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I,
intensità dello stimolo, ovvero aumentano sempre di più
I=0.60,
(quando I=3, che è un valore tre volte superiore al
primo salto, cambiamento), mentre l’intensità della
sensazione aumenta linearmente, gli intervalli nelle ordinate
hanno la stessa dimensione (perché, come detto prima, i
cambiamenti delle JND rimangono uguali).
LEGGE DI STEVENS (anni ’50)
Stevens utilizzò il metodo della stima di grandezza, attraverso cui chiese direttamente ai soggetti di stimare l’ampiezza della
sensazione prodotta da stimoli di intensità diversa, associando alle varie intensità un numero. Egli scoprì che la sensazione
varia secondo la LEGGE DELLA POTENZA: n
S = k (I-I )
0
dove S è la sensazione, k è una costante, I è l’intensità dello stimolo in esame, I è la soglia assoluta e n è un esponente il cui
0
valore varia nei diversi sistemi sensoriali. Ad esempio, l’esponente relativo alla sensazione di chiarezza è 0.33. Esponenti < 1
producono funzioni psicofisiche corrispondenti a curve in cui la
sensazione cresce velocemente all’inizio e poi sempre più
lentamente, e si dice che esse esibiscono una “compressione”
della dimensione psicologica al crescere di quella fisica (come nella
funzione di Weber-Fechner). Studiando altre forme di
stimolazione, Stevens trovò tuttavia anche casi in cui l’esponente >
1 → produzione di curve in cui l’intensità della sensazione cresce
molto rapidamente al crescere dell’intensità fisica, ossia esibiscono
una “espansione” della risposta. Stevens riteneva che la funzione
potenza sia il modello migliore per descrivere le relazioni
psicofisiche, proprio perché capace di prevedere sia risposte
“compressive” sia risposte “espansive”. La legge di Stevens ha
caratteristiche di maggiore generalità.
LA SENSIBILITA’ ALLA FREQUENZA
La sensibilità assoluta e relativa non sono fisse ma variano in rapporto alla FREQUENZA DI STIMOLAZIONE, a cui sono sensibili
tutti i sistemi sensoriali. Per esempio i suoni provocano delle variazioni di pressione, le quali hanno un andamento sinusoidale
(ONDE PRESSORIE) e possiedono:
1. una certa frequenza (Hz) → fa variare la tonalità del suono;
2. una certa ampiezza (dB) → fa variare l’intensità del suono.
Il sistema visivo è più complesso perché comprende due componenti:
1. CORPUSCOLARE → FOTONI;
2. ONDULATORIA → la luce viaggia con un andamento sinusoidale lungo una traiettoria dritta.
Inoltre:
La frequenza di stimolazione fa variare la percezione del COLORE;
La frequenza spaziale (numero di cicli di un reticolo per unità di
angolo visivo, usualmente misurato in gradi) fa percepire la
LUMINANZA, ovvero la luce riflessa dagli oggetti.
Inoltre la lunghezza d’onda (nm) indica la separazione tra due punti
uguali dell’onda ed è relativa alla percezione del colore. RETICOLO = configurazione di barre chiare e scure
alternate, usato per analizzare come varia la nostra
sensazione al variare della frequenza spaziale. Nella
figura, all’aumentare della frequenza spaziale le
barre diventano più strette → le frequenze spaziali
basse forniscono informazioni su oggetti grandi o
proprietà globali di un oggetto , mentre le frequenze
spaziali alte si trovano in oggetti piccoli o nei dettagli
di un’immagine.
La frequenza spaziale definisce le variazioni
periodiche della luminanza in funzione della distanza
e viene misurata in cicli per grado di angolo visivo
(cl°). Il contrasto invece dipende dalla differenza di
luminanza tra regione chiara e scura.
LA SENSIBILITA’ ALLA FREQUENZA NEL SISTEMA UDITIVO
Noi non siamo ugualmente sensibili a tutte le frequenze. La CURVA AUDIOMETRICA mostra l’intensità che toni diversi devono
avere affinchè producano la stessa sensazione sonora, per tutti l’intensità è a livello di soglia (= la più piccola intensità che un
tono in una data frequenza deve avere per provocare una risposta sensoriale. La curva ha un andamento a U perché la
sensibilità è massima per frequenze intermedie (es. voce umana, tra i 1000 e i 10.000 Hz), e si riduce per le frequenze alte e
basse.
LA SENSIBILITA’ AL CONTRASTO IN FUNZIONE DELLA FREQUENZA SPAZIALE
Per misurare qual è il più piccolo valore di contrasto, bisogna misurare qual è la più piccola differenza, in termini di luminanza,
tra le bande chiare e quelle scure di un reticolo, che permette di distinguere quest’ultimo da una regione di luminanza
uniforme.
La curva di sensibilità al contrasto mostra come la sensibilità al contrasto varia in funzione della frequenza spaziale degli
stimoli visivi. In ascissa c’è la frequenza e in ordinata il valore di contrasto
→l’andamento dei punti chiari indica che il valore più basso
di contrasto richiesto per rilevare la presenza del reticolo,
corrisponde a frequenze spaziali intermedie (SOGLIA PER IL
CONTRASTO), mentre cresce per frequenze spaziali alte e
basse (ha lo stesso andamento della curva audiometrica);
ciò significa che la nostra sensibilità al contrasto è maggiore
per le frequenze spaziali intermedie.
Mentre i cerchietti neri indicano la SENSIBILITA’ AL
CONTRASTO, in relazione inversa con la soglia per il
contrasto
2) I PROCESSI SENSORIALI
L’informazione che il nostro sistema visivo elabora è costituita dalla luce riflessa dagli oggetti che cade sui FOTORECETTORI
della retina → essi ricevono il segnale luminoso, lo trasducono in segnale bio-elettrico e lo inviano ai neuroni retinici, le
CELLULE GANGLIARI (le quali si trovano al 60% nel tratto ottico) → queste inviano i segnali nervosi lungo le fibre del nervo
ottico fino al CORPO GENICOLATO LATERALE del
talamo e della corteccia visiva primaria nel LOBO
OCCIPITALE. In una zona della retina, chiamata
MACULA, zona in cui le fibre nervose formano il
nervo ottico, non ci sono recettori, perciò in
questa zona siamo ciechi (macchia cieca).
La retina dell’occhio è formata da una RETINA
TEMPORALE (parti esterne), che ha una
proiezione ipsilaterale (stesso lato), e una RETINA
NASALE (parti interne), che ha una proiezione
controlaterale (lato opposto).
Il COLLICOLO SUPERIORE ha funzioni importanti
nel bambino, mentre nell’adulto tali funzioni sono
svolte dalla corteccia.
LA FOTORECEZIONE – LA VISIONE DELLA LUCE
PERIFERIA DELLA RETINA CENTRO DELLA RETINA (fovea)
- Sensibilità alla luce - Acuità visiva, nella fovea (= parte centrale su cui si forma
- BASTONCELLI → sono presenti nella retina nasale e l’immagine retinica degli oggetti che stiamo fissando)
temporale; essi si raggruppano facendo convergere il loro - CONI → non si raggruppano, quindi se due segnali giungono
segnale in una cellula gangliare il cui assone nel nervo ottico a due coni molti vicini , essi non saranno percepiti come
raggiunge i centri superiori del sistema visivo → questo distinti → sono caratterizzati da alta acuità e bassa sensibilità.
provoca un aumento di sensibilità alla luce nella periferia Tre segnali che giungono alle ai coni saranno percepiti come
della retina (stimolata da oggetti che non stiamo fissando). distinti, mentre ai bastoncelli saranno percepiti come uno
La loro ALTA CONVERGENZA ha due effetti: solo → BASSA CONVERGENZA.
1. Vantaggioso: aumento di sensibilità; I coni hanno tre diversi campi recettivi
2. Svantaggioso: minore acuità visiva, percezione
indistinta dei segnali soggetti a raggruppamento.
I bastoncelli hanno un UNICO CAMPO RECETTIVO più ampio
(porzione di spazio a cui un neurone risponde).
LA PERCEZIONE DEL CONTRASTO
Per la nostra mente è più cruciale il rapporto tra la luminanza di superfici adiacenti, ovvero i punti in cui cambia la luminanza,
rispetto ai valori assoluti delle superfici prese singolarmente. Il nostro cervello è infatti attratto dai BORDI, in cui può esserci un
cambiamento di colore o di luminanza. Il nostro sistema visivo però risponde più al contrasto piuttosto che alla luminanza
media → Per LUMINANZA si intende la quantità di luce riflessa da un oggetto o superficie illuminata.
Ci sono due fenomeni, concettualmente interconnessi, che supportano empiricamente questa asserzione:
1. LE BANDE DI MACH L’effetto, nella realtà mentale, che in prossimità dei bordi ci sia una
percezione di chiaro-scuro, per poi tornare costante, deriva dal fatto
che quando i neuroni si eccitano ogni volta che ricevono un segnale,
nello stesso tempo sono sottoposti a INIBIZIONE LATERALE, ovvero
che si attivano inibendo i neuroni a fianco. In questo modo si ha una
diminuzione di “rumore” o “disordine”, poiché quando un neurone si
attiva ricevendo molto segnale non a senso che anche i neuroni si
attivino, poiché il segnale lo possiede quel determinato neurone.
Per esempio possiamo dire che la connessione eccitatoria è di peso 1.0 (+) , mentre quella inibitoria è di peso 0.2 (-).
Quindi:
Questo spiega l’impressione di incremento e di decremento della chiarezza e luminosità → ma non tutte le illusioni
sono riconducibili a questo meccanismo;
2. CONTRASTO SIMULTANEO → Il grigio all’interno dei quadrati è identico, ma poiché a destra lo sfondo è scuro, il
quadrato grigio di destra sembra più chiaro di
quello di sinistra → ci indica che la chiarezza di un
oggetto è data dal rapporto tra la sua luminanza e
quella dello sfondo. Questo fenomeno è dovuto al
fatto che il campo recettivo (regione del campo
visivo la cui stimolazione produce una risposta in
un neurone) è a organizzazione centro-periferia,
ovvero che la risposta al centro è eccitatoria e
quella periferica è inibitoria, o viceversa. I neuroni
che non sono stimolati dalla luminanza, ovvero
quelli che recepiscono il colore nero, non inibiscono gli altri neuroni perché hanno valore di intensità uguale a zero;
nella parte nera il neurone “tace”, si inibisce percè non stimolato in alcun modo, data l’assenza di luminanza;
Esempio :GRIGLIA DI HERMANN
Se si fissa l'immagine, si vedranno comparire dei cerchi grigiastri, non presenti in figura, al centro delle
croci bianche. Si può ipotizzare che ciò sia dovuto alla presenza di campi recettivi opponenti per il
chiaro e lo scuro, sulla retina, in cui il centro on abbia dimensioni angolari pari allo spessore delle righe
bianche. A livello delle intersezioni, l'area off è considerevolmente più grande, per