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Concetti astratti ed esperienze
Concetti come colla
I concetti sono le unità di base della nostra conoscenza, gli elementi costitutivi del nostro pensiero. Una metafora di Gregory Murphy li definisce come una sorta di colla che tiene insieme il nostro mondo mentale. Sono stati definiti entità mentali dotate di una struttura interna, o viceversa entità non strutturate definite dalla nostra relazione col mondo, o prototipi mentali. C'è poi chi ha affermato che i concetti si formano durante lo sviluppo, mentre altri hanno sostenuto che molti concetti sono innati. Per uno scienziato cognitivo, i concetti sono ciò che ci permette di categorizzare la realtà.
Concetti basati sulla percezione, concetti derivati da scopi
Nella gran parte dei casi i concetti hanno una base percettiva e rispecchiano la struttura di correlazioni presenti nell'ambiente. Secondo il pragmatista americano Mead, i concetti non sono rappresentazioni di oggetti, ma qualcosa di
più simile all'abilità di interagire con quegli oggetti, e quindi finalizzati all'azione. Spesso mettiamo insieme esemplari apparentemente differenti sulla mera base di scopi o obiettivi: è il caso delle cosiddette categorie ad hoc o delle categorie derivate da scopi. Queste categorie sono meno stabili in memoria, si formano spesso sul momento.
Un approccio embodied e grounded
Secondo l'approccio embodied e grounded i concetti possono essere definiti come riattivazione del pattern di attivazione neurale che si ha quando si esperiscono gli oggetti e le entità del mondo esterno. In questa prospettiva, i concetti sono multimodali e non amodali o unimodali: questo significa che quando ad esempio pensiamo alle poltrone, ci vengono in mente informazioni relative a modalità diverse. L'approccio embodied e grounded risale alla fine degli anni '90 del secolo scorso. Fino alla metà degli anni '90 dominavano le teorie proposizionali dei concetti,
secondo le quali l'esperienza degli oggetti e delle entità del mondo esterno veniva tradotta in simboli caratterizzati dalle 3 A: Astratti, Amodali e Arbitrari. In contrasto, le teorie embodied cercavano di mettere in luce che la relazione che connetteva concetto e referente non era arbitraria, e che sentire, leggere o anche pronunciare la parola portava ad attivare gli stessi sistemi attivati durante l'interazione con il suo referente. E' nella seconda metà degli anni '90 che emerge l'idea della simulazione: per formarci i concetti non è necessario tradurre l'esperienza di oggetti e entità in un formato diverso, ma semplicemente riattivarla.
I concetti astratti Il problema di come ci rappresentiamo i concetti astratti è diventato uno dei punti salienti del dibattito degli ultimi anni nell'ambito delle teorie embodied. Secondo queste teorie, i concetti attivano una simulazione. Tuttavia, risulta molto più
ma perché si riferiscono a qualcosa che non può essere percepito direttamente dai sensi. Tuttavia, nonostante la loro natura astratta, i concetti astratti sono ancora radicati nell'esperienza corporea e sensoriale. Le teorie embodied sostengono che i concetti astratti sono compresi e rappresentati attraverso l'attivazione di esperienze corporee e sensoriali. Ad esempio, quando pensiamo al concetto di "libertà", potremmo evocare sensazioni di leggerezza, apertura e movimento. Queste esperienze corporee sono poi associate al concetto astratto di libertà. Le teorie distribuzionali, d'altra parte, suggeriscono che i concetti astratti sono compresi attraverso l'associazione con altre parole. Ad esempio, il concetto di "libertà" potrebbe essere compreso grazie alla sua associazione con parole come "diritti", "autonomia" e "indipendenza". Negli ultimi anni, sono state proposte soluzioni ibride che combinano entrambe le teorie. Queste soluzioni suggeriscono che i concetti concreti possono essere spiegati attraverso le teorie embodied, mentre i concetti astratti possono essere compresi grazie all'associazione con altre parole. In conclusione, i concetti astratti sono embodied e grounded, cioè radicati nell'esperienza corporea e sensoriale, nonostante la loro natura astratta. Le teorie embodied e distribuzionali offrono spiegazioni complementari su come i concetti astratti vengono compresi e rappresentati.ma perché appartengono a domini differenti e perché non sono dotati di referenti singoli, ben delimitati, ed esperibili in modo diretto. Seguendo la proposta di Anna Borghi e Ferdinand Binkofski, si definiscono così i concetti astratti:
- Maggiore complessità
- Maggiore distacco dall'esperienza fisica
- Maggiore variabilità: il significato delle parole astratte varia considerevolmente
Teorie tradizionali dei concetti astratti
Esiste un fenomeno chiamato effetto concretezza secondo il quale ricordiamo meglio le parole concrete rispetto alle astratte. Negli anni '80 e '90 del secolo scorso le due teorie che andavano per la maggiore erano la teoria della disponibilità del contesto, la quale spiega l'effetto concretezza basandosi sul fatto che le parole concrete sono associate a molti contesti, ma in modo debole, e la teoria del doppio codice, che postula l'esistenza di un doppio sistema: le parole concrete sarebbero rappresentate
facendo ricorso sia a immagini che a informazioni linguistiche, mentre quelle astratte sarebbero rappresentate esclusivamente mediante il sistema linguistico (esperimenti dimostrano per le parole astratte maggiore attivazione emisfero sx, adibito al linguaggio). Un ulteriore problema della teoria del doppio codice è che equipara immaginabilità e concretezza, mentre queste due caratteristiche non sono affatto equivalenti. Immaginare la bellezza, nonostante sia un concetto astratto, non è molto difficile. Tuttavia altre evidenze dimostrano come sia le parole astratte che quelle concrete attivino le aree sensorimotorie del nostro cervello. Teorie embodied dei concetti astratti Gli scienziati che studiano da una prospettiva embodied hanno opinioni contrastanti in merito a un'importante questione: alcuni sostengono che non vi siano differenze fondamentali tra concetti astratti e concreti, mentre altri tengono in considerazione tali differenze. Le prime teorie embodiedpartivano da un assunto che potrebbe sembrare simile a quello delle teorie cognitiviste tradizionali. I fautori delle teorie embodied proponevano per entrambe le tipologie una codifica di sensorimotorio. L'obiettivo era di dimostrare che anche i concetti astratti attivano il sistema sensoriale e motorio e studi infatti hanno dimostrato che anche i concetti astratti sono grounded nel sistema sensorimotorio. E' stato inoltre dimostrato che le parole astratte tendono a richiamare relazioni associative (cane-osso), mentre le parole concrete evocano relazioni di similarità (cane-gatto). Una caratteristica interessante dell'embodied cognition è che non definisce i concetti astratti solo in negativo, viceversa ne enfatizza le specificità. Una teoria che chiamiamo teoria situazionale e introspettiva, si basa su esperimenti con compiti di generazione di proprietà: ad esempio, quali sono le proprietà di verità o di uccello? Con i concetti astratti.Tendiamo a riflettere, a problematizzare il significato delle parole. Secondo un'altra teoria, chiamata teoria embodied affettiva, la peculiarità dei concetti astratti sta nel loro legame con le emozioni.
La teoria della metafora concettuale
La teoria embodied dei concetti astratti più influente è la teoria della metafora concettuale, la quale considera la metafora un meccanismo creativo che opera a livello cognitivo. Gli stessi schemi sensorimotori che organizzano percezioni e azioni possono venire sfruttati per concettualizzare concetti astratti che sarebbero altrimenti impossibili da trattare. I linguisti notano che i concetti astratti vengono generalmente trattati mediante un vocabolario che rimanda all'esperienza sensorimotoria. Ma come si sviluppano le metafore concettuali? Secondo alcuni psicologi la capacità di operare proiezioni metaforiche emerge in due momenti distinti: la prima fase va ricercata nel periodo di apprendimento, nella prima infanzia.
L'altra quando l'individuo impara a distinguere i diversi domini.
Teorie delle rappresentazioni multiple
Negli ultimi anni sono emerse le cosiddette teorie delle rappresentazioni multiple. L'idea alla base è semplice: le teorie embodied tengono tipicamente in considerazione soltanto il sistema sensorimotorio ed emozionale. E' possibile invece che non solo l'esperienza sensorimotoria ma anche quella linguistica conti molto per la rappresentazione dei concetti astratti. La prima teoria a rivalutare il ruolo del linguaggio è la teoria LASS. Secondo questa proposta quando ci viene detta una parola prima di tutto ci vengono in mente parole ad essa associate, poi iniziamo a simulare il suo referente. Il linguaggio favorirebbe l'accesso alla simulazione (se sentiamo cane, pensiamo, cane, gatto, cuccia e poi accediamo alla simulazione, che è il momento reale in cui comprendiamo la parola e il suo significato). Questa teoria ipotizza che i diversi
concetti astratti attivino aree neurali relate al loro contenuto e che sia il compito a determinare un coinvolgimento maggiore di aree linguistiche o sensorimotorie. Il filosofo Guy Dove ha proposto quella che potremmo definire la teoria delle rappresentazioni multiple per eccellenza. Due sono i principi che l'autore sviluppa: il primo potrebbe essere chiamato pluralismo rappresentazionale: secondo Dove i concetti astratti vanno spiegati facendo ricorso a molteplici sistemi di rappresentazione: i concetti astratti attivano sia gli aspetti percettivi e motori che quelli linguistici. Il secondo punto riguarda la rivendicazione del ruolo del linguaggio per i concetti astratti. L'importanza del linguaggio per i concetti astratti viene giustamente enfatizzata da Dove. Il linguaggio secondo Dove funge da sistema amodale: il significato delle parole è dato dalle loro relazioni con altre parole. In sintesi, la teoria delle rappresentazioni multiple di Dove risente dell'influenza
della teoria del doppio codice di Paivio. Il problema di questa teoria non è tanto quello di postulare l'azione di sistemi differenti, ma di proporre che sia lasciato spazio a forme di rappresentazione amodali. È un altro filosofo, Jesse Prinz, a elaborare una teoria molto vicina alla teoria WAT, cioè la teoria dei simboli percettivi. WAT: Words as social tools La teoria WAT ambisce a connettere la ricerca sull'acquisizione concettuale a quella sulla rappresentazione dei concetti nel cervello. Questa teoria parte dall'assunto che sia i concetti concreti che quelli astratti siano embodied e dipendano dall'attivazione del sistema sensorimotorio. La teoria si sofferma su quattro aspetti relativi ai concetti astratti: - Acquisizione: l'acquisizione dei concetti astratti e concreti è diversa; la tarda acquisizione delle parole astratte si combina bene con le evidenze che mostrano che progressivamente gli stimoli sociali diventano piùImportanti. Rappresentazione: per la teoria WAT il modo in cui abbiamo acquisito i concetti influenza la rappresentazione.