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2. LETTURA RESOCONTI DI VITTIME DI ABUSO

3. INDIVIDUAZIONE DEI DANNI PROVOCATI ALLA PROPRIA VITTIMA

4. LETTERA DI PERDONO dove l’abusatore scrive una lettera all’abusata.

Si fanno vedere dei film che portano all’empatia.

Ognuno scrive quali posso essere i danni che produce l’abuso: compilazione della

scheda “negli occhi della vittima”:

• La tristezza è la prima cosa che oggi potrei leggere negli occhi di S.

• Isolamento rispetto ai propri coetanei

• Sfiducia nell’adulto

• Sensazione di essere sporca, vergogna

• Repulsione verso gesti affettuosi e verso il sesso in generale

• La rabbia dentro perché non riesce ad esternare il torto subito

• La frustrazione di non potersi difendere

• Sgomento per ritrovarsi improvvisamente a sostenere un ruolo al

quale non è preparata

Dopo questa prima fase si passa al relapse prevention.

Metafora usata: “il percorso che porta all'abuso non è quello di un treno in corsa

senza freni ma quello di un locale che ferma in ogni piccolo paese".

I fattori di rischio possono essere le emozioni. Qualunque emozione egodistonica

può essere un fattore di rischio, perché l’abusatore può utilizzare l’abuso

sessuale come mezzo per gestire le emozioni negative. L’automedicazione cioè

il mettere in atto comportamenti che hanno lo scopo di lenire emozioni negative.

Tutto ciò che la persona fa per diminuire/abbassare le emozioni negative, ha

un’altissima probabilità di essere psicopatologico, dunque di creare patologia. Se

gli esseri umani semplicemente accettassero le emozioni negative, ci sarebbero

meno psicopatologie.

È proprio il tentativo di ridurre queste emozioni negative, non averle, negarle o

attribuirle ad altra causa.

Bisogna gestire le emozioni, non cancellarle.

Ci sono fattori di rischio legati alle situazioni, come materiale pornografico a

disposizione, segnalibri su siti a rischio e internet sempre collegato.

Comportamenti e decisioni apparentemente non importanti:

1. Assunzione di alcol – droghe.

2. Masturbazione con fantasie sulla vittima bisogna stare attenti su quali

fantasie fa l’abusatore perché il fare fantasie specifiche sono facilitanti,

bisogna insegnare alla persona a cambiare le fantasie masturbatorie

3. Scelta di attività o frequentare posti dove aumenta la possibilità di

incontrare la vittima o potenziali vittime.

4. Fare in modo di rimanere solo con la vittima.

5. Dare particolari confidenze o attenzioni fattore di rischio e tecnica per

entrare in contatto con le potenziali vittime.

Catena dell’abuso di Willy (slide 106).

Si crea un manuale di prevenzione per la ricaduta che il paziente deve fare per

iscritto e deve avere sempre a disposizione, perché deve utilizzarlo nei momenti

di pericolo perché esso contiene tutte le situazioni e da tutte le istruzioni da fare

in quel caso. Già è difficile che la persona riconosca la situazione di pericolo, non

ci possiamo aspettare che da sola faccia il problem solving, dunque per facilitare

la cosa è importante fare già il problem solving a priori e successivamente il

paziente deve “solo” riconoscere la situazione di pericolo, tirare fuori il manuale

e eseguire quello che c’è scritto.

Per esempio: nel manuale possiamo trovare che durante la pausa pranzo devi

non tenere il cellulare, stare con i colleghi e non da solo ecc… questi suggerimenti

li trova il paziente.

È importante evitare situazioni che lo espongono a rischio nel lavoro o nel tempo

libero. Più il manuale è puntuale meglio è dal punto di vista terapeutico.

Quale è il problema di questi manuali in carcere? Il fatto che le persone non sono

nel contesto reale quindi è ovvio che fino a che stanno lì non possono agire!

Quindi manca la prova.

Il programma del Dèttore veniva fatto negli ultimi sei mesi, prima che gli

abusatori stessero per uscire dal carcere, quindi poi il paziente era pronto ad

essere scarcerato. Avevano poi fatto un progetto in collaborazione con i servizi

sociali.

Il modello della prevenzione della ricaduta è quello più classico.

Ma è stato elaborato un altro modello che si chiama “Good Lives Model” GLM,

il modello delle vite buone sostiene che, per prevenire i comportamenti

criminogeni, dobbiamo aumentare le capacità dei criminali di ottenere i “beni

umani primari”, questi ultimi hanno la loro origine nella natura umana e si sono

evoluti per aiutare le persone a stabilire forti reti sociali, sopravvivere e

riprodursi. Vengono descritti 11 beni umani primari (vedi slide 100).

Sono stati elaborati programmi per cercare di sviluppare questi aspetti. Il

Dèttore ha dubbi su questo modello: questi 11 aspetti sono mal definiti da un

punto di vista concettuale. Perché ogni autore definisce questi aspetti in modo

un po' diverso. e quindi non è facile conseguirli. Poi ci sono alcuni termini che

fanno un po' spavento come “eccellenza” perché dobbiamo per forza eccellere

nel lavoro, nel gioco. Ci sono persone che non sono particolarmente mirate

nell’eccellenza.

Pace interiore libertà dalla sofferenza emotiva, è pericoloso perché se agiamo

costantemente alla ricerca dell’evitare la sofferenza emotiva può favorire il

disturbo.

Felicità non c’è una definizione operazionalizzabile di felicità! Poi partire

dall’ottica di essere sempre felici è fasullo! È uno stato, noi siamo ogni tanto

felici. Quindi è abbastanza criticabile.

FINE PARAFILE.

TERAPIA DELLE DISFUNZIONI SESSUALI.

Check list sessuologico (fare da soli).

La terapia sessuale è stata fondata da Masters e Johnson e da Kaplan.

Dagli anni ’60, quando M&J cominciarono le basi della terapia sessuale, ad oggi

non è cambiato molto.

Classificazione delle disfunzioni sessuali: attualmente vige il DSM-5, e la sua

classificazione è altamente problematica, perché è molto cambiata ed è

peggiorata dal DSM-IV TR.

La vecchia classificazione.

C’era un unico capitolo intitolato “Disturbi sessuali dell’identità di genere” che

comprendeva tutte le quattro diagnosi; attualmente è stata spezzata in vari

capitoli, dove abbiamo un capitolo dedicato alle parafile, un capitolo dedicato

alla disforia di genere e un capitolo dedicato alle disfunzioni sessuali. I disturbi

sessuali NAS si sono persi, non sono più stati presi in considerazione da nessuna

parte.

Disturbi sessuali NAS:

• Sentimenti marcati di inadeguatezza a riguardo dell'aspetto fisico,

misura e forma degli organi sessuali, prestazioni sessuali, altri

elementi collegati agli standard autoimposti di mascolinità o

femminilità. La persona ritiene di avere caratteristiche fisiche o di altro

tipo che non sono all’altezza degli standard sessuali che la cultura attuale

sostiene. Ce ne sono di vario tipo, i più frequenti sono aspetti

dismorfofobici, in particolare nei maschi l’aspetto dismorfofobico tipico è

l’eccessiva preoccupazione relativa le dimensioni del pene, queste

preoccupazioni sono anche dovute ad un fatto obiettivo le dimensioni

dei peni sono molto variabili, nella gamma della normalità ci sono peni che

differiscono tra loro di molti centimetri, ma sono tutti peni nella gamma di

normalità. Il fatto di non sapere che la normalità è cosi variante può dare

problemi e confronti sgradevoli. Inoltre, pensare di avere un pene troppo

piccolo può portare ad avere ansia nel rapporto sessuale e come

conseguenza, ad avere problemi di erezione.

La stessa cosa è presente anche nelle donne, per quanto riguarda la forma

e le dimensioni delle grandi labbra una delle forme di chirurgia estetica

sessuale più frequenti nelle donne, attualmente, è la labio plastica

(rimodellamento delle grandi labbra). Non esistono delle grandi labbra

standard, sono molto variabili, dipende molto dalla razza.

Anche i seni, possono portare a grandi aspetti dismorfofobici.

• Disagio collegato a modalità di relazioni sessuali ripetute

comprendenti una successione di amanti esperiti dall'individuo

come oggetti da usare. Questo è l’unico accenno, nel DSM, alle

condizioni di ipersessualità, il DSM, per tradizione non ha mai preso in

considerazione le condizioni di ipersessualità. Si pensava che nel DSM5

fosse introdotto un disturbo ipersessuale, invece non è stato così; si

pensava fosse introdotto un disturbo da dipendenza, invece non è stato

introdotto, perché fra le dipendenze comportamentali, nel DSM5 è stato

introdotta solo il gambling.

Tutti i comportamenti ipersessuali, in cui la persona impiega molto tempo

al giorno in attività sessuale, non sono codificate nel DSM5 perché per ora

sono troppo poco ben definite clinicamente.

Quando una persona diventa ipersessuale? È difficile stabile il cut off ma

quando ci si trova davanti un ipersessuale è molto palese!

• Persistente e marcato disagio a riguardo del proprio orientamento

sessuale. Questo nel DSM IV questo era l’ultimo riferimento

all’omosessualità. Fino al DSM – III – R vi era l’omosessualità

egodistonica, quindi la persona omosessuale che è scontenta di essere

tale, la terapia è quella di fargli accettare la propria omosessualità, la così

detta terapia assertiva dell’omosessualità.

Dopo l’omofobia distonica si è passati a questa diagnosi, che non parla di

omosessualità. Teoricamente potrebbe essere un eterosessuale che è

scontento di essere tale.

Il DSM-IV TR divideva le disfunzioni sessuali con una classificazione logica.

Partiva dai disturbi del desiderio sessuale:

• Ipoattivo

• Da avversione sessuale

Poi si passava ai disturbi dell’eccitamento sessuale, uno per le femmine uno per

i maschi; disturbi dell’orgasmo.

Non ci sono disturbi della fase della risoluzione (priapismo e disturbo da

eccitazione sessuale persistente nella donna) e poi ci sono i due disturbi da

dolore sessuale:

• Dispareunia coito doloroso.

• Vaginismo contrazione spastica dei muscoli perivaginali della donna

nel momento in cui avviene una penetrazione. Si tratta di una contrazione

che blocca l’ingresso vaginale, se si forza fa male.

Disfunzioni sessuali nel DSM-5 (APA, 2013). Ordinati in base ad un criterio

puramente alfabetico in inglese.

Delayed Ejaculation Eiaculazione ritardata. Equivalente del

✓ 

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A.A. 2017-2018
69 pagine
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SSD Scienze mediche MED/04 Patologia generale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Martab_ di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Psicopatologia del comportamento sessuale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Firenze o del prof Dèttore Davide.