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Elementi della cultura
Ovvero lo studio di sistemi di pensiero "altri" rispetto a quelli occidentali, in cui si è formato lo studioso e a cui fa riferimento nel suo sforzo di comprensione, analisi e interpretazione di espressioni culturali diverse dalle proprie. Lo stesso accesso a quei modi di pensiero si rivela spesso arduo (es: Griaule e la cosmologia Dogon).
La attività simbolica attraverso la quale l'uomo tenta di appropriarsi della realtà cosmica, in quanto natura e in quanto storia, di interpretarla in termini comprensivi e significativi. Nel simbolismo si possono riconoscere due elementi: la facoltà mentale di operare un processo di mediazione tra l'uomo e la realtà cosmica, che abbiamo chiamato facoltà simbolica; e i simboli stessi, che di quella facoltà rappresentano la manifestazione, il prodotto.
I simboli possono essere utilizzati, manipolati e interpretati in modo diverso da individuo ad individuo e in
situazioni diverse nel tempo e nello spazio; si può avere inoltre, una stratificazione di significati, con il prevalere di uno o di unLa dimensione magico-religiosaaltro. comprende tutti i rapporti dell'uomo con la realtà extrasensoriale. Ogni cultura esprime nei propri termini idee circa la presenza di realtà extrasensoriali e modi per entrare in relazione con esse o per proteggersene, evitandole. Uno dei criteri più comunemente usati per discriminare le pratiche magiche, e il pensiero che le presiede, è quello diIl mitoconsiderarle espressione irrazionale. è racconto che on richiede dimostrazione (in contrapposizione con il logos). Il racconto mitico "mette in scena" alcune componenti fondamentali di una cultura mentre il tono abitualmente elevato del discorso attribuisce dignità all'argomento e, perIl ritotraslarlo, ai valori che sono spesso metaforicamente evocati. è un sistema di comunicazione simbolica
costruito culturalmente. È costituito da sequenze di parole e atti, strutturati e ordinati e spesso espressi con molteplici mezzi. Le ideologie di vario tipo, dalle società senza potere o apolitiche a quelle forme di governo diffuso tipico delle società tradizionali africane, fino all'odierno confucianesimo borghese. La cultura può essere considerata come una rete di comunicazioni che unisce e fornisce significato alle azioni e alle relazioni sociali. La comunicazione può avvenire anche attraverso la circolazione di beni e di persone, ed è ciò che sostiene la rete di relazioni su cui si fonda la vita stessa di una società. Il linguaggio, integrato ad altre forme comunicative, presiede alla circolazione di messaggi e idee. L'intero complesso degli artefatti costituisce la cultura materiale di una società. L'artefatto viene studiato nei suoi aspetti funzionali ma l'interesse finale è rivolto all'uomo.Che nesia l'artefice o il fruitore, sotto diverse forme.
CAPITOLO 4
L'evoluzionismo sociale: in antropologia, l'orientamento evoluzionista si afferma rapidamente e diventa lo schema dominante di interpretazione degli eventi. Viene postulata l'unità psichica del genere umano: non più una distinzione tra stato di natura e civile, ma di fasi diverse di uno sviluppo progressivo comune in tutta l'umanità. Mentre gli europei avrebbero raggiunto gli stadi più elevati, altri popoli si troverebbero in posizioni più arretrate e avanzerebbero lentamente, ostacolati da fattori ambientali e storici di diverso genere. Quelli che erano stati chiamati i selvaggi. Uomini delle selve, vicini alla natura, furono ribattezzati "primitivi", cioè appartenenti a uno stadio evolutivo simile a quello in cui i popoli civili si erano trovati "prima".
Il diffusionismo: se la domanda che si ponevano gli evoluzionisti era:
“dacosa ha origine”, quella dei diffusionisti era: “da dove proviene”. Così come gli evoluzionisti avevano formulato la teoria degli stadi, il diffusionista Fritz Graebner elaborò il concetto di cicli culturali. Ciclo era inteso sia come complesso culturale caratteristico di un popolo, sia come l’intera distribuzione di quel tipo di cultura tra i vari popoli del mondo (es: ciclo raccoglitori-cacciatori). Quei modi caratteristici di una forma culturale si sarebbero trasferiti da una popolazione ad un’altra per contatti diretti o indiretti e per migrazioni avvenute nel corso della storia. La scuola storico-culturale rifiutava l’ipotesi evoluzionista di un’unica storia dell’uomo primitivo: essa si dividerebbe invece in serie parallele distinte geograficamente. Dapprima gruppi di popolazioni sarebbero vissuti isolati, oi nuovi mezzi di trasporto avrebbero permesso il diffondersi dei caratteri culturali di quei gruppi.Il relativismo”
culturale: questo concetto viene definendosi all'interno dellascuola americana di Boas e dei suoi allievi. Questa scuola si opponeva ainfondate generalizzazioni e uniformità, per affermare invece una visione pluralistica della storia culturale dei vari popoli. Negando l'esistenza di una sola forma di civiltà, non si negava però con ciò stesso la possibilità dell'esistenza di valori universali, diversamente espressi. Venne fatta poi una distinzione tra valori "assoluti" e valori "universali". I primi non subirebbero variazioni e non differirebbero da una cultura all'altra; i secondi sarebbero una sorta di denominatore comune derivabile per astrazione dalle variabili forme culturali in cui si manifestano. È opportuno distinguere nel relativismo tra aspetti morali e aspetti di metodo legati alla ricerca. Il relativismo morale afferma la dignità di ogni cultura, la necessità di liberarsi da
Giudizi etnocentrici che portano al razzismo e alla discriminazione. È una posizione di apertura verso l'altro, che deriva direttamente agli antropologi da un'esperienza personale di vita presso altre culture. I critici accusano il relativismo morale di portare al nihilismo e all'anegazione di qualsiasi valore universale.
Il funzionalismo: la teoria funzionalista, secondo Malinowski, mira all'esplicazione dei fatti antropologici a tutti gradi di sviluppo, per mezzo della loro funzione e cioè dalla parte che svolgono nel sistema integrale della cultura, della maniera in cui sono integrati l'uno all'altro all'interno del sistema. Ogni elemento del comportamento sociale viene esaminato all'interno del sistema sociale, e di esso si osserva la posizione che ricopre e il ruolo che assolve rispetto a tutti gli altri elementi. Soltanto l'osservazione diretta svelerebbe questa trama di relazioni e il posto occupato da ogni singolo "fatto".
significato. Il funzionalismo: secondo questa prospettiva teorica, le istituzioni sociali esistono per soddisfare determinate funzioni all'interno della società. Ogni istituzione ha un ruolo specifico e contribuisce al funzionamento complessivo del sistema sociale. Ad esempio, l'istituzione della famiglia ha la funzione di riprodurre la società e di socializzare i membri più giovani. Il conflittualismo: questa teoria si concentra sulle dinamiche di potere e conflitto all'interno della società. Secondo questa prospettiva, le istituzioni sociali sono il risultato di lotte di potere tra gruppi sociali con interessi divergenti. Ad esempio, l'istituzione del lavoro può essere vista come il risultato di conflitti tra lavoratori e datori di lavoro per il controllo delle risorse economiche. Infine, il simbolismo: questa prospettiva teorica si concentra sul significato simbolico che le istituzioni sociali hanno per le persone. Le istituzioni sono viste come simboli culturali che rappresentano valori, credenze e norme condivise dalla società. Ad esempio, l'istituzione del matrimonio può essere vista come un simbolo dell'amore romantico e dell'impegno reciproco tra due persone. In conclusione, le istituzioni sociali sono elementi fondamentali della società e possono essere analizzate da diverse prospettive teoriche. Ognuna di queste prospettive fornisce un modo diverso di comprendere il ruolo e la funzione delle istituzioni nella società.posto nelle forme dipensiero e nella struttura sociale. La distinzione metterebbe quindi in moto quell'attività di scambio tra le partiche Levi-Strauss individua come motore primo della cultura edell'organizzazione sociale. Ciò su cui si concentra l'analisi non sono le modificazioni e i cambiamenti introdotti dagli uomini nel corso della loro storia, bensì le regolarità, le fissità, le omologie nascoste dietro le diversità. Le società primitive, che più di quelle moderne riproducono fedelmente nelle espressioni mentali e nell'organizzazione sociale quelle strutture fisse, finiscono per essere considerate, nella visione di Levi-Strauss, delle società "fredde", fuori dallastoria.
CAPITOLO 5
Etnografia: il lavoro dell'antropologo consiste nella ricerca sul campo. Mentre è sul posto, l'antropologo fa dell'etnografia, cioè scrive, annota ciò che ha osservato e ascoltato,
e ciò che ritiene di aver compreso degli eventi a cui ha assistito. L'orientamento positivista in antropologia, dominante nel periodo in cui si affermarono le ricerche sul campo e le classiche monografie, mirava a realizzare una scienza naturale della società e affidava al ricercatore il compito di presentare nel modo più neutro e obiettivo possibile i dati che aveva raccolto. Idealmente, chi osservava non doveva comparire nella scena che intendeva descrivere: sarebbe apparso come un fattore di disturbo dell'integrità della situazione. Il tono della presentazione doveva essere distaccato, anonimo: una corretta comunicazione scientifica doveva consistere non nelle impressioni personali del ricercatore, ma nel trasferimento fedele di ciò che era stato rilevato in un altro luogo e in un altro momento. Quando però l'interesse si spostò in modo crescente dai comportamenti ai simboli e ai significati delle azioni sociali, il ricercatore.non poté più tirarsi indietro. Il suo compito era quello di interpretare e la sua posizione passava inevitabilmente in primo piano: anzi, come disse Geertz, si trattava di interpretare delle interpretazioni: i modi, cioè, con cui le popolazioni locali interpretavano le loro stesse espressioni culturali e le presentavano all'antropologo. Perché ciò possa aver luogo, è necessaria una "sospensione del pre-giudizio" in cui la messa tra parentesi del soggetto osservante si accompagna a un suo spaesamento in un sistema di riferimenti concettuali dei quali non ha esperienza precedente. CAPITOLO 6 Inculturazione: il termine è stato introdotto da Herskovits, secondo il quale esso comprende tutto quanto viene acquisito da un individuo in termini di comportamento condiviso dagli altri membri della società a cui appartiene e viene quindi a costituire la personalità di base dell'individuo stesso. L'inculturazionepuò essere esaminata a partire dalla s