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CAP. 4 ATTACCHI ALLA VITA
La paura di essere “grassa” dell’anoressica oltre ad essere legate alle pressioni sociali comprende
anche la paura di sensazioni corporee e sentimenti intensi che sopraffanno la bambina al punto di
minacciare il suo senso d’identità. Seguire una dieta, e raggiungere il controllo sulla forma del
corpo, danno sollievo alla ragazza che non si sente più vittima delle esperienze corporee e delle
emozioni, ma un agente attivo e potente. Il potente Sé attivo è accompagnato anche da un diniego di
sentimenti, cioè da una “dieta mentale”. Nella bambina la mancanza di una struttura psichica interna
forte rende necessario il ricorso al diniego per interrompere il contatto con la vita, quindi il processo
di valutazione è visto come intimidatorio perciò il terapeuta può trovarsi davanti una maschera di
silenzio o risposte superficiali.
L’anoressica fa affidamento ad un carceriere interno una forza che la controlla, limita la sua
assunzione di cibo, la minaccia qualora parli col genitore e il terapeuta, promettendole un paradiso
artificiale che la protegge da ogni esperienza conflittuale e dolorosa, ma che limita anche ogni
sensazione piacevole e ogni rapporto profondo. La bambina affetta da una grave psicopatologia
riceve quindi dalla parte onnipotente della sua personalità dei messaggi che la ammoniscono, perciò
i primi colloqui di valutazione con questi pazienti risultano insufficienti per costruire un quadro
veritiero della loro patologia.
Struttura del trattamento
La struttura terapica più efficace implica:
1) Almeno due incontri di valutazione con la famiglia per rendersi conto delle loro difficoltà e
capacità e della modalità di funzionamento: è utile dare a ciascun membro la possibilità di parlare
delle proprie esperienze e valutare la capacità della famiglia di riconoscere i propri sentimenti e di
riflettere su essi, il ruolo dell’anoressia all’interno della famiglia, è utile chiedersi quali fattori del
modello di interazione familiare rafforzano o meno il comportamento anoressico, valutare se i
genitori sono in difficoltà nel sopportare il dolore mentale e, nel caso in cui la famiglia non riesca a
sostenere i bisogni fisici e psichici del bambino, decidere se è opportuno far risiedere il bambino
altrove.
2) Una valutazione individuale per individuare lo specifico disturbo dell’alimentazione. Si possono
considerare: anoressia nervosa (netto rifiuto del cibo, perdita di peso, immagine distorta del corpo,
vomito autoindotto, abuso di lassativi e purganti, intensa attività fisica); bulimia nervosa (il rifiuto
del cibo si alterna ad un’ingestione incontrollata di alimenti seguita da vomito autoindotto e abuso
di lassativi); rifiuto del cibo e alimentazione selettiva (non accompagnato dalle preoccupazioni per
la forma, peso e dimensione del corpo, vi sono ragioni emotive che portano a evitare certi cibi o il
cibo in determinate situazioni; rifiuto pervasivo (bambini sottopeso, che non mangiano e bevono, né
camminano o parlano; perdite di appetito conseguenti a depressioni o psicosi.
3) Un medico di famiglia che faccia regolare monitoraggio dei cambiamenti di peso e della salute
fisica del paziente e la possibilità di prendere accordi con un ospedale: non bisogna dimenticare né
di interrogarsi sulla possibile origine organica dei sintomi né di considerare le gravi conseguenze
fisiologiche di queste patologie.
4) Un contemporaneo lavoro con i genitori e la famiglia che accompagni la terapia individuale.
Criteri per valutare il rischio di suicidio
Dato la segretezza e l’utilizzo massiccio del diniego, è difficile valutare in queste patologie il
rischio di suicidio. Esso è segnalato da alcuni elementi come una relazione sadomasochista tra i
genitori e il bambino; i genitori si sentono perseguitati dalle difficoltà del bambino e sono molto
critico nei suoi confronti; i sogni contengono temi fondamentali di morte, distruzione di se stessi e
di altre persone, immagini di essere intrappolati o di dibattersi inutilmente. Tutti questi sogni e le
fantasie suicide contengono in prevalenza angosce psicotiche e suggeriscono che alla bambina
manca una buona figura interna che le possa proteggere dai propri impulsi distruttivi. È necessario
intervenire per impedire che il bambino agisca le sue fantasie distruttive.
Queste sono fantasie di fusione, autopunizione, vendetta, di eliminazione e claustrofobia. In
particolare FANTASIE DI FUSIONE: la morte è vista come luogo dove il sé sopravvive
perennemente unito alla propria figura genitoriale e uccidere il corpo significa eliminare l’ostacolo
e realizzare questa fantasia; FANTASIE DI AUTOPUNIZIONE: la bambina tenta di agire l’idea di
dover essere punita per la qualche colpa; FANTASIE DI VENDETTA: la bambina, che si sente
abbandonata dai genitori al medico, cerca di attaccare la bambina amata dai genitori e i genitori che
non lo amavano abbastanza da tenerla a casa malgrado la sua anoressia; FANTASIA DI
ELIMINAZIONE: il corpo come fonte di conflitto deve essere eliminato simbolicamente è
l’uccisione del desiderio che i bisogni fisici e emotivi siano soddisfatti dai genitori; FANTASIA
CLAUSTROFOBICA: trovarsi in un luogo chiuso e i genitori e le persone vicine diventano mostri
terrificanti.
Processi di pensiero psicotico associati a gravi disturbi dell’alimentazione
Nel corso della valutazione il silenzio può manifestarsi per la presenza di voci di controllo che
impediscono di parlare: è importante chiedere ai bambini dei fenomeni psicotici o invitarli a
disegnare o a far muovere le bambole: le mani, a differenza della bocca possono inviare segnali al
terapeuta.
Eventi esterni che accompagnano l’insorgere del disturbo dell’alimentazione
Gran parte dei bambini che soffrono di anoressia nervosa sente che la malattia è stata innescata da
eventi esterni come essere stati presi in giro da persone importanti. Questo avviene perché i bambini
con disturbi gravi di questo tipo non hanno una struttura interna flessibile capace di sopportare i
loro sentimenti più dolorosi.
Aspetti medici organici
Non bisogna dimenticare, comunque, che di fronte a gravi disturbi dell’alimentazione e di vitale
importanza interrogarsi su possibili origini organiche dei sintomi. Infatti, il rifiuto del cibo, la
perdita di peso, attacchi di vomito e depressione sono segni che accompagnano anche patologie
organiche gravi e persino mortali. Sebbene una consistente perdita di peso di solito sia associata
all’anoressia nervosa, un disturbo dell’alimentazione può nascondere una malattia infiammatoria
dell’intestino, un diabete, infezioni croniche, sindromi di scarsa assimilazione, la sindrome
dell’arteria mesenterica, e addirittura tumori al cervello. Il medico non può escludere l’ipotesi di
disturbi di origine organica in base a una semplice visita medica; é prudente procedere ad
accertamenti per eventuali altri disturbi mediante tutti gli esami e le analisi opportune. Tuttavia, gli
esami medici dovrebbero essere evitati quanto possibile non appena il quadro si riveli
manifestamente di origine psicologica. Un altro aspetto medico che bisogna assolutamente tener
presente e costituito dalle conseguenze fisiologiche che invariabilmente si producono in casi di
feroce sottoalimentazione. L’aritmia ventricolare cardiaca, la sincope cardiaca, la bradicardia e le
anomalie elettrocardiografiche sono solo alcune delle gravi complicazioni mediche che
accompagnano il lasciarsi morir di fame. Mentre i capogiri, la sincope e l’ipotermia sono presenti
nel 50% dei casi di anoressia, vi sono complicazioni fatali più rare, quali le lacerazioni gastriche ed
esofagee, o le pancreatiti. La morte sopravviene più frequentemente per sincope cardiaca o per
completa mancanza di potassio. È assolutamente cruciale che gli operatori non medici, la famiglia e
la bambina stessa siano informati di questo genere di pericoli e di conseguenze organiche, e quindi
dei rischi che si corrono, per esempio, nel fornire alla bambina solo una terapia individuale, senza
alcun sostegno esterno che la aiuti a mangiare. Nel periodo di valutazione di un disturbo di
alimentazione ed essenziale che la bambina e la sua famiglia siano seguite da un medico che annoti
il peso in relazione all’altezza e anche l’altezza e il peso in relazione all’età. Se la famiglia non é in
grado di aiutare la bambina a mangiare pasti adeguati e la situazione fisica raggiunge una soglia
critica, si opta per il ricovero in ospedale, al fine di evitare gravi complicazioni.
Formulazione di un programma di trattamento
Idealmente ci dovrebbe essere un approccio flessibile nei confronti del bambino che ha problemi di
alimentazione, A coloro che vengono segnalati al nostro ospedale, sono offerte le seguenti
possibilità: ricovero immediato d’emergenza della durata di due settimane in un reparto pediatrico o
psichiatrico, cure di durata maggiore presso un reparto psichiatrico, cure giornaliere e terapia
familiare settimanale o quindicinale, che può essere accompagnata da una terapia individuale sia
privata che presso l’ospedale (a seconda della disponibilità dell’ospedale).
1. Necessità di ricovero: Dovrebbe essere preso in considerazione anche quando vi sono una o più
delle seguenti complicazioni fisiche: -perdita ponderale inferiore all’80% della proporzione tra
l’altezza e l’età –disidratazione -collasso circolatorio indicato dalla bassa pressione sanguigna, dal
battito lento e dalla scarsa circolazione periferica -vomito persistente che può portare a
complicazioni fatali -vomito di sangue che può indicare lesioni mortali.
2. Programmazione diurno: Il programma diurno presso il nostro ospedale comprende la frequenza
bisettimanale da parte dei componenti della famiglia in sedute della durata di due ore e mezza. Ciò
avviene all’interno di un programma di dodici settimane, che può essere esteso in accordo con i
bisogni della famiglia. Questo programma é offerto nei momenti di crisi prima di raccomandare un
trattamento più lungo, di durata biennale, che compete ulteriori sedute di controllo.
3. Cura ambulatoriale
La sua paura di dover continuamente ostentare il suo ‘morire di fame’ per timore che gli altri
facciano quello che fa lui e cioè negare lo stato emotivo interno e mettere a fuoco soltanto
l’aumento ponderale e lo sviluppo sessuale. In genere é necessario un minimo di due anni per
aiutare un bambino con questi problemi a sviluppare una stabile struttura psichica. Dai diciotto ai
ventiquattro mesi vengono effettuati controlli per tutti i programmi di trattamento offerti, perché si
sono dimostrati utili al fine di evitate ricadute.
La valutazione in psicoterapia
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