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Il contributo di René Spitz accentua l’importanza della relazione del bambino con la madre, e in questa
direzione rappresenta uno dei momenti d’incontro tra la psicoanalisi dell’Io e delle relazioni oggettuali. Per
comprendere lo sviluppo, afferma Spitz, è necessario da un lato riconoscere il dispiegarsi di processi naturali
che preparano e consentono al bambino di entrare in rapporto col mondo, e dall’altro individuare le
condizioni ambientali che ne favoriscono uno sviluppo sano. Per quanto concerne lo sviluppo psichico, Spitz
ritiene che esso proceda da uno stadio d’indifferenziazione a uno stadio in cui la percezione dell’oggetto
predispone alla relazione con l’altro; lo sviluppo consiste dapprima nella transizione dal fisiologico allo
psicologico, e successivamente dal narcisismo alla relazione oggettuali. Il processo avviene in quattro stadi,
termine preso in prestito dall’embriologia e che sta ad
di cui gli ultimi tre caratterizzati da un organizzatore,
indicare il punto in cui diverse linee evolutive convergono verso una graduale ristrutturazione:
1. lo stadio preoggettuale (dalla nascita sino ai 3 mesi) è caratterizzato da uno stato di
indifferenziazione tra mondo interno ed esterno;
2. lo stadio dell’oggetto precursore (dai 3 agli 8 mesi) si manifesta quando la risposta al sorriso si
configura come un primo organizzatore in risposta al riconoscimento del viso umano;
3. lo stadio dell’oggetto libidico (dagli 8 ai 15 mesi) è quel periodo in cui si manifesta la reazione di
angoscia all’estraneo come secondo organizzatore, che attesta la capacità del bambino di riconoscere
la madre; –
4. segue infine il periodo della comunicazione semantica, in cui il terzo organizzatore la comparsa
del «no» - indica una capacità oppositiva ed una facoltà di giudizio che confermano lo sviluppo di
una più complessa organizzazione individuale, oltre ad essere il primo concetto astratto e la prima
possibilità di riversare la negazione sul mondo esterno.
Il modello di Spitz ha esposto il fianco alla critica per la scarsa importanza attribuita alle prime esperienze e
per il fatto che le più recenti ricerche della psicologia dello sviluppo riconoscono la presenza di
un’organizzazione psichica in periodi molto più precoci dello sviluppo.
Margaret Mahler: la svolta americana verso le relazioni oggettuali
Introduzione
Margaret Schoenberger Mahler è stata una psicoanalista ungherese. Insieme ai suoi collaboratori ha
elaborato una teoria dello sviluppo infantile che coniuga un’articolata metodologia per gli studi osservativi
del neonato con l’interesse per la psicoanalisi clinica, rivolgendo l’attenzione ai disturbi psicotici in età
evolutiva e ai disturbi borderline in età adulta. La teoria della Mahler segna la svolta americana verso le
relazioni oggettuali, in quanto basata sulla forte convinzione che l’essere umano sia emotivamente
dipendente dalla madre, sebbene tale dipendenza tenda a diminuire nel tempo. Il modello evolutivo da lei
proposto, in particolare, ha il merito di tentare un’integrazione fra teoria pulsionale e teoria delle relazioni
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oggettuali, ritenendo forzato parlare di sviluppo del sé separatamente dallo sviluppo delle relazioni
d’oggetto.
Le psicosi infantili
Nelle psicosi infantili si osservano deficit di sviluppo sia dell’attività percettiva verso il mondo esterno, sia
del riconoscimento degli affetti buoni e cattivi: il bambino psicotico si mostra inoltre confuso o addirittura
totalmente incapace di discriminare affettivamente l’ambiente inanimato da quello sociale. La Mahler spiega
tali osservazioni cliniche con l’ipotesi che il piccolo non abbia potuto utilizzare la madre come fonte di
orientamento verso lo sviluppo di queste capacità, cosa che avviene, invece, attraverso le esperienze di
differenziazione. Secondo la Mahler, pertanto, le psicosi infantili sono in relazione con deficit o gravi
difficoltà nell’esperienza della relazione simbiotica con la madre: il bambino autistico tende a isolarsi e a non
manifestare alcun interesse per il contatto sociale, spesso agendo comportamenti distruttivi e autolesivi; il
bambino simbiotico, invece, è descritto come perennemente attaccato alla madre e al contempo spaventato
dal pericolo di fusione.
Margaret Mahler attribuisce un gran peso ai fattori costituzionali nella spiegazione delle psicosi infantili, ma,
come si è visto, ritiene in generale che abbiano un peso notevole alcuni fattori traumatici che si verificano
nella vita fetale o nel corso dei primi mesi di vita.
La nascita psicologica del bambino
La teoria mahleriana abbandona il riferimento centrale alla risoluzione del complesso edipico e descrive lo
sviluppo del bambino come una transizione dalla condizione di unità diadica simbiotica madre-figlio al
raggiungimento di un’identità individuale stabile e di un Sé separato, fenomeni, questi, che rientrano nel
termine nascita psicologica. La nascita psicologica, che comincia verso i 3-4 mesi e termina verso i 3-4
anni, si svolge lungo due linee evolutive complementari e indipendenti, benché si influenzino
vicendevolmente: da una parte la separazione, che consiste nell’emergere del bambino da una fusione
simbiotica con la madre; dall’altra l’individuazione, che consiste in quelle conquiste che denotano
l’assunzione delle caratteristiche individuali. Tale processo è detto dunque di separazione-individuazione, è
fortemente influenzato dallo stile di accudimento della madre ed è preceduto da due fasi: la fase autistica
normale e la fase simbiotica normale. Si tratta in entrambi i casi di due stadi iniziali dell’emergere del Sé.
La fase autistica normale, o di narcisismo primario assoluto (prime 4-6 settimane di vita) è caratterizzata
dal prevalere dei processi fisiologici su quelli psicologici e il neonato è protetto da una stimolazione
eccessiva; anche in questa fase, tuttavia, esistono delle risposte alle stimolazioni esterne.
Nella fase simbiotica normale (dal 2° al 4° mese) il bambino è totalmente dipendente dal partner
simbiotico; il concetto mahleriano di simbiosi implica uno stato mentale in cui, nel neonato, l’esperienza
soggettiva sarebbe quella di una fusione allucinatoria con la rappresentazione materna: madre e figlio sono
contenuti all’interno di un’invisibile membrana simbiotica in cui l’empatia della madre sostiene il debole Io
del bambino. Si tratta di uno stadio pre-oggettuale perché il neonato non differenzia chiaramente gli stimoli
esterni da quelli interni e il Sé non è ancora delimitato. Di pari passo con la differenziazione del Sé, si
cristallizzano nell’esperienza soggettiva del bambino delle isole di memoria caratterizzate da qualità
piacevoli e penose, che andrebbero a costituire delle immagini parziali del Sé corporeo e della madre. Tali
immagini costituiscono i precursori delle più ampie immagini parziali buone e cattive del Sé e della madre
che caratterizzano l’ambivalenza affettiva nel 2° anno di vita.
Fase Durata
Fase autistica normale Da 0 a 4-6 mesi Stadi iniziali
dell’emergere del Sé
Fase simbiotica normale Dal 2° al 4° mese
Differenziazione Dal 4° al 12° mese
Sperimentazione Fino al 18° mese Fasi di separazione-
individuazione
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Riavvicinamento Dal 15° al 24 mese
Costanza oggettuale 3° anno di vita
La fase di separazione-individuazione
Intorno al quinto mese, bambino e madre promuovono quell’esplorazione del mondo esterno che segnala
l’avvio della fase di separazione-individuazione, processo articolato in quattro sottofasi che corrispondono
ad altrettanti compiti evolutivi: la differenziazione, la sperimentazione, il riavvicinamento e la costanza
dell’oggetto.
La sottofase della differenziazione, che dura dai 4 ai 12 mesi, corrisponde allo sviluppo di un’attività
percettiva rivolta all’esterno; l’obiettivo evolutivo è l’emergenza di un’immagine del Sé corporeo
nell’esperienza intrapsichica del bambino, segnalata da comportamenti di progressivo distanziamento dal
corpo della madre. In questo periodo, inoltre, Spitz aveva segnalato la comparsa dell’angoscia dell’estraneo.
La sottofase della sperimentazione ha inizio con i primi esperimenti di deambulazione e si estende fino alla
metà del secondo anno di vita. Si divide in due periodi:
1) una fase di sperimentazione precoce, in cui il bambino può per la prima volta allontanarsi
fisicamente dalla madre camminando carponi, arrampicandosi o appoggiandosi a qualcosa;
2) il periodo di sperimentazione vera e propria, caratterizzata dalla deambulazione eretta. Gli autori
definiscono rifornimento affettivo il fenomeno, frequentemente osservabile in questo periodo, per
cui, dopo un breve riposo vicino alla mamma, il bambino riprende con maggior vigore la sua
esplorazione dell’ambiente.
La terza fase, che si estende dai 15 ai 24 mesi, è detta di riavvicinamento, in quanto la relativa mancanza di
preoccupazione per l’assenza della madre, caratteristica della fase di sperimentazione, è ora sostituita dalla
preoccupazione costante di dove si trovi e dal comportamento di riavvicinamento attivo. La Mahler ipotizza
che il bambino, ormai in grado di camminare, abbia maggiore consapevolezza di essere separato dalla madre,
e che proprio tale consapevolezza provochi un incremento dell’ansia di separazione. In questa sottofase, il
compito adattivo principale è quello dell’integrazione dell’ambivalenza affettiva, dal momento che la paura
di perdere l’amore dell’oggetto suscita sentimenti di rabbia.
La quarta e ultima sottofase coincide col terzo anno di vita e comporta il raggiungimento di due obiettivi
evolutivi importanti: la conquista di un’individualità definita e il conseguimento della costanza oggettuale,
assimilabile al concetto di permanenza dell’oggetto di Piaget. Tuttavia, la costanza oggettuale si caratterizza
per essere il mantenimento della rappresentazione dell’oggetto assente comprensiva dell’integrazione
dell’oggetto buono e cattivo.
Aspetti clinici
L’autrice ritiene che la cura debba essere fondata sul fornire al bambino un’esperienza simbiotica correttiva
includendo la madre nell’azione terapeutica, poiché occorre promuovere una maggiore sintonizzazione nelle
comunicazioni fra il bambino e la madre. Il compito dell’analista, invece, consiste nel produrre un’esperienza
sostitutiva della madre simbiotica attraverso un’accoglienza empatica che permetterebbe al bambino di
riprendere lo sviluppo interrotto e di imparare a scoprire i collegamenti tra causa ed effetto e le differenze tra
interno ed esterno, tra oggetti animati e inanimati.
Heinz Kohut e la