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Tra il 1919 e il 1934 – Nel periodo compreso tra il 1919 e il 1934 la Klein ha
scoperto e descritto la complessità di un primitivo complesso edipico pregenitale
e le origini e l’evoluzione del Super-Io, anch’esso ricondotto a radici pregenitali.
Il suo modo di vedere l’angoscia si è evoluto a mano a mano che il suo lavoro
progrediva. Nei primi scritti aveva seguito Freud nel ritenere che l’angoscia
dominante del bambino riguardasse sempre l’evirazione, ma poi fu portata
sempre più a vederla come la paura di attacchi persecutori da parte dei genitori, a
loro volta aggrediti, in fantasia, dal bambino, soprattutto in relazione alla scena
primaria.
Fantasia inconscia – La Klein allargò e modificò certi altri concetti fondamentali
di Freud, quali la fantasia inconscia e il simbolismo.
Freud sembra considerare la fantasia inconscia come un prodotto psichico
relativamente tardo, che si instaura quando il principio di realtà è consolidato e il
principio di piacere continua ad operare in maniera indipendente.
Melanie Klein osserva che la fantasia inconscia è precoce. La nostra mente
sviluppa gradualmente la capacità di comprendere la realtà e il bambino molto
piccolo interpreta l’ambiente che lo circonda e le proprie esperienze in modo
semplificativo e primitivo. Il fatto di aver attribuito un’importanza fondamentale
alla fantasia è legato anche all’aver spostato il centro dell’attenzione dalla teoria
degli stadi di sviluppo libidico alla teoria delle relazioni oggettuali.
Oggetti interni – Freud aveva descritto come oggetto interno nell’apparato
psichico il Super-Io (la figura introiettata dei genitori).
La Klein ha ampliato il concetto scoprendo che, in fantasia, il lattante introietta
degli oggetti (seno materno e pene paterno, altri parti del corpo dei genitori);
viene poi interiorizzata la figura parentale combinata, i genitori uniti nel coito e
alla fine i genitori come due figure separate. Gli oggetti interni non sono una copia
esatta degli oggetti reali esterni, essendo sempre colorati dalla fantasia e dalle
proiezioni del lattante. Possono venire scissi in oggetti ideali e oggetti persecutori.
Inizialmente, la Klein aveva chiamato Super-Io tutti gli oggetti interni con i quali
il bambino non si era identificato. Più tardi riserva il termine Super-Io
esclusivamente all’aspetto punitivo degli oggetti.
Simbolismo – L’aver spostato il centro di interesse sul funzionamento della
fantasia inconscia si accompagnò ad alcuni cambiamenti nel concetto di
simbolismo. La fantasia inconscia del bambino si esprime in modo simbolico nel
gioco e in tutte le sue attività. Ella fa vedere come vi siano fantasie inconsce
sottese a tutto quello che il bambino fa a scuola e come tutte le attività scolastiche
contengono l’espressione simbolica della vita fantastica del bambino. Fin
dall’inizio del suo lavoro, la Klein aveva notato che il bambino, nelle attività
svolte nel mondo esterno, simboleggia attivamente le proprie fantasie su genitori
e fratelli; infatti ella considerava il simbolismo come la base di tutte le
sublimazioni. E’ sul simbolismo che si codifica il rapporto del soggetto con il
mondo esterno e con la realtà nel suo complesso.
Differenza tra Jones e Klein
Quando espone le sue idee sul simbolismo, la Klein le raffronta e le contrappone
a quelle di Jones.
Per Jones, il simbolo rappresenta ciò che è stato rimosso dalla coscienza, per cui
tutto il processo di simbolizzazione avviene inconsciamente. Il simbolismo è il
risultato dei conflitti intrapsichici. Ogni singolo simbolo ha un significato
costante e universale.
Melanie Klein concorda con i principi basilari di Freud e Jones, i quali sostengono
che sono gli oggetti e le funzioni primarie ad essere oggetto di simbolizzazione e
che la simbolizzazione è dovuta a conflitti intrapsichici connessi con la
rimozione. La Klein considera i simboli sovradeterminati, dal momento che uno
stesso simbolo può contenere più significati. Inoltre ella non vede nella
simbolizzazione un’alternativa alla sublimazione, ma la considera base ed
essenza di ogni sublimazione.
Società psicoanalitica britannica – I dieci anni che vanno dal 1926 al 1936 furono
molto fecondi per la Klein, ma furono contrassegnati da una terribile tragedia: nel
1933 morì il figlio Hans e ciò risvegliò il lutto per i fratelli Sidonie ed Emmanuel
che contribuì probabilmente ad aumentare i suo interesse per il lutto e la
depressione. Melanie Klein si trovava bene nella Società Psicoanalitica
Britannica, poiché in questa c’era un vivo interesse per il lavoro con i bambini.
Ma questa situazione cominciò a cambiare quando, nel 1935, ella introdusse il
concetto di posizione depressiva.
Posizione depressiva – L’inizio della posizione depressiva inizia quando il
bambino comincia a riconoscere la madre come persone intera (4-8 mesi).
L’amore che prova per la madre è ambivalente e può facilmente trasformarsi in
odio. Il bambino, introiettando la madre e vedendola esposta al pericolo dei
persecutori ma anche del lattante stesso, avverta la distruzione anche dentro se
stesso e il mondo interno va in rovina e nel caos. Si aggiunge così il senso di colpa
e la posizione depressiva diventa un misto di angosce paranoidi, di sentimenti
depressivi di colpa, perdita e struggimento.
Melanie Klein colloca il punto di fissazione della paranoia prima della posizione
depressiva, mentre il punto di fissazione della melanconia la situa nelle prime fasi
delle posizione depressiva.
Per elaborare la posizione depressiva l’infante deve riuscire a insediare nel nucleo
dell’Io un oggetto interno totale sufficientemente buono e saldo. Se non ci riesce
è a rischio di malattie mentali.
Tipi di difese – Le principali difese attuate in questa posizione sono: scissione
degli oggetti buoni e cattivi, idealizzazione, espulsione e annientamento dei
persecutori. Inoltre si può vedere il diniego della realtà psichica, per cui l’oggetto
è controllato in maniera onnipotente e viene negata qualsiasi ammissione che esso
sia distrutto o perduto.
Lutto – Studiando nell’adulto i processi del lutto normale e anormale, la Klein
arrivò alla conclusione che la scomparsa nella vita adulta di un oggetto amato
risveglia in chi ha subito il lutto i conflitti della posizione depressiva.
Nella concezione di Freud, il lavoro consiste nell’esame di realtà con il mondo
esterno.
Melanie Klein ritiene che l’esame di realtà è in rapporto non solo con la riscoperta
continua dell’assenza nel mondo esterno della persona amata, ma anche in
relazione al proprio mondo interiore. Fa parte del lavoro del lutto superare la
regressione a sentimenti paranoidi e a difese maniacali, finché il proprio mondo
interiore sia ricostruito e reintegrato. Se la persona in lutto non era stata capace
di superare, nelle prime fasi dello sviluppo, le angosce della posizione depressiva,
può non essere capace di elaborare il lavoro del lutto, con il conseguente insorgere
del lutto anormale e della malattia mentale. Se ne era stato capace, il lutto può
dimostrarsi un’esperienza di grande arricchimento. Melanie Klein attribuisce al
superamento della posizione depressiva un grande arricchimento dell’Io in
oggetti interni buoni.
Posizione depressiva e complesso edipico – Il lutto, che ridesta la disperazione e
l’angoscia della posizione depressiva, fa rivivere il primissimo complesso
edipico. Nello scritto Il complesso edipico alla luce delle angosce primitive, la
Klein descrive le interdipendenze esistenti tra posizione depressiva e complesso
edipico. Mentre all’inizio aveva collocato l’esordio del complesso edipico nel
periodo in cui predomina l’odio, il concetto chiarificatore di posizione depressiva
la porta a modificare questo punto. Ora ritiene che l’esordio del complesso
edipico sia parte, e parte integrante, della posizione depressiva. Quando la madre
è sentita come oggetto totale, entra in scena anche il suo rapporto con il padre, e
il complesso edipico esordisce nello scenario della posizione depressiva. Qui
entrambi i genitori, separati o in coppia, costituiscono gli oggetti totali buoni e
entrambi vengono aggrediti in fantasia, specialmente quando sono uniti
nell’amplesso.
Freud sostiene che il complesso edipico tramonta per la paura dell’evirazione.
La Klein sostiene che non è solo l’angoscia nelle sue molteplici forme a indurre
il bambino ad abbandonare i desideri edipici, ma anche l’amore per i genitori e il
desiderio di non far loro del male.
Lutto e melanconia
Freud stabilisce una differenza tra melanconia e lutto normale. La melanconia
si riferisce alla relazione con un oggetto interno, mentre il lutto riguarda la perdita
di un oggetto esterno. Nel lutto, la libido si distacca a poco a poco dall’oggetto
perduto ed è disponibile per essere investita in un nuovo oggetto. Lo stato dell’Io
non è coinvolto in questo processo. Al contrario, nella melanconia, la libido è
rivolta all’interno. La relazione con questo oggetto interno è però molto
ambivalente e si istaura con l’Io un rapporto tormentoso di reciproci rimproveri
che sfocia in svalutazione di sé, stati ipocondriaci e autoaccuse.
Abraham riallaccia la melanconia a radici infantili e colloca i suoi punti di
fissazione nell’infanzia. Egli suddivide ulteriormente gli stadi libidici di Freud. I
punti di fissazione della melanconia li situa nella seconda fase orale e nella prima
fase anale. Vede che nel lutto l’oggetto è introiettato e la relazione con l’oggetto
perduto contiene molto più amore e meno odio di quanto non avvenga nella
melanconia.
Melanconia e nevrosi ossessive (Abraham) – Abraham stabilì un nesso tra
melanconia e nevrosi ossessive. Egli colloca il punto di fissazione della
melanconia nella seconda fase orale e nella prima anale, quando l’oggetto è
divorato, distrutto ed espulso. Nella seconda fase anale si sviluppa la
preoccupazione per l’oggetto e la ritenzione dell’oggetto è una difesa contro la
sua distruzione e la sua perdita. Il paziente ossessivo offre un’ambivalenza
originaria, legata alla minaccia di perdita dell’oggetto e mobilita difese contro la
perdita e la depressione che ne deriverebbe. Abraham fa risalire a questa fase
l’inizio della relazione oggettuale.
Discussioni controverse – La Klein quando presentò il suo lavoro sulla posizione
depressiva venne attaccata da Edward Glover, inizialmente suo sostenitore, di non
avere una preparazione analitica per p