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CAPITOLO 4 – LE EMOZIONI E I PROCESSI DI REGOLAZIONE

Regolazione delle emozioni: tentativi volontari o automatici di influenzare le emozioni che si provano o che si stanno provando, attraverso la modulazione della dimensione esperienziale o espressiva. Può agire come spinta al contenimento dell'emozione, alla sua accentuazione o alla sua attivazione quando non presente.

Il contenimento: utile quando l'emozione indurrebbe risposte non più utili a lungo termine, è frutto di un'errata valutazione o entra in conflitto con altri scopi dell'individuo.

L'attivazione o accentuazione: utile quando l'individuo vuole mostrare un'emozione diversa da quella che prova, o la risposta comportamentale dell'emozione congruente alla situazione non si realizza perché si è altrove con la mente (es. certe volte occorre mostrarsi tristi nonostante magari si sia felici per una promozione o altro).

Gross distingue tra:

  • Regolazione

centrata sull'antecedente: regola i processi interni con strategie che guidano l'attenzione (es. distrarsi) o che valutano le situazioni- regolazione centrata sulla risposta (regola le reazioni comportamentali associate agli stati interni).

L'autore individua inoltre 5 processi di regolazione, ciascuno che agisce in un momento differente lungo il continuum antecedente(situazione)-risposta:

  1. evitamento dello stimolo emotivamente rilevante
  2. interventi di alterazione dell'ambiente circostante
  3. riorientamento dell'attenzione
  4. rivalutazione della situazione alterandone il significato emotivo (re-appraisal)
  5. modulazione della risposta: soppressione o inibizione, condivisione, sfogo…

La regolazione automatica delle emozioni

Regolazione automatica: modificazione di un qualche aspetto delle proprie emozioni guidata da uno scopo ma che si realizza senza che vi sia a priori una decisione conscia di farlo, senza rivolgere la propria attenzione al processo

Diregolazione e senza che vi sia un controllo intenzionale.

Processi di regolazione automatica focalizzati sull'antecedenteo focalizzati sulla risposta emotiva (es. regolazione comportamentale): qui il soggetto può vivere un conflitto, con possibili conseguenze negative, tra lo sforzo di modulazione e il proseguimento della risposta emotiva.

Questioni aperte

  • Il problema dell'interrelazione delle varie componenti: aspetti neurofisiologici, motori e fenomenologici (esperienza soggettiva) sono presenti in un'emozione. La regolazione può agire su un aspetto o più aspetti, in modo coerente o incoerente.
  • Il problema dell'ampiezza delle modificazioni: come misurare il grado di regolazione?
  • La diversità delle emozioni: gli studi sono difficilmente generalizzabili perché riferiti a singole emozioni. Un esperimento di Gross ha evidenziato la diversità dei processi di regolazione che intervengono con emozioni diverse.
  • Processi collegati.

Ogni individuo è diverso e la regolazione può essere influenzata da diversi suoi costrutti come l'intelligenza emotiva, la tendenza alla ruminazione...

Gli studi sulla regolazione emotiva nei bambini

La capacità di regolare le emozioni è legata allo sviluppo affettivo e alle interazioni infantili con i propri caregiver. Eisenberg distingue tra:

  • Controllo volontario: abilità ad inibire una risposta dominante per metterne in atto una meno dominante. Comprende il controllo attenzionale, attivazionale e quello inibitore.
  • Controllo reattivo: meno volontario e flessibile, implica aspetti automatici.

La regolazione delle emozioni è l'esito di una combinazione ottimale di intensità tra controllo volontario e quello reattivo. Si possono dunque distinguere soggetti:

  • ipo-controllati: sono poco abili dal punto di vista del controllo volontario e reattivo. Bambini con difficoltà nell'inibizione e comportamenti impulsivi

iper-controllati sul piano del controllo reattivo: hanno un alto controllo reattivo e basso controllo volontario quindi difficoltà ad esprimere volontariamente il comportamento emotivo.

Ottimamente regolati: equilibrio tra controllo volontario e reattivo.

Risultati da studi di neuroimaging: ci dicono quali aree del cervello si attivano in corrispondenza di diversi processi di regolazione. Non è necessario conoscerle perché riguardando più una questione medica-neuroscientifica.

CAPITOLO 5 – IL POTERE COMUNICATIVO DELLE ESPRESSIONI EMOTIVE

La funzione comunicativa delle emozioni.

  • Adattamento all'ambiente (teoria evoluzionistico-funzionalistica)
  • Conoscitiva del contesto (cognitivista)
  • Condivisione dello stato emotivo (comunicativa).

Espressioni facciali

Un'abilità molto precoce: il neonato comunica i propri stati emotivi, bisogni (...) con gesti, vocalizzazioni ed espressioni. Inoltre, grazie alla presenza di un'attenzione

preferenziale ai volti, in particolare quello della madre, a 2 mesi il bambino è già in grado di operare una scansione facciale organizzata e a 5 mesi riconosce espressioni di felicità, rabbia e sorpresa.

L'importanza del feedback materno per lo sviluppo affettivo: l'adulto insegna al bambino ad interpretare e attribuire significati alle situazioni (Averill).

Università minimale: (Russel) questo concetto già espresso prima sostiene che le persone attribuiscano, sulla base delle espressioni di una persona, le emozioni sottostanti. Ciò avviene con un diverso gradiente di riconoscimento (facilità di riconoscimento) a seconda delle diverse emozioni e della loro familiarità per la persona.

Voce e gesti: il canale vocale non verbale trasmette informazioni sullo stato affettivo indipendentemente dall'enunciato. Partecipano in modo differente alla manifestazione delle emozioni. Possono essere deittici (indicare), motori (tamburellare),

emblemi (ok), pantomime o illustratori.

CAPITOLO 6 – L'IMITAZIONE MOTORIA

Mimicry: tendenza all'imitazione motoria cioè all'assunzione automatica dell'espressione e della postura altrui.

Studi nei bambini

Evidenze empiriche dimostrano come i neonati imitino i gesti delle mani a pochi minuti dalla nascita. Ne consegue l'idea che sia presente, fin dalla nascita, un meccanismo biologico che consente una forma elementare di imitazione.

Il mimetismo motorio di espressioni emotive

Hoffman capacità possibile grazie alle reazioni circolari primarie, un meccanismo innato di risposta imitatoria che si manifesta con stimoli sociali. Sarebbero proprio questi mimetismi a produrre la condivisione emotiva che permetterebbe al bambino di internalizzare lo stato emotivo dell'altro. La madre fungerebbe da biofeedback sociale, offrirebbe cioè un ritorno dotato di senso che il bambino attraverso l'imitazione introietterebbe.

Studi negli

studio di Moody si è interrogato su questo: la mimicry è una semplice reazione motoria all'emozione osservata o è parte del processo emotivo ed è quindi influenzata dalle emozioni già presenti.

Esperimento sembrerebbe, nonostante qualche minima variazione, avvalorare la prima ipotesi.

CAPITOLO 7 – DAL CONTAGIO EMOTIVO ALL'EMPATIA

Contagio emotivo: primo livello di condivisione emotiva che si fonda su reazioni automatiche agli stimoli espressivi manifestati da un'altra persona, è il precursore dell'empatia. Si realizza a partire dall'imitazione motoria e dalla reazione circolare ma, a differenza di queste, è caratterizzato dall'adesione affettiva automatica.

Il contagio nell'infanzia

Numerosi ricercatori hanno messo in evidenza lo stretto legame tra mimetismo motorio e condivisione emotiva all'interno della diade madre-bambino. Opinione condivisa è che, nei primi anni di vita, il contagio non avverrebbe per diretto accesso all'emozione dell'altro ma attraverso l'imitazione di un'espressione e di una postura simili a quelle dell'altro, le quali provocherebbero a loro volta

l'attivazione fisiologica. Sarebbe quindi l'imitazione motoria ad innescare il processo emotivo. Il contagio negli adulti La presenza anche negli adulti della tendenza a reagire in modo riflesso, automatico e involontario alle espressioni emotive dei propri simili è limitata ad alcune forme (innamoramento, paura, rituali) e potrebbe essere dovuta al suo valore adattivo. A volte può essere controllato attraverso meccanismi di difesa (es. non si vuole condividere un'emozione negativa e dunque la si evita). L'empatia si sviluppa partendo dal contagio attraverso una sempre maggior differenziazione tra sé e l'altro (necessaria la capacità di riconoscere gli altri come persone distinte da sé) ed una mediazione cognitiva sempre più accentuata. È possibile distinguere tra: - Empatia parallela (basata sull'evento): rappresentazione della situazione in cui l'altro si trova che richiede la capacità cognitiva diimpatto significativo sulla nostra capacità di provare empatia. Questo fenomeno è conosciuto come "contagio emotivo". Quando vediamo qualcuno che sorride, tendiamo a sorridere anche noi. Allo stesso modo, se vediamo qualcuno che piange, potremmo sentirci tristi o commossi. Il contagio emotivo è un primo passo fondamentale verso l'empatia. Ci permette di connetterci con gli altri e di comprendere le loro emozioni. Tuttavia, è importante notare che il contagio emotivo non implica necessariamente una comprensione profonda o una condivisione completa del vissuto emotivo dell'altro. L'empatia matura, invece, implica la capacità di mettersi nei panni dell'altro e di comprendere veramente ciò che sta provando. Questo richiede un livello più elevato di consapevolezza e di capacità di assumere la prospettiva dell'altro. Significa anche essere disposti a condividere il vissuto emotivo dell'altro, non solo a riconoscerlo. In conclusione, il contagio emotivo è un primo passo importante verso l'empatia, ma non è sufficiente per sviluppare una vera comprensione e condivisione delle emozioni altrui. L'empatia matura richiede un impegno attivo nel comprendere e condividere il vissuto emotivo dell'altro.effetto contagiante per l'osservatore, effetto precursore dell'empatia. Sono poi la disponibilità a condividere e la capacità di regolazione.
Dettagli
Publisher
A.A. 2019-2020
7 pagine
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SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/07 Psicologia dinamica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher DorotyLisa di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Psicologia dinamica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Verona o del prof Meneghini Anna Maria.