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TECNICHE CON ESPOSIZIONE AGLI STIMOLI
Anche queste tecniche hanno il loro fondamento teorico e pratico nelle stesse leggi
dell'apprendimento che possono aver determinato il comportamento problematico.
Le terapie comportamentali hanno inizio con un'analisi dettagliata delle circostanze e
delle modalità con le quali il comportamento si è manifestato ed evoluto nel tempo. In
questa fase è di fondamentale importanza l'individuazione degli antecedenti che possono
aver provocato l’elicitazione di quel comportamento e l’analisi delle conseguenze.
La desensibilizzazione sistematica
È stata elaborata da Wolpe per il trattamento delle fobie. Secondo questa tecnica,
abbinando la rappresentazione di una situazione che genera ansia ad uno stato di
rilassamento muscolare o a un'immagine piacevole, è possibile inibire la reazione emotiva
sgradevole.
Consiste nella costruzione di una gerarchia di situazioni ansiogene. La persona, con
l'aiuto del terapeuta, compila un elenco di avvenimenti ordinandoli dal meno pauroso al più
pauroso. Si tratta delle situazioni stimolo che provocano ansia e che la persona deve
imparare ad affrontare. Sono situazioni che vengono scelte in base ad un criterio soggettivo
in quanto ciascuno ha un’esperienza personale di ciò che lo fa stare male.
La persona, poi, deve imparare una tecnica di rilassamento, come il training autogeno, e
deve individuare un'immagine mentale capace di indurre uno stato di rilassamento.
Durante la desensibilizzazione sistematica il paziente passa mentalmente in rassegna le
varie situazioni stimolo partendo dalla meno ansiogena e più tollerabile, a cui impara ad
associare la risposta di rilassamento. Se l'ansia non si presenta si passa alla situazione
successiva e così via.
Di solito, nel giro di poche sedute, la persona riesce a percorrere l'intero elenco e a
liberarsi della fobia. Più il problema è specifico, più sarà probabile giungere ad una
remissione completa dei sintomi. Questa tecnica, quindi, si basa sulla costruzione di una
risposta antagonista all'ansia in presenza dello stimolo ansiogeno. In questo modo si
indebolisce il legame esistente tra lo stimolo e l'ansia stessa.
Molti dati sperimentali dimostrano che la desensibilizzazione sistematica è stata utilizzata
con successo nel trattamento di un'ampia varietà di disturbi fobici, come la paura delle
altezze, della guida dell'auto, degli animali, degli esami, di parlare in pubblico, di volare,
dell'acqua, della folla, eccetera.
Il flooding
È una procedura che consiste nell'esporre la persona fobica a ciò che teme per periodi
sempre più elevati per estirpare la reazione di paura. Letteralmente flooding significa
esposizione d’urto.
Chi utilizza questa tecnica deve sapere che l'esposizione ripetuta del soggetto allo stimolo
fobico, senza che vi sia per lui la possibilità di fuga, produce inizialmente una risposta
ansiogena di massima intensità, che però in un secondo tempo è seguita da un decremento
fisiologico.
L’esposizione
È una tecnica utilizzata molto nel trattamento dei disturbi d'ansia.
Esistono varie forme di esposizione. Una prima tipologia è quella che avviene in
immaginazione, nella quale si chiede alla persona di visualizzare mentalmente la scena che
genera ansia. Gli esercizi prevedono la creazione di una scala di situazioni ansiogene che
verranno affrontate partendo dalla meno disturbante.
Una seconda forma disposizione prevede lo svolgimento di simulate in studio, all'interno,
quindi, di un ambiente protetto.
Una terza forma di esposizione è quella che avviene in vivo, ovvero proprio nella
condizione reale che il paziente teme. La presenza del terapeuta e la conoscenza delle
tecniche apprese nel corso del training permettono alla persona di fare un'esperienza
correttiva che la aiuterà a superare la sua ansia.
L'esposizione, oltre che per la forma, può variare per il contenuto. Infatti, può essere
indirizzata a sensazioni corporee indesiderate, emozioni, comportamenti, pensieri non
voluti, luoghi, persone, animali, oggetti. Nella realtà in genere ci si espone un mix di questi
elementi.
L'esposizione permette a chi soffre di attacchi di panico di abituarsi a quelle sensazioni
spaventose che il panico induce.
L'esposizione per il disturbo ossessivo compulsivo è la pratica principale del programma
cognitivo comportamentale per il trattamento del disturbo. La terapia in questo caso fa
seguire all'esposizione ai pensieri o alle situazioni temute la prevenzione dell'esecuzione dei
comportamenti compulsivi. Per esempio, si richiede alla persona che ha un’ossessione di
contaminazione di toccare una superficie impolverata senza mettere in atto comportamenti
ripetuti di lavaggio.
L'esposizione, di solito in modalità immaginativa, viene utilizzata anche per il
trattamento del disturbo post traumatico da stress.
TECNICHE DI APPRENDIMENTO
Hanno come obiettivo quello di favorire lo sviluppo di capacità mancanti. Si tratta di un
vero e proprio training alle abilità sociali, volto ad aumentare il repertorio individuale di
abilità e competenze nel campo interpersonale. Il terapeuta, quindi, insegna al paziente
nuove capacità espressive, di attenzione, di comprensione, di conoscenza delle regole socio-
culturali.
Il modellamento
Il modellamento è un aspetto importante dell'apprendimento perché consente
l'acquisizione di nuovi comportamenti che entrano a far parte del repertorio
comportamentale del soggetto e al tempo stesso stimola la persona ad utilizzare in modo più
adeguato modalità comportamentali che fanno già parte del suo repertorio.
Il modellamento è uno dei più semplici training nel quale il terapeuta mostra come
affrontare l'oggetto fobico al paziente e come superarlo. Il paziente osserva il terapeuta
mentre compie l’azione. Per questo motivo il modellamento è chiamato anche
apprendimento osservazionale o vicario. Secondo la dottoressa Paola Felici esso assolve
varie funzioni: favorisce la disinibizione di comportamenti che il paziente evita di
manifestare, permette l’estinzione vicariante delle paure associate a particolari situazioni-
stimolo, tende ad indurre l’inibizione di comportamenti che altrimenti verrebbero messi in
atto.
Il role-playing
È una tecnica volta alla preparazione all’esposizione. Il paziente ed il terapeuta
diventano protagonisti di una situazione creata ad arte in cui il paziente si esercita a
sviluppare abilità adatte a risolvere la situazione problematica.
Questa modalità è particolarmente utile quando il problema della persona riguarda le
interazioni sociali, nelle quali l'ansia o l'incompetenza del soggetto creano difficoltà
nell'attuare i comportamenti più adeguati. Nello specifico il role-playing consiste nella
simulazione di una situazione reale attraverso l'identificazione e la recitazione di diversi
ruoli coinvolti.
Con questa tecnica il terapeuta esplora i vissuti dei soggetti attraverso la loro immersione
nel contesto indagato. In questo modo non restringe l'analisi alla sola razionalizzazione di
un determinato evento, ma si lavora per far emergere il vissuto del soggetto riducendo i filtri
comunicativi.
Vi è una fase di preparazione con la trasmissione delle istruzioni, una fase di
preparazione individuale degli attori, la fase del playing vero e proprio e la discussione di
quanto avvenuto.
L'obiettivo generale è quello di favorire lo sviluppo di abilità comunicative ed
interpersonali, migliorare le capacità di ascolto e di comprensione dei punti di vista degli
altri, imparare ad osservare e analizzare i comportamenti altrui, incrementare le capacità di
mediazione, produrre le strategie per affrontare situazioni reali complesse.
La terapia assertiva
La terapia assertiva serve per insegnare al paziente a comportarsi in modo tale da evitare
gli estremi dell'aggressività e della passività. Era molto in voga gli albori del
comportamentismo, ma ancora oggi viene molto utilizzata.
Nel suo lavoro Sarter aveva proposto 6 esercizi per favorire lo sviluppo dell’assertività:
l'uso di un linguaggio emozionale che includeva la pratica di esprimere qualsiasi
sentimento addestrandosi a parlare di sentimenti ed emozioni
l'uso di un linguaggio mimico facciale adeguato e coerente col contenuto
dell'espressione dei sentimenti
esercitarsi a esprimere un'opinione contraddittoria quando si è in disaccordo, imparare
quindi a sostenere un parere contrario a quello di un'altra persona
esercitarsi a usare la parola “io” non rifugiandosi dietro giudizi impersonali
esercitarsi ad accettare un complimento e a valorizzarsi
esercitarsi a improvvisare e ad essere spontanei.
Due autori che si sono occupati dell’assertività sono stati Moreno e Kell. Moreno è stato
il fondatore dello psicodramma, ovvero la messa in scena di atteggiamenti e conflitti con
funzione vicine alla catarsi e all'introspezione. Kell, invece, propone la terapia del ruolo
fisso, in cui si chiede al paziente di cominciare a comportarsi come un individuo fittizio
libero dalle ansie e dalle inadeguatezze comportamentali che lo disturbano nella vita vera.
Gli approcci moderni all'assertività insegnano che essere assertivi significa avere rispetto
di sé, di ciò che si pensa e si crede, rispetto dei propri sentimenti e delle proprie esigenze,
anche quando non coincidono con quelle degli altri, senza comunque ferire nessuno.
Significa riuscire a dire no senza avere sensi di colpa, non significa essere egoisti ma
rispettarsi.
Il problem solving
Il problem solving è un processo mentale volto a trovare una strada che porta alla
ristrutturazione di una situazione, ossia da un problema iniziale ad una soluzione finale.
Il porblem-solving è fortemente connesso all'intelligenza e può essere inteso come la
spiegazione cognitiva dell'intelligenza. Secondo questo punto di vista, l'intelligenza non è
altro che il primo passo in avanti compiuto dagli psicologi che hanno così iniziato ad
abbandonare una visione dell'intelligenza basata esclusivamente sulla scolarizzazione e sulla
cultura individuale, per abbracciare una visione più ampia e completa che chiama in causa
concetti come intelligenza fluida e cristallizzata e intelligenza logico-creativa.
Oggi non si parla più di una sola intelligenza, ma di molto intelligente, come sostenuto,
ad esempio, dalla teoria di Gardner.
Le abilità che vengono insegnate nei programmi di problem solving sono molto
complesse.