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Esso consiste nel fatto che i TR sono più rapidi quando stimolo e risposta sono dalla
stessa parte del corpo rispetto a quando lo stimolo compare da una parte e la risposta
deve essere eseguita dalla parte opposta. Ciò dimostra che l’informazione sulla
posizione dello stimolo, pur non essendo rilevante, ha un effetto sulla risposta.
Effetto Eriksen Questo effetto fu descritto per la prima volta da Barbara Eriksen e
Charles Eriksen nel 1974. Il compito consiste nel discriminare due lettere bersaglio,
per esempio S e T, premendo due pulsanti, uno assegnato alla lettera S e l’altro
assegnato alla lettera T. Le due lettere bersaglio sono presentate, su uno schermo, una
alla volta, al centro di una stringa di cinque lettere, due delle quali fiancheggiano la
lettera bersaglio a destra e due la fiancheggiano a sinistra. Le consegne mettono bene
in chiaro che l’unica lettera che conta per lo svolgimento del compito è quella
centrale. Si possono avere tre condizioni sperimentali: una condizione congruente,
nella quale lettera bersaglio e fiancheggiatori sono identici (per esempio, TTTTT), una
condizione incongruente, nella quale bersaglio e fiancheggiatori richiedono risposte
diverse (per esempio, SSTSS) e una condizione neutra, nella quale i fiancheggiatori
sono diversi dai due bersagli e perciò non richiedono mai una risposta (per esempio,
OOTOO). L’effetto Eriksen si manifesta con TR più lenti nella condizione incongruente
che nella condizione congruente. L’interpretazione è che l’informazione non rilevante è
processata e influenza la risposta data in base all’informazione rilevante.
Effetto Stroop Questo è uno degli “effetti” più noti in psicologia e la sua prima
descrizione risale a John Stroop nel 1935. Gli stimoli sono parole che denotano un
colore, “rosso”, “giallo”, “verde” e “blu”, scritte in colori diversi, rosso, giallo, verde e
blu. La parola e il colore possono essere congruenti (condizione congruente) oppure
incongruenti (condizione incongruente). Al posto della parola possono esserci delle
stringhe di lettere senza senso, che costituiscono la condizione neura. Il compito dei
soggetti è di pronunciare a voce alta il nome del colore e si registrano i TR per la
risposta vocale. In un tipico compito Stroop, l’informazione rilevante è il colore. Il
significato della parola è, invece, l’informazione non rilevante. Il risultato che si ottiene
è che i TR sono più rapidi nella condizione congruente che nella condizione
incongruente. L’effetto Stroop è attribuibile alle difficoltà che incontra l’attenzione
selettiva a sopprimere l’informazione non rilevante, che tende a innescare una
risposta, la lettura, che, in una persona alfabetizzata, è diventata automatica. Il
compito Stroop ci dice che l’attenzione selettiva ha funzionato, ma l’informazione non
rilevante è stata processata al punto da modulare la risposta all’informazione
rilevante, il colore; rendendo la risposta più rapida quando c’è congruenza fra colore e
parola, e soprattutto, rallentandola quando c’è incongruenza fra colore e parola.
Effetto Navon Questo effetto fu descritto per la prima volta da David Navon nel
1977. In una situazione sperimentale tipica, al soggetto sono presentate, su uno
schermo, lettere grandi (livello globale) composte di lettere piccole (livello locale). Sia
a livello globale sia a livello locale, le lettere possono essere, per esempio, delle H e
delle S. Si creano così quattro combinazioni fra i due livelli, globale e locale: due sono
condizioni congruenti (una H globale formata da H locali, oppure una S globale formata
da S locali) e due condizioni incongruenti (una H globale formata da S locali, oppure
una S globale formata da H locali). Il soggetto ha a disposizione due pulsanti, uno per
la risposta alla lettera H e un altro per la risposta alla lettera S. Quando la consegna è
di tenere conto del livello globale, il livello globale è l’informazione rilevante che viene
selezionata dall’attenzione, mentre il livello locale è l’informazione non rilevante.
Quando la consegna è di tenere conto del livello locale, l’informazione locale è
l’informazione rilevante che viene selezionata dall’attenzione, mentre il livello globale
è l’informazione non rilevante. L’effetto Navon, detto anche “effetto del vantaggio del
livello globale”, è scomponibile in due effetti indipendenti. Il primo è che i TR sono più
rapidi quando il livello rilevante per la risposta è quello globale piuttosto che quello
locale. Il secondo effetto è che, nel caso d condizioni incongruenti, si osserva un
effetto di interferenza asimmetrico. Quando il livello rilevante è quello locale, la
presenza di una lettera incongruente a livello globale provoca un netto rallentamento
del TR medio. Quando il livello rilevante è quello globale, la presenza di lettere
incongruenti a livello locale non produce un rallentamento. È chiaro che, nel compito
Navon, il fuoco dell’attenzione tende a dirigersi sul livello globale.
Processamento senza attenzione? Nel compito Simon, l’attenzione si orienta
verso la posizione spaziale nella quale è comparso lo stimolo. Nel compito Eriksen,
l’attenzione si estende ai fiancheggiatori. Nel compito Stroop, colore e parola
compaiono nella stessa posizione. Nel compito Navon, l’attenzione si dirige
inizialmente sul livello globale per poi passare sul livello locale. Se si impedisce al
soggetto di muovere l’attenzione verso lo stimolo, l’effetto Simon scompare. Se i
fiancheggiatori sono allontanati dalla lettera bersaglio, così che l’attenzione sia
limitata a essa, l’effetto Eriksen scompare. Se l’attenzione è attratta da un distrattore
che compare improvvisamente alla periferia del campo visivo, oppure la parola è
allontanata dal colore, l’effetto Stroop diminuisce o scompare. Se si induce il soggetto
a distribuire in modo uniforme l’attenzione fra livello globale e livello locale, l’effetto
Navon diventa asimmetrico.
“Priming” negativo il termine “priming” è di solito impiegato per indicare un
effetto di facilitazione: per esempio, la risposta a uno stimolo è più rapida quando lo
stimolo che lo ha preceduto ha certe caratteristiche. Nel caso del priming negativo,
invece, la risposta a uno stimolo è rallentata a causa delle caratteristiche dello stimolo
che l’ha preceduto. La spiegazione che si propone per il priming negativo è che la
caratteristica non rilevante della prima configurazione sia stata elaborata e poi sia
intervenuto un processo di inibizione che ha permesso di selezionare senza problemi la
risposta corretta. Il processo di inibizione, però, continua per un certo tempo e i suoi
effetti emergono quando quella stessa caratteristica diventa rilevante per la risposta.
“Change blindness” Una delle conseguenze più clamorose del fallimento
dell’attenzione è la cosiddetta cecità per il cambiamento (“change blindness”),
l’incapacità di rilevare un cambiamento eclatante nella scena visiva. Il fenomeno della
change blindness dimostra che noi non prestiamo attenzione a tutti gli elementi di una
scena visiva e che gli elementi ai quali non prestiamo attenzione non sono percepiti
coscientemente.
“Attentional blink” Anche nel caso dell’ammiccamento attentivo (“attentional
blink”), uno stimolo presente nel campo visivo non viene rilevato per un fallimento
dell’attenzione. Al soggetto è presentata, sullo schermo di un computer, una serie di
stimoli, ciascuno per poche decine di millisecondi. Ogni serie contiene due bersagli,
che il soggetto deve rilevare. Il primo bersaglio può essere una lettera di colore
diverso. Il secondo bersaglio può essere un numero nero. Può accadere che il secondo
bersaglio non venga rilevato. Infatti, il secondo bersaglio non viene mancato se è
presentato molto vicino al primo, ed è, perciò, processato insieme ad esso, quando
l’ammiccamento dell’attenzione non è ancora cominciato; oppure se è presentato
relativamente distante dal primo, quando il processamento del primo è terminato ed è
pure terminato l’ammiccamento dell’attenzione. Quando l’attenzione è impegnata nel
processamento del primo bersaglio, non è disponibile per il processamento del
secondo, che, perciò, non viene percepito coscientemente.
4. Quando è il cervello a fallire
L’attenzione può fallire in condizioni normali e, quando ciò accade, viene a
mancare la rappresentazione cosciente di una porzione della realtà esterna. La
mancanza della rappresentazione di una parte della realtà esterna è molto esagerata
nei pazienti affetti da una sindrome, l’eminegligenza spaziale unilaterale o, per
brevità, “neglect”, che è caratterizzata da un deficit di attenzione (spaziale), a causa
del quale la metà (in genere la metà sinistra) della realtà (visiva, acustica, tattile) non
viene rappresentata a livello cosciente. La causa del neglect è di solito una lesione del
lobulo parietale inferiore, un’area della corteccia che presiede all’orientamento
dell’attenzione nello spazio. Quando a questi pazienti si chiede di copiare una figura,
per esempio una casa, oppure di produrla sulla base della memoria, il paziente
riproduce solo la parte destra, trascurando la parte sinistra. Se si presenta un foglio
con disegnati molti elementi, e si chiede di marcarli tutti, il paziente marcherà solo
quelli posti nella metà destra e trascurerà quelli posti nella metà sinistra. I pazienti
affetti da neglect presentano deficit immaginativi oltre che percettivi. Ciò fu
dimostrato per la prima volta da Edoardo Bisiach e Claudio Luzzatti nel 1978.
5. La rappresentazione non cosciente
L’attenzione non può orientarsi verso sinistra e la mancanza dell’attenzione
rende impossibili anche le fasi iniziali del processamento dell’informazione che da
questa parte dello spazio proviene. L’evidenza empirica dimostra, invece, che, in
assenza di attenzione, il processamento dell’informazione è completo e che la
rappresentazione percettiva si forma ma non ha accesso alla coscienza. L’attenzione
non è necessaria per il processamento dell’informazione, è necessaria perché le
rappresentazioni, che sono il risultato di questo processamento, diventino coscienti. In
conclusione, i pazienti con