi di vita recenti
  • Implicazioni emotive e legame affettivo con il proprio passato
  • Memoria autobiografica come punto di riferimento

Per ogni affermazione i partecipanti dovevano rispondere su una scala a quattro livelli, da spesso/sì a mai/per niente.

L'analisi sul punteggio totale del questionario ha messo in evidenza interessanti differenze di genere, con la maggioranza delle ragazze che mostrava una forte propensione per il ricordare, associata all'abitudine di tenere diari, conservare foto, biglietti d'ingresso e scontrini legati ad avvenimenti significativi. Tra i 'non leopardisti' si aveva un numero più elevato di ragazzi che sostenevano di essere poco propensi a ripensare al passato e di essere più fortemente proiettati all'azione. Un esame

della capacità di ricordare fatti passati (circa 1 anno prima), recenti (circa 6 mesi prima) o recentissimi (circa 2 mesi prima) ha messo in evidenza che la differenza riguardava principalmente gli eventi passati, mentre il ricordo di eventi relativamente recenti non correlava con la dimensione di sensibilità alla memoria. Tuttavia, i 'leopardisti' riportavano di avere dei ricordi più vividi degli avvenimenti legati all'amministrazione del questionario (avvenuta 2 mesi prima). La sensibilità verso la memoria è stata anche studiata analizzandone i mutamenti nelle diverse fasce d'età. Il QSM è stato proposto a un gruppo di adolescenti, adulti e anziani. I risultati hanno evidenziato che età e genere interagiscono: le ragazze adolescenti hanno la misura più alta di sensibilità alla memoria, in rapporto agli uomini delle altre fasce d'età e alle donne adulte. Negli adulti, il punteggio nel QSM diminuisce.particolarmente per gli uomini, probabilmente per il loro essere centrati sul lavoro e sulla realizzazione nel presente. Anche nell'età adulta, si rinviene una superiorità femminile nella propensione a ricordare. Questa differenza non si osserva, invece, negli anziani, che ritornano a livelli di sensibilità alla memoria complessivamente uguali a quelli registrati durante l'adolescenza, ma con un annullamento delle differenze di genere. Negli anziani di entrambi i generi c'è una rivalutazione dei ricordi e del ritornare con la mente a episodi del proprio passato. Sarebbe interessante verificare se tale propensione riguardi solo avvenimenti di un passato remoto o se si estende indifferentemente su tutto l'arco della vita. In studi successivi, Cornoldi e De Beni hanno considerato la relazione tra sensibilità alla memoria e alcuni aspetti della personalità. A questo proposito, uno studioso nordamericano, Zimbardo ha individuato unadimensione di personalità che potrebbe essere in relazione con la propensione al ricordo, e che fa riferimento all'atteggiamento verso il tempo, distinto in cinque dimensioni: piacere del presente, orientamento al futuro, considerazione positiva del passato, considerazione negativa del passato e fatalismo rispetto al presente. La sensibilità alla memoria è risultata in relazione con tre dimensioni su cinque: il piacere del presente, l'orientamento al futuro, considerazione calda e affettiva del proprio passato. Ne deriva che la sensibilità alla memoria non è un ripiegamento verso il passato che porta a una fuga dal presente, ma è un atteggiamento di valorizzazione degli eventi che hanno caratterizzato la propria storia, legato a una soddisfazione del momento presente e alla propensione a immaginare e realizzare scenari futuri. In ambito applicativo, questo atteggiamento positivo e ricostruttivo nei confronti dei ricordi può essere.di grande utilità nel percorso terapeutico di una persona. Gli anziani che vivono un maggior senso di benessere e adattamento al presente tendono ad avere dei ricordi che, secondo la tassonomia proposta da Wong e Watt (1991), sono di tipo integrativo e strumentale. Per ricordi di tipo integrativo si intendono ricordi che fanno riferimento a quella che è stata chiamata life review, ossia la capacità di riflettere e interpretare gli eventi del passato, riconciliando le discrepanze fra aspirazioni ideali e realtà e accettando gli eventi negativi della vita. I ricordi di tipo strumentale contribuiscono al vissuto soggettivo di competenza e continuità; essi riguardano il ricordo di progetti del passato, di attività dirette a uno scopo e del raggiungimento degli obiettivi prefissati, dei tentativi passati di superare le difficoltà e di come questi possano essere utili per risolvere problemi del presente. Wong e Watt hanno dimostrato che queste due tipologie di ricordi possono essere utilizzate come risorse nel percorso terapeutico, favorendo il benessere e l'adattamento al presente degli anziani.

Le tipologie di ricordi distinguono anziani non istituzionalizzati da anziani istituzionalizzati e anziani soddisfatti della propria condizione da anziani insoddisfatti: gli anziani non istituzionalizzati riportano spontaneamente un numero maggiore di ricordi integrativi e strumentali rispetto agli anziani che vivono in istituzione. L'effetto del livello di soddisfazione sul tipo di ricordo è più marcato nel caso degli anziani istituzionalizzati rispetto a quelli non istituzionalizzati. I risultati di questa ricerca mostrano che un atteggiamento di valorizzazione e di riflessione nei confronti del passato è associato a vissuti di benessere e di soddisfazione verso il presente. In accordo con questi risultati, Haight, Coleman e Lord hanno suggerito che la promozione di questo atteggiamento consente di trattare efficacemente la depressione in età anziana: guidare gli anziani a intraprendere un percorso di revisione, anziché di ruminazione sul loro passato.

aiuta a risolvere situazioni depressive. L'effetto positivo di un percorso di life review è basato sull'apertura anche verso emozioni negative, così che l'individuo possa padroneggiarle, imparando a utilizzare strategie che alleviano anche la presenza di vissuti non piacevoli, in contrasto quindi con una tendenza alla ruminazione che, invece, è caratterizzata da un atteggiamento passivo nei confronti dei ricordi positivi e negativi del proprio passato. CAPITOLO 6: ORIENTAMENTO SPAZIALE 1. L'ESPERIENZA DELLO SPAZIO E LA RAPPRESENTAZIONE SPAZIALE Lo spazio è una categoria primaria, che fa da sfondo a ogni nostra esperienza quotidiana: azioni, pensieri e ricordi si collocano in uno spazio, fisico e/o mentale, al cui interno ci muoviamo con disinvoltura. La consapevolezza della nostra posizione rispetto all'ambiente esterno accompagna e permea ogni nostra azione. Ci sono molte differenze individuali nella rappresentazione dello spazio. La reazione

La reazione emotiva al 'sentirsi persi' cambia da persona a persona: può sembrare una sfida, provocare un senso vago di disagio o mandare nel panico totale. Ci sono casi in cui il possedere un buon senso dell'orientamento diviene una questione vitale, e indica molto più di una esperienza fisica, per estendersi a una situazione psicologica negativa, in cui la persona non ha perso solo le proprie coordinate spaziali, ma anche il senso del sé e della propria esistenza. In riconoscimento della funzione vitale del senso dell'orientamento, molte popolazioni lo consideravano un'abilità fondamentale, in stretta relazione con l'intelligenza. Il termine che raccoglie buona parte del settore di ricerca su spazio, abilità spaziale e senso dell'orientamento è spatial cognition, cognizione spaziale. Gli studi sullo spazio, pur occupandosi di un elemento esterno e oggettivamente dato, lo esaminano nei suoi aspetti psicologici.

L'enfasi delle ricerche è sul come le persone si rappresentano lo spazio, sui sistemi simbolici adottati, sul come si muovono in esso, sui modi e sulle strategie utilizzate per orientarsi, sugli strumenti di orientamento. Si tratta di un campo di indagine vasto e complesso, che negli ultimi anni si è fortemente caratterizzato in forme multidisciplinari: i geografi dibattono le categorie costituenti dello spazio, ponendosi domande su cosa sia un confine, o sulle caratteristiche che rendono significativo un riferimento spaziale (landmark); gli psicologi cognitivi studiano l'insieme delle abilità spaziali e le diverse rappresentazioni, mentre i clinici analizzano le difficoltà spaziali in pazienti con disturbi neurologici o psichiatrici.

2. LE ABILITÀ SPAZIALI DI BASE: UNA CLASSIFICAZIONE

L'abilità spaziale può essere definita come 'la capacità di rappresentare, trasformare, generare e recuperare informazioni

ormata dalla presenza di fattori linguistici. In seguito, le ricerche si sono estese ad altri ambiti, come la psicologia cognitiva e la neuroscienza, per comprendere meglio il funzionamento delle rappresentazioni simboliche non linguistiche. Le rappresentazioni simboliche non linguistiche si riferiscono a quei segni o simboli che non sono legati al linguaggio verbale. Questi simboli possono essere visivi, come immagini o disegni, o possono essere rappresentati attraverso altre modalità sensoriali, come il suono o il tatto. Le ricerche hanno dimostrato che le rappresentazioni simboliche non linguistiche svolgono un ruolo importante nella nostra capacità di pensare, ricordare e comprendere il mondo che ci circonda. Ad esempio, le immagini mentali ci permettono di rappresentare oggetti o eventi nella nostra mente senza bisogno di utilizzare il linguaggio verbale. Le prove visuospaziali sono state utilizzate anche per valutare le abilità cognitive, come l'attenzione, la memoria e la capacità di risolvere problemi. Queste prove richiedono di manipolare mentalmente oggetti o immagini nello spazio, dimostrando così la nostra capacità di utilizzare rappresentazioni simboliche non linguistiche. In conclusione, le rappresentazioni simboliche non linguistiche svolgono un ruolo fondamentale nel nostro modo di pensare e comprendere il mondo. Le prove visuospaziali sono uno strumento utile per studiare queste abilità cognitive e per ottenere una misura indipendente dalle influenze linguistiche.
Dettagli
Publisher
A.A. 2020-2021
27 pagine
2 download
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/01 Psicologia generale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher GloriaG di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di psicologia della personalità e delle differenze individuali e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Padova o del prof Moè Angelica.